Fame
Il termine ha diverse accezioni: in rapporto all'individuo indica la sensazione psicofisica provocata dal bisogno di nutrienti; riferito a una popolazione, invece, designa insufficienza di disponibilità di alimenti dovuta a carestia (fame epidemica), oppure a povertà (fame cronica). La fame epidemica è un evento eccezionale, una catastrofe collettiva che determina una perturbazione sociale ed economica con gravi conseguenze sanitarie e demografiche. La fame cronica, invece, si può definire come una condizione abituale e consolidata di insufficienza delle disponibilità di cibo, che induce diminuzione delle capacità lavorative, indebolimento della resistenza alle infezioni e accrescimento rallentato degli individui in età evolutiva, con alti rischi riguardo alla salute.
sommario: Aspetti fisiologici. Il problema storico della fame. 1. Carestie. 2. Effetti patologici. 3. Cause strutturali. □ Bibliografia.
Aspetti fisiologici di Luigi A. Cioffi
Il vocabolo sete (v.) designa la sensazione psicofisica del bisogno dell'unico specifico liquido, l'acqua, che funge da solvente nel corpo; di contro fame indica il bisogno di alimenti non ben determinati. Entrambi i termini, comunque, sono riferiti all'insufficiente contenuto nel corpo di materia della cui ingestione si ha necessità. La parola fame, inoltre, ha rapporti stretti con 'appetito', ma significato distinto. Infatti, mentre la fame e la sete derivano dal bisogno indotto da una privazione il cui perdurare conduce a morte e la cui sensazione, in condizioni fisiologiche, è ben proporzionata al bisogno, l'appetito è una sensazione la cui valutazione cognitiva può presentare notevoli variazioni rispetto alla dimensione fisiologica.
Dal punto di vista fisiologico, cioè della nutrizione, la fame costituisce la risposta istintiva dell'organismo al bisogno di materia (uno o più nutrienti) o di energia (derivata dall'utilizzazione dei nutrienti), ben definito dalla genetica di specie e di individuo; sotto il profilo psicofisiologico, il bisogno nutrizionale è avvertito sul piano cogniti-vo come senso di fame di alimenti in generale. Nell'uomo sano, esso è integrato a livello della corteccia cerebrale associativa, dipende da numerosi fattori e ha un'ampia variabilità. Il bisogno di nutrienti viene soddisfatto mediante la loro ingestione, la quale è possibile soltanto quando nell'ambiente sono disponibili alimenti che li contengono e se l'individuo ha la capacità di procurarseli. Il processo alimentare è quindi paradigmatico, in quanto implica le tre componenti interagenti in ogni comportamento umano: strutture e funzioni del corpo geneticamente determinate (sottocorticali), funzioni cerebrali corticali e ambiente.
La fisiologia della fame trova la sua integrazione funzionale a livello dell'ipotalamo, ma a essa concorrono anche altre strutture cerebrali sottocorticali, quali le amigdale, il
La fame ha una variabile quantitativa, proporzionale al grado e alla durata della deprivazione di alimenti, cioè al pregresso digiuno (v.). In casi particolari, può acquisire una variabile qualitativa, in dipendenza della pregressa deprivazione di uno o più nutrienti, e allora viene indicata come 'fame specifica' di singoli nutrienti. In questi casi, la ricerca, la scelta e l'ingestione di alimenti seguirà criteri finalizzati a coprire gli specifici bisogni. La risposta all'aumento della fame è data dall'attivazione del processo alimentare, in cui l'ingestione dura fino a quando la sazietà sostituisce la fame, in un processo ciclico che determina la fisiologica alternanza di digiuno e alimentazione. Nel caso in cui la risposta non sia sufficiente per riportare alla neutralità il bilancio nutrizionale, il digiuno protratto induce l'instaurarsi di una situazione di malnutrizione per difetto o iponutrizione che, in un periodo di tempo la cui durata dipende da condizioni individuali e ambientali, determina la morte dell'individuo. La fame, derivante non da patologia individuale, ma da mancante disponibilità di alimenti nell'ambiente (produzione e distribuzione di alimenti insufficienti) oppure da carente disponibilità di mezzi economici nella famiglia (i genitori non possono procurare alimenti neppure per la prole inetta), costituisce una situazione che, antica quanto la specie corticalizzata, esercita tuttora nei confronti dell'uomo e della sua discendenza la stessa forza di selezione che vale per tutte le altre specie animali.
