Eremo

Enciclopedia Dantesca (1970)

Eremo (Ermo)

Simonetta Saffiotti Bernardi

Con questo termine D. indica in Pd XXI 110 e Pg V 96 due celebri fondazioni monastiche di s. Romualdo: Camaldoli e Fonte Avellana. Pur restando nell'ambito benedettino, il monachesimo romualdino recò alle sue estreme conseguenze l'ideale d'isolamento e contemplazione che nell'originaria regola era complementare a una notevole attività di lavoro materiale. S. Romualdo infatti realizzò una convivenza dei due modi di vita, di modo tale che l'uno potesse svilupparsi separatamente dall'altro, nulla togliendo all'intensità delle esperienze contemplative della vita cenobitica. L'e. e il cenobio erano entrambi sottomessi a un unico superiore, residente nell'e.; al cenobio era lasciata una sorta di funzione protettiva e intermediaria con il mondo. Tuttavia non bisogna pensare che ci fosse una differenza di valore fra i due organismi, che erano assolutamente complementari, e il ricambio d'individui poteva essere reciproco, non l'uno sottoposto all'altro.

Camaldoli, fondata verso il 1012, fu il fulcro di questo monachesimo eremitico, il centro dal quale s'irradiò l'insegnamento spirituale del santo. In origine la comunità era formata da cinque eremiti che si erano ritirati presso la Giogana, nell'Appennino Casentinese; il cenobio più propriamente indicato come Camaldoli si costituì intorno al 1085 nell'ospizio di Fontebuono (a poca distanza dall'e.) donato al santo dal conte Maldolo, da cui il nome. È di quest'epoca la redazione delle Eremiticae Regulae, la prima codificazione della regola della congregazione, che fino ad allora si era retta secondo la regola benedettina integrata dall'insegnamento orale del santo. Il b. Rodolfo, redattore della regola, curò la fondazione di vari altri eremi, dimodoché agl'inizi del secolo XII Camaldoli vantava una quarantina di monasteri dipendenti. La nuova congregazione, il cui superiore era il priore del Sacro Eremo di Camaldoli, fu approvata nel 1113 dal papa Pasquale II.

Verso la fine della sua vita inoltre s. Romualdo restaurò e organizzò l'e. di Fonte Avellana (v.).

Bibl. - A. Giabbani, L'eremo. Vita e spiritualità eremitica nel monachesimo camaldolese primitivo, Brescia 1945; A. Pagnani, Storia dei Camaldolesi, Sassoferrato 1949; C. Roggi, Vita e costumanze dei romualdini del Pereo, di Fonte Avellana e di Camaldoli, in " Benedictina " IV (1950) 22 ss.; G. Penco, Storia del monachesimo in Italia, Roma 1961, 212-543 passim; O. Capitani, S. Pier Damiani e l'istituto eremitico, in L'eremitismo in Occidente nei secoli XI e XII, Milano 1965, 122-163.

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