DE MARIA, Federico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)

DE MARIA, Federico

Margherita Beretta Spampinato

Nacque a Palermo il 21 luglio 1885 da Giuseppe e da Giulia Serafini. Fondò e diresse nel 1905 La Fronda, un periodico letterario vivace ed aperto ad esigenze di rinnovamento, anticipatore, per alcuni aspetti, di molte delle affermazioni che poi conterrà il primo manifesto marinettiano, come lo stesso D. più volte dichiarerà in anni successivi, rivendicandone a sé il diritto di primogenitura. La Fronda nasceva dalle esigenze di un gruppo di giovani intellettuali palermitani (tra i quali F. Biondolillo, D. Milelli, G. Pipitone Federico, T. Marrone, G. Piazza, V. Gerace, G. Minutilla Lauria) che reagivano contro il classicismo carducciano e contro il dominio letterario della triade Carducci, Pascoli, D'Annunzio, postulando una poesia ispirata alla quotidiana realtà del presente, svincolata dalla "tavolozza" e dal vocabolario aulico e classicheggiante, e che intendevano dimostrare l'esistenza di una vitalità operativa in un centro culturalmente marginale come Palermo. La Fronda, la cui apparizione fu preceduta da un manifesto programmatico e pubblicitario, uscì per diciassette numeri a Palermo dal 25 maggio al 14 sett. 1905, e chiuse per difficoltà finanziarie, seguendo la sorte di tante altre rivistine letterarie del primo trentennio del Novecento. Alla rivista collaborarono anche nomi noti come Pascoli, Pirandello, Rapisardi, Bontempelli, Di Giovanni ed altri (si veda l'articolo di A. Ruta, "La Fronda": un giornale prefuturista, in Annali del Liceo classico "G. Garibaldi" di Palermo, XIV-XVI [1977-79]; pp. 133-168).

Il D. aderì in un primo momento al Manifesto futurista di F. T. Marinetti, a cui lo unì una sincera amicizia, sollecitata all'inizio dallo stesso Marinetti, e uno spirito di collaborazione editoriale di cui è prova lo scambio epistolare che intercorse tra di loro dall'agosto del 1905 al settembre del 1939, che attende ancora una pubblicazione integrale (del carteggio è stata pubblicata finora solo la parte in francese, che riguarda il periodo 19051 906, a cura di A. Ruta, Dal carteggio Marinetti-De Maria, ibid., XI-XIII[1974-76], pp. 172-204). All'esplodere del verbo futurista nella sua pienezza iconoclastica ed eversiva, il D. non si sentì più di comprendere ed assecondare i toni dell'amico, e gradualmente rientrò nei binari della tradizione, rientro che ebbe le sue ripercussioni negli stessi rapporti amichevoli e culturali col Marinetti.

La sua posizione di distacco dal futurismo fu moti vata in due ampi e dettagliati articoli di decisa presa di posizione antimarinettiana apparsi sul quotidiana di Palermo L'Ora, nei numeri del 14-15 luglio e del 19-20 luglio 1910: Storia passata di una cosa futura e Volgarizzazione della cosa abominevole, e ribadita molti anni dopo in un articolo consuntivo sulla sua opera di letterato, apparso con il titolo Contributo alla storia delle origini del futurismo e del novecentismo, in Accademia, I (1945), pp. 7-8.

L'opera poetica del D. ebbe inizio nel 1903 con la pubblicazione del volume di versi Voci, poema della natura, elogiato dai nomi più prestigiosi della letteratura siciliana dell'epoca: L. Pirandello (Nuova Antologia, 16 genn. 1905) e L. Capuana (La Nuova Parola, febbraio 1906). Il successivo volume di versi, Le canzoni rosse, riscosse ugualmente un notevole successo critico (cfr. la recensione del Marinetti in Poesia del 10 nov. 1905, assolutamente elogiativa) per l'intenso vitalismo e dinamismo espressivo e per l'uso della metrica libera dei versi. A queste raccolte seguirono Interludio classico nel 1907 e La leggenda della vita nel 1909.

