CASSITTO, Federico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978)

CASSITTO, Federico

Antonio Di Vittorio

Nato a Bo nito (Avellino) il 2 luglio 1776 da Romualdo - amministratore di beni feudali e direttore degli scavi di Eclanum - e da Saveria Miletti, iniziò gli studi nel seminario di Ariano Irpino, e, sulle orme dei fratelli Giovanni Antonio e Luigi Vincenzo, li proseguì in quello di Napoli, sotto la guida di maestri insigni come il Ciampitti, monsignor Rosini, A. de Martiis. Dopo gli studi classici ("letteratura ebraica, greca, latina e nostrale") il C., sempre a Napoli, si volse agli studi delle scienze naturali e del diritto, addottorandosi inutroque iure ai primi del secolo.

Sino al 1810 esercitò l'avvocatura a Lucera, senza trascurare al tempo stesso gli studi di economia agraria dai quali si sentiva attratto. Quell'anno ebbe inizio per il C. il cursus honorum, con la nomina a consigliere d'Intendenza, prima a Salerno, poi ad Avellino, e con l'investitura in entrambe le province di delicate funzioni, quali la divisione dei demani e l'abolizione della feudalità. Nello stesso anno promoveva ad Avellino l'istituzione dell'Accademia (o Camera) agraria provinciale (in base alla legge costitutiva di tali organismi nel Regno dei 16 febbr. 1810), divenendone primo segretario. Trasformatesi le Accademie agrarie in Società economiche (in seguito alla legge del 30 luglio 1812, poi modificata il 26 marzo 1817), il C. fu segretario della locale Società economica di Principato Ultra sino al 1814, quando lasciò Avellino perché nominato sottointendente in Lagonegro (Potenza). Nel giugno 1820 fu chiamato con tale carica a reggere il distretto di Cittaducale (Rieti) e di lì a poco (agosto) quello di Ariano, dove si distinse per la comprensione e la simpatia mostrate verso i promotori dei movimento rivoluzionario di quell'anno. Superata per merito delle sue alte aderenze presso la corte borbonica la fase di "ombra", conseguenza del suo atteggiamento nei moti del 1820, nel maggio del 1821 fu richiamato a reggere il distretto di Cittaducale. Ma il C. preferì ritirarsi dalla pubblica amministrazione e ritornare nella sua Bonito per dedicarsi esclusivamente allo studio delle scienze naturali (botanica in particolare) e dell'economia agraria.

Ciò non gli impedì, dieci anni più tardi, nel 1831, di far parte del Consiglio provinciale di Principato Ultra, svolgendone anche le funzioni di presidente nel 1834, come pure, nel 1835, di assumere la carica di presidente del Consiglio distrettuale di Ariano. In questo stesso anno riassunse l'ufficio di segretario della Società economica di Principato Ultra, conservandolo sino al 1847, allorché si dimise per motivi di salute. Socio della Reale Accademia delle scienze, del Reale Istituto d'incoraggiamento, dell'Accademia degli aspiranti naturalisti, dell'Arcadia di Roma, dell'Istituto archeologico di Roma, dell'Imperiale Reale Accademia Florimontana Vibonese, nonché di quasi tutte le Società economiche del Regno, mantenne legami e rapporti con studiosi e uomini di cultura sino alla morte, avvenuta in Bonito il 31 genn. 1853.

