GAMBA, Enrico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51 (1998)

GAMBA, Enrico

Antonella Casassa

Nacque a Torino il 3 genn. 1831, da Alberto, auditore decano della Camera dei conti, nominato barone nel 1835 dal re Carlo Alberto, e da Marta Borgnis di Mannheim. Fratello minore di Francesco frequentò l'Accademia Albertina seguendo il corso di disegno dalle stampe tenuto da M. Cusa, quello di rilievo di G. Marghinotti, e la scuola di pittura diretta da C. Arienti, ottenendo una segnalazione nel 1848 per "il gruppo in disegno" e l'anno seguente per il "bozzetto a olio" (Dalmasso - Gaglia - Poli, p. 44).

Successivamente, per volontà della famiglia, si recò a Francoforte sul Meno, ospite di alcuni parenti della madre, dove si iscrisse allo Städelsches Kunstinstitut. Stella indica nel 14 ott. 1850 la data precisa dell'ingresso del G. in questa scuola dove l'artista rimase per due anni ed ebbe come professori J. Becker, J. Zwerger, E. Launitz ed E. von Steinle. A partire dal 1850 sono da considerare particolarmente importanti anche i soggiorni a Monaco di Baviera, Dresda e Berlino, dove il G. entrò in contatto con W. Kaulbach, P. Cornelius ed E.J. Bendemann, e i viaggi in Olanda e nel Belgio, ad Amsterdam, Harlem e Rotterdam. Fondamentale fu l'amicizia che in questo periodo legò il G. all'artista inglese F. Leighton, conosciuto allo Städelsches Kunstinstitut. Insieme viaggiarono in Italia, visitarono Verona e Padova, e soggiornarono a Venezia, Firenze e Roma dove frequentarono, tra il 1853 e il 1855, gli artisti del caffè Greco ed ebbero modo di conoscere F. Overbeck.

Il sodalizio fra il G. e Leighton, nonché il rapporto privilegiato che li univa al loro maestro, il nazareno Steinle, è testimoniato da un disegno a matita di Steinle (Berlino, Staatliche Museen, Kupferstichkabinett) che ritrae nel 1852 i due allievi, e da una raccolta di lettere scritte da Leighton durante il soggiorno a Roma, in cui traspare una certa delusione da parte dei due pittori nei confronti dell'ambiente artistico romano.

A Roma il G. lavorò al dipinto I funerali di Tiziano (Torino, Galleria civica d'arte moderna e contemporanea) che trae spunto dalle Meraviglie dell'arte, ovvero Le vite degli illustri pittori veneti (1646-48) di C. Ridolfi. L'opera fu realizzata parallelamente a quella di Leighton, Cimabue's celebrated Madonna…, e a questo proposito Lamberti (1980, p. 689) nota, analizzando i disegni preparatori del quadro del G., l'impiego da parte dei due artisti di modelli comuni. Leighton stesso, in una delle ultime lettere del 1855 (Barrington, p. 188) parla delle sicure difficoltà che il G. avrebbe incontrato nel vendere il dipinto, causate, a suo giudizio, dalla pedanteria dell'ambiente dell'Accademia di belle arti di Torino. Con I funerali di Tiziano, opera "ad un tempo storicamente e naturalisticamente persuasiva" (Maggio Serra, 1983, p. 134 n. 168), il G. nel 1855 si presentò all'Esposizione dell'Accademia di Brera a Milano e, l'anno successivo, alla Promotrice di Torino.

La critica si mostrò particolarmente interessata al dipinto: V. Bersezio, in particolare, mise in risalto la "tinta generale d'incresciosa e pesante mestizia, di nubiloso aere… d'afa penosa" e "la sfarzosa ricchezza di colorire, propria… della scuola veneta" (p. 59).

