STRADELLI, Ermanno

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

STRADELLI, Ermanno

Francesco Surdich

– Nacque a Borgo Val di Taro l’8 dicembre 1852 da Francesco, ciambellano della corte parmense e brigadiere con rango di luogotenente delle regie guardie del corpo, e dalla nobildonna Marianna Douglas Scotti di Vigoleno, in una famiglia di notai elevata al grado comitale il 17 agosto 1845 dalla duchessa di Parma, Maria Luisa.

Fu il primogenito di sette tra fratelli e sorelle: Angelo; Alfonso Maria, gesuita; Bianca, moglie del conte Alessandro Calciati Cretti di Piacenza; Antonietta, moglie del conte Giuseppe Cigala Fulgosi di Piacenza; Luisa, moglie del marchese Luigi Mereghi di Jesi; Gliceria, moglie del generale Francesco Santoro di Firenze.

Dopo aver seguito gli studi secondari nel collegio di S. Caterina a Pisa, si era iscritto all’Università di Siena (Archivio storico dell’Università di Siena, XII.26, 291) per intraprendere gli studi giuridici, che interruppe quando stava per laurearsi.

Dopo aver rinunciato, per l’opposizione della madre, a recarsi in Africa, appreso lo spagnolo e il portoghese e divisa l’eredità del padre, nel 1878 decise di partire per il Brasile, con l’appoggio della Società geografica italiana, di cui era socio onorario. Salpato dal porto di Bordeaux il 9 aprile 1879, arrivò nel Parà a giugno e alla fine del mese successivo a Manaus, dove si fermò inizialmente presso i padri francescani. Nel 1880 percorse il Rio Purus in compagnia di alcuni missionari, risalendo sia l’affluente di sinistra, il Mamoriámirim, sia quello di destra, lo Ituxy, perdendo tuttavia il materiale fotografico per un naufragio subito mentre scendeva una rapida durante il viaggio di ritorno. Nel mese di luglio ripartì per risalire il Rio delle Amazzoni fino a Fonte Boa e Loreto, venendo però colto da violente febbri. Quando si rimise in viaggio alla volta del fiume Uaupés, percorse il Tiquié e lo Japo, suoi affluenti, osservando e catalogando uccelli e animali e cominciando a interessarsi agli indios e alle loro tradizioni.

Rientrato nella capitale dell’Amazzonia alla fine dell’anno, accettò di unirsi alla commissione ufficiale che doveva delimitare i confini fra Venezuela e Brasile, riuscendo così a percorrere il Padauarì e il Mareri e a giungere nella primavera del 1882 al monte Guai. Al ritorno ripartì una seconda volta per lo Uaupés risalendo prima il fiume fino a Jauareté e quindi l’Apapury fino a Piraquara, dove riuscì ad adattarsi completamente alla vita degli amerindi di questi fiumi, vivendo assieme a loro.

Per rimettersi dalle malattie contratte in quelle circostanze, nel 1883 si recò nella calda e accogliente località di Itacoatiara, a est di Manaus, e da lì alle foci del Rio Madeira, per riordinare le sue note di viaggio e iniziare la raccolta della parole per il Vocabulário, pubblicato tre anni dopo la sua morte. Tornato a Manaus, accettò di aggregarsi alla spedizione di João Barbosa Rodrigues, incaricato di tentare la pacificazione degli indigeni Chirichanas, che da circa un ventennio spargevano il terrore con le loro scorrerie tra le contrade di Carvoeiro e Ayrio. Risalì così il Rio Branco e il Rio Negro e visitò le diverse tribù indiane disseminate lungo questi fiumi. Acquistò archi, frecce, amuleti, indumenti ornamentali di pelle, denti di fiere e piume di uccelli, materiale che presentò nell’Esposizione colombiana di Genova nel 1892 e che in parte si conserva ancora nel castello di Rivalta, vicino a Piacenza.

Nel 1884 rientrò in Italia per conseguire la laurea in legge a Pisa, discutendo una tesi in diritto internazionale intitolata Se le nazioni civili abbiano o no il diritto di appropriarsi dei territori occupati da popoli Barbari. Si trasferì poi a Genova per fare pratica legale, pubblicando nel 1885 due volumetti (Eiara e la traduzione di un poema di Domingo José Gonçalves de Magalhães, A confederação dos Tamoios, 1856), frutto delle sue ricerche e della sua passione per l’Amazzonia. Nel 1886 presentò e illustrò al Congresso degli americanisti di Torino i disegni dei petrogrifi (pietre incise o dipinte su rocce durissime) raccolti nello Uaupés.

