ENRICO il Navigatore, infante di Portogallo

Enciclopedia Italiana (1932)

ENRICO il Navigatore, infante di Portogallo

Angelo Ribeiro

Duca di Viseu, figlio del re Giovanni I di Portogallo, fondatore della dinastia di Avis; tenne la carica di maestro dell'Ordine militare di Cristo, e fu il grande propulsore delle navigazioni e delle scoperte dei Portoghesi nel sec. XV. Nacque a Porto nel 1394. Aveva appena 21 anno allorché partecipò brillantemente a una spedizione, fatta per suo incitamento, che fruttò la conquista di Ceuta (1415).

Secondo Diego Gomez, cameriere di Enrico e uno dei navigatori al suo servizio, già nel 1415 l'Infante possedeva una flotta privata e nell'anno seguente inviava il gentiluomo Gonzalo Velho a percorrere la costa africana: costui raggiunse il 24° di lat. N. Dopo il ritorno di Gonzalo Velho, partì Alfonso Baldaya che avanzò fino ad Angra di Cavalos (23°53′ lat. N.). Allo scopo di meglio dirigere la navigazione, E. si stabilì nel porto di Sagres, all'estremità meridionale del famoso promontorio Sacrum (come lo chiamarono gli antichi), dove passavano numerosi navigli e dove avrebbe quindi potuto avere preziose informazioni. Ivi fondò un centro di cultura scientifica, specialmente nautica, riunendovi piloti, astronomi e cartografi. Vi si perfezionò l'astrolabio e il nocturlabio.

Il movimento di espansione ultramarina, sistematicamente organizzato da E. nella cosiddetta Villa do Infante, ebbe felici risultati e le più feconde conseguenze. Fra le ragioni che secondo il cronista Azurara inducevano l'Infante a scoprire e colonizzare nuove terre, figurano le seguenti: conoscere i paesi misteriosi che si trovavano al di là delle Canarie e del Bojador, riguardo ai quali correvano da tempo immemorabile le più fantastiche narrazioni; vedere se in quei paraggi esistessero popolazioni cristiane con le quali i Portoghesi potessero stabilire relazioni commerciali; procurarsi alleati, forse cristiani, contro i musulmani dell'Africa settentrionale; divulgare la fede cristiana e convertire gl'infedeli. Un altro cronista, Damiano de Gois, indica come principale obiettivo dell'Infante la scoperta d'una via oceanica per l'India, guidato in questa idea dalle tradizioni tramandate dall'antichità greco-romana e preso da interesse per le voci che correvano l'Europa di quel tempo sulla personalità misteriosa del Prete Gianni, signore cristiano dell'Oriente, il quale si diceva sperasse dagli Occidentali aiuto contro gli attacchi dei musulmani, senza che tuttavia si sapesse dove localizzare gli stati del favoloso monarca (i quali, secondo alcuni, si dicevano in India, secondo altri in Persia o in Tartaria). Il libro di Marco Polo, che contribuì molto a divulgare questa leggenda, era conosciuto da E.: lo aveva introdotto nel Portogallo suo fratello Pietro, duca di Coimbra, letterato e guerriero ardito, che aveva combattuto i Turchi al servizio dell'imperatore Sigismondo. Si suole fissare al 1418 la scoperta dell'isola di Porto Santo e al 1419 quella di Madera, l'una e l'altra compiute da Giovanni Gonzálves Zarco e Tristano Vaz Tejeira, accompagnati, nella seconda spedizione, da Bartolomeo Perestrelo, suocero di Cristoforo Colombo e primo governatore di Porto Santo. Secondo l'Azurara pare però che in queste spedizioni non si trattasse di viaggi di scoperta, ma solo di nuove visite dei Portoghesi a quelle isole, già anteriormente conosciute da loro o da altri. E Diego Gomez aggiunge, infatti, che Gonzalves Zarco fu soltanto il colonizzatore di Madera, colonia che, secondo il cronista Barros, ebbe inizio nel 1420. Qualcosa di simile accadde pure riguardo alle isole Azzorre, già scoperte da Genovesi e Catalani, e nel 1445 E. ordinò a Gonzalo Velho, commendatore di Cristo, di andare a popolare due di quelle isole. Nel 1459 E. ebbe anche ufficialmente da Alfonso V, re di Portogallo, l'autorizzazione di colonizzare tutte le Azzorre.

Ma la grande preoccupazione di E. era sempre l'avanzata verso sud, lungo la costa africana. Nel 1433 mandò un naviglio, sotto il comando di Gil Eanes, che Alfonso Baldaya accompagnava con un altro naviglio e che giunse a più di 50 leghe a sud del Capo Bojador. Nel 1435 Baldaya raggiungeva la punta di Galé a 22°12′ lat. N. e l'anno seguente entrava nel Rio dell'Oro. In questo tempo E. riprese il tentativo di realizzare i suoi antichi piani di conquista sulla costa marocchina. Sfidando l'opinione pubblica, che riprovava una spedizione tanto arrischiata, l'Infante riuscì a persuadere il re Duarte, suo fratello, a ordinare una dispendiosa spedizione militare al Marocco, avente per obiettivo la presa di Tangeri. Ma l'impresa nel 1437 si risolse in un disastro. Tangeri non fu conquistata e il fratello più giovane di E., l'Infante Ferdinando, catturato dai musulmani, morì in prigione.

Tuttavia E. continuò ad organizzare spedizioni. Nuño -Tristam scopriva, nel 1441, il Capo Bianco e nel 1445 visitava la costa della Senegambia. Fu in quell'anno che Dionisio Diaz oltrepassò la foce del Senegal e giunse al Capo Verde; nel 1445 il genovese Antonio da Noli e il veneziano Luigi da Cadamosto, ambedue al servizio dell'Infante, scoprivano cinque delle isole del Capo Verde. Già nel 1444 era stata organizzata, sotto l'egida di E., la Companhia de Lagos, destinata a facilitare il commercio nelle terre recentemente scoperte.

Il grande Infante morì nel 1460, nella sua villa di Sagres.

Bibl.: Gomes Eannes de Azurara, Chronica do descobrimiento e conquista de Guiné, Parigi 1841; A. Alves, Dom Enrique o Infante, Oporto 1894; M. Baradas, O Infante D. Henrique, Lisbona 1894; C. R. Beazley, Prince Henry the Navigator, Londra 1895; H. H. Major, Life of Prince Henry of Portugal, Londra 1868; Relaçoæs de Diego Gomes, in Boletin de Soc. de Geogr., XVIII; Pedro de Azevedo, As Ilhas Perdidas, in Arch. Hist. Port., Lisbona 1904.

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