MISLEY, Enrico

Enciclopedia Italiana (1934)

MISLEY, Enrico

Mario MENGHINI
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Cospiratore e uomo politico, nato a Modena il 6 maggio 1801, morto a Barcellona il 2 gennaio 1863. Raggiunto a Milano il padre, insegnante in quella scuola di veterinaria, e seguitolo a Pavia, dove era stato trasferito per occuparvi la cattedra di zooiatria all'università, studiò in quel collegio Ghislieri, quindi, rimasto orfano (1820) e tornato a Modena si laureò (14 maggio 1822) in legge nell'ateneo pavese. Dotato di larga intelligenza, di volontà tenace e di grande audacia, già dal 1825 egli aveva maturato l'ardito disegno "di sfruttare l'ambizione, le ricchezze, la posizione, le qualità personali" di Francesco IV, duca di Modena, e fare di lui un re costituzionale; al quale intento era riuscito ad avvicinare il sovrano, che probabilmente non ebbe a disdegnare le offerte del cospiratore, specialmente quando gli fu prospettato che egli poteva ambire al trono piemontese, ai danni di Carlo Alberto. L'anno dopo, il M. intraprese un viaggio all'estero e specialmente a Parigi (viaggio sul quale alcuni mormoravano, non vedendone chiaro lo scopo e ignorando donde il M. ne traesse i mezzi). S'intese con gli esuli italiani colà riparati dopo le vicende politiche del 1821 e con personaggi francesi eminenti. Un secondo viaggio assai più lungo compì l'anno dopo, incontrandosi a Vienna con Francesco IV. Alla fine del 1829 il M. si concertò con Ciro Menotti, assicurandolo che un comitato di esuli italiani a Parigi divideva le sue idee, e persuadendolo a iniziare trattative col duca di Modena. Infatti, il Menotti, che stava elaborando il disegno che tendeva a rendere indipendenti e federate, oltre il ducato estense, Parma, le Legazioni e la Toscana, ebbe colloquî con Francesco IV, che tenne tuttavia un contegno assai riservato e talvolta ambiguo, al punto da suscitare sospetti nell'animo del Menotti. Il M., uno dei più attivi componenti il Comitato di emancipazione italiana in Parigi, durante le giornate di luglio 1830 era colà, dove seppe della rivoluzione dell'Italia centrale del febbraio 1831, del mutamento del duca, dell'imprigionamento e poi del martirio di Ciro Menotti, che egli tentò invano di salvare dal capestro. Non si procedette contro il M., e questo fatto e la condotta apparsa ambigua e misteriosa accreditarono voci a lui sfavorevoli. Scrisse a Parigi (1832) l'opera L'Italie sous la domination autrichienne, in cui denunziò la complicità austriaca nella tragedia modenese, attirandosi una dura risposta di Paride Zajotti (Semplice verità opposta alle menzogne di E. M.). Andato nel 1835 in Spagna, vi rimase fino al 1848, occupato in imprese industriali e finanziarie, nelle quali era espertissimo, e intessé intrighi per procurar danaro a Maria Cristina, nella guerra contro i carlisti. Caduto però in disgrazia della corte spagnola, nel 1848 andò in Inghilterra, quindi in Francia, infine in Piemonte, dove ebbe contatti con Carlo Alberto, tentando di persuaderlo a chiedere l'aìuto della Francia per rialzare le sorti della guerra dopo l'armistizio Salasco. Ma anche questa volta i suoi intrighi gli procurarono più tardi lo sfratto dal Piemonte (1850), e andato allora a Ginevra vi pubblicò nel 1853 un Mémoire justificatif d'un proscrit, che però fu soppresso per volontà di Napoleone III. Il M. tornò scorato in Spagna, e da allora in poi vi rimase appartato dalla vita politica.

Le qualità dell'ingegno, la risolutezza, l'audacia gli avrebbero certo consentito una parte notevole nel Risorgimento, ma la tendenza all'intrigo e le contraddizioni del carattere gli hanno nuociuto e presso i contemporanei e presso i posteri. Severi giudizî diedero di lui il Mazzini e il Tommaseo e ancora recentemente i suoi rapporti con il duca di Modena sono stati oggetto di discussione.

Bibl.: G. Canevazzi, Ricordanze di L. Generali, in Arch. emil. del Risorg., 1907 segg.; id., Memorie di F. Cialdini, Roma 1924 (con numerose indicaz. bibliografiche). Favorevole al M. è l'opera di un suo discendente: G. Ruffini, Le cospirazioni del 1831 nelle mem. di E. M., Bologna 1831.

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