I primi frutti della vocazione agronomica del C. si hanno a partire dal 1810, non tanto con il Discorso pronunziato nell'Adunanza generale della Società agraria di Principato Ultra il primo gennaio 1810 (Napoli 1811), quanto con il successivo Discorso pronunziato nell'Adunanza generale dì Principato Ultra il primo febbraio 1810 (in Atti delle istallazioni delle Società di agricoltura in tutte le province del Regno, Napoli 1811, pp. 5-21). Il generico, anche se fervoroso, appello ai concittadini irpini a dedicare le proprie energie all'agricoltura, "arte di cui niente vi ha di più nobile, niente di più salutare, niente di più degno per un libero cittadino", contenuto nel primo Discorso (p. 1), lascia il posto nel successivo a una breve, ma acuta, analisi dello stato dell'agricoltura in Irpinia, non priva di valide osservazioni e suggerimenti per una migliore resa della proprietà fondiaria. In merito il C. propugna la coltivazione "in società", con anticipo delle sementi da parte del proprietario del fondo (argomento, questo, su cui tornerà frequentemente in seguito), ma anche una rotazione agraria più conveniente per i terreni collinari e montani dell'Irpinia.

Uno studio del 1811, Dei funesti effetti Provenienti dalla cattiva scelta degli arinenti (manoscritto presso l'Archivio di Stato dì Avellino, Atti della Società econotnica del Principato Ulteriore, n. 114), conferma definitivamente il prevalente ruolo degli studi economico-agrari nell'ambito degli interessi del C., come pure segna l'avversione di questo, tranne rare eccezioni, per ogni tipo di cultura che non fosse quella tecnico-pratica.

Gli anni che vanno dalla Restaurazione borbonica (18 15) al ritorno del C. alla guida, della Società economica di Principato Ultra (1835), se da un lato coincidono almeno sino al 1821 con una fase di intenso impegno pubblico, dall'altro abbracciano un periodo in cui egli si dedicò con passione e con tenacia allo studio dell'agricoltura della sua provincia, mantenendo al tempo stesso stretti e fruttuosi legami con il fior fiore dell'intelligenza irpina, da Serafino Pionati (segretario, in quegli anni, della locale Società economica) a Bartolo Criscitelli, da Vincenzo degli Uberti a Giuseppe De Conciliis, da Carmine Modestino a Filippo e Giuseppe De Iorio.

Sono questi gli anni in cui il C. pone le premesse per alcuni dei suoi più impegnativi lavori: anni non solo di raccolta paziente e minuziosa di dati ed elementi relativi alla vita economica del Principato Ultra - della cui conoscenza darà saggio continuo e costante quando ritornerà alla guida della locale Società economica -, ma anche di presa di contatto sin nelle sue pieghe più recondite, della realtà sociale irpina. Quasi a suggellare la fine di questo periodo di intensa concentrazione e meditazione appare una sua raccolta di Poesie sacre (Benevento 1833) una manieristica composizione poetica su argomenti sacri che non rimarrà isolata nella intensa attività di studioso che il C. dispiega da questo momento, ritrovandosi altre manifestazioni del genere negli anni immediatamente precedenti la morte (La Carità. Raccolta di prose e di versi, a cura di M. Zingarelli, Napoli 1852, p. 67).

Il primo frutto del lungo e meditato contatto del C. con la realtà economica irpina fu la Descrizione delle industrie campestri bonitesi, seguite da considerazioni sulla migliorabilità economica della Sicilia Citeriore (Avellino 1834), opera che lo riproponeva all'attenzione del mondo colto non solo della sua provincia, ma dell'intero Mezzogiorno continentale. Questo saggio non eccessivamente ampio (80 pp.), ma dotato di un indubbio spessore scientifico, proietta su un quadro di fondo dell'economia meridionale continentale più direttamente collegata con l'attività agricola una serie di problemi attinenti al più razionale uso della terra, a un migliore equilibrio tra agricoltura e pastorizia, a una diversa pratica dei contratti agrari. Suo obiettivo era dimostrare come si potesse migliorare la bilancia alimentare del Regno, e allo stesso tempo fornire alle manifatture locali materie prime legate al mondo agricolo, facendo perno su pochi ma qualificati punti di un "programma" fondato su un "ammodemamento" delle coltivazioni cerealicole e arboree, sull'estensione della pastorizia purché non a detrimento dell'agricoltura, sulla diffusione della mezzadria a scapito dei fitti agrari, onde coinvolgere i proprietari terrieri nel miglioramento dei fondi.

