LOESCHER, Ermanno

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005)

LOESCHER, Ermanno (Friedrich Hermann)

Maria Iolanda Palazzolo

Nacque a Lipsia il 31 luglio 1831 da Friedrich e da Emilia Muthig.

La sua vocazione fu segnata dal luogo di nascita. Lipsia, centro librario e tipografico tedesco sin dal XVI secolo, era anche sede della più prestigiosa fiera libraria dell'Ottocento, imitata anche in Italia, e luogo di raccolta periodica e di scambio culturale tra editori e librai provenienti da tutto il mondo. Significativa fu anche l'appartenenza familiare: il L. era infatti nipote dell'editore e libraio di Lipsia B. Teubner, specializzato in edizioni di classici latini e greci e libri di testo per le scuole, nonché curatore della pubblicazione della Börsenblatt, periodico professionale creato per iniziativa degli stessi addetti, che dava informazioni sulla produzione libraria tedesca corrente.

Con tali premesse, il L. fu avviato fin da giovanissimo all'apprendimento dell'arte libraria, in grande espansione in quegli anni in Germania e nell'Impero asburgico, prima a Magdeburgo, poi a Praga e a Vienna. Nel 1857 tornò a Lipsia dove si impiegò nell'azienda di C.F. Fleischer, una delle librerie commissionarie più importanti del Paese.

Dopo il matrimonio con Sofia Rauchenegger, che ebbe tanta parte nella gestione dell'impresa libraria ed editoriale, coltivò il progetto di trasferirsi in Italia. L'occasione si presentò a Torino, dove il L. acquistò il 15 luglio 1861 una libreria in via Po, già proprietà del connazionale ormai defunto G. Hahmann.

La penisola italiana in quegli anni era meta privilegiata di molti commercianti librari e imprenditori stranieri, tra i quali U. Hoepli e L.S. Olschki; l'avvio del processo di unificazione nazionale, l'apertura del grande mercato dei libri per le scuole di ogni ordine e grado rendevano l'Italia un luogo favorito per impiantare una impresa libraria dalle caratteristiche moderne, capace di coniugare spirito imprenditoriale e rigore erudito.

Per il L. non fu casuale la scelta di Torino, capitale del nuovo Regno e sede di una importante Università, di cui presto il giovane libraio tedesco divenne uno fra i più assidui ed efficienti fornitori. All'inizio la sua attività fu rivolta esclusivamente alla vendita libraria. Come libreria commissionaria, la casa Loescher offrì un importante contributo alla sprovincializzazione della cultura italiana, promuovendo in maniera decisiva la cultura straniera e in particolare tedesca, forte dei suoi contatti con la patria di origine; ma notevole fu anche l'attività antiquaria, con l'acquisto e la vendita di intere biblioteche o di singoli volumi di pregio. Ben presto la libreria di via Po divenne un centro di incontro tra uomini di cultura e poté fregiarsi del titolo di libreria della Casa Reale, dell'Accademia delle scienze e di altri istituti scientifici di Torino.

Dopo il trasferimento della capitale alla fine del 1865 il L. ritenne produttivo per l'espansione dell'azienda aprire a Firenze, in via Tornabuoni, una filiale che divenne in seguito, prima sotto la direzione di A. Würtemberger poi in società con B. Seeber, anche una casa editrice autonoma. Analoga motivazione fu alla base dell'apertura a Roma nel 1870 di una filiale, dove il L. si pose "al servizio, come commissionario […] di tutto il personale politico giornalistico e intellettuale che affluisce nella nuova capitale e che […] non può essere soddisfatto dalle librerie romane tradizionali, del tutto inesperte del commercio internazionale del libro" (Raicich, pp. 214 s.).

A differenza della sede fiorentina, la libreria romana non svolse attività editoriale in proprio, ma fu al centro di una fitta rete di scambi librari, tanto da divenire la libreria privilegiata di A. Labriola, che vi commissionava le riviste tedesche, e di B. Croce, entrambi successivamente presenti come autori nei cataloghi della casa torinese. Qualificante fu per la filiale romana il deposito esclusivo del Bollettino ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, organo di orientamento pedagogico, nato nel 1874 per volontà di R. Bonghi e che - oltre alle circolari e agli atti ufficiali - pubblicava dibattiti e inchieste sulla realtà scolastica italiana.

