ENEA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

ENEA (Αἰνείας, Aenēas)

F. Castagnoli

Mitico eroe della Troade, divenuto anche il massimo eroe del Lazio, cantato da Virgilio nell'Eneide.

Nato sull'Ida da Venere e da Anchise, fu difensore di Troia e caro a Zeus e agli dèi, dai quali fu più volte salvato nelle avversità; Nettuno gli predisse che avrebbe regnato su Troia. A questa tradizione raccolta dall'Iliade i poemi ciclici aggiunsero la leggenda dello stanziamento di E. sull'Ida e della fondazione di un nuovo regno troiano, mentre un'altra leggenda fa fuggire E. da Troia in fiamme recando con sé Anchise, Ascanio, Creusa e gli dèi patri (fatto che accreditò nel mondo italico la figura di E. come quella di uomo pio, non più soltanto di guerriero), e migrando sia in Macedonia, sia in Occidente dove varie città si dicevano fondate da lui; infine, specialmente ad opera dello storico siciliano Timeo (IV-III sec. a. C.), si affermò la versione dell'arrivo di E. nel Lazio e dell'origine troiana di Roma.

La raffigurazione di E. fu assai frequente nell'arte greca e romana: già nella metà del VI sec. a. C. l'effigie di E. appare nelle monete della città di Aineia (Enea), sulle coste della Macedonia, che si pretendeva fondata dall'eroe; rappresentazioni di E. si trovano in Etruria sin dal V sec. a. C. Dagli scrittori antichi sono ricordati: una statua di bronzo di E. ad Argo (Paus., ii, 21, 2), un gruppo di dieci statue ad Olimpia, opera di Lykios figlio di Mirone, rappresentante la battaglia di Achille e Memnone, nel quale E. combatteva contro Diomede (Paus., v, 22, 2), un quadro di Parrasio nel quale E. era rappresentato insieme a Castore e Polluce (Plin., Nat. hist., xxxv, 71), un'immagine dell'eroe in una fonte presso Alba (Lydus, De magistr., i, 12), una statua di E. con Anchise sulle spalle, a Roma, nel Foro di Augusto davanti al tempio di Marte Ultore (Ovid., Fasti, v, 564). Naturalmente, la diffusione dell'iconografia di E. fu dovuta, oltreché alla fortuna dell'Iliade e dei poemi ciclici, alle leggende locali che facevano derivare da E. la fondazione di diverse città ed assunse poi particolare importanza in età romana.

Episodî della guerra troiana o anteriori alla guerra (Paride in viaggio per raggiungere Elena, scene di combattimento in cui è rappresentato anche E. in duello con Aiace o con Diomede, E. salvato da Afrodite) sono raffigurati nella ceramica nel V sec. a. C. Ma la scena più frequentemente narrata è quella della fuga da Troia, nella quale l'artista dovette risolvere il problema compositivo dell'eroe che sostiene sulle spalle il padre Anchise (talora gli è accanto il piccolo Ascanio). Oltre la già menzionata moneta di Aineia, gli esemplari degni di ricordo sono: un'anfora a figure rosse del museo di Monaco, una gemma della Bibliothèque Nationale di Parigi - ambedue opere etrusche della prima metà del V sec. - alcune statuette fittili trovate a Veio, del V o del IV sec. a. C., l'hydrìa Vivenzio del museo di Napoli, e inoltre monete di Segesta, Ilio, Dardano, ecc., una moneta di Cesare del 50 a. C., un elmo di Pompei (Museo Naz. di Napoli), la Tabula Iliaca (v.), ed una serie di monumenti che molto probabilmente si ispirano alla statua eretta nel Foro di Augusto a Roma (ara della gens Augusta a Cartagine, pittura di via dell'Abbondanza a Pompei, rilievi di Torino, Intercisa, Colonia, monete di Antonino Pio, gemme, lampade, ecc.; una parodia della scena, dove i personaggi hanno il volto di cani è in una pittura del Museo Naz. di Napoli).

La leggenda romana di E. diede motivo ad una serie di composizioni. Lo sbarco, forse in Sicilia, di E., Anchise ed Ascanio è rappresentato in un fregio del Museo Naz. di Napoli. L'amore di E. e Didone era un soggetto popolare dell'arte figurata, come apprendiamo da Macrobio (v, 17, 5): oltre alle miniature dei codici virgiliani Vat. lat. 3225 e 3867, con tale soggetto, va ricordato il mosaico rinvenuto a Low Ham, in Inghilterra. A torto sono state identificate in tal senso alcune pitture pompeiane. Nel Vat. lat. 3225 le miniature superstiti costituiscono il più ampio ciclo figurativo della storia di E. che ci sia pervenuto. Oltreché in tale manoscritto, la scena del prodigio della scrofa si trova in un medaglione di Antonino Pio, nell'Ara Casali, in un sarcofago frammentario di Torre Nova (insieme con la scena del matrimonio di E. e Lavinia), in un frammento di rilievo del Palazzo Camuccini a Cantalupo in Sabina; ma il più insigne monumento è un pannello dell'Ara Pacis, dove appare E. sacrificante (il capo velato, incoronato di quercia, il volto maestoso ispirato ai tipi di Giove) davanti al tempio dei Penati, alla presenza di Acate (la cui raffigurazione si ritrova anche in una miniatura del Virg. lat. 3225), con l'assistenza di due camilli. Un ultimo episodio è narrato in una pittura della Casa di Sirico a Pompei: l'eroe, ferito a una gamba, è curato dal chirurgo Iapige, si appoggia alla lancia, rigido nel dolore, mentre tiene la mano sinistra sulla spalla di Ascanio che piange.

Bibl.: O. Rossbach, in Pauly-Wissowa, I, 1896, c. 1010 ss, s. v. Aineias, n. 2; G. E. Rizzo, Leggende latine antichissime, in Röm. Mitt., XL, 1906, p. 298 ss.; l'Eneide e l'arte antica, in Boll. Ass. Int. Studî mediterranei, I, 1930, n. 5, 6 ss.; M. Camaggio, Le statue di E. e di Romolo nel Foro di Augusto, in Atti Accad. Pontaniana, LVIII, 1920, p. 20 ss.; G. Q. Giglioli, La leggenda di Roma nell'arte, in Studî Virgiliani, I, 1931, p. 20 ss.; id., Il rilievo Camuccini del ciclo leggendario di E. nel Lazio, in Bull. Com., LXVII, 1939, p. 109 ss.; id., Osservazioni e monumenti relativi alla leggenda delle origini di Roma, in Bull. Mus. Imp., LXIX, 1941, p. 8 ss.; A. Maiuri, La parodia di E., in Boll. d'Arte, XXXV, 1950, p. 108 ss.