FÆRØER

Enciclopedia Italiana (1932)

FÆRØER (A. T., 65)

Hans W. AHLMANN

Nel dialetto locale: Føroyar o Førjar, "isole delle pecore". Gruppo d'isole appartenenti alla Danimarca, site fra 61°20′ e 62°24′ di lat. N. e 6°15′ e 7°11′ di long. E. Il gruppo, composto di 18 isole, di cui una disabitata, con una superficie totale di circa 1400 kmq., è diviso dallo Skopen Fjord in una parte settentrionale, di 13 isole, estendentisi per oltre 30 km. in direzione prevalentemente NE.-SO., e una meridionale, di 5 isole con direzione N.-S., che termina con le rocce Munken. L'estensione totale, da N. a S., è di 113 km.; le isole maggiori sono: Strøe (374 kmq.; localmente: Streymoy), Øster (284 kmq.; loc.: Eysteroy), Vaagø (170 kmq.; loc.: Vagoy), Syderø (142 kmq.; loc. Suduroy), Sandø (125 kmq.; loc. Sandoy), Bordø (95 kmq). Le Færøer giacciono sul noto zoccolo continentale che unisce l'Islanda alla Scozia e separa l'Atlantico dal Mar di Norvegia. Separate l'una dall'altra da profondi canali, spesso angusti, le isole hanno una linea costiera frastagliatissima, lambita da correnti impetuose che rendono difficile la navigazione. Nel loro interno si estende un altipiano (alt. media 315 m.), su cui si elevano cime aguzze, isolate, delle quali le maggiori sono: Slættaratind-ur (882 m.), su Østerø, Vellingedalsfjæld (m. 844), su Viderø, e Skjællingfjæld (768 m.), su Strømø. In alcuni punti gli scogli (detti drangar o stakkar) sorgono dal mare con pareti quasi a picco. Caratteristico è il terrazzamento dei pendii, che formano gradini, uno sovrastante all'altro, spesso con larghe superficie piane intermedie. Questa conformazione ha avuto origine dall'erosione e successivo lavaggio degli strati di tufo, operata dalle piogge, con conseguente franamento degli strati superiori basaltici e porfirici. Il gruppo rappresenta, in complesso, il dorso di un più vasto massiccio vulcanico, le cui sommità e il cui versante occidentale sono scomparsi. Ciò che resta è solo una piccola parte del versante sud-orientale. Le vecchie valli, percorse da fiumi che scorrono verso SE., vennero approfondite nell'epoca glaciale e formano ora fiordi e canali. Si credette un tempo che il ghiaccio fosse pervenuto dal nord, dagli alti monti della Norvegia o da una coltre artica, ma in seguito si è dimostrato che le Færøer furono coperte da ghiacci proprî, indipendenti da quelli dell'Europa settentrionale. La presenza di circhi può far credere all'esistenza, in epoche posteriori, di ghiacciai locali. Sulle isole si trovano alcune sorgenti termali e parecchi laghi i cui emissarî formano cascate. Lungo le coste, si trovano molte caverne caratteristiche.

Il clima, a causa della vicinanza della Corrente del golfo, è temperato, ma incostante e burrascoso. Gl'inverni sono miti, e il mare e i canali sgombri, perciò, da ghiacci. Le estati sono fresche. La temperatura media estiva è di 10°, quella invernale di 3° (la temperatura media annuale a Thorshavn è di 6°, quella di luglio di 10°,8, di marzo di 3°,2). La temperatura in estate può salire a 20°, in inverno discendere a − 12°. Le precipitazioni sono abbondanti (a Thorshavn 1593 mm. l'anno). Dense nebbie e nuvole coprono spesso l'atmosfera. I temporali sono frequenti e violenti.

Solo una piccola parte del suolo (1/40) è, o può essere reso coltivabile. Orzo e avena sono i soli cereali che maturino, benché non sempre. Negli orti si coltivano patate, carote, cavoli. Le foreste mancano: né alberi, né arbusti nascono spontanei, e solo si trovano, isolati, negli orti, dove vengono protetti dai temporali. Come combustibile viene usata la torba delle paludi. In Syderø esiste il carbon fossile. Mentre le parti più elevate dei pendii dei monti sono rivestite da eriche e piante simili, quelle più basse sono erbose. La raccolta del fieno è generalmente abbondante. L'animale domestico più importante è la pecora (64.200 capi nel 1924). Le pecore stanno tutto l'anno al pascolo; in primavera vengono riunite in recinti e tosate; nell'autunno si mandano invece ai recinti i capi destinati alla macellazione. La loro carne è gustosa; la lana è ottima e se ne fanno giacche, guanti e altri indumenti. Il numero dei buoi era, nel 1924, di 3860 capi; quello dei cavalli, adibiti per lo più al trasporto dei concimi e della torba, era di 640 capi. Pochi sono i maiali. Il traffico viene esplicato quasi esclusivamente per mare.