Filocolonialista, il D. fu due volte in Tripolitania, anche come corrispondente di guerra, durante la campagna libica: gli articoli scritti in queste occasioni furono poi raccolti nel volumetto Passeggiate sentimentali in Tripolitania (1912). Fu redattore de L'Ora e de IlResto del carlino, e docente di letteratura italiana al conservatorio musicale di Palermo. Diresse in seguito anche la compagnia filodrammatica dell'EIAR della stessa città, scrivendo egli stesso alcuni radiodrammi di successo: Avventura nell'infinito (1932), L'invisibile (1933), Il romanzo di una giovane ricca (1935). Nel 1933 scrisse La ritornata, che insieme a liriche nuove presentava una scelta antologica di poesie rimontanti a parecchi anni prima, alle quali il D. annetteva maggiore importanza per quella che egli chiama "l'evoluzione del suo spirito" (Prefazione delle prefazioni, in La ritornata, p. 1):le nuove composizioni appaiono caratterizzate da una maggiore sobrietà d'ispirazione e di stile. Accenti di un lirismo meno esteriore e, forse per questo, più intenso, si colgono anche in Liriche dei tempi e in L'uomo che salì alcielo (1939). Negli anni del dopoguerra, un'improvvisa conversione al cristianesimo conferì alla poesia del D. forti accenti di misticismo. Sillabe èforse l'opera migliore del D., frutto di una maturità artistica che sa avvantaggiarsi delle precedenti esperienze poetiche. Nel 1952egli vinse il Grand-Prix international de la Méditerranée con il volume inedito Incantesimo di fuoco, tutto permeato da un senso accorato di nostalgia per la giovinezza trascorsa e dal pensiero della morte. Oltre che poeta, il D. fu anche autore di tre romanzi di successo: S. Maria della Spina (1911), La vita al vento (1934), L'avventura dei tre don Giovanni (1944).

Il primo, pubblicato nel 1911, risale al 1904, quando l'autore aveva 19 anni. Scritto nello stile di Guido da Verona, piacque, all'epoca, per lo psicologismo e la trascrizione di "nologhi interni" che permettevano al lettore di seguire il lento, graduale progresso di una forma di psicopatia, dalla quasi totale normalità fino all'omicidio. Il successo dell'opera è attestato da due edizioni e da un plagio. L'autobiografismo caratterizza gli altri due romanzi, il primo dei quali, di quasi cinquecento pagine, racconta la vita di Bruno Soveria, un siciliano dal sangue, così come vuole la tradizione, "bollente", assetato di amore, di gloria, di avventure. Il secondo, un romanzo umoristico in cui umorismo e sentimento si mescolano singolarmente, rispecchia nel suo protagonista, picaresco, avventuroso, l'animo dell'autore, che ama le donne, ama là vita, ma ne sente la fragilità e ne vive il destino doloroso.

Oltre che nei radiodrammi, il D. volle provarsi anche nella produzione teatrale vera e propria. Con L'aquila del vespro siaggiudicò nel 1911ilprimo premio del concorso nazionale per un dramma storico. Nel 1925scrisse un testo ormai svincolato dall'esausto ceppo del teatro naturalistico tipicamente siciliano, La spada d'Orlando, poema scenico burattinesco, che era ispirato al mondo delle canzoni di gesta rivisitate attraverso il filtro ariostesco.

Brillante conferenziere, si occupò anche di questioni di estetica in Rinnovamento e tradizione (1936) e Conversazioni sul bello e sul brutto (1937), che raccoglievano scritti già apparsi come prefazione ai suoi volumi di versi.

Morì a Palermo il 1º apr. 1954.

Opere. Poesia: Voci, poema della natura, Palermo 1903; Le canzoni rosse, ibid. 1904; Interludio classico, Roma 1907; La leggenda della vita, Milano 1909; La conquista del mondo, Catania 1926; La ritornata, ibid. 1933; Estate di S. Martino, Palermo 1935; Carme secolare di Sicilia, ibid. 1937; Liriche dei tempi, ibid. 1939; L'uomo che salì al cielo, Firenze 1939; Definizioni, liriche ed aforismi, Milano 1942; Sillabe, Modena 1949; Incantesimo del fuoco e altre poesie vecchie e nuove, Varese 1952. Raccolte varie: Passeggiate sentimentali in Tripolitania. Visioni di pace e di guerra, Ancona 1912, Rinnovamento e tradizione, Catania 1936; Conversazioni sul bello e sul brutto, Palermo 1937, Il R. Conservatorio di musica di Palermo, ibid. 1941. Narrativa: S. Maria della Spina, Torino 1911, 1920 e 1922; La vita al vento, Milano 1933, L'avventura dei tre don Giovanni, Venezia 1944. Teatro: L'aquila del vespro, Palermo 1923; La spada d'Orlando, ibid. 1929; La donna alle tre vie, Firenze 1931; Arabeschi scenici (La commedia dei tre don Giovanni; Sogno d'un pomeriggio d'inverno), ibid. 1944.

Bibl.: C. Weidlich, Sagome e profili, Palermo 1938, pp. 69-87; F. Biondolillo, Icontemporanei, Padova 1948, p. 27; Id., Di un poeta e delle origini della poesia contemp., Palermo 1951 (in cui è indicata tutta la bibl. precedente sul D., consistente soprattutto in recens. ed articoli); E. M. Fusco, La lirica, Milano 1950, II, pp. 434 s.; Omaggio a F. D., in Realtà, dicembre 1951 e settembre-ottobre 1953 (interventi di R. Cannavale, F. Pedrina, R. Clerici, G. Alessandrini, B. Tecchi, A. Galletti, L. Ruggi, B. Pento, A. Capasso, R. Nazariants, e altri); Novecento, I contemporanei, Milano 1979, I, pp. 582 s.

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