Il successo dei Funerali di Tiziano, acquistato da Vittorio Emanuele II per il cosiddetto appartamento dei quadri moderni nel palazzo reale di Torino, valse al G. la nomina nel 1856 a professore di disegno di figura dell'appena riformata Accademia Albertina di Torino; presso la medesima istituzione avevano trovato spazio altri artisti di formazione europea, in particolare francese, quali A. Gastaldi e G. Ferri, quest'ultimo allievo di P. Delaroche. Verso la fine del 1855 lo stesso G. si era recato a Parigi, ospite nello studio di Leighton, ed era entrato probabilmente in contatto con i pittori frequentati dall'artista inglese, quali E. Hébert, A.A. Montfort, H. Robert-Fleury, R. e A. Scheffer, T. Couture.

Un rimando alla pittura di P. Delaroche è individuabile con chiarezza nel quadro Giovanni Huss in carcere (Milano, Pinacoteca di Brera) realizzato dal G. nel 1858 ed esposto nello stesso anno alla Promotrice di Torino, dove fu acquistato dal marchese F. Ala Ponzoni. Primo di una serie di dipinti dedicati dal G. al tema del martirio dell'eretico, il quadro fu attaccato dal clero per il suo significato antipapista, mentre fu difeso da F. Bertinaria (p. 21) che lo presentò sull'Album dell'Esposizione come "una veduta filosofica veramente imparziale", posta tra lo schieramento laico e quello clericale, a favore di una difesa degli ideali nazionali. A tale dipinto fecero seguito nel 1859 L'assassinio di fra Paolo Sarpi (Torino, Galleria civica d'arte moderna e contemporanea), tratto dalla Biografia di fra Paolo Sarpi di A. Bianchi-Giovini (Zurigo 1836), e nel 1860 Girolamo Savonarola che predica al popolo fiorentino (ubicazione ignota).

Al Giovanni Huss in carcere si adatta in modo efficace l'osservazione di S. Pinto quando, a proposito dei temi della pittura del romanticismo storico e di quello degli eretici e dei grandi perseguitati in particolare, nota che "il carattere drammatico, non romanzesco, ma storicamente serio, esemplare, di tali soggetti favorisce una trasposizione in pittura e in scultura in termini particolarmente rispondenti a quel trapasso, abbastanza ambiguo e di rapido declino culturale, che interviene dal romanticismo al realismo storico, dopo il 1850" (in Romanticismo storico [catal.], Firenze 1973, p. 38).

Tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta il G. divenne a Torino un esponente di primo piano, insieme con Ferri e Gastaldi, della cultura accademica promossa in quel momento come modello di pittura unitaria e nazionale, anche attraverso commissioni ufficiali e concorsi ministeriali. Nel 1860 il ministro della Pubblica Istruzione, T. Mamiani, affidò ai tre artisti l'incarico di realizzare tre grandi dipinti con il fine di mostrare quanto l'incivilimento e la grandezza delle nazioni fossero dovuti al progresso delle arti. Il tema scelto dal ministro per l'opera da affidare al G., Vittorio Amedeo II soccorre i danneggiati della guerra (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), in particolare si atteneva a un progetto di legittimazione nazionale della dinastia sabauda. Terminato solo dopo il 1864, il dipinto fu presentato all'Esposizione universale di Parigi del 1867 e l'anno successivo fu esposto alla Promotrice di Torino.

Tra il 1864 e il 1865, con l'opera Carlo Emanuele I strappatosi dal collo il Toson d'oro lo restituisce all'ambasciatore di Spagna, il G. partecipò alla decorazione del nuovo scalone del palazzo reale di Torino, che impegnò i pittori e gli scultori dell'Accademia Albertina (Ferri, Gastaldi, S. Simonetta, V. Vela e S. Varni) e di quella di Brera.

Nel 1861, con l'opera Ilvoto di annessione nell'Abruzzo (Genova, Galleria d'arte moderna), il G. si aggiudicò il premio Di Breme, istituito nel 1858 per sostenere, nell'ambito delle esposizioni della Società promotrice di Torino, la pittura di storia. Con questo dipinto, acquistato dal principe di Piemonte e in seguito entrato a far parte della collezione del principe Oddone di Savoia, il G. si avvicinò ai temi della pittura legata al reportage contemporaneo, che nel biennio 1861-62 fu particolarmente sostenuta dalla famiglia reale, anche attraverso una serie di acquisizioni, per il suo significato politico unitario. L'opera del G. pare attenersi al principio di una verifica documentaria dei luoghi e dei costumi e attingere ad appunti presi dal pittore nei soggiorni abruzzesi, testimoniati anche dal dipinto Veduta degli Abruzzi (ubicazione ignota) esposto a Brera nel 1859, facendo al tempo stesso riferimento alla pittura di E. Hébert.