La vasta eco suscitata da questo saggio permise al C., nel 1835, di ritornare, come segretario, alla guida della Società economica di Principato Ultra, ma soprattutto di varare in tale sua veste, pressocché contemporaneamente, il Giornale economico del Principato Ulteriore. Scopo del periodico, che si estinguerà nel 1848, l'anno successivo all'abbandono da parte del C. dell'ufficio di segretario della Società economica di Principato Ultra, era di raccogliere gli Atti di quest'ultima, ma anche e soprattutto di "diffondere il germe di nuove idee, le scoperte o le osservazioni vantaggiose all'agricoltura, coordinare l'attività dei soci sparsi nella Provincia ad un intento comune, allacciare infine il Principato Ulteriore a quel movimento generale [di rinnovamento], scientifico ed agrario" (Trotter, 1909, p. 6), del quale anche nel Regno di Napoli si ebbero chiari ed indiscutibili segni nella prima metà del XIX secolo. Testimonianza evidente di tale fermento fu il VII congresso degli scienziati italiani, svoltosi a Napoli nel settembre 1845, il quale non a caso vide, tra le altre, la partecipazione del C. attenta e attiva.

I fini del periodico s'intrecciavano e si riflettevano direttamente su quelli che improntarono l'azione del C. alla guida della Società economica di Principato Ultra, indirizzare cioè verso pratiche più razionali i metodi di coltivazione allora in uso, proponendo e introducendo tutte quelle modifiche ed innovazioni che permettessero un sensibile miglioramento dell'economia irpina. La nutrita serie dì Rapporti e Memorie da lui stesi per il Giornale economico del Principato Ulteriore, pur spaziando dalle nuove pratiche agricole alla statistica economica, dallo studio dei prezzi agricoli alla meteorologia, dalla vita animale e vegetale alla mineralogia, ruota attorno a quest'unico filo conduttore, non solo arricchendo di preziosi elementi e dati statistici lo stato di conoscenza dell'economia irpina, ma soprattutto fornendo utili strumenti per il miglioramento della realtà agraria del Principato Ultra. Attraverso di essa è possibile cogliere non solo l'evoluzione scientifica del C., ma anche la sua aderenza di studioso ai problemi e alle necessità dell'economia e della società irpina.

Non a caso il suo ritomo alla segreteria della locale Società economica coincide con la pubblicazione di un Rapporto sul viaggio intrapreso verso il N. O. della Provincia (in Giornale economico del Principato Ulteriore, 1835, nn. 1-2). Si tratta di un tentativo di porre a fuoco il quadro economico di un'area sufficientemente ampia per potervi ottenere dei risultati di rilievo operandovi attivamente, ma non tanto estesa da non poteme tracciare i contorni economici con accuratezza. Partendo da questa realtà specifica il C. passa ad affrontare nell'arco di poco più di un decennio - una serie di problemi tecnico-pratici.

