Ellittici, enunciati

Enciclopedia dell'Italiano (2010)

ellittici, enunciati

Angela Ferrari

Una prima definizione

Un enunciato viene definito ellittico quando non è costruito attorno a un predicato verbale completo ed esplicito e quando tale predicato può essere recuperato letteralmente a partire dal suo contesto linguistico (➔ ellissi, fenomeni di). Gli enunciati in rilievo in (1) sono dunque ellittici:

(1) Il biglietto era un mezzo foglio mal ripiegato, più volte, senza la busta. Lo pigliò un po’ stupito, vi gettò gli occhi: «Ve l’ha dato lei?» «Sì, sì, [Ø] lei Suor Maria, per la musica». «Quando [Ø]?» «[Ø] Mezz’ora fa, sì, per la musica certo» (Giovanni Boine, Il peccato, in Id., Il peccato. Plausi e botte. Frantumi. Altri scritti, Milano, Garzanti, 1983, p. 30)

Tali enunciati non contengono alcun predicato verbale e possono essere completati sulla base della forma linguistica dell’enunciato: «Ve l’ha dato lei?» «,, [me l’ha dato] lei Suor Maria, per la musica». «Quando [ve l’ha dato]?». «[Me l’ha dato] Mezz’ora fa,, per la musica certo».

Si noti che la ripresa letterale che satura l’ellissi non è necessariamente una copia esatta dell’elemento a cui è legata. Si riscontrano caratteristicamente diversi tipi di accomodamento morfologico: per es., in (1) da ve l’ha dato lei si passa a me l’ha dato lei; o ancora in (2) vado diventa vai:

(2) Io vado. E tu [Ø]?

In un testo quale il seguente viene invece inserito uno tra i possibili verbi del dire, che si collegano al verbo intervenire del primo enunciato:

(3) Su Cassano ieri è intervenuto anche Mazzarri, allenatore della Samp fino ad una settimana fa: «Con me ha combinato cose che non faceva più da tempo. L’ho sempre fatto giocare in un contesto tattico in cui lui è emerso [...]». Sulla sua scelta invece [Ø]: «I miei obiettivi personali non coincidevano con quelli della società» («La Repubblica» 9 giugno 2009)

Non tutti gli enunciati privi di predicato verbale esplicito vanno considerati ellittici. Nello stabilire se vi sia o meno procedura di ellissi, svolge un ruolo fondamentale il contesto linguistico in cui si manifesta l’enunciato. Questo è ellittico solo quando l’elemento mancante può essere recuperato letteralmente e inserito in una struttura sintattica chiara e completa. Il che si verifica per gli enunciati in rilievo in (1), ma non, ad es., per l’enunciato (tratto da Ferrari 2002: 177) in rilievo in (4):

(4) Ha scelto la televisione. Intuito. Il cinema non la convinceva («L’Espresso» aprile 2000)

In questo caso, infatti, il contesto non permette di dire con precisione quali siano l’unità mancante e l’elemento da recuperare: il costituente intuito dà forma a un enunciato nominale che non risulta da una procedura di ellissi (➔ nominali, enunciati). La funzione fondamentale svolta dal contesto spiega perché una stessa struttura di enunciato possa essere ellittica o meno a seconda della situazione comunicativa in cui si manifesta. Così (Ferrari 2002: 177) l’enunciazione

(5) La macchina

conterrà un’ellissi se risponde a una domanda quale cos’è che si è rotto?, ma non la conterrà se reagisce a un rimprovero quale come mai sei in ritardo? Solo nel primo caso, (5) può infatti essere sviluppato per ripresa letterale (mi si è rotta la macchina); nel secondo la risposta significherà, a seconda del contesto, la macchina è rimasta senza benzina; la macchina si è rotta; non ho potuto prendere la macchina perché serviva a mio marito; ecc.

Le forme degli enunciati ellittici

Gli enunciati ellittici possono avere strutture sintattiche interne molto diverse. Possono essere esauriti da un singolo sintagma preposizionale, avverbiale, aggettivale o nominale, come in:

(6) A: chi l’ha visto?

