EPISTASSI

Enciclopedia Italiana (1932)

EPISTASSI (dal gr. ἐπίσταξις "stillicidio")

Federico Brunetti

È la fuoruscita di sangue dalle narici. Rappresenta di rado una malattia a sé, per lo più invece è espressione di lesioni del naso o di organi lontani. Fra le principali cause locali si devono ricordare i traumi (lesioni della sola mucosa o anche delle cartilagini e ossa; fratture della base cranica); alcuni processi infiammatorî acuti e cronici del naso (ulcerazioni, tumori); talvolta anche corpi estranei (fra questi da ricordare le sanguisughe). Fra le epistassi traumatiche rientrano le emorragie postoperative. Più complesse e importanti sono le cause generali capaci di produrre uno scolo sanguigno dagli orifizî nasali. Vanno menzionate a tale proposito tutte quelle condizioni morbose che inducono congestioni attive o passive della mucosa, come vizî cardiaci scompensati, nefropatie e lesioni epatiche; ipertensione da arteriosclerosi; tumori del collo che comprimono le giugulari (per es. gozzo) e infine la soppressione di flussi mestruali o emorroidarî. S'osservano ancora epistassi in certi speciali stati diatesici (emofilia) o cachettici (scorbuto, anemia perniciosa, leucemia), in alcuni avvelenamenti cronici e in molti stati infettivi generali (febbri eruttive, tifo, malaria, ecc.). Varî sono i sintomi che precedono o accompagnano l'epistassi e diversissimo ne è l'andamento da caso a caso, diversa la durata, variabilissimo il quantitativo di sangue che l'individuo può perdere, diversi infine la prognosi e il trattamento. Come segni subiettivi si possono avere senso di peso al capo, vertigine, fosfeni, fotofobia, secchezza e prurito alle narici, raffreddamento delle estremità, ronzio alle orecchie; quali segni obiettivi s'osservano colorito cianotico della faccia o intenso pallore; polsi forti, ipertesi alle carotidi e alle temporali, oppure polso vuoto e filiforme; tosse e vomito per discesa del sangue in faringe e laringe; spesso lipotimie e irrequietezza generale. Di solito sanguina una sola narice a gocce o a getto; più di rado ambedue. Il sangue può uscire soltanto dagli orifizî anteriori del naso, oppure anche posteriormente dalle coane. La zona più emorragipara della mucosa nasale è quella che corrisponde alla parte anteroinferiore del setto (locus Valsalvae), sia perché maggiormente irrorata, sia perché più esposta agl'insulti meccanici e alle cause infettive.

La cura deve mirare a togliere la causa generale o locale che provoca la fuoruscita del sangue. Un metodo semplicissimo per ottenere l'emostasi nelle emorragie spontanee, non operatorie, è la compressione digitale, costringendo fra il pollice e l'indice le ali del naso sul setto, e invitando in pari tempo il paziente a tenere le braccia sollevate e incrociate dietro il capo, così da diminuire l'afflusso di sangue al naso. Metodo classico di trattamento è quello del tamponamento mediante batuffoli di cotone o, meglio, mediante strisce di garza di conveniente larghezza e lunghezza, che sotto la guida della vista s'introducono nel naso. Tali strisce possono essere imbevute in liquidi antisettici o emostatici (acqua ossigenata, olî balsamici, coaguleno o preparati analoghi). Solo in via eccezionale si dovrà ricorrere al tamponamento posteriore. Nelle emorragie gravi la terapia meccanica d'urgenza va associata con l'uso generale di emostittici (calcio, gelatina, siero di cavallo, fegato crudo), o di derivativi (sanguisugio, salasso, purganti); col riposo assoluto a letto a testa elevata; con dieta liquida e fredda, con le applicazioni di vescica di ghiaccio sul capo.

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