Un nutrito gruppo di studi, tutti nel Giornale economico, è dedicato alla promozione e all'introduzione di numerose piante di particolare importanza agricolo-forestale, per la cui diffusione egli diramò anche le più opportune istruzioni pratiche, come per la patata di Rolian, il mais di Galam, la robbia, il cotone, il cardo dei lanaiuoli, il gelso, l'olivo, il guado (Istruzioni per la coltura della robbia e per lo scavo della silvestre, 1835, n. 2; Istruzioni pe' semenzai di abeti e larici, 1835, n. 2; Della coltivazione del gelso e di altri alberi, 1835, n. 3; Progetto per l'orto agrario provinciale, 1836, n. 1; Avvertenze di utilità economiche generali per le Comuni del Principato Ulteriore secondo lo stato del 1838, 1838, n. 3; Della coltura del cotone adattata al clima della Provincia, 1840, nn. XIVXVIII; Delle cagioni per le quali ora nel Principato Ulter. scorgonsi Poco fruttiferi i raccolti dei cereali in confronto degli antichi, 1841, nn. XXV-XXVI; Sulla coltura e sull'uso delle patate, 1844, nn. XXXV-XXXVI). Collegati a questo gruppo sono gli studi sui parassiti e le malattie delle piante, specie sulla peronospera delle patate (Della malattia dei pomi da terra dominata presso lo straniero nel 1845 e prescrizione per la migliore coltura di essa tra noi, 1846, nn. XLIII-XLIV), ma anche sul carbone di mais, sui licheni, sulle orobanche, sulla mosca olearia, sulla fillossera, sull'oidio della vite (Idee per fondare un gabinetto tecnologico nel Principato Ultra, 1837. n. 2). Unico, specifico scritto del C. dedicato alla salute dell'uomo è quello Sulla precedenteraccolta di opuscoli riguardanti la malattia irpina del 1841 (1842, nn. XXVII-XXVIII), dove postula con fermezza una migliore organizzazione sanitaria in presenza di fenomeni epidemici come quello del 1841.

Queste Memorie rivelano con evidenza anche la preoccupazione di colmare un vuoto nell'istruzione agraria delle campagne meridionali, avvertito in modo drammatico anche da altri contemporanei o quasi del C., come Achille Bruni. A questa sensibilità per un problema così acuto si dovette la creazione da parte del C. nella natia Bonito di un semenzaio di piante e un vivaio di piante forestali, per fame distribuzione ampia e gratuita ai contadini-della provincia. Per merito di questa iniziativa fu possibile cogliere alcuni successi di rilievo, come la diffusione della patata nella zona di Trevico, l'impianto di piantagioni di cotone a Bonito e a Melito Valle Bonito, la coltura del gelso e l'industria del filugello avviate accanto agli olmi e ai prugni selvatici in quel di Bonito e di Taurasi.

Strenuo propugnatore del rimboschimento (Dell'imboschimento de' terreni scoscesi, 1836, n. 1), a cominciare dalle rive dei fiumi Ofanto e Calore, nei-cui settori più vulnerabili dalle piene suggerì e promosse delle estese piantagioni di salici, olmi e pioppi, dando l'avvio a un concreto piano di sistemazione idraulico-forestale per i terreni di montagna, il C. s'interessò attivamente anche di problemi zootecnici e pastorali, non solo istituendo premi di allevamento, ma soprattutto mostrando ai proprietari terrieri i vantaggi di una più diffusa coltivazione delle foraggere (Del restringersi la coltura eccedente dei cereali, migliorandone la qualità, 1837, n. 1), come pure promuovendo la creazione di Società pastorali di mutuo soccorso (De' veleni animali e della etiologia dell'azione di essi, Avellino 1847). Quanto mai precorritrice appare la sua azione a sostegno di Casse di risparmio (Rapporto letto all'Adunanza periodica della R. Società economica del Principato Ulteriore il 9 ott. 1835, in Giornale economico del Principato Ulteriore, 1836, n. 1, pp. 27 ss.), che "oltre ai vantaggi economici a favore della classe minuta, ne migliorano anche la morale, abituando il popolo a valutare il prezzo dei sudori, a evitare le oziosità occasionate dalla facilità di straviziare colle piccole somme nei giorni festivi ed a comprendere che dei tanti pochi si accumula il Molto" (p. 29).

Un posto a sé stante nel variato quadro di interessi tecnico-agrari del C. è rappresentato dalla sua Flora irpina (ibid., 1837, n. 2), prima parte di una Storia naturale del Principato Ulteriore (pubblicata in seconda edizione, e con l'aggiunta della Zoologia irpina, incompleta, in Avellino nel 1845), di cui si può considerare facente parte anche la sua Idrografia minerale (in Giornale economico del Principato Ulteriore, 1846, n. XLI). Tale opera gli ha assicurato un posto di rilievo tra i naturalisti contemporanei.

