Fanciullo

Enciclopedia Dantesca (1970)

fanciullo (fanciulla)

Bruna Cordati Martinelli

Le non molte occorrenze dei due sostantivi sono, tranne una in Cv IV VI 19 (dove appare in una traduzione da Eccl. 10, 16-17, Guai a te, terra, lo cui re è fanciullo), nella seconda cantica.

In Pg XV 3 Quanto tra l'ultimar de l'ora terza / e 'l principio del di par de la spera / che sempre a guisa di fanciullo scherza, sia il verbo ‛ scherzare ' che il paragone a guisa di fanciullo si prestano alle più varie interpretazioni.

Nemmeno si è sicuri sull'individuazione della spera, e si propone il globo solare, il cielo del Sole e il cielo stellato, sebbene si tratti di un fenomeno visibile (par), e debba quindi verosimilmente riferirsi al globo solare. Per lo scherzare fanciullesco del sole si propongono varie soluzioni: il suo continuo movimento, il tremolare dei suoi raggi, e finalmente il variare del suo movimento apparente tra i tropici; quest'ultima appare forse l'interpretazione meno insoddisfacente. Le altre due occorrenze di Pg XXVII 45 e XXXI 64 (al plurale) fanno parte della rappresentazione efficacissima di due momenti della vita del bambino: uno scherzo bonario lanciato al riottoso convinto dall'offerta di un frutto, come al fanciul si fa ch'è vinto al pome, e il momento della riflessione e della vergogna dopo il malfatto (Quali fanciulli, vergognando, muti / con li occhi a terra stannonsi).

Due occorrenze di ‛ fanciulla ', in Pg XVI 86 e XVII 34; la prima fa parte di un paragone (cfr. Pg XV 3), attraverso il quale si cerca di rappresentare la semplicità dell'anima appena uscita di mano al suo creatore, e la letizia che le viene da Dio: a guisa di fanciulla / che piangendo e ridendo pargoleggia; l'altra occorrenza descrive l'apparizione di Lavinia (surse in mia visïone una fanciulla) tra le visioni estatiche della cornice degli irosi.