Accreditatosi nell'ambiente intellettuale italiano come libraio abile e aggiornato, il L. seguì dunque le orme dei suoi colleghi tedeschi, avviando una sempre più consistente attività editoriale, che si caratterizzò fin dall'inizio per un costante e proficuo rapporto con le istituzioni scolastiche. Come nota M. Raicich, "questo settore dello scolastico, sia per la necessità di seguire la continua altalena dei programmi ministeriali che per l'opera di propaganda e di promozione capillare, indispensabile di fronte a tanta ostilità e a tanti competitori, nonché per il movimento e l'impiego di capitali che richiedeva, diventò sempre di più per l'editore il fulcro della sua attività" (p. 227).

Le prime pubblicazioni apparse nel 1861, sotto forma di opuscoli, erano state le prolusioni del discusso studioso olandese J. Moleschott, professore di fisiologia sperimentale nella R. Università di Torino; a esse si affiancarono opere più impegnative come la Grammatica elementare della lingua greca di R. Kühner (1864) e soprattutto la Grammatica greca di G. Curtius (1865), volumi esplicitamente consigliati come libri di testo dalle circolari dell'ottobre 1867 del ministero della Pubblica Istruzione per l'insegnamento della lingua greca e che ebbero una straordinaria fortuna editoriale: in particolare l'opera di Curtius arrivò alla 15a edizione (1891). Come notò alla sua morte uno dei suoi autori più apprezzati, "i primordi della casa editrice Ermanno Loescher coincidono con un tempo in cui si ridestò l'amore agli studi classici […], con un tempo in cui si rivolse seriamente il pensiero ad una vera riforma di tali studi, mutando il metodo del loro insegnamento e tutto il loro indirizzo. Il Loescher secondò queste tendenze" (Müller). In effetti la nuova organizzazione scolastica dello Stato unitario e il valore educativo attribuito all'apprendimento del latino e del greco per la formazione della classe dirigente resero necessario un ripensamento complessivo sulle modalità e sugli strumenti più adeguati per l'insegnamento delle lingue classiche; da qui la netta rottura con una tradizione accademica di tipo essenzialmente retorico, di cui erano espressione taluni professori dell'ateneo torinese, e la diffusione di grammatiche e classici a uso delle scuole, come la collezione di "Classici greci e latini" con commento, editi nel 1884, che si ricollegavano strettamente alla grande esperienza della scuola filologica tedesca. Per il L. l'adesione al modello tedesco non fu del resto solo scelta culturale, ma anche garanzia di raffinatezza formale; non a caso ad A. Labriola, che chiedeva nel luglio del 1878 di pubblicare presso la sua casa editrice un Manuale di pedagogia, egli rispondeva: "Pel formato, fogli, caratteri ci atterremo ai catechismi tedeschi" (Labriola).

La rottura con la tradizione retorica degli studi fu resa più evidente dalla pubblicazione di alcune riviste che applicavano il nuovo metodo scientifico positivista alle materie umanistiche e che si proponevano di rispondere alle esigenze di aggiornamento e di coordinamento degli studiosi italiani. Fino ad allora, tranne l'Archivio storico italiano fondato da G.P. Vieusseux negli anni Quaranta, non esistevano riviste specializzate di argomento umanistico, ma periodici "di varia umanità", a carattere enciclopedico, rivolti a un pubblico genericamente colto. A tale carenza il L. dette risposta con la pubblicazione nel 1872 della Rivista di filologia e d'istruzione classica, affidata alla direzione di G. Müller e D. Pezzi: era un vero periodico di battaglia culturale per la rifondazione degli studi classici, prima ancora che raccolta di ricerche in corso. A essa il L. affiancò, appena un anno dopo (1873), l'Archivio glottologico italiano, diretto sino al 1899 dal linguista G.I. Ascoli, professore di storia comparata delle lingue classiche e neolatine a Milano.