Il problema storico della fame di Massimo Cresta
1. Carestie
La fame cronica e quella epidemica conseguenti alle carestie sono state sempre all'origine di profonde trasformazioni nelle società, in quanto causa di migrazioni, di cambiamenti economici, politici, sociali, e in casi estremi, dell'estinzione di intere popolazioni. Per es., la 'Grande carestia' che colpì l'Irlanda negli anni 1846-47 a seguito dei cattivi raccolti delle patate, alimento base in quell'epoca per la maggior parte degli abitanti, ha radicalmente modificato il corso della storia del paese, segnando la mentalità, le attitudini, le credenze della popolazione. Al censimento del 1841 risultavano 8,2 milioni di individui, al successivo, dieci anni dopo, la popolazione era scesa a 6,2 milioni: declino demografico dovuto in parte all'emigrazione, in parte alla mortalità provocata dalla fame stessa. Varie carestie colpirono l'India dal 1819 al 1934, tra le quali quella più drammatica del 1833 che costò la vita a un numero elevatissimo di persone. In precedenza, nel 1770, durante la conquista inglese dell'India, un'altra carestia di proporzioni 'bibliche' aveva causato 10 milioni di vittime in Bengala, una cifra peraltro inferiore a quella rilevata nelle province cinesi di
La parola fame indica una condizione di privazione di alimenti, ma al contempo denota anche povertà e miseria. Questa 'fame cronica' era presente nel mondo rurale del Medioevo in molti paesi europei, ma di essa non rimane una specifica documentazione storica, quasi fosse un inevitabile 'castigo' al quale dovevano sottoporsi vasti strati della popolazione. La stessa fame persiste oggi in buona parte dei paesi in via di sviluppo: agli inizi del 3° millennio, in un'epoca di predominio della scienza, delle tecnologie e dell'informazione, l'umanità conosce ancora sia la fame cronica sia quella che accompagna le carestie per fenomeni naturali ed eventi 'artificiali', come, per es., quelli bellici.
A tale riguardo, le carestie che si sono verificate in tempi recenti a seguito dei conflitti armati in aree quali, per es.,
2. Effetti patologici
Accanto agli eventi eccezionali, naturali e non, sussistono ancora oggi gravi situazioni di fame cronica. Secondo le stime effettuate nel 1992 dalla FAO (Food and agriculture organization) e dall'OMS (Organizzazione mondiale della sanità), 192 milioni circa di bambini di età inferiore a 5 anni presentano un'insufficienza di peso corporeo da attribuire alla fame. L'Africa subsahariana, con 35 milioni di bambini in sottopeso, una cifra, questa, che corrisponde al 20% del totale nel continente, detiene il primato negativo in questo 'esercito di malnutriti'. L'insufficienza del peso corporeo nei primi cinque anni di vita non è il solo indicatore antropometrico dello stato di malessere dei bambini causato dalla fame cronica: un altro importante indicatore è il peso corporeo dei bambini alla nascita. Normalmente, non più del 4-5% dei nati al termine dei nove mesi di gravidanza presenta un peso corporeo inferiore a 2,5 kg. Una maggiore percentuale di bassi pesi alla nascita denota uno stato di malnutrizione energetica della madre negli ultimi mesi di gravidanza, che si ripercuote sul peso del feto impedendone la piena maturazione. Anche per questo indicatore si stima che la frequenza dei bambini sottopeso alla nascita sia nel mondo circa del 17%, con il 6-7% nei paesi tecnologicamente avanzati, il 19% in quelli in via di sviluppo, e con valori del 15% nell'Africa subsahariana e del 34% in Asia.
