FARNESE, Fabio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 45 (1995)

FARNESE, Fabio

Fiamma Satta

Nacque a Farnese (Viterbo) il 22 genn. 1547, quartogenito di Bertoldo duca di Latera e Farnese e di Giulia Acquaviva.

Il padre, militare al servizio di Carlo V e di Filippo II, apparteneva a una linea secondaria dei Farnese estintasi nel 1668, e poteva vantare legami di parentela con Paolo III, sia per parte di padre che di madre. Fra i fratelli del F., il primogenito Ferrante, o Ferdinando, fu vescovo prima di Montefiascone e poi di Parma; Mario, capitano in Fiandra e capitano delle armi pontificie, duca di Latera, fu l'effettivo "delfino", come lo definì la madre Giulia in un biglietto indirizzato al cardinale Fulvio Orsini (Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat. 4104, f. 294), Galeazzo, nato il 17 dic. 1544, fu al seguito di Marcantonio Bragadin nella difesa di Cipro e non è improbabile che là morisse nel 1571.

Secondo Flaminio Maria Annibali (Notizie storiche della casa Farnese... coll'aggiunta di due paesi Farnese e Latera), il F. avrebbe governato il piccolo ducato di Latera nel 1573 e nel 1574 poiché nel Libro dei Consigli della Comunità di quegli anni vengono riportate alcune sue disposizioni relative alla difesa della città. In realtà proprio in quel periodo era in atto una piccola ma ferocissima guerra causata dalla controversa successione di Niccolò ed Orso Orsini, i due figli di Gianfrancesco, ai due feudi di Sorano e Pitigliano. I Farnese di Latera, manovrati dall'abile cardinale Alessandro Farnese, che del testamento di Gianfrancesco era stato l'esecutore, presero le parti di Niccolò: il F. nel 1573 attaccò Pitigliano dove era insediato Orso, appoggiato a sua volta dai Medici. Dovette intervenire Gregorio XIII per mettere fine a una serie di azioni vandaliche di cui il F. pare si fosse reso responsabile. A tali avvenimenti egli stesso accennò nelle sue lettere di quel periodo al cardinale Alessandro; lettere nelle quali, oltre a giustificarsi e a prendere le distanze da certe responsabilità, il F. proclamò l'indiscussa fedeltà sua e del fratello Mario al potente porporato. "non per speranza d'una semplice mercede ma per essergli nati d'origine Servitori" (Parma, Bibl. Palatina, Carteggio di Alessandro Farnese, sub voce Fabio, lettera del 20 sett. 1575). Lo stesso "servitio" di cui si era fatto garante nei riguardi dei cardinale il padre del F., Bertoldo, nel 1549, all'indomani della morte di Paolo III.

Nel 1571 il F. risiedette ad Avignone - diocesi di cui il cardinal Farnese era stato amministratore - mandato lì probabilmente dallo stesso porporato che aveva fatto di lui uno dei suoi uomini di fiducia. In una lettera datata 28 ott. 1571, da Avignone, il F. si dice "pronto a esponer la vita et ciò che ho in servigio suo, non tentando guado, et senza eccetion di persone" (ibid., lettera del 28 ott. 1571). E il F. continuò anche in seguito a dimostrare la sua fedeltà al cardinale, come testimoniano le lettere che inviò a questo tra il 17 marzo e il 20 sett. 1575 da Parma - di cui in quel periodo il F. era governatore - nelle quali lo teneva dettagliatamente informato degli avvenimenti politici relativi ai tumulti che agitavano Genova in quel periodo.

Il 4 febbr. 1569 il F. fu ascritto all'Ordine di Malta, come del resto altri importanti esponenti della famiglia che ne entrarono a far parte dopo che Paolo III ebbe incrementato i rapporti fra i Farnese e i cavalieri.

Nel dicembre del 1577 il F. fu alla testa dei volontari che seguirono nelle Fiandre Alessandro Farnese, nominatovi luogotenente generale di don Giovanni d'Austria. Da Namur, il 31 maggio 1578, il F. scrisse al duca Ottavio chiedendo aiuti finanziari per la campagna di Alessandro, in particolare 400 scudi mensili per le spese giornaliere di vitto e servitù. Nell'agosto del 1578 fu mandato in Portogallo a rendere omaggio al cardinal Enrico, salito al trono in seguito alla morte del giovane re Sebastiano. L'8 apr. 1579, dopo averla isolata completamente, Alessandro Farnese, ora governatore dei Paesi Bassi, pose l'assedio a Maastricht, città fortificata lungo la Mosa, uno dei punti nevralgici della guerra di Fiandra. Tra le varie colonne d'assalto poste alla porta di Bois-le-Duc ('s-Hertogenbosch) vi era quella dei volontari guidati dal F., che fu ferito alla testa da un colpo di moschetto. Pare che continuasse a combattere, ma in seguito a un'ulteriore ferita al tallone sinistro fu riportato al campo.

