ENRICO DI AVRANCHES

Federiciana (2005)

ENRICO DI AVRANCHES

EEdoardo D'Angelo

Maestro E., secondo la definizione di Josias Cox Russel uno degli ultimi clericivagantes di rilievo davvero 'internazionale' del Medioevo, è figura assai peculiare della cultura europea della prima metà del sec. XIII. Egli rappresenta appunto un esempio brillante dell'intellettuale itinerante, un vero e proprio "letterato europeo del Medioevo latino" (Bund, 2000, p. 128).

Sulla vicenda biografica si traggono notizie sia dalle sue opere, sia da letterati e scrittori contemporanei, come Matteo Paris, Michele di Cornovaglia e Giovanni di Garlandia (ma anche da documenti dell'amministrazione regia d'Inghilterra, per l'ultimo periodo della vita del poeta). E. nasce intorno al 1190 in Normandia, ad Avranches, dove frequenta i cicli dell'istruzione inferiore. Quella superiore può con relativa probabilità essere posta presso lo Studio di Parigi e deve essere terminata intorno al 1212, quando comincia la lunga carriera di intellettuale itinerante. Secondo la ricostruzione sistematica di Bund, il testo polemico contro alcuni mercanti di Colonia presenti alla corte inglese quali ambasciatori di Ottone di Brunswick, databile al 1212, rappresenta la prima traccia sicura dell'attività del Maestro (R 1: i riferimenti ai testi di E. seguono le coordinate alfanumeriche di Townsend-Rigg, 1987, e Binkley, 1990). L'ultima traccia della sua vita è data da un documento regio inglese del giugno 1262, che attesta la ricezione, da parte di E., di un abito quale regalo del re.

Prima di fermarsi in maniera definitiva alla corte inglese, il Maestro normanno ha modo di lavorare presso numerosi altri patrons, tra cui alti prelati tedeschi (a Colonia) e inglesi, papa Gregorio IX e re Luigi IX di Francia. Dopo un primo periodo che lo vede tra l'Inghilterra e la Germania (dove giunge nell'estate 1221), E. lascia l'isola alla fine del 1227 per approdare alla Curia papale: vi rimane fin verso la fine del decennio successivo, muovendosi tra Roma, l'Umbria, Aquileia e Rieti. Nell'ottobre 1239 parte per la Francia, diretto alla corte di Luigi IX, insieme al cardinale Giacomo di Palestrina (oltre a Parigi, si reca a Le Mans e Angers). Dal 20 ottobre 1242 è alla corte di Enrico III d'Inghilterra, dove resta fino alla morte, sopraggiunta nel 1262/1263.

L'istruzione di E. è quella tipica di chi studia alla facoltà delle Artes a Parigi, all'inizio del sec. XIII. Severi studi grammaticali e retorici (condotti anche sui manuali di Alessandro di Villadei, Matteo di Vendôme, Everardo di Béthune) sono impartiti insieme a una robusta preparazione filosofica, soprattutto sui testi del 'moderno' Aristotele. Per quanto riguarda gli studi più propriamente letterari, accanto a profonde letture di poeti classici, dall'opera del Maestro normanno emerge una conoscenza notevole di poeti tardoantichi e medievali contemporanei (Gualtiero di Châtillon, Alano di Lilla, Walter Map, la produzione goliardica). Salda appare anche la padronanza del testo biblico, così come quella della produzione agiografica, soprattutto contemporanea (ad esempio i testi agiografici scritti da Tommaso da Celano e da Giovanni di Salisbury). Assai interessante si rivela infine la presenza, all'interno della produzione poetica, di reminiscenze di opere di diritto canonico, come il DecretumGratiani e il LiberExtra di Gregorio IX. La perizia metrica di E. è rilevante. Egli mostra di padroneggiare in maniera completa l'esametro, pur con notevoli aperture alle innovazioni più tipicamente 'medievali' (impiego massiccio della cesura pentemimera, finale di parola dopo la prima lunga del quinto dattilo, ecc.).

Il Maestro normanno letteralmente vive della sua produzione poetica: più volte, infatti, la documentazione ci attesta pagamenti e regali da parte della Corona inglese al magister Henricus versificator.

La tradizione manoscritta delle opere di E. è quasi tutta inglese. Sono due in particolare i codici (entrambi del sec. XIII) che la costituiscono: Cambridge, University Library, Dd. XI. 78, e London, British Library, Cotton, Vespasian D V. Alcuni componimenti (soprattutto i Versusdedecretis e l'Antavianus) sono comunque tramandati singolarmente in numerosi altri manoscritti.

