COSOMATI, Ettore

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 30 (1984)

COSOMATI, Ettore

Alessandra Uguccioni

Nacque a Napoli il 24 dic. 1873 da Sabino e da Maria Borrillo; visse fino a dieci anni in un piccolo borgo dell'Appennino Campano, San Marco dei Cavoti (prov. di Benevento), dove imparò ad osservare la natura e i lavori dei campi; rimasto orfano di entrambi i genitori fu accolto, a Napoli, in casa di uno zio, Filippo Cosomati, chimico. I suoi interessi erano legati soprattutto alla matematica; non ancora diciassettenne si diplomò infatti in ragioneria e commercio, proseguì gli studi in questo campo ed insegnò per due anni matematica presso il liceo internazionale di Napoli.

Nel 1894 iniziò le sue peregrinazioni per l'Europa; a Parigi, dove in seguito tornò più volte, frequentò soprattutto l'ambiente dei musicisti (più tardi fu intimo amico di Busoni con cui tenne rapporti epistolari fra il febbraio 1918 e il febbraio 1923: il carteggio, di propr. privata, è tuttora inedito); e durante tutta la sua carriera artistica si interessò alle relazioni fra colori e suoni (cfr. Suoni e colori, in Valori, 15 febbr. 1946, p. 1).

Nel 1895 si trasferì in Germania dove visse fino al 1915, fissando la sua residenza a Francoforte sul Meno; qui iniziò la sua carriera artistica, dedicandosi dapprima soltanto al disegno. Molto frequenti furono tuttavia i viaggi che compì in quel periodo attraverso la Germania, a Parigi e in Italia.

Otto disegni a penna presentati a Francoforte sul Meno, presso la galleria Schneider, nel 1895, lo fecero conoscere a Bernhard Mannfeld, acquafortista molto noto in Germania per le sue vedute di città e riproduzioni di monumenti; e fra il 1897 ed il 1898 alla sua scuola il C. apprese la tecnica dell'acquaforte. Fu proprio lavorando presso lo studio del Mannfeld che il C. fece la conoscenza di William Ritter, critico d'arte, che si interessò al suo lavoro e lo consigliò di continuare a lavorare autonomamente. Ebbe molta ammirazione per Hans Thoma (vedi, del C., Dieta artistica, in Le Arti plastiche, 1º genn. 1925, p. 1) che in quegli anni risiedeva a Francoforte: dai suoi quadri il C. incise 33 acqueforti (Carrà, 1923, p. 11).

Al 1909 risalgono i primi dipinti a tempera e verso il 1912 cominciò a dedicarsi alla pittura ad olio, dapprima usando il pennello e poi la spatola.

Tra il 1896 e il 1914 fu presente alla Mostra internazionale di Monaco di Baviera presso il palazzo di vetro (cfr. i cataloghi dal 1898),espose le sue opere in alcune collettive a Francoforte ed in altre città della Germania. Nel 1904 partecipò all'Esposizione universale di Saint Louis con una grande acquaforte a colori, ricevendo in premio una medaglia di bronzo; nel 1906,alla Mostra del traforo del Sempione a Milano, ricevette il diploma d'onore e nel 1911 alla Mostra internazionale di Barcellona presentò alcune acqueforti e fu premiato con una medaglia d'oro.

Nell'ambito della sua vasta produzione artistica, le acqueforti, ancor più delle xilografle, rappresentano pezzi unici o comunque rari, poiché il C., possedendo il torchio per la stampatura, si limitava spesso solo a qualche esemplare; inoltre con lo scoppio della prima guerra mondiale il governo tedesco sequestrò i suoi rami per usarli come metallo a scopi bellici.

Nel 1915, infatti, si trasferì in Svizzera e vi rimase fino al 1922, anno in cui iniziò un lungo soggiorno londinese.

Nel 1923 ebbe la prima personale a Milano presso le sale di Bottega di poesia. Nello stesso anno partecipò alla II Biennale romana, presentando venti dipinti, nature morte e paesaggi, fra cui Cima di Cantone in Val Bregaglia, del 1916, Wetterhorn, dipinto nel 1920, Cascata in Engadina (l'Engadina fu un soggetto assai ricorrente nelle opere del C.: cfr. E. Cosornati, Il problema pittorico dell'Engadina, in Il Mattino, 10 marzo 1938).