Strettamente correlata con i problemi di fame cronica è la mortalità nel primo anno di vita (mortalità infantile) e quella che si verifica entro i primi cinque anni. Nei paesi sviluppati la mortalità infantile non supera 10-20/1000 nati; in particolare, nelle aree in cui si presta una costante attenzione alla protezione della madre e del bambino (controlli della gravidanza, vaccinazioni ecc.) e un ambiente sano e confortevole protegge il neonato dal rischio di malattie trasmissibili e da quelle della nutrizione, questo indice non raggiunge 10/1000 nati (
Accanto a queste manifestazioni antropometriche e demografiche della fame cronica, ve ne sono altre di carattere clinico più specifiche, connesse a particolari carenze. Circa 200 milioni di persone sono affette da gozzo adenomatoso, che si rivela con una tumefazione più o meno grande della ghiandola tiroidea, sintomo della mancanza di iodio nell'alimentazione; di tali soggetti, oltre 25 milioni sono anche affetti sin dalla nascita da disordini mentali dovuti alla sofferenza del cervello provocata dalla carenza dell'ormone tiroideo, che in condizioni ambientali normali o controllate viene prodotto dall'organismo utilizzando lo iodio presente nell'acqua e negli alimenti. Per mancanza di vitamina A dai 300.000 ai 500.000 bambini ogni anno diventano ciechi; la vitamina A è contenuta in alimenti di origine animale (latte, uova ecc.), negli ortaggi verdi (spinaci, lattuga ecc.), in molti frutti e in alcune radici (carote), e la sua funzione si esplica a livello dei tessuti epiteliali degli apparati respiratorio e oculare; un apporto deficitario di vitamina A determina, tra i principali segni clinici, l'opacizzazione della cornea e successivamente lesioni che, se non curate con somministrazione di opportune dosi della vitamina stessa, procurano ulcere e cecità. L'anemia da carenza di ferro colpisce oltre due miliardi di persone, soprattutto donne e bambini in età prescolare; in questi ultimi, le anemie portano a ritardi nell'accrescimento fisico e frequentemente a una scarsa resistenza alle malattie trasmissibili, mentre negli adulti la manifestazione più evidente è l'affaticamento, con conseguente diminuzione dell'attività lavorativa. Molte altre malattie sono indotte dalla fame cronica in particolari condizioni di insufficiente apporto di vitamine: oltre all'avitaminosi A e ai suoi effetti sulla vista, si registrano il beri-beri (avitaminosi B₁), lo scorbuto (avitaminosi C), il rachitismo (avitaminosi D e scarso apporto di calcio), la pellagra (avitaminosi PP), presenti un po' ovunque nel mondo, secondo una mappa discontinua che include sempre i paesi in via di sviluppo.
3. Cause strutturali
Le patologie insorgono quando le disponibilità alimentari non sono sufficienti ad assicurare alle popolazioni l'energia e i nutrienti di cui necessitano. Al riguardo, il quadro mondiale delle disponibilità energetiche mostra che, a fronte dei paesi sviluppati che possono vantare razioni medie giornaliere a volte largamente eccedenti le 3000 kcal a persona, la maggior parte dei paesi non sviluppati raggiunge appena 2400-2500 kcal, e, tra questi, ve ne sono alcuni nei quali la razione media giornaliera è inferiore a 2000 kcal (Afganistan,
Negli episodi di fame cronica le cause strutturali hanno incidenza ancora più marcata. Esiste una relazione diretta tra fame, produzione di alimenti insufficiente al fabbisogno della popolazione e disponibilità tecnologiche, scelte economiche, scambi nel quadro del mercato internazionale, tipi di insediamento della popolazione (città o campagne), ossia i fattori socioeconomici e culturali determinanti nel confronto tra l'uomo e il cibo e che in molti casi (per circa 3-4 miliardi di persone alla fine del 2° millennio) si dimostrano inadeguati per eliminare il fenomeno nelle sue forme croniche ed epidemiche. La fame cronica e quella dovuta a carestie hanno una matrice comune: la miseria e la povertà delle popolazioni per quanto riguarda la produzione agricola e alimentare. Tale produzione, a partire dagli anni Settanta, ha avuto un notevole impulso grazie alla forte domanda dei prodotti agricoli sui mercati e al progresso tecnologico raggiunto nel sistema di produzione che va sotto il nome di 'rivoluzione verde'. Questo fenomeno non ha però riguardato tutti i paesi in egual
L'Indice di sviluppo umano (ISU) rivela meglio di ogni altro elemento la situazione dei vari paesi del mondo riguardo ai rischi di esposizione alla fame cronica e all'impossibilità di rispondere adeguatamente a quella epidemica. L'Indice, che è stato proposto dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, va da 0 a un valore massimo di 1 e considera vari fattori socioeconomici: il reddito del paese, sotto forma del prodotto interno lordo, il livello di salute, espresso dagli anni di speranza di vita alla nascita, e il grado d'istruzione, rappresentato dal tasso di alfabetizzazione degli adulti e dal numero medio di anni di studio. Esaminando il rapporto esistente tra l'Indice di sviluppo umano e le disponibilità alimentari dei vari paesi e quindi la loro suscettibilità a essere colpiti dalla fame, risulta che, considerata la distribuzione mondiale, tra le aree che hanno il più basso Indice figurano anche quelle che hanno le minori disponibilità energetiche alimentari. Fame cronica e rischi di fame da carestie non soltanto sono tra loro connessi, ma sono costantemente associati al basso livello economico, di salute e di istruzione dei paesi. Sono quindi parte integrante del malessere di cui soffre attualmente la maggior parte delle popolazioni.
bibliografia
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W.A. Dando, The geography of famine,
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M. Woube, The geography of hunger. Some aspects of the causes and impacts of hunger,