Il codice cantabrigense è particolarmente rilevante anche da un punto di vista storico-culturale: esso infatti era di proprietà del cronista duecentesco Matteo Paris. Questa interessantissima antologia di poesia mediolatina non nasce, però, con lo scopo di raccogliere la sola produzione di E.; ad essa, infatti, sono mescolati testi di autori conosciuti (come è il caso di Alessandro di Villadei, Alessandro Neckam, Rotebeuf) o anonimi. In questo senso, la critica attributiva è una delle metodologie maggiormente impiegate intorno alla produzione di Enrico. Tolti pochi testi (ad esempio R 35, una versificazione in latino del De generatione et corruptione di Aristotele, e R 41b, una altercatio tra il chierico e il cavaliere), dove l'attribuzione al Maestro normanno è esplicita, l'eventuale indicazione di paternità enrichiana dei componimenti è formulabile in massima parte sulla base di elementi 'interni' (stile, fonti, contenuto, dedicatari).

La produzione letteraria di E. è vasta e comprende una grande quantità di generi. In particolare, assai rilevante è il corpus di vitae sanctorum metriche, redatte in larga parte tra il 1222 (anno della stesura della Vita di Tommaso Beckett) e il 1234 (anno di chiusura della Vita di Francesco d'Assisi, dedicata a Gregorio IX): Vita s. Birini; Vita ss. Crispini et Crispiniani; Vita s. Edmundi (BHL 2394); Vita s. Francisci (BHL 3101); Vita s. Fredemundi (BHL 3147); Vita s. Guthlaci (BHL 3730); Vitas.Hugonis (BHL 4021); Vita s. Oswaldi (BHL 6365d); Vita s. Thomae (BHL 8225/8229); per una Vita s. Georgii e una Vita s. Edwardi, oggi perdute, E. ricevette un pagamento di 10 marchi d'argento da re Enrico III (indicazione delle edizioni delle agiografie di E. sono in Townsend, The 'Vita sancti Fredemundi', 1994, p. 2). Questa produzione consiste in massima parte nella riscrittura (versificata) di testi precedenti in prosa; un'eccezione è rappresentata dalla Vita di Osvaldo di Northumbria, che ha più di un modello di partenza.

Un'abbondante parte della versificazione di E. ha notevoli agganci con la storia contemporanea: vengono citati personaggi, situazioni, istituzioni, luoghi, eventi, con i quali si trovò in contatto il magister normanno. Essa dunque diventa anche documento insostituibile per la storia dei Regni, delle istituzioni ecclesiastiche e del conflitto papato-Impero nella prima metà del sec. XIII. Sono esempio di ciò i tre componimenti che E. dedica a Federico II (editi da Winckelmann, 1878), dei quali è certa l'attribuzione del secondo, molto probabile quella degli altri due: R 10, Ad imperatorem Frethericum cuius commendat prudenciam; R 11, Captat et probat dominum Frethericum fore sibi placabilem; R 12, Item ad Frethericum imperatorem quedam persuasio. In essi, E. si rivolge come il sommo dei poeti al sommo dei regnanti e non esita a equiparare Federico, che non ha rivali in terra neanche nella dottrina e nella sapienza, a Roberto il Guiscardo, Cesare, Davide e Carlomagno. Molto interessante in questo senso risulta anche il carme in forma di dibattito tra Innocenzo III e i romani, che di-scutono sulla contesa per la corona imperiale tra Federico e Ottone IV di Brunswick (R 21). Numerosi sono poi i personaggi citati (soprattutto ecclesiastici): in massima parte inglesi (Riccardo Marsh, vescovo di Durham, R 34; il giudice di corte Roberto Passelewe, R 77; re Giovanni Senzaterra, R 98, ecc.), ma anche francesi (Simone di Sully, arcivescovo di Bourges, R 68; Milone di Nanteuil, vescovo di Beauvais, R 126; ecc.) e tedeschi (Engelberto, arcivescovo di Colonia, R 45-46; Teodorico di Treviri, R 147, ecc.).

Una buona parte della produzione enrichiana (e comunque dei testi contenuti nei due canzonieri menzionati) è di natura religiosa. Sono numerosi gli inni (per s. Edmondo, R 25-26; s. Andrea, R 16; per la Vergine, R 15, R 29; importanti i Versus de corona spinea de cruce et ferro lancee, R 14, sul recupero di alcune reliquie della crocifissione da parte del re di Francia Luigi IX, ecc.).