Il C. collaborò a giornali e a riviste d'arte: in particolare dal 1924 al 1932 si occupò della cronaca londinese in Le Arti plastiche;dal 1931 al 1932collaborò al giornale milanese L'Ambrosiano, con recensioni su Surrealisti a Londra (24 giugno 1931), Pablo Picasso a Londra (22 luglio 1931), Sette secoli di arte francese (3, 10 e 17 febbr. 1932);dal 1936 al 1940collaborò al Mattino con articoli su Posillipo alto (19 maggio 1936), Le vie dell'arte (7 ag. 1937), Gli inglesi di oggi (13, 16 ott. 1937), La regola di Leonardo (21 marzo 1939), L'Esposizione nazionale svizzera (12maggio 1939).Per un elenco completo degli articoli del C., cfr. catal., 1960.

Rimase a Londra fino al 1939; a questo periodo risalgono numerose vedute cittadine, fra cui i dipinti Regent's Park del 1934 e Porto di Londra del 1936. Durante il periodo londinese organizzò insieme al figlio Aldo la sezione inglese alla seconda Biennale di Monza (la futura Triennale) del 1925; nel 1934, inoltre, fu invitato a partecipare alla XIX Biennale di Venezia dove presentò due quadri: Inverno a Zurigo e Bianco e nero.

V. Costantini (La pittura ital. contemporanea, dalla fine dell'800 a oggi, Milano 1934, pp. 353 ss.) così descriveva l'evoluzione della pittura del C.: "...temperamento fondamentalmente oggettivo. Per lui il mondo esterno è la "verità". Quando espose a Milano (Bottega di poesia) i suoi paesaggi avevano contomi segnati ed i colori un poco innaturali. Ma poi specie nei giardini di Londra, la sua tavolozza si è fusa e le tinte compenetrate in maniera fluida e limpida". Pur non trascurando l'abilità tecnica del C. nell'incisione, aggiungeva che nel colore si trova la sua maggior qualità.

Malgrado l'uso del colore sempre più frequente, non cessò tuttavia di dedicarsi all'incisione, come conferma un fascicolo pubblicato nel 1935 dalla galleria Pesaro di Milano che presenta un programma di edizione di alcune cartelle illustranti l'Italia attraverso le interpretazioni xilografiche del C. (nello stesso fascicolo programmatico è contenuto un saggio di incisione).

Nel 1940 si trovava in Italia: infatti fin dall'anno precedente non era potuto tornare a Londra a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. In una lettera da Scandicci (Firenze), del 20 ott. 1940 (Roma, Biblioteca della Galleria nazionale d'arte moderna), il C. chiedeva a Papini la prefazione al catalogo della mostra che avrebbe avuto luogo presso la galleria di Roma fra il novembre ed il dicembre 1940, in cui presentò 41 dipinti a olio e 10 xilografie. In questa lettera il C. scriveva di essere in procinto di trasferirsi a Milano e di essere molto preoccupato all'idea del figlio Aldo rimasto a Londra (infatti aveva preso la nazionalità inglese, mentre il figlio maggiore, Mario De Luca, era rimasto a Francoforte e aveva preso la cittadinanza tedesca. Entrambi erano nati dal matrimonio del pittore con Ida Forcellini).

A Milano il C. rimase fino alla morte, avvenuta la mattina del 14 febbr. 1960, in seguito ad un collasso che lo aveva colto alla vigilia dell'inaugurazione della sua ultima mostra a palazzo reale (6 febbr. 1960). Si tratta della mostra più importante del pittore, composta di 54 quadri, 11 disegni, 7 acqueforti, 11 xilografie di soggetto esclusivamente paesaggistico.

Il C. a dodici anni aveva studiato il cinese, e quindi l'arabo; l'interesse mostrato fin dalla giovinezza nei confronti della cultura orientale ("... la pittura di paesaggio dal X al XIII secolo in quei paesi, Cina e Giappone, è la più perfetta fusione dei sentimenti suscitati dalla natura in uno spirito indagatore": cfr. E. Cosomati, La pittura di paesaggio, in Il Regime fascista, 6 apr. 1938)si ritrova anche nell'ambito dalla sua produzione artistica, in particolare nelle illustrazioni di due testi pubblicati a Milano nel 1942 presso l'I.S.P.I.: G. Pepe, Italiani nel Medio Evo, e R. Simoni, Cina e Giappone. Il C. scrisse il testo sulla Calabria, e lo illustrò, in un supplemento all'Illustraz. ital. del 23 dic. 1928.

