FILA, Ettore

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)

FILA (Fila Robattino), Ettore

Stefania Schipani

Nacque a Trivero (od. prov. di Biella) il 27 ott. 1895 da Giovanni (falegname che si avvicinò all'industria tessile costruendo dapprima telai a mano e, poi, riparando le parti tecniche in legno di macchinari tessili) e da Filomena Lora Lamia. Allevato con duri sacrifici da parte dei genitori, fu ultimo di undici figli, due femmine (Maria e Rosina) e otto maschi (Guido, Francesco, Emilio, Severo, Celeste, Luigi, Federico, Silvio), i quali divennero tutti imprenditori. Il suo percorso imprenditoriale seguì difatti quello dei fratelli iniziato nel 1906 con la partecipazione di alcuni di essi alla costituzione della ditta Loro Piana & Fila, sita in Ponzone Biellese e dotata di un impianto tessile composto da pochi telai. Nel 1909, usciti dalla ditta Loro Piana & Fila, i fratelli si associarono con altri e diedero vita alla ditta G. Regis & C., sita in Coggiola. In seguito, con il recesso dei fratelli Regis, i Fila ne divennero unici proprietari e la ditta assunse il nome di Fratelli Fila, succ. Regis & C.

Già in questa fase lo stabilimento, nonostante le dimensioni molto ridotte, appariva come una piccola ma completa azienda laniera composta da un impianto di filatura cardata e da un impianto di filatura a pettine, macchinario che consentiva di ottenere stoffe di tipo più fine e di qualità più pregiata. Presso la ditta prestavano la loro opera tutti i fratelli tranne Severo, che in quegli anni era socio della Fila & C. di Crocemosso. Nel 1915 Francesco entrava invece nella Loro & Fila di Quarona e Silvio nella Colongo & C. di Valle San Nicolao.

All'età di sedici anni il F., appena compiuti gli studi di scuola media, entrò nel lanificio di Coggiola, occupandosi, sotto la guida dei fratelli, soprattutto del comparto della tessitura, sia dal lato tecnico sia da quello amministrativo. Nel 1916 i fratelli Fila acquistarono un altro impianto in Cossato, sempre nel Biellese, dotato di una filatura di lana pettinata con 1500 fusi ed una settantina di operai. Due anni dopo l'attività di filatura a pettine avviata dai fratelli nello stabilimento di Coggiola venne trasferita a Cossato, cittadina nella quale Severo, il sesto dei fratelli, svolgeva già da tempo la sua individuale attività di produttore. Il 1918 fu anche l'anno in cui, in seguito al decesso del fratello Guido, tutti gli eredi entrarono a far parte dello stabilimento di tessitura dando così l'impronta di familiarità che avrebbe caratterizzato per parecchio tempo l'azienda. In questa fase cominciò ad emergere la figura del F. il quale, a soli ventitré anni, già si distingueva per la sua capacità imprenditoriale: a lui fu affidata infatti la direzione commerciale della fabbrica.

Per l'industria laniera furono anni di crescita determinata dalla guerra. Secondo i dati forniti dall'Associazione dell'industria laniera italiana (prima organizzazione italiana di categoria, sorta a Biella nel 1876), dal maggio 1915 alla fine del 1918 l'industria esegui commesse governative per 1.326 milioni di lire. Nei soli stabilimenti del Biellese furono prodotti 71.545.000 m di panno grigio verde sui 102.506.000 m di produzione nazionale. Il numero di operai dell'industria laniera, aumentato nel ventennio prebellico di appena il 15%, nei quattro anni di guerra crebbe di oltre il 50% raggiungendo le 50.000 unità. Nel 1918 i telai meccanici divennero 14.000. Al termine della guerra il venir meno di facili profitti e l'inizio di agitazioni sindacali, sollecitate dalla possibilità di contrazione dei salari, spinsero i produttori a chiedere l'aiuto dello Stato attraverso una maggiore protezione doganale, infine ottenuta con la revisione tariffaria del 1921.

Nei primi anni Venti la ditta crebbe più intensamente: l'impianto venne costantemente migliorato, moltiplicata e perfezionata la produzione. I tessuti Fila riscuotevano successo all'estero, conquistando spazi nei mercati europeo ed americano. La crescita della produzione spingeva, nel 1923, i fratelli Fila ad acquistare la compartecipazione di maggioranza nel Maglificio biellese, del quale sarebbero presto divenuti esclusivi proprietari. Nel 1924 gli otto fratelli crearono la società Fratelli Fila, consolidando in tal modo le proprie posizioni di imprenditori. La società era dotata all'inizio del lanificio di Coggiola (200 telai, 1.400 fusi per filatura cardata e 500 operai) e dello stabilimento di filatura situato in Cossato (6.500 fusi di filatura a pettine e 300 operai). Nello stesso anno i fratelli Fila, con l'obiettivo di assicurarsi una completa autonomia nella lavorazione delle lane, rilevavano in Genova (Fegino) un impianto di filatura, denominato Pettinatura Biella, che completava il ciclo produttivo dell'azienda. Il 31 luglio 1926 si costituì a Milano la Società per azioni Fratelli Fila, unificando tutte le attività che i fratelli gestivano, parte insieme e parte separatamente; alla presidenza fu designato Severo, imprenditore di notevole statura e già presidente della Banca biellese.