Nel febbraio del 1887 ripartì da Marsiglia per una spedizione da lui ideata e finanziata con l’ambizioso obiettivo di arrivare alle sorgenti dell’Orinoco, poi abbandonato quando venne a sapere che erano state raggiunte da una spedizione francese. Fra l’aprile del 1887 e il febbraio del 1888 viaggiò dall’isola di Trinidad a Manaus attraverso Ciudad Bolivar, la regione dell’Aturés e il basso Vichada, un affluente dell’Orinoco, l’alto Guaínia, Yavita, Cucuíe, Vista Alegre e il Rio Negro. L’11 maggio 1888 ripartì alla volta del Rio Branco arrivando nella regione São Marcos e a dicembre alla volta del Rio Purus, dove frequentò diversi villaggi dell’etnia Ipuriña, giungendo fino alla foce del Rio Acre. Conclusa questa spedizione, fra il 1890 e il 1891 percorse ancora una volta l’Uaupés, accompagnato dal capo indigeno Maximiano José Roberto.

Le sue molteplici esperienze odeporiche furono importanti da un punto di vista strettamente geografico, ma ancora più significative per l’avere egli saputo entrare in sintonia con le popolazioni indigene, fino a stabilire un rapporto di reciproca stima e rispetto.

Le popolazioni incontrate lo chiamavano, come ci attesta Henri Coudreau (1886, p. 214), mayra raira («figlio del grande serpente»), vale a dire dell’essere superiore che creò il mondo e del quale gli vennero riconosciuti tutti gli attributi supremi della bontà. Di tutte queste popolazioni (e in particolare di quelle che abitavano lungo il corso dell’Uaupé, i cui indigeni chiamano ancora oggi con il suo nome alcuni sentieri che circondano l’alto Tiquié) osservò e studiò la gerarchia sociale, le tecniche usate nei lavori dei campi, le tradizioni relative alla nascita, al matrimonio, alla morte e all’ospitalità. Il contributo più originale sono gli studi dedicati a Jurupary, la massima divinità della loro teogonia, protagonista di una saga amazzonica, che fino ad allora era stato considerato, in chiave cristiana (basterà ricordare la posizione dei missionari francescani), un’incarnazione del diavolo. Stradelli, trascrivendo in italiano la leggenda che gli era stata narrata in lingua geral dall’amico Maximiano José Roberto, capo indigeno discendente da capi Manaos e Tariana, presentò invece il dio come il grande legislatore, riformatore dei costumi indigeni. Il complesso di miti e di leggende che lo riguardavano, tramandato di padre in figlio, svolgeva una funzione di controllo sociale, mantenendo vivo il rispetto per le leggi tribali.

Acquisita la cittadinanza brasiliana, nel 1893 richiese e ottenne dalla Corte superiore di giustizia del Brasile la lettera di advocado provisionado, che gli permise di entrare nell’ufficio del Pubblico ministero e di essere nominato, il 28 luglio 1895, promotor público (procuratore distrettuale) nel secondo distretto di Manaus. Il 24 settembre venne trasferito nella comarca di Lábrea, sul Rio Purus, a più di 800 km di distanza da Manaus, verso sud-ovest. In quella veste progettò un trust italo-brasiliano, che avrebbe dovuto centralizzare tutto il lucroso commercio della gomma, ma senza ottenere ascolto neppure dalla Pirelli, cui cercò di proporlo venendo appositamente nel 1897 in Italia. Tornò anche nel 1898 e nel 1899 e ancora, per l’ultima volta, nel 1901, quando il 10 novembre presiedette una conferenza sull’Amazzonia, con l’esposizione di una carta, presso la sala del Collegio Romano.

Dopo aver partecipato, nel 1904, a una spedizione organizzata nella regione del Rio Branco dal governatore dell’Amazzonia, Constantino Nery, negli anni successivi si dedicò soprattutto alla sua attività di magistrato e allo studio del materiale accumulato in tanti anni di ricerche. Il 18 novembre 1912 fu nominato promotore pubblico di Tefé, una località a ovest di Manaus, lungo il Rio Solimoes, a oltre 650 km dal capoluogo, dove visse fino a quando venne esonerato dalle sue funzioni avendo contratto la lebbra. Poiché non riuscì a rientrare in Italia, nonostante il fratello Alfonso gli avesse fatto avere un biglietto di viaggio, il governo brasiliano lo internò nell’improvvisato lebbrosario di Umirizal, alla periferia di Manaus, dove fu costruito per lui un piccolo bungalow, nel quale chiese che gli fossero portati i suoi libri attendendo la morte, che lo colse il 21 marzo 1926.