Le opere del C., i cui soggetti preferiti furono soprattutto i paesaggi, le nature morte ed i ritratti, sono presenti in numerose collezioni private italiane e straniere e presso alcuni musei europei, fra cui il Kunsthaus di Zurigo, la Galleria d'arte moderna di Milano, il Gabinetto nazionale delle stampe di Roma.

Fonti e Bibl.: Oltre ai catal. delle mostre cit. all'interno della voce (per un elenco completo v. catal. 1960), si veda: necr., in Corr. d'informazione, 15 febbr. 1960 (L. Borgese, M. Lepore); in L'Italia, 16 febbr. 1960; in Oggi, 29 febbr. 1960 [R. Biason]; e, inoltre: Bottega di poesia, XIVcatal. d'arte, E. C., presentazione di G. Caprin, Milano 14-30 apr. 1923 (recens. in L'Ambrosiano, 18 apr. 1923 [C. Carrà]; in Corr. della sera, 19 apr. 1923 [V. Bucci]); C. Carrà, E. C., Milano 1923; A. Lancellotti, in La II Biennale romana d'arte, Roma 1923, pp. 6, 27 s.; R. Papini, La II Bienn. romana. Noi e gli antenati, in Emporium, LIX (1924), pp. 212 ss.; Bottega di poesia, XVII catal. d'arte, E. C., present. di G. Caprin, Milano, 23 marzo-8 apr. 1924 (recens. di V. Bucci, in Corr. della sera, 27 marzo 1924; di C. Carrà, in L'Ambrosiano, 28 marzo 1924); P. Torriano, Artisti contemporanei: E. C., in Emporium, LXII (1925), pp. 2-16; Id., E. C., Milano, novembre-dicembre 1926, Galleria Pesaro (recens.: V. B. [ucci], in Corr. della sera, 1º dic. 1926; G. R. in Emporium, LXV [1927], pp. 51 s.); E. C., Galleria Pesaro, Milano 1928 (recens.: V. B[ucci], in Corr. della sera, 13 dic. 1928; V. Costantini, in La Fiera letter., 16 dic. 1928); A. Bucci, E. C., Milano, Galleria Pesaro, 29 dic. 1933-10 genn. 1934; V. Costantini, Dodici artisti d'oggi, Milano, Galleria Nova, novembre 1939, tavv. 15, 16, 17; XXXVII Mostra della Galleria di Roma, E. C., d'Ardia Caracciolo, A. De Felice, Roma, novembre-dicembre 1940 (recens.: R. Guttuso, in Primato, 15 dic. 1940, p. 19; E. Maselli, in Il Lavoro fascista, 27 nov. 1940; B. P., in L'Avvenire, 30 nov. 1940; A. Savelli, in Brutium, XIX[1940], 5-6, pp. 55 s.), A.D.M., Mostre d'arte a Firenze: E. C. al Lyceum, in La Nazione, 3 genn. 1941; Meridiano di Milano. L'Ecc. Farinacci alla mostra C., in Il Regime fascista, 27 marzo 1942; IV Quadriennale d'arte nazionale, Roma 1943, p. 103; G. L. Luzzatto, Visita a E. C., in Valori, 30 genn. 1946, p. 11; U. Nebbia, La pittura del '900, Milano 1946, pp. 274-276; R. Carrieri, Il piùsilenzioso dei pittori napoletani, in Epoca, 30 maggio 1954, pp. 44 s.; Pittore senza pennello, in L'Eco di Bergamo, 29 luglio 1955; V. Costantini, La pittura di C. non ha rughe, in Corriere lombardo, 11 dic. 1956; G. Caprin, Zurigo con presenze italiane, in La Nazione, 20 giugno 1958; E. C., mostra, Milano Palazzo Reale, sala delle Cariatidi, febbraio 1960. Presentazione di Lino Montagna (recens. in: L'Italia, 3 febbr. 1960; Corriere della sera, 4 febbr. 1960; Corr. d'informazione, 5 febbr. 1960 [M. Lepore]; Corr. della sera, 7 febbr. 1960 [L. Borgese]; L'Italia, 7 febbr. 1960 [G. Mussiol]; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 507; Encicl. Ital., XI, p. 586; H.Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrh.s, I, p. 478.

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