Nonostante il loro carattere ancora familiare, le ditte industriali biellesi (che, nel 1914, erano 423, di cui 177 laniere) divennero 760 nel 1926, aumento riguardante in prevalenza le imprese tessili. Queste ultime affrontarono la crisi del 1929 invadendo con prodotti di buona qualità ed a prezzo contenuto soprattutto il mercato concorrente inglese; ciò fu possibile fino alla svalutazione della sterlina del 1931 ed all'introduzione di dazi di entrata sui manufatti di lana. Da quel momento si avviarono verso un declino da cui si risollevarono lentamente solo dopo la guerra. Le restrizioni alle importazioni della materia prima, imposte con il contingentamento delle lane estere nell'aprile 1934, e, successivamente, nell'ottobre 1935, con la soppressione dell'importazione per consumo interno, colpirono infatti duramente il lanificio e determinarono il peggioramento qualitativo della produzione tessile realizzata in quella fase con largo ricorso a materiali diversi dalla lana.

Alla scomparsa di Severo (1930), il F., pur essendo il più giovane dei fratelli, fu chiamato ad assumere la presidenza del gruppo con decisione unanime a riconoscimento delle sue capacità imprenditoriali.

Volle vicino a sé il nipote Adolfo, figlio di Celeste, giovane di spiccate doti creative. Adolfo si era formato alla scuola di Severo presso lo stabilimento di Cossato, del quale, ventiseienne, aveva preso le redini. Con lui conducevano l'attività della filatura in Cossato il padre, il fratello Edoardo, l'ingegnere Luigi, figlio di Francesco, e Gianfranco e Guido, figli di Federico. Adolfo era uomo di cultura, e il suo nome rimane legato al Premio Fila, destinato a scrittori, pittori e scultori. Alla scomparsa prematura del nipote Adolfo (1955), il F. (sposato con Bettina Borrino, dalla quale ebbe i figli Giansevero e Marisa, poi divenuta consorte di Angelo Zegna) trovò nel figlio uno dei principali collaboratori. Da quel momento le tappe percorse dalla società si evolsero, fino alla sua trasformazione in holding, con progressivo rafforzamento e centralizzazione delle varie attività ancora svolte distintamente.

Oltre ai numerosi incarichi che svolgeva per l'Associazione laniera, per l'Unione degli industriali e altri organismi, il maggior merito del F. come imprenditore fu quello di contribuire allo sviluppo della società, valorizzandone l'aspetto di azienda familiare ed impedendo che si disgregasse in piccole società facenti capo ai diversi fratelli; tale aspetto, più che punto di partenza, costituì difatti l'approdo della loro attività e ne divenne il punto di forza. Così nel 1941 venne deliberata la fusione della Società anonima Pettinatura Biella con la Società per azioni Fratelli Fila e nel 1942 la fusione della Società in accomandita semplice Maglieficio biellese nella Società per azioni.

Superata la lunga parentesi dei fallimentari esperimenti autarchici e della guerra, l'industria tessile riavviò la produzione senza troppe difficoltà grazie al fatto che gli impianti di vari territori del Nord e del Biellese non avevano subito gravi danni. Fu così subito pronta a riprendere l'attività lavorando per conto di terzi e ricevendo spesso in pagamento materie prime, sistema che risolveva in parte il problema degli approvvigionamenti. La scomparsa della Germania quale concorrente estero, e le difficoltà di riconversione industriale di Gran Bretagna e Stati Uniti, finirono per agevolare la ripresa del tessile in Italia. Ma nel 1952 mercato interno ed esportazioni segnarono una contrazione imprevista dovuta all'invasione di prodotti tessili provenienti da nuovi paesi, dal rientro in scena della Germania e dalla concorrenza delle fibre artificiali e sintetiche.

Costante attenzione del F. in tale fase fu di mantenere gli impianti sempre adeguati alle esigenze del mercato, ammodernandoli e potenziandoli e, per quanto riguarda la parte commerciale, seguire direttamente soprattutto il settore delle stoffe, che trovarono sbocco sui mercati esteri grazie ad un continuo miglioramento qualitativo. Gli anni Cinquanta rappresentarono comunque il periodo di maggiore crescita occupazionale e strutturale con un capitale di 931 milioni e un totale di 2.500 dipendenti. Gli stabilimenti erano a Cossato (filatura a pettine, 17.000 fusi di filatura e 10.000 fusi di ritorcitura, 1.035 dipendenti), Coggiola (tessitura con filatura cardata, 284 telai, 3.300 fusi di filatura, 1.200 fusi di ritorcitura, 920 dipendenti), Coggiola-Fegino (pettinatura, 38 carde, 65 pettinatrici, 280 dipendenti), Biella (100 telai da maglieria, 120 macchine per confezione, 265 dipendenti).