Opere. Una gita a Rocca d’Olgisio, Piacenza 1876; Tempo sciupato. Versi, Piacenza 1877; Eiara. Leggenda Tupí-Guaraní, Piacenza 1885; Ajuricaba (poema pubblicato nel 1898 sul giornale brasiliano O Correio do Purus); Duas lendas amazonicas, Piacenza 1900; Pequenos vocabulários. Grupos de língua tucana. Contribuçao para o estudo das línguas indígenas, Rio de Janeiro 1910; Vocabulário do lingua geral portoguez neheêngatu e neheêngatu portuguez (questo lavoro, concluso nel 1920, che non riuscì a vedere pubblicato perché apparve solo nel 1929 sulla Revista do Instituto histórico e geográfico brasileiro, CLVIII, pp. 9-768, si presenta ricco di osservazioni su ogni aspetto della cultura e della vita indigena amazzonica e risulta sorprendente per l’ampiezza del materiale acquisito e trattato in modo opportuno ed equilibrato); Dizionario nheengatu-italiano e italiano-nheengatu, redatto nel 1922, composto da 235 fittissime carte dattiloscritte, ancora inedite, conservate presso la sede della Società geografica italiana. Tra il 1916 e il 1924 decine di suoi scritti di argomento giuridico apparvero sulla Rivista de direito di Bento de Farias, la più prestigiosa in materia edita in Brasile; Lendas e notas de viagem. A Amazônia de Ermanno Stradelli, a cura di A. Fornoni Bernardini (ampia antologia, corredata da una vasta bibliografia, dei suoi scritti). Redasse anche un Rilievo a bussola del fiume Caiary, Uaupes, Bope o de Bope, Piacenza 1901 (con E. Hermitte) eseguito nel 1890-91 (si conserva nella Biblioteca della Società geografica italiana) in collaborazione con E. Hermitte; la Mapa geográphico do Estado do Amazonas, Ferrara 1901; e la Mapa do Rio Branco, com un esboço do trecho encachaeirado, Dresda 1906.

Fonti e Bibl.: Nella Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza si conservano articoli, lettere e documenti del conte Stradelli, fra cui un dattiloscritto (ms. Com. 497) di tre facciate con notizie su di lui. Anonimo, è tuttavia attribuibile al gesuita Alfonso Stradelli, fratello di Ermanno. Fu fatto avere il 29 agosto 1935 dal conte Angelo all’Archivio del Comune di Piacenza. Nell’Archivio storico della Società geografica italiana a Roma, oltre a quello già indicato, si conserva un Fondo Stradelli. Numerose foto da lui scattate in Brasile si trovano nell’Archivio fotografico della medesima istituzione.

I resoconti delle spedizioni nell’Alto Orinoco e nel Rio Branco realizzate fra l’aprile del 1887 e il giugno del 1888 furono pubblicati nel Bollettino della Società geografica italiana, XXIV (1887), pp. 822-849; XXV (1888), pp. 715-744, 832-854; XXVI (1889), pp. 6-26, 210-228, 251-266. La rivista pubblicò anche una rassegna dedicata a L’Uaupés e gli Uapés (XXVII, 1890, pp. 425-453) e le Iscrizioni indigene della regione dell’Uapés (XXXVIII, 1900, pp. 457-483).

H. Coudreau, Voyages à travers les Guyanes et l’Amazonie, Paris 1886, passim; L. da Câmara Cascudo, En memória de S., Manaus 1936 (anche 1967 ed. anast.); E. Biocca, La leggenda del Jurupary e outras lendas Amazónicas, introduzione a S. e o mito do Jurupary, San Paolo 1964; M. De Ambrosi, I Rio Negro viaggi in Amazzonia di E. S., in Miscellanea di storia delle esplorazioni, I (1975), pp. 179-195; A. Mauro, Il mito e la rima. La trasposizione poetica delle leggende amazzoniche raccolte da E. S., in Letterature d’America, IV (1983), 19-20, pp. 113-128; C. Artocchini, E. S.: 43 anni di Amazzonia, in Archivio storico per le province parmensi, XXXVII (1985), pp. 345-354; G. Massa, L’Amazzonia di E. S., in Rendiconti della Accademia nazionale delle scienze detta dei XL. Memorie di scienze fisiche e naturali, s. 5, 1993, vol. 17, parte II, pp. 125-133; D. Manera,Yuruparí. I flauti dell’anaconda celeste, Milano 1999; G. Brotherston - L. Sá, Peixes, constelações e Jurupari: a pequena enciclopédia amazônica de S., in Revista do Museu de arqueologia e etnologia, 2004, n. 14, pp. 345-358; L. Raponi, E. S. in Amazzonia. L’oro della foresta e la Leggenda del Jurupary, in Geo UERJ, XIV (2012), 24, pp. 331-361; E. S. un grande esploratore dimenticato, a cura di C. Truffelli, Parma 2016 (antologia, preceduta da una premessa bibliografica e da un profilo biografico, degli scritti di Stradelli dedicati all’Amazzonia e all’Orinoco).

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