DI NEGRO, Enrico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 40 (1991)

DI NEGRO, Enrico

Giovanni Nuti

Nacque alla fine del sec. XII a Genova da Ansaldo e Beatrice Lomellini.

Nel 1216 è ricordato un suo zio, Bonvassallo Lornellini; suoi fratelli furono Pietro, Giacomo, Guido, Inghetto, Pastone, Nicolò, Bonifacio, Simonetto e Lanfranco. Il nonno paterno che portava il suo medesimo nome, Enrico, morì presumibilmente in data non posteriore al 1223, sicché sino a quell'anno è possibile distinguere i due personaggi solo quando il D. è definito con l'aggettivo iunior.

Il D. si sposò assai giovane, perché in un atto del 1210 è ricordato suo suocero, Enrico "de Bellamuto". Nel 1216 sua moglie Giovanna consegnò una somma in commenda ad un mercante diretto a Ceuta, in Africa. Ella è ancora ricordata in un atto del 1253, quando fornì, sempre in commenda, una somma tolta dalla sua extradote al nipote Andriolo, figlio di Giacomo, in partenza per Tunisi.

Il D., come altri membri della sua famiglia, dovette dedicarsi ad attività di prestito finanziario e al commercio, sia come fornitore di capitali a mercanti diretti nei vari porti del Mediterraneo, sia come titolare di una "apotheca", probabilmente un grande fondaco di tessuti e merci orientali. In città possedeva un palazzo con portico e torre, il cui angolo era affittato come banco notarile; davanti alla sua "apotheca", frequentatissima e ricordata in parecchi documenti per tutta la prima metà del secolo, stazionavano notai, per approfittare dell'afflusso di mercanti ed uomini d'affari cui offrire la loro consulenza. Nel 1210 il D. fornì un capitale di 100 lire di genovini come conimenda ad Oberto, figlio del fu Simone Spinola, ricavandone un utile di 18 lire. Nel 1216 lo zio Bonvassallo Lomellini gli consegnò dieci "centenaria" e mezzo di pepe; nello stesso anno, egli comperò una quantità di merce non precisata da Oberto Doria. Sempre nel 1216, con la moglie Giovanna, finanziò con una cospicua somma un mercante diretto a Ceuta.

La sua partecipazione alla vita politica genovese è attestata con sicurezza già nel 1223 (termine ante quem per la morte del nonno Enrico), quando entrò a far parte della magistratura degli Otto nobili, incaricata di affiancare il podestà Spino da Soresina; in tal veste, insieme col suo collega Guglielmo Embriaco, ricevette il giuramento di fedeltà dagli uomini di Pareto (13 maggio). Nel 1227 aiutò il padre ed altri illustri esponenti dell'aristocrazia cittadina nell'opera di repressione della coniuratio organizzata da Guglielmo De Mari, assolvendo all'incarico di occupare le torri che erano cadute nelle mani degli oppositori al regime podestarile. In quell'anno fu anche membro del Consiglio del Comune e, nel giugno, in tale veste, ratificò l'arbitrato del Comune di Milano, mediatore nella contesa tra le alleate Genova ed Asti e le nemiche Alba ed Alessandria (5 giugno). Il 21 marzo del 1229 fu teste all'atto in cui il marchese Enrico [II] Del Carretto rinnovò le sue convenzioni col Comune di Genova. Nello stesso anno, il 7 maggio, sempre come membro del Consiglio, assistette alla ratifica dell'accordo commerciale tra Genova e Marsiglia.

Il 16 dic. 1231 fu presente alla sentenza arbitrale pronunciata dal Comune genovese, scelto come intermediario tra Alba e la nemica Asti. Due anni dopo si recò ad Albenga e, nella curia del vescovo, fu testimone all'atto in cui il marchese Bonifacio di Linguilia approvò il giuramento di fedeltà al Comune di Genova pronunciato dal figlio Anselmo (4 ottobre). Nel 1234, diventato podestà di Albenga, ricevette la promessa fatta da Giacomo, dei signori di Casanova, di versare - in quanto detentore di feudi nel territorio di questo Comune - nelle collette del Comune genovese una certa somma come contributo alle spese sostenute per il castello di Albenga. Sempre come podestà di Albenga, ratificò gli accordi intercorsi tra Genova ed Anselmo di Linguilia. Nel 1237 fu ancora chiamato a far parte della magistratura degli Otto nobili, incaricata questa volta di controllare il bilancio comunale. L'anno seguente, come consigliere, approvò l'accordo tra Genova, la Repubblica di S. Marco e il papa (11 ottobre). Nel 1240 fece di nuovo parte degli Otto nobili. L'anno seguente fu inviato in soccorso degli uomini di Noli, minacciati dal marchese Giacomo Del Carretto. Nel 1243, secondo il Federici, fu nominato console degli uomini di S. Tommaso a Genova. Nel 1252, ancora come membro del Consiglio del suo Comune, assistette all'accordo tra Genova e gli uomini di Breil (22 marzo); nel febbraio gli era stato saldato dal Comune di Alba un prestito da lui concesso. L'anno seguente fu chiamato a far parte della commissione d'inchiesta, formata da quattro membri, ingaricata di accertare e rivendicare i diritti genovesi sul territorio di Albisola.

