Ermete Trismegisto

Dizionario di filosofia (2009)

Ermete Trismegisto


Mitico autore dei testi che costituiscono il Corpus hermeticum (o Hermetica) composti durante la tarda grecità alessandrina. L’identificazione con Thoth, il dio egizio dell’astrologia e della scienza, inventore della scrittura, aveva portato all’estensione al dio greco degli attributi della divinità egiziana, facendone un antichissimo e favoloso saggio, in greco ῾Ερμῆς τρισμέγιστος (propr. «E. tre volte grandissimo», o μέγας καὶ μέγας «grande e grande»).

L’ermetismo ellenistico

Per ermetismo si intende la corrente religioso-filosofica del tardo ellenismo (sec. 2°-3° d.C.) che ha trovato espressione in un gruppo di scritti filosofici e teologici, detti libri ermetici per la comune attribuzione a E. Trismegisto. L’elaborazione delle dottrine ermetiche appare ellenistica, ma le dottrine mostrano anche un profondo influsso egiziano, che ha dato luogo a discussioni fra i critici. Gli scritti ermetici, vale a dire quelli di essi che ci sono pervenuti, sono costituiti da cinque gruppi: (1) il Corpus hermeticum, raccolta di 19 libelli in greco, il primo dei quali ha il nome di Ποιμάνδρης (da ποιμήν «pastore» e ἀνήρ «uomo») e successivamente, per errore di Ficino che tradusse (1471) in latino i primi 14, passò a designare l’intero Corpus; (2) l’Asclepio (E. si rivolge appunto al dio Asclepio), che era compreso fra le opere di Apuleio, e che è la traduzione latina di un originale greco del 2°-3° sec., divisa in tre parti; (3) estratti ermetici tratti dall’Antologia di Stobeo; (4) frammenti e testimonianze varie; (5) tre opere copiate, insieme con altre di origine gnostica, in un codice copto-armeno, che fa parte del gruppo di codici trovati a Naǵ‛ Ḥammādī (pubblicati da J.-P. Mahé fra 1976 e 1982), onde si parla anche di un tipo di gnosi ermetica. La parte più cospicua di questi scritti esoterici, presentati come rivelazione del dio, è probabilmente un sunto o appunti di lezioni o di colloqui tenuti in ristretti circoli filosofici. L’attribuzione a E. ha più marcatamente carattere di tradizione iniziatico-sapienziale e distingue questi scritti da quelli di astrologia, magia e alchimia che più tardi costituirono la cospicua tradizione ermetica. L’ermetismo ellenistico è a tale riguardo essenzialmente filosofico-religioso: concezione fondamentale è quella di una gnosi che rivelando all’uomo il divino lo identifica con esso; da ciò l’importanza del concetto di νοῦς (intelletto) e di λόγος (ragione), come organi essenziali di questa ‘conoscenza’. Gli elementi dottrinali sono per lo più platonici, di un platonismo però non immune da influssi stoici (difficile definire degli influssi più propriamente orientali), frutto di un sincretismo caratteristico della tarda grecità ellenistica. Il nucleo religioso è costituito da una dottrina, originata, come sembra, dal tardo culto egiziano del dio Thoth di Shmun, filtrata attraverso la concezione platonico-stoica della divinità come uno-tutto e della conoscenza come ‘gnosi’ insieme religiosa e filosofica. Questo carattere sincretistico, ma anche una certa libertà teorica, quale si incontra in questi scritti, hanno contribuito alla diffusione di motivi e forme di ermetismo nella cultura religiosa e filosofica dell’ellenismo, più o meno conteste, in seguito, in un tessuto cristiano o di gnosi cristiana o cristiano-orientale. Da qui la notevole fortuna di quei testi che, nella tradizione filosofica, accompagnano il neoplatonismo.

Il Corpus hermeticum nel Rinascimento

La patristica, e il Medioevo dal sec. 12°, conobbero e altamente stimarono l’Asclepio; ma tutto il complesso degli scritti ermetici greci fu riscoperto solo dall’Umanesimo e soprattutto attraverso la versione di Ficino. L’attribuzione a E. era comunemente accettata e i suoi scritti considerati come depositi di antichissima sapienza da porre accanto ai libri biblici: P. Vergerio fa di E. un filosofo più antico di Mosè; F. Patrizi lo considera un contemporaneo più vecchio del legislatore ebreo; Francesco di Foix, il più noto dei traduttori del Poimandres (1574), lo riteneva del tempo di Abramo. Solo I. Casaubon, I. Voss e Fabricio contestarono l’esistenza storica dell’autore e portarono la data di composizione di quei testi a dopo Omero. L’indagine più moderna procede di conserva con lo studio laboriosissimo della cultura filosofica e religiosa del mondo ellenistico. Vasti studi sono stati dedicati agli scritti ermetici; significativi per l’edizione critica dei testi e per l’impostazione problematica sono l’edizione curata da A.D. Nock e A.-J. Festugière (1945-54) e gli studi di Festugière (La révélation d’Hermès Trismégiste, 1944-54); un ampio e dettagliato panorama della complessità e della stratificazione che caratterizzano la tradizione ermetica si evince dal recente volume La tradizione ermetica dal mondo tardo antico all’umanesimo (2003), che comprende anche un censimento dei manoscritti dei testi ermetici latini e una «bibliografia ermetica».

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