ETNA

Enciclopedia Italiana (1932)

ETNA (lat. Aetna)

Massimo Lenchantin De Gubernatis

È uno dei carmi dell'Appendix Vergiliana e tratta delle eruzioni vulcaniche.

L'autore oppone alle finzioni del mito e alle menzogne dei poeti la nobiltà del suo argomento. La terra, egli dice, è solcata da canali. Il vento compresso dentro questi canali, cresce di forza attivando le fiamme che divampano in cerca d'una via d'uscita. Ad alimentarle servono zolfo, bitume, allume e specialmente la pietra molare: una pietra di natura misteriosa che, contusa, lancia scintille e, permeata dal fuoco, lo trattiene nei suoi pori e lo fomenta. Il poemetto si chiude con il delicato episodio dei due fratelli di Catania che rapiscono all'avidità delle lave incalzanti il vecchio padre e la madre cadente.

Secondo la testimonianza esplicita di Elio Donato e di Servio, che attingono a Svetonio, l'Aetna sarebbe opera giovanile di Virgilio. La testimonianza è stata messa in dubbio dai moderni. Siccome il carme non può essere stato scritto prima di Lucrezio, di cui contiene frequenti imitazioni, né dopo l'eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d. C., si tentò di attribuire la paternità dell'Aetna a uno degli scrittori fioriti in questo periodo di tempo. In tal modo Quintilio Varo e Manilio, Plinio il Vecchio e Seneca il Filosofo, Cornelio Severo e Lucilio Iuniore ebbero, chi più chi meno, i suffragi degli eruditi.

Tra le edizioni più recenti v. quella di M. Lenchantin, Torino 1927.

Bibl.: M. Schanz, Geschichte der röm. Litter., III, i, 3ª ed., Monaco 1911, p. 91 segg.; T. Frank, Virgilio, trad. it., Lanciano 1930, pp. 66 segg.

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