EMOPERITONEO

Enciclopedia Italiana (1932)

EMOPERITONEO (dal gr. αἷμα "sangue" e da peritoneo)

Piero Benedetti

Spandimento di sangue nel cavo addominale, quale si può avere dopo interventi operativi in cui l'emostasi sia stata praticata in modo insufficiente o imperfetto, oppure dopo traumatismi come cadute, violente contusioni; l'emorragia in questi casi proviene dalla rottura di rami dell'arteria meseraica superiore o dalla rottura della milza o, più spesso, del fegato. Altre cause d'emorragia endoaddominale sono le rotture della salpinge nella gravidanza extrauterina tubarica, le rotture d'un ovaio (follicolo di Graaf, corpo luteo, gravidanza ovarica). In questi casi l'emorragia può condurre a morte in poche ore. Per lo più riescono già mortali gli stravasi di sangue di poco inferiori ai due litri. Anche la rottura d'un aneurisma dell'aorta, la rottura di vasi neoformati che sono particolarmente fragili, quali quelli dei tessuti patologici di natura granulomatosa (tubercolosi) e neoplastica (tumori) del peritoneo, può dar luogo all'emoperitoneo; esso talora risulta anche dalla rottura di tumori del fegato (angiomi). Quando il sangue si versa nella cavità peritoneale non alterata nella sua capacità d'assorbimento, viene rapidamente e in gran parte, o in toto, se si conserva fluido, assorbito. Se si formano coaguli, questi si depositano in masse compatte nelle parti più declivi del cavo addominale dove rimangono a lungo circondandosi d'una capsula (v. ematocele). Il residuo dell'emorragia può durevolmente permanere sotto forma d'accumuli di pigmenti derivanti dalle trasformazioni dell'emoglobina del sangue stravasato, oppure di masse che vanno incontro alla trasformazione adiposa o calcarea (v. peritoneo).

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