Morì il giorno seguente, il 9 apr. 1579.

Nonostante l'intensa attività militare che caratterizzò la sua vita, il F. nutrì una spiccata passione umanistica e letteraria, dovuta alle proprie inclinazioni e stimolata dalla profonda amicizia che lo legò a Fulvio Orsini. Questi, il 21 maggio 1569, gli dedicò un libro, successivamente contraffatto a Venezia da Aldo Manuzio che soppresse la dedica al F.; comprendeva alcuni frammenti di Cesare raccolti dall'Orsini, qualche correzione ai Commentarii e i Commentarii stessi. L'Orsini era in contatto anche con Giufia Acquaviva che lo teneva informato sui movimenti del figlio a Farnese: "Fabio si trova fuora a caccia" (Bibl. ap. Vaticana, Vat. lat. 4104, f. 294), "Fabio andò a Talamone già quattro di sono perciò non scrive" (ibid. 4105, f. 249). Pare che l'Orsini e il F. si fossero conosciuti a Roma, e poi a Bologna, presso la corte del cardinal Ranuccio Farnese. Nel 1565 il F. accompagnò l'Orsini a Pistoia da Michele Forteguerri, figlio del famoso umanista Scipione, detto il Carteromaco, per visitarne la fornitissima biblioteca dalla quale i due, secondo un'abitudine non estranea all'Orsini, attinsero a piene mani, approfittando delle difficoltà economiche in cui si trovava allora la famiglia Forteguerri. Quando il F. morì, alcuni suoi libri, fra cui due manoscritti contenenti discorsi di Cicerone, donatigli da Fulvio Orsini, ritornarono in possesso di quest'ultimo. Fra le letture del F. figuravano anche commedie di Terenzio, contenute in un elegante manoscritto italiano del sec. XV già alla Öffentliche Bibliothek di Dresda., i carmi di Tibullo, l'Eroticon del poeta ferrarese Tito Vespasiano Strozzi. Tutti contengono l'ex libris del F. e denotano la spiccata cultura umanistica di questo militare definito da Pierre de Nolhac (1887, p. 267) un "bibliofilo dimenticato" del XVI secolo.

Fonti e Bibl.: Parma, Bibl. Palatina, Carteggio di Alessandro Farnese, sub voce Fabio, 8 lettere autografe e una in copia; Bibl. ap. Vaticana, Vat. lat. 4104, f. 294; 4105, f. 249; 3400; 3230 (questi ultimi due codici sono manoscritti appartenuti al F., come il seguente); Ibid., Ottob. lat. 2857; F. Strada, Della guerra di Fiandra, I-II, Roma 1638-48, ad Indices; L. de Salazar, Indice de las glorias de la casa Farnese, Madrid 1716, pp. 32, 94, 96; A. Agustin, Opera omnia, VII, Lucae 1772, p. 249; F. M. Annibali, Notizie storiche della casa Farnese..., I, Montefiascone 1817, pp. 89-92 (il Fabio Farnese di cui si parla alle pp. 164 s. della II parte, non è il F.); F. Schnorr von Carolsfeld, Katalog der Handschriften der Königl. Öffentlichen Bibliothek zu Dresden, I, Leipzig 1882, p. 318; P. de Nolhac, La bibliothèque de Fulvio Orsini, Paris 1887, ad Indicem; Id., Piero Vettori et Carlo Sigonio, correspondance avec Fulvio Orsini, Rome 1889, p. 55; L. van der Essen, Les Archives Farnésiennes de Parme, Bruxelles 1913, p. 178; Id., Alexandre Farnèse, II, Bruxelles 1934, pp. 162, 165; F. Bonazzi, Elenco dei cavalieri del S. M. Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, Bologna 1969, ad Indicem; E. Nasalli Rocca, La famiglia Farnese e l'Ordine di Malta nei secoli XVI-XVII, in Annales de l'Ordre souverain militaire de Malte, XXVII (1969), 1-2, p. 22.

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