Nucleare, energia

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Energia liberata durante le trasformazioni di nuclei atomici. Tali trasformazioni si hanno principalmente attraverso processi di fissione (su cui si fonda la tecnologia per la produzione di energia nucleare, nonché la bomba atomica) o di fusione (alla base dell’energia prodotta dalle stelle e della bomba a idrogeno). L’e. n. trova impiego tanto in campo militare quanto in campo civile. In campo militare è utilizzata per la propulsione di mezzi navali e in diversi tipi di ordigno e missile. In campo civile, la tecnologia per la produzione di e. n. viene introdotta a partire dagli anni Cinquanta del Novecento. Essa prevede la realizzazione di un reattore al cui interno vengono innescate le reazioni di fissione. Gli elementi chimici impiegati per generare tali reazioni sono uranio, plutonio e torio. L’ e. n. è oggetto di un lungo e acceso dibattito a causa della radioattività provocata dalle reazioni nucleari. La posizione favorevole alla produzione di e. n. la considera una tecnologia indispensabile per affrancarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili, nonché per ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. La posizione contraria vede nella radioattività un elemento di rischio (per la salute umana e per tutto l’ecosistema) che non può essere trascurato; i principali argomenti portati a sostegno di questa posizione sono l’impossibilità, allo stato attuale delle conoscenze, di un modo per smaltire o stoccare le scorie radioattive in sicurezza, nonché le conseguenze di un eventuale incidente nucleare. Ad alimentare il dibattito sul ricorso all’ e. n. sono intervenuti infatti alcuni incidenti in ambito civile. I più rilevanti sono tre: l’incidente nella centrale statunitense di Three Mile Island del 1979, in cui un malfunzionamento nel sistema di raffreddamento portò per la prima volta al rilascio nell’ambiente di un’ingente quantità di radiazioni; l’incidente di Cernobyl del 1986, che contaminò vaste aree di territorio e che provocò una nube tossica che si diffuse in tutta Europa (e in seguito al quale il referendum del 1987 sancì la fine della produzione di e. n. in Italia); l’incidente di Fukushima del 2011, che determinò la decisione di abbandonare il nucleare da parte di Germania e Svizzera. Sempre in Italia, il nuovo referendum abrogativo del 12 e 13 giugno 2011 sull’e. n. ha ottenuto il 94,1% di sì (in aumento rispetto al referendum precedente), indicando come inevitabile conseguenza di questa scelta l’incremento del ricorso a energie rinnovabili. Infine, al dibattito sull’uso del nucleare e sulla sua eventuale dismissione hanno contribuito le conseguenze disastrose dei due ordigni bellici sganciati durante la Seconda guerra mondiale sulle città di Hiroshima e Nagasaki e sul potenziale di distruzione di massa costituito dalle bombe nucleari. Proprio gli stretti legami tra l’impiego civile e quello militare dell’e. n. indussero alla costituzione, nel 1957, dell’AIEA (organizzazione internazionale con il compito di promuovere l’uso pacifico di questa fonte d'energia), nonché, nel 1968, alla stesura del Trattato di non proliferazione nucleare (al quale però non tutte le nazioni hanno aderito).

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