EMIPLEGIA

Enciclopedia Italiana (1932)

EMIPLEGIA (dal gr. ἡμι "permetà" e πλήσσειν "colpire")

Vittorio Challiol

Con questo termine s'usa indicare la paralisi d'una metà del corpo, preceduta o non da un ictus. L'emiplegia si dice totale quando colpisce le membra d'un lato e la metà della faccia corrispondente, parziale quando risparmia il viso. Se la motilità non è abolita, ma solo diminuita, si parla d'emiparesi. La causa del disturbo motorio è una lesione della via piramidale in un punto qualsiasi del suo percorso. Le emiplegie possono avere etiologia varia e cioè: 1. le embolie, che colpiscono in genere il territorio dell'arteria fossae Sylvii e che riconoscono la loro causa abituale nelle endocarditi (cuore sinistro); 2. le apoplessie o emorragie cerebrali, che si distinguono per la perdita improvvisa della coscienza, la congestione del volto, il polso raro e teso, la respirazione stertorosa, la deviazione coniugata del capo e degli occhi; la loro localizzazione riguarda prevalentemente la capsula interna; i soggetti colpiti sono specialmente arteriosclerotici e nefritici; 3. la lue, che determina rammollimenti cerebrali ischemici per occlusione delle arterie colpite da endoarterite sifilitica; 4. l'arteriosclerosi, che produce anch'essa obliterazioni parziali o totali dei vasi arteriosi; 5. le intossicazioni (uremia, diabete, cachessia carcinomatosa, ecc.). Sono inoltre da ricordare le emiplegie ingravescenti, da tumori o processi gommosi del cervello e quelle transitorie, tipiche della paralisi progressiva.

La diagnosi di sede della lesione che ha determinato l'emiplegia è resa possibile dai sintomi caratteristici che l'accompagnano (v. cervello). Le principali varietà di emiplegia sono:1. emiplegia destra, con afasia dovuta a lesione della terza circonvoluzione frontale sinistra (emiplegia corticale); 2. emiplegia con paralisi della faccia nello stesso lato dovuta a lesione dei due terzi anteriori del segmento posteriore della capsula interna controlaterale; 3. emiplegia accompagnata da emianestesia nello stesso lato; essa s'osserva quando è leso anche il terzo posteriore del segmento posteriore della capsula interna, unitamente, secondo I. Dejerine, alla parte adiacente del talamo ottico; l'interessamento di questo ultimo può provocare dolori violentissimi e indomabili; 4. emiplegia capsulo-striata, nella quale ai segni di deficit puramente motorio s'associano sintomi riferibili a lesioni del corpo striato (espressione atona del volto, tremori, ipertono muscolare, bradiartria, disfagia, salivazione abbondante); s'osserva soprattutto nella paralisi pseudo-bulbare; 5. l'emiplegia peduncolare, della quale il tipo più noto è la sindrome di Weber, dovuta a lesione simultanea della via piramidale e delle radici del nervo oculomotore comune; s'hanno in essa: nel lato della lesione: strabismo esterno, ptosi palpebrale, diplopia; nel lato opposto: paralisi degli arti e della faccia. La sindrome di Benedikt è una sindrome di Weber con tremore nel lato emiplegico; s'osserva quando la lesione colpisce anche il nucleo rosso o il sistema delle fibre cerebello-rubriche; 6. emiplegia pontina; di questa la varietà più frequente è la sindrome di Millard -Gubler: nel lato della lesione paralisi della faccia, nel lato opposto paralisi degli arti. I tipi d'emiplegia pontina sono svariati: se alla sindrome di Millard-Gubler s'aggiunge, nel lato stesso della lesione, una paralisi del nervo oculomotore esterno (ottenendosi così strabismo interno) s'ha la sindrome di Foville; se sono lese anche le vie sensitive, il fascicolo longitudinale posteriore, le vie cerebello-cerebrali, ai sintomi suddetti s'aggiungono, nel lato dell'emiplegia, emianestesia e tremore; s'ha inoltre paralisi dello sguardo verso il lato della lesione (sindrome di Raymond e Cestan). Altre più rare combinazioni sono possibili: la sindrome cerebello-pontina di Babinski, nella quale s'hanno sintomi cerebellari nello stesso lato della lesione; la paralisi acustica alterna, con sordità, vertigini, paracusie anche nello stesso lato della lesione; 7. emiplegia bulbare, ancora più complicata, come quadro sintomatico, delle precedenti, data l'importanza e la quantità delle connessioni del bulbo. Il quadro più semplice è dato dall'emiplegia alterna inferiore: lesione simultanea della via piramidale e delle fibre radicolari dell'ipoglosso: s'ha paralisi della lingua con atrofia nel lato della lesione, opposto cioè a quello della paralisi degli arti. A questa sindrome s'aggiungono spessissimo altri sintomi che complicano notevolmente il quadro clinico: disturbi della sensibilità; disturbi cerebellari e oculosimpatici: miosi, enoftalmo (sindrome di Babinski e Nageotte); sintomi connessi con la partecipazione dei nuclei dei nervi cranici bulbari: paralisi del velopendolo e della laringe (sindrome d'Avellis); la stessa, più una paresi dei muscoli trapezio e sternocleidomastoideo (sindrome di Schmidt); queste due sindromi unite insieme (sindrome di Jackson), ecc. È da notare che, date le dimensioni assai piccole del bulbo, è ben difficile che una sola delle sue metà sia lesa; e si possono perciò frequentemente osservare sintomi morbosi bilaterali.

Poiché la via motoria di un lato s'incrocia con quella controlaterale a livello della parte inferiore del bulbo (la cosiddetta decussatio pyramidum), si comprende agevolmente come le lesioni ora descritte determinino la paralisi degli arti nel lato opposto. Una lesione, situata in una limitatissima regione al disotto della decussazione, può dare una emiplegia non crociata, come le precedenti, ma diretta. Questa eventualità si è però verificata sinora in pochissimi casi (emiplegia spinale). In tutti i tipi di emiplegia sopra descritti si possono osservare i segni caratteristici di lesione della via motoria piramidale: aumento dei riflessi tendinei e periostei, clono del piede e della rotula, segni di Babinski, di Oppenheim, di Rossolino, eccetera.

Va curata innanzi tutto la malattia causale delle emiplegie (cure specifiche nelle forme luetiche, cardiotonici nelle arteriosclerotiche, dietetiche nelle tossiche); nelle forme apoplettiche e uremiche s'impone il salasso e l'uso dei medicamenti ipotensivi. La prognosi è migliore nelle forme luetiche e uremiche, più grave nelle apoplettiche ed emboliche per le possibili recidive.

Bibl.: H. Oppenheim, Lehrbuch der Nervenkrankheiten, Berlino 1923; I. Dejerine, Semiologie des offections du syst. nerveux, Parigi 1926; G. Fumarola, Diagnostica delle malattie del sistema nervoso, Roma 1925-27.

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