Farfalle

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

farfalle

Giuseppe M. Carpaneto

Variopinte ali squamose

Ali coperte di squame, corpo peloso e bocca fornita di una spiritromba: sembra la descrizione di un essere fantastico con la testa d'elefante; invece stiamo parlando delle farfalle, simbolo di bellezza e leggiadria, i cui colori sembrano spesso usciti dal genio di un pittore astratto. Ma i colori non sono al servizio della vanità: le ali appariscenti delle farfalle sono 'pannelli' che emettono segnali, il codice di un linguaggio silenzioso che gli scienziati cercano di decifrare. Sia gli adulti delle farfalle sia le loro fasi larvali ‒ i bruchi ‒ giocano ruoli importanti e diversi negli ambienti in cui vivono

Una proboscide adatta ai fiori

Chi non conosce le colorate farfalle diurne che nelle giornate di sole gareggiano con i fiori per annunciare l'inizio della primavera o la continuità dell'estate? E chi non conosce le grigie falene, i cui corpi pelosi si aggirano di notte intorno alle finestre, attratte dalle luci artificiali? Le une e le altre, belle di giorno e guardiane di notte, sono insetti appartenenti all'ordine dei Lepidotteri, parola di origine greca che significa "ali squamose". Infatti, sia le farfalle sia le falene possiedono le ali rivestite da tante microscopiche squame colorate che compongono un mosaico di macchie, disegni e sfondi. Il corpo è spesso peloso, soprattutto nelle falene che, essendo notturne, devono spesso affrontare temperature più basse. Un'altra caratteristica fondamentale dei Lepidotteri è la spiritromba, un tubo formato dalla evoluzione delle mascelle che si sono allungate e fuse tra loro, formando una sorta di proboscide in miniatura. La spiritromba si arrotola verso il basso quando non viene utilizzata e viene distesa verso l'interno del fiore al momento del pasto. Infatti, la maggior parte dei Lepidotteri ha un'alimentazione nettarivora, ossia aspirano con la proboscide il nettare prodotto dai fiori.

Le farfalle hanno un rapporto di simbiosi mutualistica con le piante: ciò significa che traggono un reciproco vantaggio le une dalle altre. Mentre le farfalle si nutrono, il loro corpo si sporca di polline che viene involontariamente trasportato sul fiore che la farfalla visita successivamente. In questo modo gli ovuli dei fiori femminili vengono fecondati dai granuli pollinici che rappresentano gli spermatozoi delle piante.

Da bruco a farfalla

fig.

Caratteristiche delle farfalle sono le loro larve: i bruchi, volgarmente detti 'rughe'. Infatti i Lepidotteri fanno parte degli insetti olometaboli , vale a dire caratterizzati da una metamorfosi completa (v. fig.). Ciò significa che dall'uovo nasce una larva completamente diversa dall'adulto, il bruco appunto, che dovrà subire una serie di trasformazioni prima di diventare come i suoi genitori. Nella maggior parte dei casi, i bruchi sono divoratori di foglie e pertanto possono essere definiti parassiti di piante. Alberi, arbusti, erbe e liane: non c'è pianta che non abbia uno o più bruchi parassiti. Il bruco non ha bisogno di spostarsi molto per trovare il cibo: la madre ha deposto l'uovo proprio sulla pianta ospite, quella delle cui foglie lui si nutrirà. Quando i bruchi hanno raggiunto il massimo del loro sviluppo, diventano meno attivi, cambiano colore e compiono l'ultima muta diventando crisalidi o pupe. Queste rappresentano uno stadio di vita dormiente in cui il corpo dell'animale si demolisce e si ricostruisce internamente. Alla fine, la crisalide si apre ed emerge la farfalla che inizia pian piano a distendere le proprie ali aspettando che si asciughino.

Un lavoro rischioso

Il lavoro del bruco consiste nel passare da una foglia all'altra e nel 'brucarne' il lembo. Anche in un'attività così semplice può incontrare difficoltà: la superficie scivolosa delle foglie, la presenza di predatori in cerca di larve succulente, la produzione di sostanze tossiche a opera delle piante.

