Esfahan

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(pers. Isfahan; già Isbahan o Ispahan o Sipahan) Città dell’Iran centrale (1.602.110 ab. nel 2006; 1.920.000 ab. nel 2007 considerando l’intera agglomerazione urbana), capoluogo della prov. omonima (107.027 km2 con 4.559.256 ab. nel 2006), posta a 1367 m s.l.m., all’incrocio delle strade che uniscono il N e il S dell’Iran con quelle che provengono dal margine montuoso degli Zagros e dall’Iraq. Accanto alle moderne industrie siderurgiche e di raffinazione del petrolio, sono ancora importanti quelle tradizionali dei broccati, dei tappeti, delle calzature e dei lavori in metallo. Vi fa capo una diramazione dell’oleodotto transiranico. Aeroporto. Università.

È l'antica ʽΑσπαδάνα di Tolomeo, la cui origine sembra potersi connettere alla dinastia achemenide (6°-4° sec. a.C.), ma solo dal periodo sasanide (4°-5° sec.) se ne possono ricostruire in parte le fasi di crescita, tutte caratterizzate da una singolare continuità di espressioni artistiche. Conquistata dai musulmani il 640 o 644, restò nel dominio diretto dei califfi sino al sec. 10°. Fu poi dei Samanidi, dei Gasnavidi e dei Selgiuchidi, sotto i quali, specialmente per opera di Malikshāh che vi pose la sua residenza (1072-92), fu ingrandita e abbellita. Per avere resistito a Tamerlano fu da questo ferocemente devastata (1388). Il periodo di auge di I. fu sotto i Safawidi (16°-18° sec.), dai quali (con lo scià ʽAbbās I il Grande, 1587) fu prescelta a capitale del regno iranico e ricostruita. Decadde nel 18° sec. con la conquista afgana (1722), le guerre civili e il trasporto della capitale a Tehran (1786).

L’insediamento originario, conosciuto come Jay o Shahristān («la città per eccellenza»), si fuse dapprima con un vicino centro ebraico (Yahūdiyya) e successivamente coinvolse altri centri minori. Pochi sono i resti architettonici che possono riferirsi a questi primi periodi: dell’insediamento ebraico si ricordano, benché ampiamente manomessi, la sinagoga, il santuario dedicato a Esther Khātūn (anta di pietra finemente incisa) e il cimitero, tutti a Linjān. Del tardo periodo sasanide vanno segnalati i resti monumentali sulla collina di Garladan, forse appartenenti a un āteshkāda («tempio del fuoco»); la parte inferiore e le pile del ponte di Shahristān. Nel 10° sec. la città aveva pianta circolare con cento torri e quattro porte. La moschea maggiore (760) fu completamente trasformata nell’11° secolo. Durante il regno di ‘Abbās I, dal Meidān-i Shāh (Piazza del re) si perveniva da una parte al bazar e dall’altra al quartiere del palazzo. Il chiosco di Cihil Sutun (quaranta colonne) serviva da sala del trono. Sul Meidān è situata la Masgid-i Shāh (Moschea Reale). La madrasa Sulṭān Ḥusein, eretta verso il 1700, è forse il più imponente collegio religioso dell’Iran. Fra le opere pubbliche vanno inoltre ricordati i caravanserragli dei sec. 17° e 18°. Nella decorazione degli edifici monumentali furono usati i mosaici di ceramica e i mattoni smaltati, spesso riuniti in composizioni figurate, ispirate dallo stile di Riḍā-i ‘Abbāsī.

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