Negli anni Settanta il G. operò soprattutto nell'ambito della decorazione sacra. Lavorò, tra l'altro, insieme con Gastaldi, nel duomo di Chieri restaurato tra il 1875 e il 1880, e realizzò tra il 1882 e il 1883 due stazioni della Via Crucis nella chiesa di S. Gioacchino a Torino. Due bozzetti delle stazioni della Via Crucis furono esposti alla Società promotrice di Torino in occasione della retrospettiva del 1892 e pubblicati da Stella nel 1893 (pp. 190-193) insieme con il bozzetto per la lunetta della facciata del palazzo dell'Esposizione nazionale del 1880 a Torino.

Altri esempi di decorazione profana sono i due bozzetti per il sipario del teatro di Baltimora del 1880 (La nascita di Venere e Il giudizio di Paride: Sapori), oltre ai due bozzetti di sipario per un teatro di Buenos Aires presentati nella retrospettiva del 1892. Nell'ambito di questa mostra vennero esposti bozzetti relativi a molte opere del G., tra cui il Goldoni a Venezia, studio preparatorio per il dipinto Goldoni studiando dal vero (Torino, Galleria civica d'arte moderna e contemporanea). L'opera, esposta nel 1872 alla Promotrice di Torino e scelta per essere presentata l'anno successivo all'Esposizione universale di Vienna, aveva suscitato le critiche di G. Camerana (Maggio Serra, 1983, pp. 215 s.) che in essa coglieva un grande sfoggio di erudizione ma notevole freddezza preferendo opere quali Ecco Gerusalemme! (Torino, Galleria civica d'arte moderna e contemporanea) e Uno dei "qui pro quo" di don Chisciotte del 1864 (ubicazione ignota).

Il G. si dedicò anche al ritratto - si vedano La famiglia di Vincenzo Vela (Ligornetto Ticino, Museo Vela) del 1857, e il Ritratto di Bartolomeo Ardy (ubicazione ignota), esposto alla Società promotrice di Torino nel 1867 - e alla pittura di paesaggio: ai primi anni Settanta appartengono due tavolette dal titolo In Spagna (Biella, Museo civico) e Notturno (Novara, Museo civico), del 1875. Ai disegni e appunti presi durante i suoi numerosi viaggi il G. dedicò particolare attenzione, pubblicandone anche una parte nell'Album di 50 disegni originali per lo studio della figura umana. Norme e rimembranze…, edito a Torino presso Enrico Moreno nel 1868.

Il G. morì a Torino il 19 ott. 1883.