La principale industria è la pesca, sia costiera, sia d'alto mare. Prodotti principali sono il merluzzo, che viene seccato, l'ippoglosso, il nasello, l'aringa, la balena e specialmente la focena. Nel 1927 vennero esportate 7990 tonn. di merluzzo secco, 3979 tonn. di pesce salato e 216 tonn. di olio di balena. La flotta peschereccia conta 166 velieri, 1470 barche a remi e 144 a motore. Altra industria è la raccolta di uova di uccelli marini e di piume. L'uccellagione si esercita specialmente sulle alche, le urie e i colimbi, nelle pareti a picco dei monti in cui, d'estate, figliano gli uccelli marini. Degli altri animali, i mammiferi sono rappresentati da topi e ratti, i conigli vengono importati dalla Norvegia; rettili e rane mancano del tutto; gl'insetti contano solo poche specie.

Gli abitanti (24.200 nel 1930) di discendenza norvegese, sono robusti, intelligenti, laboriosi e sobrî (nel 1907 venne proibito l'uso degli alcoolici; per lo più essi sono eccellenti pescatori, marinai e pastori. Sono dotati di profondo sentimento religioso.

La loro lingua sta fra il dialetto islandese e quello norvegese del NO., ma i più intendono il danese e possono anche parlarlo: il danese è la lingua della chiesa, della scuola e dell'amministrazione; la lingua locale è insegnata nelle scuole, ma manca di una letteratura moderna, nonostante venga usata da alcuni giornali. La canzone popolare ha radici più profonde che altrove nel nord. Qualche canzone è caratteristica delle Færøer, come, a es., le lunghe Sjurdar kvaedi che trattano di Sigurd Fafnesbane.

Le case alte sono costruite con pietre e torba, che copre anche i tetti, e rivestite all'interno da tavole. Di regola hanno due stanze: la sala da fumo (roykstova), dove si sta abitualmente, e quella per gli ospiti (glasstova). Case con più ambienti vengono costruite in legno, importato dalla Norvegia, o con materiali cementizî.

Al parlamento danese le isole sono rappresentate da un membro del Volkething (assemblea popolare) e da uno del Landsthing (assemblea provinciale). Amministrativamente esse formano un distretto (retskreds) sotto un sorenskriver (segretario) e sei syssler (assessori). Dal punto di vista ecclesiastico, formano una prevostura dell'episcopato di Copenaghen. Il podestà presiedc il Lagthing, consiglio distrettuale con estesi poteri.

Capitale è Thorshavn (3200 ab. nel 1930), sulla costa orientale di Strømø: vi sono la scuola elementare superiore, una scuola regia, e gli alunni vi possono seguire un corso speciale di cultura. Altri luoghi notevoli sono: Trangisvaag e Vaag nell'isola Syderø, Klaksvig nell'isola Bordø, Vestmanhavn nella parte occidentale di Strømø e Fuglefjord in quella orientale di Østere.

V. tavv. CXV e CXVI.

Le Færøer vennero descritte la prima volta dal monaco irlandese Dicuil nel suo De mensura orbis terrae, scritto intorno all'anno 825, secondo il quale esse furono abitate, già all'inizio del sec. VIII, da popolazioni irlandesi cristiane, le quali vennero scacciate verso l'800 da Vichinghi norvegesi. È accertato che la popolazione attuale discende da coloni, in gran parte norvegesi, che vi s'insediarono nel sec. IX. Fino al 1035 le isole furono indipendenti; divennero poi tributarie della Norvegia e più tardi passarono, con questa, sotto il dominio danese. Separatasi (1814) la Norvegia dalla Danimarca, esse entrarono a far parte di quest'ultima. Fu durante l'epoca dei Vichinghi e all'inizio del Medioevo ch'esse ebbero il massimo splendore; poi, la lontananza dal continente le mantenne arretrate rispetto allo sviluppo culturale che aveva luogo su di esso. Alla metà del sec. XIV, quasi tutta la popolazione fu falciata dalla peste. In seguito, e fino ancora al 1629, le isole subirono devastazioni da parte di pirati. Il commercio con le Færøer fin dal sec. XVI venne monopolizzato da privati; dal 1709 al 1856 passò allo stato. Verso la metà del sec. XIX cominciò per le isole un periodo di progresso materiale e culturale che dura tuttora. Un forte movimento nazionale sorse intorno al 1890 e nel 1906 entrò nel Lagthing (ricostituito nel 1852) un partito autonomista che sosteneva, fra l'altro, l'attribuzione di estesi poteri al Lagthing, l'istituzione di un'amministrazione finanziaria propria e l'uso della lingua locale nella chiesa e nella scuola. L'ala estrema di questo partito caldeggiava una completa separazione dalla Danimarca e l'eventuale annessione alla Norvegia, senza, finora, alcun risultato notevole. Esiste anche un altro partito, il sambandsparti, che vuole, nelle linee essenziali, mantenere la posizione che attualmente le Færøer hanno nello stato danese.

TAG

Corrente del golfo

Mar di norvegia

Precipitazioni

Carbon fossile

Temperatura