B: [Ø] nessuno

oppure essere costituiti da una coordinazione di questi, come illustra l’esempio (7) – proposto in Mortara Garavelli (1971: 287) – tratto da La luna e i falò di Cesare Pavese, in cui va recuperato il predicato pagavano:

(7) – Chi pagava? dicevo. [Ø] I comuni, le famiglie, gli ambiziosi, tutti quanti

Tali unità sintattiche possono essere accompagnate da vari elementi aggiunti, come mostrano gli enunciati ellittici tratti da (1):

(8) «Ve l’ha dato lei?» «Sì, sì, [Ø] lei Suor Maria, per la musica». «Quando [Ø]?» «[Ø] Mezz’ora fa, sì, per la musica certo»

Gli elementi aggiunti possono contenere anche forme verbali coniugate, come in:

(9) «Ve l’ha dato lei?» «Sì, sì, [Ø] lei Suor Maria, perché voleva che suonassimo insieme»

Poiché esse trovano posto in una frase dipendente, la loro presenza non annulla infatti la natura non verbale del nucleo centrale dell’enunciato.

Gli enunciati ellittici possono coincidere anche con l’insieme degli argomenti della forma verbale ellittica, sicché essi risultano costituiti da una sequenza sintatticamente discontinua. Ciò succede tipicamente quando l’enunciato è una coordinata separata dalla frase precedente da un segno d’interpunzione forte, come in (10):

(10) Con te sto bene. Ma con lui [Ø] meglio.

Casi problematici

Ci sono classi di enunciati privi di predicato verbale esplicito che nella letteratura linguistica sono considerati ellittici o no in funzione della concezione teorica adottata, in particolare del peso che si decide di dare alla frase verbale come unità di riferimento dell’organizzazione sintattica della lingua italiana.

Per chi considera la frase costruita attorno al verbo coniugato come l’unico modello grammaticale e logico dell’enunciato, la sua assenza sarà sistematicamente interpretata come ellissi. A partire dagli anni Novanta del Novecento – da quando cioè si sono sviluppati gli studi condotti su corpora di parlato – si è tuttavia constatato che le forme nominali della frase hanno largo spazio nella comunicazione linguistica, arrivando a coprire un terzo assoluto della totalità degli enunciati prodotti (Cresti 1998). Ciò ha tolto alla frase verbale l’assoluta centralità teorica, limitando così il ricorso al concetto di ellissi.

(a) La prima classe di enunciati (ampiamente esemplificata in Mortara Garavelli 1971) è rappresentata da costruzioni predicative quali quelle in (11) e da costruzioni presentative come quelle proposte in (12):

(11) a. un piacere sentirsi solo in casa

b. e tutti per un momento attenti

c. impossibile essere veduto da lei

d. silenziosa la stanza da pranzo

(12) a. bel tempo, oggi

b. tutto bene, qui?

c. niente di nuovo

d. piacere di camminare sulle creste

e. di qui un pianto disperato

Chi qualifica questi enunciati come ellittici considera che siano stati cancellati la copula, forme verbali esistenziali quali c’è, verbi generici come fa, va, ecc. Questa scelta si scontra tuttavia tipicamente con l’inesistenza di due proprietà definitorie dell’ellissi grammaticale: la ripresa esplicita del verbo eliminato dal contesto linguistico e il mantenimento dello stesso valore semantico; senza verbo, le asserzioni tendono, per es., a diventare atti espressivi e a diventare atemporali. In questa prospettiva, gli esempi in (11) e (12) sarebbero veri enunciati nominali, che risultano da una procedura di ellissi solo nel caso particolare in cui la forma verbale appaia esplicitamente nel contesto immediato, come in:

(13) – È un uomo molto educato.

– [Ø] Un signore (Alicia Giménez-Bartlett, Una stanza tutta per gli altri, Palermo, Sellerio, 2003, p. 151)

(b) Un’altra interessante classe di enunciati potenzialmente ellittici è illustrabile con l’es. (14), tratto da Ferrari (2001: 51):

(14) Firmerò solo provvedimenti essenziali. Passo dopo passo. Una riforma così profonda non può avere fretta («Corriere della sera» 11 febbraio 2000)

Si tratta di enunciati formati da costituenti non verbali che si integrano sintatticamente nella struttura linguistica immediatamente precedente (firmerò solo provvedimenti essenziali passo dopo passo) ma che sono staccati da essa con un segno interpuntivo forte. Se la possibilità di un completamento letterale a partire dal contesto milita in favore di un’analisi in termini di ellissi, la stretta dipendenza sintattica del segmento nominale conduce piuttosto a collocare il fenomeno nell’ambito della costruzione interpuntiva del testo sottraendola così all’ambito della sintassi, cui pertiene l’ellissi.

