SACCHI, Ettore

Enciclopedia Italiana (1936)

SACCHI, Ettore

Mario Menghini

Uomo politico, nato a Cremona il 31 maggio 1851, morto a Roma il 6 aprile 1924. Laureatosi in giurisprudenza all'università di Pavia, esercitò con successo l'avvocatura, come penalista dl reputata fama, e per molti anni fu consigliere comunale e provinciale della sua città nativa. Eletto deputato alla XV legislatura per il collegio di Cremona (1882), e rieletto nella successiva, rimase soccombente nelle elezioni del 1890 (XVII legislatura), ma in seguito fu sempre eletto nel collegio di Pescarolo, poi, di nuovo, in quello di Cremona. Fu alla camera uno dei più autorevoli rappresentanti del partito radicale. Succedette nel 1910 ad Andrea Costa nella vicepresidenza della camera; nel 1906 fu nominato ministro di Grazia e giustizia e dei culti nel gabinetto Sonnino, e in tale qualità fece votare la legge che aboliva il sequestro preventivo dei giornali. Nel 1910 ebbe il portafoglio dei Lavori pubblici nel gabinetto Luzzatti, e lo mantenne anche quando il Giolitti riassunse il potere (30 marzo 1911-19 marzo 1914). Cugino del Bissolati, non condivise le sue convinzioni per l'intervento dell'Italia nella guerra mondiale; ma quando s'impose la necessità di formare un governo nazionale, il S., che ormai si doveva considerare il capo del partito radicale alla camera, accettò di collaborare con i liberali e i cattolici per la salvezza del paese. Fu ministro di Grazia e giustizia e dei culti nel gabinetto Boselli (18 giugno 1916-20 ottobre 1917), poi in quello Orlando che gli succedette (29 ottobre 1917-23 giugno 1919), dimettendosi però il 17 gennaio 1919. Durante il suo ministero fu emanato il decreto contro i sabotatori della guerra, sostenendo aspre lotte con l'estrema sinistra. Rimasto soccombente nelle elezioni del 1921, gli fu offerto un seggio in senato, che rifiutò preferendo riportarsi deputato di Cremona, quando R. Farinacci non poté essere convalidato per ragioni di età. E infatti tornò in Parlamento per la XXVI legislatura.