Il 15 luglio 1254 fu tra i consiliarii che assistettero alla nomina di Enrico del Bisagno ad ambasciatore presso il Comune di Firenze, scelto come arbitro nelle controversie tra Genova e Pisa. Tre giorni dopo costituì un procuratore per chiedere a Bertoldo, marchese di Hoembor, baiutoe vicario generale del Regno di Sicilia per il re Corrado, il feudo annuo di trenta onze a lui concesso dall'imperatore Federico II. Ancora nello stesso anno, insieme col fratello Pietro, ringraziò l'arciprete di Toirano, canonico di Albenga, per l'appoggio fornito all'elezione di suo fratello Lanfranco a vescovo della città. Nel novembre nominò il fratello Nicolò suo procuratore, per riscuotere dagli eredi di Leone, marchese di Ceva, il saldo di un finanziamento concesso al loro padre.

Nel 1255 è ricordato come podestà del vescovato di Albenga; in tale veste fu incaricato di far rispettare l'ordine impartito dal Comune genovese di non accettare nelle transazioni finanziarie altra moneta che quella coniata a Genova. Secondo il Federici, che cita un documento relativo a quell'anno, il D. ebbe la signoria su metà del castello di Pianola, diviso coi marchesi di Ceva.

Egli morì prima del 1264, perché in questa data i suoi eredi locarono al notaio Guglielmo "de Premontorio" il banco che si trovava nell'angolo della torre posseduta dal Di Negro.

Suoi figli furono Guglielmo (emancipato prima del 1258), Pietro (citato in un documento del 1258), Tommaso (ricordato in un atto del 1264), Egidio, Pagano, Giovanni e Sibelina, sposata al marchese Federico di Gavi. Quest'ultima il 18 luglio 1251 nominò il padre suo procuratore per ritirare gli interessi maturati sulla sua dote, depositata presso alcuni banchieri genovesi, e per procedere all'apertura di un altro deposito.

Fonti e Bibl.: Genova, Bibl. civ. Berio, m.r. III, 4, 7: Foliatio notariorum [ms. sec. XVIII], I, c. 509r; Ibid., Biblioteca Franzoniana, Mss. Urbani 129: F. Federici, Alberi genealogici delle famiglie di Genova [ms. sec. XVII], III, s.v.; Liber iurium Reipublicae Genuensis, a cura di E. Ricotti, in Historiae patriae monumenta, VII, Augustae Taurinorum 1854, docc. DLXXXIII col. 682; DXCV col. 711; DCLXXII, col. 862; DCCXV, col. 937; DCCXXIV, cl. 950; DCCLII, col. 985; DCCCXXVIII, col. 1140; DCCCL, coll. 1175-1177; DCCCLV, col. 1185; L. T. Belgrano, Docum. inediti riguardanti le due crociate di s. Ludovico re di Francia, Genova 1859, p. 206; Codex Astensis, qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. Sella - P. Vayra, III, Romae 1880-1887, ad Indicem; Codice diplom. delle relaz. tra la Liguria la Toscana e la Lunigiana ai tempi di Dante, a cura di A. Ferretto, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XXXI (1901-1903), ad Indicem; Documenti intorno alle relazioni tra Genova ed Alba, a cura di A. Ferretto, Pinerolo 1906, docc. XLVII, CXXVI, CXCV, CCXXXIV, CCXLVIII, CCLXXII, CCLXXIV; Documenti sulle relazioni tra Voghera e Genova (960-1325), a cura di G. Gorrini, ibid. 1908, ad Indicem; Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia (946-1240), a cura di A. Ferretto, ibid. 1910, docc. DLIX, DLX, DLXVI s., DLXXIX, DCCVIII, DCCXXVII, DCCXXIX, DCCCCLII s.; Documenti sulle relazioni commerciali tra Asti e Genova (1182-1310), a cura di G. Rosso, ibid. 1913, docc. CCCLXX, CCCCLI; Annali genovesi di Caffaro e dei suoi contin., a cura di C. Roccatagliata Ceccardi-G. Monleone, III-IV, Genova 1925-1928, ad Indices; V, ibid. 1928, p. 40; R. Doehaerd, Les relations commer. entre Génes, la Belgique et l'Outremont d'àpres les archives notariales génoises, Bruxelles-Rome 1941, ad Indicem; R. S. Lopez, L'attività economica di Genova nel marzo 1253 secondo gli atti notarili del tempo, in Atti della Soc. ligure di storia patria, LXIV (1935), doc. 122, p. 245; Lanfranco (1202-1226), a cura di H. G. Krueger-R. L. Reynolds, in Notai liguri del secolo XII, Genova 1951-53, ad Indicem; V. Poggi, Series rectorum Reipublicae Genuensis, in Historiae patriae monumenta, XVIII, Augustae Taurinorum 1901, coll. 1003, 1018, 1020, 1023; R. S. Lopez, La prima crisi della banca di Genova (1250-1259), Milano 1956, ad Indicem.

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