Ermafrodito

Enciclopedia Dantesca (1970)

ermafrodito.

Enrico Malato

- Il termine è usato in Pg XXVI 82 (Nostro peccato fu ermafrodito), con valore di aggettivo, in riferimento al peccato della seconda schiera di lussuriosi incontrata da D. nel Purgatorio.

Alcuni degli antichi commentatori intesero l'aggettivo come sinonimo di " bisessuale "; per es. il Lana: " Ermafroditi sono appellati quelli ch'hanno ciascuno istrumento sì virile come femminino; e però quelle persone che peccano nel vizio della lussuria sì in femmine come in maschi... "; e l'Ottimo: " Poiché [la detta gente] ha palesato li soddomiti, ora palesa sé e i compagni; e dice che il loro peccato fu ‛ ermafrodito '. Ermafrodito è colui che ha ambedue le nature, masculina e femminina; sicché peccarono in ambedue spezie di lussuria ". Il Buti, dopo aver accennato a questa stessa interpretazione, aggiungendo un aneddoto autobiografico (" Et io mi ricordo che, essendo garzone, mi fu mostrato uno che andava vestito come omo e stava in sul sullieri co la rocca e filava e chiamavasi mona Piera "), afferma: " non credo che questa fusse l'intenzione de l'autore ", e corregge l'interpretazione nel senso che D. " intese femine che, usando col sesso virile, o coloro che usando col sesso femineo, non servano l'ordine e 'l modo debito ": che è la sola spiegazione accettabile. Se il peccato commesso dalle anime della prima schiera, i sodomiti, è l'omosessualità, la qualifica di e. del peccato delle anime della seconda schiera indica propriamente il contrario di omosessuale, " eterosessuale "; ciò che non esclude tuttavia la natura peccaminosa del rapporto in quanto, come dichiara lo stesso peccatore che parla, Guido Guinizzelli, non servammo umana legge, / seguendo come bestie l'appetito. Come osserva s. Tommaso (Sum. theol. II II 153 2c), " Usus venereorum potest esse absque omni peccato, si fiat debito modo et ordine, secundum quod est conveniens ad finem generationis humanae ", mentre l'uso fatto " non secundum rectam rationem " (154 1c), cioè seguendo come bestie l'appetito (e nel Convivio D. aveva detto: E però chi da la ragione si parte, e usa pur la parte sensitiva, non vive uomo, ma vive bestia, II VII 4), cade nel peccato di lussuria, di cui peraltro lo stesso s. Tommaso distingue varie maniere: fornicazione, adulterio, incesto, stupro, ratto, che D. raggruppa in una schiera, e vizio contro natura, che forma un gruppo a sé. La schiera cui appartiene il Guinizzelli è dunque una schiera di fornicatori, adulteri, stupratori, ecc., ma non di omosessuali: l'aggettivo e. è usato perciò chiaramente con valore di antitesi a ‛ sodomita ', per indicare un peccato commesso tra persone di sesso diverso, che hanno usato " secundum naturam " ma " non secundum rectam rationem ".