La natura ha però fornito ai bruchi le risorse per fare fronte a tali difficoltà. Per rimanere tenacemente attaccati alle foglie, per esempio, i bruchi hanno evoluto due serie di pseudozampe a ventosa lungo l'addome che impediscono loro di cadere. Molti bruchi, inoltre, mangiano nelle ore notturne per evitare i principali predatori che cacciano a vista, gli uccelli; di giorno rimangono attaccati alla pagina inferiore delle foglie affidandosi alle loro colorazioni mimetiche, oppure si distendono lungo i rami di cui imitano la corteccia o si nascondono sotto i sassi. Infine, le diverse specie di farfalle si sono adattate a sfruttare determinate specie di piante e pertanto hanno sviluppato un'immunità verso i veleni specifici prodotti dalle loro piante ospiti: anzi, molti bruchi sono ancora più tossici delle piante di cui si nutrono poiché durante lo sviluppo accumulano sostanze tossiche nei propri tessuti. È il caso della farfalla monarca dell'America Settentrionale che si nutre di Asclepiadacee (una famiglia a cui appartengono alcune piante velenose) o delle sfingi europee associate alle euforbie o all'oleandro.

Molto spesso i bruchi velenosi hanno colorazioni assai vistose, con macchie o strisce gialle, rosse e nere. Queste colorazioni fungono da avvertimento per i predatori: "sono velenoso, non mi toccare!". In questo modo sia il bruco sia l'uccello salvano la pelle, o per lo meno la preda evita di essere ferita e il predatore risparmia un'ennesima brutta esperienza evitando di ingerire un animale ripugnante o indigesto già provato in passato. Colorazioni analoghe le troviamo non solo nei bruchi ma anche nelle farfalle adulte, per esempio le zigene.

Il linguaggio dei colori

Non sempre i colori indicano velenosità: alcune specie non velenose imitano la colorazione di specie velenose o comunque non commestibili, sperando di essere scambiate per queste. Tale imbroglio molto spesso funziona e gli uccelli si lasciano quasi sempre ingannare. Altre colorazioni servono semplicemente a spaventare i predatori: alcune farfalle portano sulle ali due o più macchie disegnate che ricordano la forma di due occhi con la pupilla ben evidente. Un piccolo predatore che guarda questo disegno pensa di avere di fronte un animale più grande di lui che lo guarda con occhi inquietanti! Altre volte, le farfalle contano sull'effetto sorpresa. Diverse falene hanno le ali posteriori vivacemente colorate di rosso o arancione e le tengono coperte da quelle anteriori che hanno il colore del terreno o della corteccia su cui si posano. Quando un animale scova la farfalla tramite l'olfatto e la sfiora con il muso, questa apre improvvisamente le ali disorientando il predatore e poi fugge volando.

Il linguaggio dei colori non riguarda soltanto la difesa dai predatori. Molti disegni alari sono rivolti a membri della stessa specie e servono per riconoscersi. Tra i maschi, il modello di colorazione della propria specie serve come repellente per gli estranei e a scatenare aggressività per la difesa del territorio. Tra maschio e femmina la percezione del modello serve a individuare i potenziali compagni per gli accoppiamenti, evitando di corteggiare individui che appartengono ad altre specie. Pertanto le ali delle farfalle funzionano come vere e proprie carte d'identità permettendo a questi insetti di operare le scelte più opportune per il proprio successo riproduttivo, risparmiando tempo ed energia.

Le farfalle e l'uomo

La bellezza dei Lepidotteri, sia diurni sia notturni, ha da sempre attirato l'attenzione di pittori, stilisti, designer, fotografi e collezionisti. Molti abiti firmati sono ispirati alle ali di farfalle esotiche, come anche molti accostamenti di colori scelti nel mondo della pubblicità e dell'arredamento. Migliaia di persone collezionano farfalle in tutto il mondo alimentando però un commercio che può, in certi casi, mettere in pericolo la sopravvivenza delle specie rare e facili da catturare. Tuttavia, i principali rischi per questi animali riguardano la distruzione del loro habitat, in seguito alle deforestazioni o alle coltivazioni che, con il loro carico di pesticidi, portano a una drammatica diminuzione della biodiversità. Un'altra minaccia viene dagli organismi geneticamente modificati: per esempio, il polline reso tossico del mais geneticamente modificato viene portato dal vento sulle piante selvatiche e qui ingerito dai bruchi.

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