Fonti e Bibl.: F. Leighton, Life, letters and work (sec. XIX), a cura di E. Barrington, London 1906, pp. 74 s., 96, 98, 116-118, 120-122, 172-175, 187-191; V. Bersezio, I funerali di Tiziano…, in Società promotrice delle belle arti in Torino. Album… 1856, Torino 1856, pp. 54-60; F. Bertinaria, Il Tintoretto e L'Aretino…, ibid.… 1857, ibid. 1857, pp. 29-32; Id., Giovanni Huss in carcere…, ibid.… 1858, ibid. 1858, pp. 20-23; C. Rovere, Descrizione del reale palazzo di Torino, Torino 1858, p. 170; G. Molino Colombini, Assassinio di fra Paolo Sarpi…, in Società promotrice delle belle arti in Torino. Album… 1859, Torino 1859, pp. 12-15; F. Pastoris di Casalrosso, La pace di Paquara…, ibid.… 1860, ibid. 1860, pp. 46-48; G. Catella, Il voto di annessione nell'Abruzzo, ibid.… 1861, ibid. 1861, pp. 32-34; F. Accudi, Ritratto d'uomo…, ibid.… 1867, ibid. 1867, pp. 12 s.; G. Toesca di Castellazzo, Vittorio Amedeo II soccorre i danneggiati della guerra…, ibid.… 1868, ibid. 1868, pp. 5-7; G. Camerana, Un qui pro quo, in L'Arte in Italia, II (1870), p. 32; Id., Giovanni Huss, ibid., IV (1872), p. 80; Id., Gerusalemme!, ibid., V (1873), p. 80; E. Calandra, E. G., in La Gazzetta del popolo della domenica, 28 ott. 1883; Ugo De Filarte (F. Brambilla), E. G., ibid., 2 sett. 1883; A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte 1841-1891, Torino 1893, pp. 181-195; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi, Firenze 1906, p. 215; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, pp. 175, 187, 333-335, 339; E. Sapori, E. G. pittore. 1831-1883, Torino 1920; A. Dragone - J. Dragone Conti, I paesisti piemontesi dell'Ottocento, Milano 1947, p. 260; L. Mallè, La pittura dell'Ottocento piemontese, Torino 1976, pp. 32-34, 183-185; Artisti piemontesi al Museo civico 1830-1857 (catal.), a cura di R. Maggio Serra, Torino 1977, nn. 33-37; F. Netti, Scritti critici, a cura di L. Galante, Roma 1980, pp. 58 s., 89, 187; M. Lamberti, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna 1773-1861 (catal.), a cura di E. Castelnuovo - M. Rosci, Torino 1980, II, pp. 675 n. 747, 688 n. 760, 689 n. 761, 692 n. 763, 723 n. 798, 726; B. Cinelli, ibid., p. 726 n. 802; M. Lamberti, ibid., III, p. 1444; R. Maggio Serra, Uomini e fatti della cultura piemontese nel secondo Ottocento intorno al borgo medioevale del Valentino, in Alfredo D'Andrade. Tutela e restauro (catal., Torino), Firenze 1981, pp. 29 s.; L. Mallè, Museo civico. I dipinti della Galleria d'arte moderna di Torino, Torino 1981, pp. 174 s.; F. Dalmasso - P. Gaglia - F. Poli, L'Accademia Albertina di Torino, Torino 1982, pp. 41, 44-46; R. Maggio Serra, in Garibaldi. Arte e storia (catal., Roma), Firenze 1982, pp. 113 s.; Id., in Venezia nell'Ottocento. Immagini e mito (catal., Venezia), a cura di G. Pavanello - G. Romanelli, Milano 1983, pp. 134 s., 169 s., 215 s.; A. Dragone, Da Bagetti a Reycend… (catal.), Torino 1986, pp. 44 s.; R. Maggio Serra, La pittura religiosa in Torino ai tempi di Don Bosco, in Torino e don Bosco, a cura di G. Bracco, Torino 1989, p. 341; A. Casassa, E. G., in La pittura in Italia. L'Ottocento, II, Milano 1991, p. 840; Id., in La Galleria d'arte moderna Paolo e Adele Giannoni. Catal. generale. Pittura e scultura, Novara 1993, pp. 154 s.; Id., in Pinacoteca di Brera. Dipinti dell'Ottocento e del Novecento. Collezioni dell'Accademia e della Pinacoteca, a cura di F. Zeri, I, Milano 1993, pp. 284 s.; R. Vitiello, in Odone di Savoia 1846-1866. Le collezioni di un principe per Genova (catal., Genova), a cura di M.F. Giubilei - E. Papone, Milano 1996, p. 270 n. 34; A. Casassa, in Capolavori della pittura piemontese dell'Ottocento dalle collezioni private (catal., Vercelli), Torino 1997, pp. 174 n. 43, 182 n. 70; Roma, Bibl. dell'Istituto della Enciclopedia Italiana, A. Manno, Il patriziato subalpino, vol. GAB-GAU (dattiloscritto), pp. 132 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 137.

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