Entrambe le riviste, capaci di raccogliere i migliori studiosi italiani del settore a cominciare da D. Comparetti, erano caratterizzate dalla polemica nei confronti della vecchia retorica e dalla forte apertura alle nuove correnti degli studi linguistici e filologici tedeschi. Del resto la collaborazione del L. con Comparetti, allora insegnante all'Università di Pisa, datava sin dal 1870, quando il professore aveva ideato e pubblicato, insieme con il collega A. D'Ancona, il primo volume della collana "Canti e racconti del popolo italiano", primo documento dell'avanzamento degli studi italiani nel campo delle tradizioni popolari, elogiata anche da G. Pitrè, in cui trovarono posto lavori di C. Nigra, A. Ive, V. Imbriani e degli stessi curatori.

La terza rivista nell'ambito umanistico pubblicata dal L. fu il Giornale storico della letteratura italiana, progettato da F. Novati, R. Renier, S. Morpurgo e A. Zenatti. Costoro, in un primo tempo, avevano pensato di affidarne la pubblicazione alla casa editrice fiorentina Successori Le Monnier, per il tramite di I. Del Lungo, ma la trattativa per motivi finanziari non andò in porto. I giovani studiosi si rivolsero allora al L., grazie all'intervento di A. Graf, professore di letteratura italiana all'Università di Torino e da tempo in contatto con il L., che nel 1880 ne aveva pubblicato la raccolta di poesie Medusa. Nel programma, diffuso in 12.000 copie nel dicembre del 1882, si delinearono nettamente le caratteristiche del nuovo giornale: ferma difesa della "scuola positiva", necessità del potenziamento dello studio all'interno delle biblioteche e degli archivi alla ricerca delle fonti inedite per la storia della letteratura italiana, accurata ricognizione bibliografica degli studi. Il primo numero uscì solo nel marzo del 1883 e a seguito delle dimissioni di Zenatti e Morpurgo la direzione rimase nelle mani di Graf, Novati e Renier.

Accanto alle pubblicazioni di argomento umanistico, ai periodici e ai libri di testo, impegnativi sia per la promozione capillare richiesta sia per l'impiego di capitali, il L. affiancò edizioni a carattere scientifico, ma finalizzate a una utilizzazione scolastica, come la Storia illustrata dei tre regni della natura di A. Pokorny - versione italiana di T. Caruel et al., rilevata dalla UTET nel 1876 -, corredata da un atlante zoologico e da numerose tavole, o all'approfondimento tematico, come l'Archivio di psichiatria, scienze penali e antropologia criminale per servire allo studio dell'uomo alienato e delinquente, dal 1880 diretto da C. Lombroso, passato in seguito all'editore Bocca.

Degno erede della tradizione libraria tedesca che era stata capace di dotarsi di una bibliografia nazionale prima ancora della nascita dell'Impero germanico, il L. individuò nell'assenza di uno strumento di informazione sulla produzione libraria corrente uno fra gli elementi di debolezza del sistema editoriale italiano. Insieme con C. Bocca, anch'egli attivo a Torino, e al veneziano H.F. Münster, fondò e diresse dal 1867 la Bibliografia d'Italia, compilata sui documenti comunicati dal R. Ministero della Istruzione pubblica, periodico di servizio rivolto ai librai e agli editori, che forniva notizie su quanto si pubblicava nelle diverse province italiane, dando anche spazio alla più significativa produzione europea. Era l'embrione della futura associazione dei librai e degli editori che si costituì due anni più tardi a Torino, a latere del VI Congresso pedagogico italiano.

L'associazione, che vide tra i promotori, oltre a G. Pomba e a E. Treves, anche il L., avocò a sé l'impegno per la pubblicazione della Bibliografia, che ne divenne l'organo ufficiale, modificando nome (Bibliografia italiana) e periodicità. Da parte sua il L. fu uno dei membri più attivi dell'organizzazione di categoria, divenuta dal 1871, con l'ingresso dei tipografi, Associazione tipografico-libraria italiana, e per vari anni fece parte del consiglio direttivo.

