Màuri, Fabio

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Artista e scrittore italiano (Roma 1926 - ivi 2009). Personalità complessa, ha affrontato con modalità espressive diverse (dalla scrittura alla pittura, dall'installazione alla performance) tematiche legate in particolare alla comunicazione e ai modelli comportamentali, analizzandone i risvolti sociologici e ideologici. Tra le sue opere più note: le opere-azioni Che cosa è il fascismo ed Ebrea  (1971); lo spettacolo Gran serata futurista (1980). Pochi mesi prima della morte ha tratteggiato il suo percorso artistico tra gli anni 1955 e 2008 nella monografia Io sono un ariano (2009).

Vita

Fin da giovanissimo in contatto con il mondo dell'editoria, M. si è formato a Bologna e a Milano, vicino a scrittori e intellettuali con i quali ha mantenuto poi un profondo legame di amicizia e collaborazione. Ha fondato la rivista Il setaccio (1942) con P. P. Pasolini, con il quale ha collaborato anche alla rivista Officina (1959). Gli anni giovanili, segnati dalle vicende della guerra e del fascismo, sono vissuti anche attraverso crisi psichiche, esperienze religiose e un intenso impegno sociale. Nel corso degli anni 1944-74 ha lavorato presso l'editore Bompiani, dirigendo dal 1958 la sede di Roma. È stato tra i fondatori della rivista Quindici (1967), con U. Eco, E. Sanguineti e altri, e della rivista di arte e critica La città di Riga (1976). Dal 1979 ha insegnato estetica della sperimentazione presso l'Accademia di belle arti dell'Aquila.

Opere

Abbandonato l'espressionismo delle prime opere pittoriche, dopo la serie degli Schermi (opere monocrome in carta e tela, allusive allo schermo televisivo), ha realizzato l'ambiente percorribile Luna (1968). Nel 1971 ha creato le prime opere-azioni (Che cosa è il fascismo ed Ebrea); del 1973 è la performance Natura e cultura, poi riproposta come Ideologia e natura. In questi anni elabora libri d'artista (Linguaggio è guerra, 1975); del 1975 sono le prime azioni con proiezioni su oggetti e persone (Intellettuale: Il Vangelo secondo Matteo di/su P. P. Pasolini, alla Galleria d'arte moderna di Bologna; Senza ideologia, al Teatro in Trastevere di Roma). Ha elaborato opere-concerto (Toccata su figure ostinate, 1984), installazioni (I numeri malefici, 1978; Muro d'Europa/la barca, 1979; Entartete Kunst, 1985; Interno/Esterno, 1990), spettacoli-performances (Gran serata futurista, 1980, L'Aquila, Teatro Comunale; Che cosa è la filosofia. Heidegger e la questione tedesca. Concerto da tavolo, 1980, L'Aquila, Centro multimediale Quarto di S. Giusta); alla Biennale di Venezia del 1993 ha ripresentato Ebrea, completandola con il Muro occidentale o del pianto. Del 1996 è L'appendiarte, in cui l'arte si intreccia con il senso del tempo e della storia. Oltre che in varie mostre tematiche, la sua opera è stata esposta in ampie retrospettive alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma (1994, 2007). Nel 2012 è stato pubblicato a cura dello studio Fabio Mauri, con prefazione di U. Eco, il volume Fabio Mauri. Ideologia e memoria, che raccoglie immagini, scritti e disegni dell'artista; nello stesso anno la mostra Fabio Mauri. The end, allestita a Milano presso il Palazzo Reale, ha documentato il suo uso dell'arte tra impegno civile e performance teatrale, mentre è del 2016 l'esposizione Retrospettiva a luce solida ospitata al Museo Madre di Napoli e del 2024 la mostra Esperimenti nella verifica del male allestita al Castello di Rivoli.

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