Nei primi anni Sessanta l'industria laniera italiana ebbe una espansione comparativamente inferiore rispetto a quella del settore tessile globale; nel triennio 1963-65 la produzione laniera complessiva fu di appena il 15% superiore a quella del 1953; la produzione nel 1965 risultò pari a 202.000 t e quella di tessuti pari a 76.000 t, con una destinazione in gran parte interna per i filati ed estera per i tessuti. Le strutture tecniche si rivelarono ancora lontane dai livelli di paesi più evoluti come Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti e solo nell'industria della filatura della lana cardata l'Italia manifestò livelli di produttività competitivi. Le imprese di dimensioni superiori ai 500 addetti raggiunsero nello stesso periodo appena 36 unità nel settore della lana, accentrando il 40% circa dell'occupazione complessiva. Delle 9.718 imprese laniere, l'83% era rappresentato da unità artigiane.

Nel 1965 venne improvvisamente a mancare l'ingegner Luigi, per quasi vent'anni presidente dell'Associazione sportiva biellese. Dei fratelli fondatori, dopo Severo e Guido, vennero a mancare Emilio, Francesco, Federico, Celeste e Luigi. Rimanevano il F., Silvio e diversi figli e nipoti pronti a seguire la tradizione imprenditoriale di famiglia. Sotto la cura del F. rimase una divisione razionale dei compiti, ma per la Fila, dal 1968, iniziò comunque un processo di frazionamento che diede luogo alla creazione di cinque società distinte e che portò alla disgregazione del gruppo. La struttura di Ala e la Pettinatura Biella di Genova-Fegino venne assunta dai nipoti Edoardo, Gianfranco, Guido e Giampaolo, che sceglievano di proseguire autonomamente il proprio cammino produttivo, dividendo così la famiglia dal punto di vista imprenditoriale. La società Fratelli Fila venne dunque consolidata attorno al lanificio di Coggiola, alla filatura di Cossato ed al Maglificio biellese di Biella. Nel 1976 il Cotonificio olcese entrò con il 50% nella proprietà del Maglificio biellese e nella Filatura di Cossato, mentre la famiglia conservò interamente la proprietà del lanificio di Coggiola, azienda madre al cui vertice restava il Fila. Venne dunque creata nel 1980 una holding che, attraverso la finanziaria Fimab (Finanziaria Maglificio biellese Fratelli Fila), controllava oltre al Maglificio biellese le nuove società venute a crearsi per soddisfare lo sviluppo estero dell'azienda: White Line Fila, Fila Apparel, Fila Tools, Fila France, Fila Sportartikel Germania, Fila Sports Inc. U.S.A.

Il F. morì a Biella l'11 genn. 1982. Presidente della holding, già insignito della commenda della Corona d'Italia poi della commenda della Repubblica, aveva ottenuto il 2 giugno 1954 il titolo di cavaliere del lavoro.

Fonti e Bibl.: Sulla famiglia del F. si veda: L'Illustrazione italiana. I ricostruttori d'Italia, a cura di M. V. Gastaldi, Milano 1925, pp. 293 s.; Il Biellese e le sue massime glorie. Scritti in onore di Benito Mussolini, Biella 1938, pp. 642, 649; Biella, Manchester d'Italia. Storia dello sviluppo commerciale e artigianale del Biellese, a cura di M. Gariazzo, in Rivista tecnica internazionale (Biella), numero unico, 1953, p. 16; Artefici del lavoro italiano, Roma 1960, p. 271; V. Castronovo, L'industria laniera in Piemonte nel XIX secolo, Torino 1964, p. 88; M. Scanzio Bais, Nüi bieleis. Storia del Biellese e della sua industria, Biella 1967, pp. 199-250, 286-288; Eco diBiella, 12 genn. 1982. Sull'industria tessile in generale, si veda: E. Corbino, Annali dell'economia italiana, V, Napoli 1931-34, passim; R. Dodi, Del lanificio in Italia e all'estero, Biella 1935, passim;R. Tremelloni, L'industria tessile italiana, Torino 1937, passim;R. Romeo, Breve storia della grande industria in Italia, Bologna 1961, passim;B. Caizzi, Storia dell'industria italiana. Dal XVIII secolo ai giorni nostri,Torino 1965, passim;Istituto mobiliare italiano, L'industria tessile. Un'indagine sui settori cotoniero e laniero in Italia, Roma 1968, passim.

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