Molto nutrito il corpus delle altercationes, cioè dei contrasti, genere letterario tipico del basso Medioevo: R 41 è il contrasto tra un cavaliere e un chierico, R 68 quello tra le città di Bourges e di Bordeaux per la primazia in Aquitania, R 88 un dibattito tra il cuore e l'occhio; in R 33, un contrasto tra lo stesso E. e un certo Pietro, il poeta è definito "normanno".

Ancora, una nutrita serie di testi ha carattere più o meno occasionale e rappresenta una produzione poetica di tipo assai vario; non mancano oltretutto componimenti a carattere fortemente satirico, come è nella tradizione della poesia goliardica: ad esempio R 17 è una versificazione delle profezie di Ildegarda di Bingen (epistola 48); R 20 è un testo sulla traslazione della cattedrale di Salisbury; R 31, dal titolo Antavianus, è la versificazione di alcune favole zoologiche di Aviano; R 35 una versificazione del De generatione et corruptione di Aristotele; R 79 una satira sull'inospitalità dei tedeschi.

Fonti e Bibl.: Matteo Paris, ChronicaMaiora, a cura di H.R. Luard, Oxford 1876; E. Winckelmann, Drei Gedichte Heinrichs von Avranches an Kaiser Friedrich II., "Forschungen zur Deutschen Geschichte", 18, 1878, pp. 484-487; A. Hilka, Eine mittellateinische Dichterfehde: Versus magistri Michaelis Cornubiensis contra magistrum Henricum Abricensem, in Mittelalterliche Handschriften. Paläographische, kunsthistorische, literarische und bibliothekgeschichtliche Untersuchungen. Festgabe H. Degering, Berlin 1926, pp. 123-154; J.C. Russell-J.P. Heironimus, The Shorter Latin Poems of Master Henry of Avranches Relating to England, Cambridge, Mass. 1935; P. Binkley, 13th Century Latin Poetry Contests Associated with Henry of Avranches. With an Appendix of Newly Edited Texts [R 33, 65, 90-92, 109, 112, 114-117, 128, 145, 158], Diss., University of Toronto 1991. J.C. Russel, Master Henry of Avranches as an InternationalPoet, "Speculum", 3, 1928, pp. 34-68; Id.-J.P. Heironimus, The Grammatical Works of Henry of Avranches, "Philological Quarterly", 8, 1929, pp. 21-38; K. Bund, Untersuchungen zu Magister Heinrich von Köln, dem Abschreiber der 'Abreviatio [sic] de animalibus' des Avicenna (1232), und der Frage seiner Identifizierung mit dem Dichter Magister Heinrich von Avranches, "Jahrbuch des Kölnischen Geschichtsvereins", 53, 1982, pp. 1-20; Id., Mittel-rheinische Geschichte des 13. Jahrhunderts im Spiegel der Dichtung. Untersuchungen zum Gedichtfragment Nr. 116 und zur Vita des mittellateinischen Dichters Magister Heinrich von Avranches, "Archiv für Frankfurts Geschichte und Kunst", 59, 1985, pp. 9-78; D. Townsend-A.G. Rigg, Medieval Latin Poetic Anthologies (V): Matthew ParisAnthologyofHenry of Avranches (Cambridge, University Library, MS Dd.11.78.), "Mediaeval Studies", 49, 1987, pp. 352-390; M.I. Allen, The Metrical 'Passio sanctorum Crispini et Crispiniani' of Henry of Avranches, "Analecta Bollandiana", 108, 1990, pp. 357-386; P. Binkley, Medieval Latin Poetic Anthologies (VI): The Cotton AnthologyofHenry of Avranches (BL, Cotton Vespasian D V), "Mediaeval Studies", 52, 1990, pp. 222-254; R. Manselli, Henri d'Avranches e l'Islam: S. Francesco in Terra Santa, in Id., Scritti sul Medioevo, Roma 1994, pp. 459-467; D. Townsend, Henry of Avranches: 'Vita sancti Oswaldi', "Mediaeval Studies", 56, 1994, pp. 9-22; Id., The 'Vita sancti Birini' of Henry of Avranches, "Analecta Bollandiana", 112, 1994, pp. 309-338; Id., The 'Vita sancti Fredemundi' of Henry of Avranches, "The Journal of Medieval Latin", 4, 1994, pp. 1-24; G. Cremascoli, I classici nella 'Legenda sancti Francisci versificata' di Enrico di Avranches, "Studi Medievali", 40, 1999, pp. 523-534; K. Bund, Studien zu Magister Heinrich von Avranches. I. Zur künftigen Edition seiner Werke; II. Gedichte im diplomatischen Umfeld Kaiser Ottos IV. 1212-1215, "Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters", 56, 2000, pp. 127-169 e 525-545.

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