Il nucleo di studi che in parte si distacca dalla serie di Memorie a carattere tecnicopratico è rappresentato dai Rapporti sulla situazione industriale del Principato Ultra e dai Riassunti statistici sulla stessa provincia, apparsi tra il 1838 ed il 1847 (ad esempio, Rapporto sulla situazione industriale del Principato Ulteriore rassegnato nel 30 maggio 1837, in Giornale economico del Principato Ulteriore, 1838, n. 2, comprensivo anche di due brevi memorie, Delle strade rotabili del Principato Ulteriore - argomento, questo della viabilità, ripreso e ampliato in Delle macchine a vapore, ibid., 1840, XIV-XVIII - e Della ripartizione dei Demani comunali; come pure gli analoghi Rapporti letti il 30 maggio degli anni seguenti, sino al 1847, ibid., 1838, n. 2; 1839, n. XIII; 1840, nn. XIV-XVIII;1841, nn. XXV-XXVI; 1842, nn. XXVII-XXVIII;1844, nn. XXXIII-XXXIV; 1845, nn. XXXVII-XXXVIII; 1846, nn. XLI-XLII; 1847, nn. XIV-XLVI; inoltre, 41 Riassunti statistici sul Principato Ulteriore pel 1838 in 1839, ibid., 1840, nn. XIV-XVIII, e Riassunti Statistici sul Principato Ulteriore, ristamp. e protratti al 1844, Avellino 1845).

I Rapporti in particolare rappresentano il principale e maggior sforzo compiuto dal C. per elevarsi dal particolare al generale. Vera e propria miniera di dati economici (alla pari, in questo, ai Riassunti), essi danno ampia prova della capacità d'analisi acquisita dal C. in lunghi anni di studi, come pure della sua capacità di procedere con metodo attraverso una serie organica di problemi ed aspetti del mondo economico irpino. In sostanza una massa di informazioni e di conoscenze che ancora attendono di essere utilizzate in pieno per una più realistica comprensione del mondo socio-economico irpino della prima metà dell'Ottocento.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Avellino, Atti della Società economica del Principato Ulter., nn. 1/4 (311), 9/184 (1836-41), 9/185 (1840-46), 10/189 (1834-35), 11/200 (1841-47); N. Miletti, F. C., in Poliorama pittoresco, XLV (1853), pp. 353 s.;P. De Luca, Necrologio di F. C., letto nell'adunanza Plenaria della Società economica di Principato Ultra del 30 maggio 1853, Avellino 1853; Atti della disciolta Società economica della provincia di Principato Ulteriore, pubbl. a cura della Deputaz. provinciale, Avellino 1872, I, 1, p. XII;A. M. Jannacchini, Topografia stor. dell'Irpinia, IV, La storia del pensiero irpino, Avellino 1894, pp. 261 ss.;A. Trotter, F. C. florista avellinese ed il suo tempo. Notizie storico-bibliografiche (con ritratto), in Rivista economica della prov. di Avellino, 1909, n. 12, pp. 2-10;n. s., 1910, 1, pp. 3 s.; C. Miletti, Valorizziamo l'Irpinia (Eclano e i suoi tesori), Avellino 1927, pp. 6 s.;Id., Un grande irpino. Padre Luigi Vincenzo Cassitto (fratello del C.), in Irpinia, VI (1929), p. 6dell'estratto; Id., L'Irpina pittoresca. Il Comune di Bonito e la sua origine, in Il Corr. dell'Irpinia, 1934, n. 625, pp. 10s. dell'estratto; Id., Pionieri agricoli irpini. F. C. da Bonito, ibid., n. s., 1938, 9, pp. 1-10 dell'estratto; F. Miletti, La sottintendenza di Ariano nel periodo costituzionale 1820-1821, Firenze 1947;C. Festa, La Camera di commercio di Avellino e le istituz. che l'hanno preceduta. Profilo stor., Avellino 1960, pp. 7494, 145-152.

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