FAÀ DI BRUNO, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993)

FAÀ DI BRUNO, Giuseppe

Guido Fagioli Vercellone

Nacque ad Alessandria il 17 febbr. 1815 da Lodovico marchese di Bruno e conte di Carentino, patrizio alessandrino, e da Carolina Sappa de' Milanesi. La madre, nipote del pio vescovo di Acqui C. G. Sappa e donna religiosissima, si occupò personalmente della prima educazione dei figli e influì molto nell'indirizzare il F. alla vita ecclesiastica. Ordinato prete nel 1838, egli si addottorò in sacra teologia presso l'università di Torino nel 1840 e si fermò in quella città fino al 1844 per attendervi al ministero sacerdotale nella chiesa di S. Francesco.

Nel settembre di quell'anno conobbe il pallottino padre R. Melia, che era di passaggio per Torino diretto a Londra (dove si recava ad assumere la cura spirituale degli emigrati italiani, presso l'oratorio sardo), e fu affascinato da quanto apprese da lui su quel tipo di apostolato, nonché sulla figura del fondatore di quell'iniziativa, il futuro santo Vincenzo Pallotti. Comunque acconsentì a continuare gli studi che erano stati programmati per lui dalla famiglia, trasferendosi a Roma per essere accolto nell'accademia dei nobili ecclesiastici, dalla quale avrebbe poi dovuto passare alla consueta carriera delle prelature.

A Roma però, nel ricordo dei racconti del p. Melia, volle subito avvicinare e frequentare il Pallotti, rimanendo tanto colpito da questi incontri da decidere di abbandonare l'accademia per entrare nella Congregazione da quello fondata nel 1835. Dichiarate le sue intenzioni, trovò viva opposizione da parte di insegnanti e condiscepoli, nonché della famiglia: si tentò in tutti i modi di dissuaderlo, arrivando a prospettargli una vita di mortiflcazioni morali e materiali, in una congregazione povera, non ancora affermata, e certo destinata al fallimento (in realtà la Pia Società dell'apostolato cattolico - che si denominerà dal 1854 al 1947 Società delle missioni estere - alla morte del fondatore era ridotta a soli dodici membri). Tuttavia il F. si mostrò irremovibile, pur accettando di assoggettarsi ad una pausa di riflessione. Durante il periodo natalizio del 1844 prese parte, con alcuni padri pallottini, ad una missione d'apostolato popolare a Torre Tre Ponti nel Velletrano, uscendone rafforzato nella sua decisione; trascorso ancora un periodo di esercizi spirituali nella casa provinciale dei gesuiti, non accettò più indugi. Nel febbraio 1845 prestò giuramento nelle mani del Pallotti ed il 30 nov. 1846 prese solennemente l'abito.

La Congregazione non godeva a quel tempo di alcuno statuto definito (l'approvazione delle costituzioni arriverà solo nel 1910), non avendo ottenuto che un decreto di lode per le sue attività l'11 luglio 1839: essa era costituita da preti e coadiutori alle dirette dipendenze del papa, e avrebbe voluto rappresentare una specie di anello di congiunzione fra clero regolare e secolare, con lo scopo principale di diffondere l'apostolato cattolico fra i protestanti; ma in quel momento, come si è detto, versava in una grave crisi. Pio IX ed il card. L. Lambruschini vollero appoggiarla, anche se ne limitarono l'azione a Roma e Londra, escludendo espressamente la Francia che invece i congregati ambivano toccare.

Il F., dopo appena un mese di preparazione a Roma, fu trasferito a Londra presso il p. Melia, dal quale venne destinato fin dal gennaio 1847 alla comunità di S. Vilfredo presso Cheade, per sovraintendervi alla formazione e agli studi dei nuovi convertiti. In seguito, pur essendo residente a Londra, prestò la sua opera in diverse località della diocesi di Westminster, dove fondò varie missioni che saranno poi elevate a parrocchie. Intanto aveva cominciato ad affermarsi come apologista assai pugnace nelle controversie, spesso accese, con gli anglicani, che culmineranno con clamorosi pubblici dibattiti con il celebre apologista anglicano dr. J. Cummings.