A differenza di molti suoi colleghi, il L. preferì non dotarsi di uno stabilimento tipografico, per potersi dedicare più liberamente all'attività editoriale. Per la stessa ragione, nel 1887 cedette la libreria di Torino a C. Clausen. A questa scelta fu forse spinto anche dalla drammatica perdita dei due figli, l'una morta da piccola per una malattia, l'altro per un incidente in montagna. I gravi lutti familiari lo spinsero, negli ultimi anni, a un ripiegamento su se stesso e alla cura esclusiva delle edizioni scolastiche.

Il L. morì a Torino il 22 nov. 1892.

Alla guida dell'impresa editoriale gli succedette la moglie Sofia Rauchenegger, che un anno dopo sposò Arturo Graf.

Fonti e Bibl.: L'archivio della casa editrice Loescher fu totalmente distrutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. A Firenze, presso la Biblioteca nazionale, sono conservate lettere del L. a G. e P. Barbera, C. Capponi, D. Chilovi, G. Nerucci, R. Lambruschini, N. Tommaseo, A. Vannucci, A. De Gubernatis e lettere al L. di N. Tommaseo; Milano, Biblioteca naz. Braidense, Carteggio Novati, b. 627 (con lettere del L. a F. Novati). A. Labriola, Carteggio, I, 1861-1880, a cura di S. Miccolis, Napoli 2000, p. 636 e ad ind.; E. Loescher, Catalogo delle proprie edizioni, Torino 1877; E. L., in Giorn. della libreria, della tipografia e delle arti e industrie affini, V (1892), 48, p. 615; G. Müller, E. L., in Riv. di filologia e di istruzione classica, XXI (1893), pp. III-VII; S. Timpanaro, Il primo cinquantenario della"Rivista di filologia e d'istruzione classica", in Riv. di filologia e d'istruzione classica, s. 3, C (1972), pp. 387-441; P. Zolli, I rapporti editoriali Ascoli - L. e la pubblicazione dei primi volumi dell'Archivio glottologico italiano, in Graziadio Isaia Ascoli e l'Archivio glottologico italiano (1873-1973), Studi raccolti… da M. Cortelazzo, Udine 1973, pp. 113-119; Carteggio D'Ancona, VI, D'Ancona - Mussafia, a cura di L. Curti, Pisa 1978, ad ind.; E. Bottasso, L'editore E. L. e gli studi di letteratura italiana, in Cent'anni di Giornale storico della letteratura italiana (1883-1983). Atti del Convegno,… 1983, Torino 1985, pp. 455-475; Carteggio D'Ancona, VII, D'Ancona - Novati, a cura di L.M. Gonelli, I, Pisa 1986, ad ind.; F. Barbier, L'Empire du livre. Le livre imprimé et la construction de l'Allemagne contemporaine (1815-1914), Paris 1995, ad ind.; M. Raicich, Editori d'Oltralpe nell'Italia unita, in Id., Di grammatica in retorica. Lingua scuola editoria nella Terza Italia, Roma 1996, pp. 201-241; G. Chiosso, Libri, editori e scuola a Torino nel secondo Ottocento, in Annali di storia dell'educazione, IV (1997), pp. 85-116; Storia dell'editoria nell'Italia contemporanea, a cura di G. Turi, Firenze 1997, ad ind.; C. Dionisotti, Letteratura e storia a Torino, in Id., Ricordi della scuola italiana, Roma 1998, pp. 389-400; N. Tranfaglia - A. Vittoria, Storia degli editori italiani, Roma-Bari 2000, ad ind.; R. Roccia, L'editoria, in Storia di Torino (Einaudi), VII, Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), a cura di U. Levra, Torino 2001, pp. 869-883; A. Brambilla, Professori, filosofi, poeti. Storia e letteratura fra Otto e Novecento, Pisa 2003, ad ind.; M. Berengo, Le origini del Giornale storico della letteratura italiana, in Id., Cultura e istituzioni nell'Ottocento italiano, a cura di R. Pertici, Bologna 2004, pp. 239-266; Editori italiani dell'Ottocento. Repertorio, a cura di A. Gigli Marchetti et al., I, Milano 2004, pp. 612 s.; Teseo: tipografi e editori scolastico-educativi dell'Ottocento, diretto da G. Chiosso, Milano 2003, sub voce.

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