Epifànio (gr. ᾿Επιϕάνιος) di Salamina(o di Costanzia). - Scrittore (n. presso Eleuteropoli, Palestina, dopo il 310 - m. nel 403); in gioventù visse da monaco in Egitto, dove apprese le regole e la dottrina degli asceti egiziani; fondò quindi un monastero presso Eleuteropoli in Palestina, dove visse trent'anni. Nel 367 fu consacrato vescovo di Costanzia (Salamina) nell'isola di Cipro, ma mantenne il modo di vita monastico. Strenuo difensore dell'ortodossia, cui portava un attaccamento un po' angusto e fanatico, scrisse attorno al 374 un primo compendio contro le eresie, intitolato Ancoratus, e subito dopo il poderoso Panarion ("contravveleno" contro tutte le eresie) in tre libri, nei quali sono descritte 80 eresie. Nonostante la mancanza di senso critico con cui sono trattate le fonti, il Panarion offre una documentazione preziosa su molti movimenti ereticali, soprattutto del 4º sec. Epifanio partecipò attivamente alle controversie ecclesiastiche del suo tempo: quella apollinarista, lo scisma meleziano ad Antiochia, la controversia sulle immagini e quella origenista. Durante quest'ultima, che fu di gran lunga la più importante, ebbe contatti con Gerolamo, Giovanni di Gerusalemme e Teofilo di Alessandria, e contribuì non poco alla disgrazia di Giovanni Crisostomo. Fu severo censore della cultura e della filosofia greca, cui attribuiva la causa prima delle eresie.
Vescovo e scrittore del secolo IV. Nacque a Besandirke, oggi Besanduc, in Palestina al principio del sec. IV. Andò ancor giovanetto in Egitto, trattovi dal fervore di quei monasteri copti, e tornato in patria fondò un monastero. Nel 367 fu eletto metropolita di Cipro, e consacrato vescovo di Salamina. ...
Epifani-pensiero loc. s.le m. La linea strategica di Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil dal 2002. ◆ Guglielmo Epifani è allarmato ed esterna a Repubblica tutto il suo sconcerto: il governo Prodi, dice, «pensa solo ai tagli», tanto che il...
epifànico (ant. epifànio) agg. [der. di epifania] (pl. m. -ci), letter. raro. – Relativo a un’epifania, nel sign. originario e generico della parola, che costituisce cioè un’apparizione, o una manifestazione, una rivelazione.