Insieme con il Melia egli aveva lungamente vagheggiato un progetto ambizioso, la costruzione di una grande chiesa cattolica italiana a Londra, che volle assolutamente realizzare, a dispetto delle innumerevoli grosse difficoltà di ordine pratico. Indebitandosi pesantemente, la Congregazione diede inizio alla costruzione di S. Pietro in Clerkenwell road, presso Hetton Garden, al centro della colonia italiana che gravitava intorno a Mazzini, anch'egli abitante di quel quartiere, dove però l'area aveva avuto un costo altissimo. Per portare a termine questo progetto il F. fu costretto a partire per un faticosissimo viaggio di questua in mezza Europa, toccando Francia, Spagna, Germania, Austria e Polonia, e riuscendo a raccogliere ovunque largizioni considerevoli (di questo viaggio rimane un interessante diario manoscritto, Viaggi per le collette della chiesa di S. Pietro, in 14 quaderni dal 1858 al 1861). Infine la chiesa, capace di 2.000 fedeli, fu completata ed inaugurata nel 1863, alla presenza del cardinale N. Wiseman, arcivescovo di Westminster, e di dieci vescovi.

Nel , 1866 la tragica fine del fratello Emilio, avvenuta a Lissa, lo afflisse grandemente, ma soprattutto dal punto di vista religioso, nel dubbio che in quel gesto eroico si potesse configurare un vero e proprio suicidio, anche perché molte polemiche in tal senso vennero sollevate dalla stampa. Ormai la sua fama di apologista battagliero e di coraggioso organizzatore era consolidata, tanto che fu nominato rettore generale della Società, con decreto pontificio del 3 marzo 1869, in seguito all'elezione avvenuta il 28 febbraio precedente (conserverà tale carica fino alla morte, ma volle essere rieletto il 5 sett. 1883 "a schede segrete", avendo ottenuto un rescritto papale in tal senso il 21 luglio di quell'anno).

Sebbene cercasse di proseguire il suo ministero in Inghilterra, le nuove responsabilìtà lo obbligarono a rientrare a Roma, dove peraltro si trovò subito a dover fronteggiare la crisi del 1870. 1 pallottini, che tenevano allora a Roma due case, quella detta "la Farnesina" in via della Lungara come collegio-seminario e quella chiamata "Cento sacerdoti" sul lungotevere dei Vallati (quest'ultima vìttima delle demolizioni umbertine), vennero raggiunti dai decreti di soppressione e confisca dei beni il 19 giugno 1873. La Congregazione ne fu afflitta, ma molto meno di altri Ordini, visto che le sue attività e i suoi beni erano rivolte e situati quasi per intero all'estero.

Come rettore generale la sua prima preoccupazione era stata quella di ottenere una sistemazione definitiva della figura giuridica e degli statuti dei pallottini; la regola da lui presentata ottenne dapprima l'approvazione della S. Sede, ma poi essa fu ritirata, onde il F. si vide costretto nel 1880, per dare almeno qualche indicazione scritta di comportamento ai membri, a far stampare un Vade mecum, compendio di regole, in 33 articoli.

Nell'ultimo periodo inglese aveva cominciato a lavorare ad un'opera di apologetica cattolica, destinata specialmente agli anglicani che volessero rientrare nella fede romana: ne risultò un manuale, considerato il miglìore del genere fino a non molti anni fa (anche per la ricca appendice bibliografica che lo completa, pp. 305-310), Catholic belief (London 1875), di cui si susseguirono oltre 35 edizioni, per oltre 250.000 copie solo negli, Stati Uniti. L'opera fu tradotta in italiano col titolo Credenza cattolica ossia la dottrina cattolica, Torino 1887. È rimarchevole la perfetta padronanza della lingua inglese dimostrata dal F. nei suoi scritti, che sembra sia stata una delle ragioni dei suo successo nei dibattìmenti pubblici, unitamente "al suo particolare procedere e alla linfa vitale della sua fede". Dopo Catholic belief, l'unica sua altra pubblicazione conosciuta è la traduzione in italiano di un lavoro di G. Gilbert, col titolo La fiamma del tabernacolo..., Torino 1885.