(c) Un’altra classe di enunciati che mettono in causa il concetto di ellissi è costituita da completamenti nominali di strutture linguistiche formulate in un turno precedente, come nel seguente esempio discusso in Voghera (1992: 155):

(15) A: tu non hai visto le mie lettere a #

B: alla Ferrero

Ragioni intonative conducono a considerare questi costituenti come integrati appieno nell’enunciazione precedente, la quale risulta così costruita a due voci: l’attacco prosodico dell’elemento nominale si pone infatti in perfetta continuità con il movimento intonativo dell’enunciato precedente.

Diverso è invece il caso di una ripetizione di conferma come quella in rilievo in (16), proposta in Voghera (1992: 157):

(16) A: tu puoi rimanere ancora un po’ con noi

B: eh sì # un poco

L’intonazione e la possibilità di un recupero linguistico letterale fanno di questi segmenti enunciati ellittici a tutti gli effetti.

Le funzioni comunicative degli enunciati ellittici

Agli enunciati ellittici si possono riconoscere tre funzioni comunicative essenziali.

(a) La prima, che si misura soprattutto nell’ambito del parlato conversazionale e della comunicazione mediata dal computer, riguarda l’economia del processo comunicativo, la gestione dello sforzo interpretativo. L’ellissi del predicato verbale e di eventuali altri costituenti permette di snellire la comunicazione eliminando inutili ridondanze; essa è infatti prassi negli enunciati-risposta:

(17) a. A: sono venute a trovarti le ragazze?

B: [Ø] diverse volte

b. A: hai fatto proprio così?

B: non dovevo [Ø]?

(b) La seconda funzione caratteristica degli enunciati ellittici è di natura testuale: il recupero di materiale linguistico che essi impongono diventa il segno della coesione degli enunciati (➔ coesione, procedure di). Il fenomeno è illustrato dall’es. (18), in cui un’intera sequenza di enunciati ellittici è resa unitaria dal rinvio al predicato iniziale ho sempre osservato:

(18) Ciononostante, o forse proprio grazie all’abitudine di non perdere tempo, ho sempre osservato attentamente, avidamente tutto, anche nei minimi dettagli. [Ø] Gli alberi di via dei Giardini, per esempio, sotto cui parcheggiavo la cinquecento quando andavo a consegnare o a ritirare un lavoro; e [Ø] l’atrio della vecchia casa editrice con la porta di mogano dalla maniglia perfettamente lucidata e la cassapanca su cui stavano allineate le buste pronte per i fattorini e il cortile con il breve portico. E ancora: [Ø] la porta vetrata, la fontanella stillante nel silenzio e infine il magnifico ascensore, ampio, con l’esile panca imbottita e il portacenere di ottone lucente così impeccabile che mi veniva voglia di vuotarlo le rare volte in cui un pezzetto di carta abbandonato assieme a un mozzicone acceso mandava fumo (Carla Cerati, Legami molto stretti, Milano, Frassinelli, 1994, p. 1)

(c) Gli enunciati ellittici possono essere scelti anche per dare particolare rilievo comunicativo all’informazione che codificano esplicitamente, come mostra l’es. (19):

(19) Francesca canta. E bene

Questo effetto comunicativo consegue dal fatto che, non ripetendo l’informazione data (➔ dato/nuovo, struttura), gli enunciati ellittici sono costituiti dal solo contenuto semantico che ne motiva la produzione.

Studi

Cresti, Emanuela (1998), Gli enunciati nominali, in Italica Matritensia. Atti del IV convegno della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana (Madrid, 27-29 giugno 1996), a cura di M.T. Navarro Salazar, Firenze, F. Cesati & Madrid, Universidad nacional de educación a distancia, 1998, pp. 171-191.

Ferrari, Angela (2001), La frammentazione nominale della sintassi, «Vox Romanica» 60, pp. 51-68.

Ferrari, Angela (2002), Valore intrinseco e funzioni testuali della frase nominale, in L’infinito & oltre. Omaggio a Gunver Skytte, a cura di H. Jansen et al., Odense, Odense Universitetforlag, pp. 171-190.

Marello, Carla (1984), Ellissi, in Linguistica testuale. Atti del XV congresso internazionale della Società di Linguistica Italiana (Genova - Santa Margherita Ligure, 8-10 maggio 1981), a cura di L. Coveri, Roma, Bulzoni, pp. 255-270.

Mortara Garavelli, Bice (1971), Fra norma e invenzione: lo stile nominale, «Studi di grammatica italiana» 1, pp. 271-315.

Voghera, Miriam (1992), Sintassi e intonazione nell’italiano parlato, Bologna, il Mulino.

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Cesare pavese