Enrico III re d'Inghilterra

Enciclopedia Dantesca (1970)

Enrico III re d'Inghilterra

Enrico Pispisa

Senza dubbio a questo re si riferiscono i versi di Pg VII 130-132 Vedete il re de la semplice vita / seder là solo, Arrigo d'Inghilterra: / questi ha ne' rami suoi migliore uscita. D., come per Enrico II, non è molto informato sul conto di E. e mostra di averne press'a poco la stessa conoscenza di G. Villani: " fu semplice uomo e di buona fè e di poco valore " (V 4). Dovette avere presente il Compianto (vv. 17-20) di Sordello (v.), dove E. è accusato di viltà. Semplice vita di v. 130, quindi, si deve intendere come " vita sciocca, imbelle ", piuttosto che come " vita modesta " secondo gli antichi commentatori (Lana, Ottimo, Benvenuto, ecc.). Nell'espressione ne' rami suoi è chiara allusione al figlio di E., Edoardo I (1272-1307), ma D. mostra ancora di non saperne di più del Villani, che definisce colui che per la sua opera di legislatore fu detto il Giustiniano inglese " uno de' più valorosi signori e savio de' cristiani al suo tempo, e bene avventuroso in ogni sua impresa " (VIII 90).

Figlio maggiore di Giovanni Senzaterra, E. nacque nel 1207; alla morte del padre (1216) fu incoronato a Gloucester con la reggenza di Guglielmo conte di Pembroke; questi domò i baroni ribelli e scacciò dall'Inghilterra Luigi, figlio di Filippo II di Francia (1217). La lotta per riconquistare e rafforzare i possedimenti francesi si protrasse per molti anni e con esito molto incerto, finché col trattato di Parigi (1259) E. fece definitivamente pace con Luigi IX a condizioni particolarmente vantaggiose, considerati i vari insuccessi militari. All'interno E. dovette assistere nel Galles all'affermarsi della potenza di Llywelyn figlio di Iorwerth, e, per quanto contro i successori di questi E. riuscisse a recuperare larghe zone del paese, il Galles fu definitivamente sottomesso soltanto dopo la sua morte. Accettò inoltre da Innocenzo IV l'investitura del regno di Sicilia (allora in mano a Manfredi), per il suo secondo figlio Edmondo (1254), impegnandosi per una spedizione contro lo svevo. Non riuscendo a raccogliere il denaro necessario fu costretto a rivolgersi ai baroni (1258), i quali guidati da Simone di Montfort, ottennero, in cambio del proprio aiuto, le Provisioni di Oxford (1258) con cui esautorarono il re. L'anno successivo furono emanate le Provisioni di Westminster (1259) a favore della borghesia. Dello scontento dei baroni nei confronti di Simone approfittò E. per revocare tutte le concessioni (1261), annullate ancora dall'arbitraggio di Luigi IX, nel 1264. Simone scese a lotta aperta e imprigionò dopo la battaglia di Lewes (1264) E. e suo figlio Edoardo che, riuscito poi a fuggire, lo sconfisse e uccise a Evesham (1265). E. fu restaurato e si dedicò alla pacificazione e ricostruzione dello stato. Morì nel 1272.

Nei pochi versi D., che pure non aveva una particolare conoscenza della vita di E., ci dà un ritratto quanto mai efficace del personaggio, il quale " siede solo, e questo sembra dar rilievo alla sua ‛ semplice vita ' " (Momigliano).

Bibl. - A. D'Ancona, Il c. VII del Purgatorio, Firenze 1901; A. Seroni, Purgatorio c. VII, in " Studi d. " XXXIII (1955) 187-205; K. Norgate, The minority of Henry III, Londra 1912; F.A. Gasquet, Henry III and the Church, ibid 1905; M. Hennings, England under Henry III, ibid 1924; E.F. Meyer, Henry III et l'Église, in " Revue Hist. Litt. Rel. " (1929) 238-274; T.S. Bateman, Simon de Montfort, Birmingham 1923.

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