Il dinamismo e le capacità organizzative dimostrate a Londra con S.Pietro lo spinsero a dar mano a una nuova impresa edificatoria, questa volta nel nativo Piemonte. Appoggiandosi a un giuspatronato di famiglia che gli attribuiva il titolo di abate di Masio, località presso il Tanaro a 20 km da Alessandria, egli diede inizio in quel luogo, quasi del tutto a sue spese, alla costruzione di un notevole complesso, che comprenderà la chiesa della Regina degli Apostoli ed un ampio collegio destinato agli studi e al noviziato dei giovani pallottini, intitolato a S. Patrizio; l'inaugurazione ebbe luogo il 1° nov. 1878, ed i primi rettori da lui nominati furono i padri M. Kugelmann ed E. Kirner.

Sotto la sua guida e per suo merito la Società delle missioni si consolidò ed ampliò tanto che egli ne sarà detto "il secondo fondatore", e si espanse in America settentrionale e in quella meridionale, mentre le pratiche per l'introduzione in Germania erano portate molto avanti. Nel 1887-88 il F. compì un lungo viaggio in Sudamerica, con avventurose vicende che crearono fra i contadini di Masio racconti leggendari e fantastici imperniati sulle sue lotte contro indios e gauchos malintenzionati.

Rientrato in Italia sullo scorcio del 1888, il F. mori a Roma il 18 apr. 1889 e fu sepolto nella nuova tomba della Congregazione al Campo Verano.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio generale della Società dell'apostolato cattolico, Cl. 18/1, cart. 4 (carteggio col card. N. Wiseman per la vertenza Italian Church); cart. 5 (14 quaderni di diari autografi dei viaggi per le collette di S. Pietro 1858-61, e frammenti di altri diarì dal 27 nov. 1880 al 28 sett. 1884); Analecta Piae Societatis missionum, I, Romae 1910, pp. 59, 74, 125, 162, 206, 230, 271 s., 276; II, ibid. 1921, pp. 55 s., 194, 486; III, ibid. 1939, pp. 103, 106, 113; Acta Societatis apostolati catholici, I (1947), pp. 189, 197 ss., 537; II (1951-54), pp. 58, 117, 146, 200, 208 s., 212, 343, 411; III (1955-57), pp. 203, 437, 500, 585 s., 621, 647; IV (1958-61), pp. 62, 64, 172, 175, 179, 247, 467, 489; V (1962), pp. 74, 308, 426, 585; G. Hettenkofer, De sociis venerabilis Vincentii Pallotti, Romae 1906, pp. 23-27; Id., Historia Piae Societatis missionum (1835-1935), Romae 1935, pp. 100, 108, 115 ss., 131, 148 ss., 151 s., 159, 163, 173, 176, 225, 260, 306 ss., 315; B. Calligaris, Padre G. F., fratello dell'eroe di Lissa, in Alexandria, VII (1939), pp. 269-72 (con ritratto); F. Moccia, I pallottini in Italia, Roma 1964, passim; H. Schulte, Gestalt und Geschichte des "Katholischen Apostolats" Vinzenz Pallottis, IV, Limburg 1986, ad Indicem; G. Pelliccia-G. C. Rocca, Dizionario degli Istituti di perfezione, Roma 1988, coll. 1590 ss.; Enc. Ital., XIV, p. 694; Enc. ecclés., III, p. 255.

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