FEDERICO GUGLIELMO I re di Prussia

Enciclopedia Italiana (1932)

FEDERICO GUGLIELMO I re di Prussia

Walter Platzhoff

Nacque il 15 agosto 1688, figlio unico dell'allora elettore, più tardi re Federico I, e da Sofia Carlotta di Hannover. Era, a differenza dei genitori, di indole completamente tedesca, duro e soldatesco, senza alcun interesse intellettuale. Negli ultimi anni del regno di suo padre si era messo a capo di un'opposizione contro il sistema amministrativo-finanziario del padre, sistema di dissipazione e di favoritismi. Subito dopo la sua assunzione al trono (25 febbraio 1713) diede alla sua corte un carattere schiettamente borghese, ripudiando il fastoso e minuto cerimoniale francese, e prese nelle sue mani le redini del governo. Come frutto della guerra di successione spagnola, a cui aveva preso parte il suo antecessore, ebbe nella pace di Utrecht l'alta Gheldria e il principato di Neuenburg in Svizzera. Ma si trovò subito di fronte alla guerra Nordica, in cui erano fortemente coinvolti gl'interessi della Prussia. Dopo lunghe esitazioni, concluse nel 1714 un accordo di garanzia con Pietro I di Russia, che gli assicurava la futura conquista dello sbocco dell'Oder, in cambio della quale egli garantiva l'affermarsi dello zar nelle provincie baltiche; poi, nel 1715, dichiarò guerra alla Svezia e conquistò, in unione coi Danesi, la Pomerania svedese. Nella pace di Stoccolma (1720) ottenne, con un compenso pecuniario, Stettino con lo sbocco dell'Oder fino al Peene, realizzando così i progetti del Grande Elettore. Ma con ciò egli si trovava completamente disarmato di fronte alla diplomazia superiore della corte imperiale: tanto che, dopo essersi unito con la Francia, l'Inghilterra e l'Olanda contro l'Austria (trattato di alleanza di Herrenhausen del 1725), già nell'anno seguente fu abilmente tratto dall'ambasciatore imperiale, conte Seckendorf, ad un'unione molto stretta con gli Asburgo (trattato di Wusterhausen). Soprattutto le aspirazioni della Prussia al ducato di Berg, la cui casa regnante stava per estinguersi, lo spinsero a questo passo: ma egli dovette sperimentare che l'imperatore Carlo VI si prendeva gioco di lui e non appoggiava in alcun modo le sue pretese. Anche la sua politica di fedeltà all'imperatore e all'impero non poté sminuire la diffidenza dell'Austria contro lo stato degli Hohenzollern, che man mano cresceva in potenza.

L'importanza e i meriti del governo di F. G. sono soprattutto nel campo della politica interna. Egli ha dato compimento all'opera del Grande Elettore, alla fondazione cioè della monarchia assoluta e all'unità dello stato. In contrasto cosciente al regime di suo padre, fece regnare dappertutto un'economia inesorabile, spesso addirittura gretta. Col riordinamento dei beni demaniali e con la elaborazione di un sistema d' imposte, con l'ordinamento di uno stato regolare e di un'esatta contabilità vennero presto estinti i debiti fatti, le rendite vennero accresciute e fu perfino raccolto un tesoro di 7 milioni di talleri. La riforma delle finanze rese possibile l'accrescimento dell'esercito a 80.000 uomini, mantenuto interamente con mezzi proprî e non più dipendente, come prima, dai sussidî ricevuti dalle potenze estere. Il "Soldatenkönig" (Re dei soldati), che indossava sempre l'uniforme militare, creò nell'esercito una disciplina ferrea. Egli attirò a sé dal ceto dei nobili un corpo di ufficiali assolutamente devoti a lui; i soldati vennero forniti da mercenarî arruolati, anche dai contadini del paese, il cui obbligo di servizio veniva regolato dal cosiddetto sistema cantonale (Kantonsystem). L'amministrazione militare e quella delle imposte, finora separate, vennero riunite insieme nel 1723 con l'istituzione del direttorio generale; con ciò fu dato compimento alla centralizzazione di tutta l'amministrazione interna. Quel che rimaneva ancora dell'antica amministrazione di stati e dell'indipendenza comunale venne abolito senz'altro. In questo stato di militari e d'impiegati, organizzato rigidamente, governava esclusivamente il re, che decideva tutte le questioni, sia grandi sia piccole. La sua politica economica era ispirata da direttive mercantilistiche: ma le sue preoccupazioni maggiori furono per la colonizzazione interna. Ciò che egli fece di più notevole a tal riguardo, fu il "Rétablissement" della Prussia Orientale, dove accolse anche i protestanti cacciati da Salisburgo. Con ragione egli venne chiamato "il più grande re interno di Prussia". Ma questo sovrano severo e collerico non seppe acquistarsi l'amore dei suoi sudditi. Anche verso i numerosi figli, che ebbe dalla moglie Sofia Dorotea di Hannover, egli fu un padre tirannico e duro. Sono noti i conflitti che ebbe con sua figlia Guglielmina, più tardi margravia di Bayreuth, e specialmente col figlio maggiore, il principe ereditario Federico. Ma quando morì il 21 maggio 1740 all'età di soli 52 anni, egli lasciò al suo erede uno strumento di governo, col quale questi poté fare dello stato prussiano una grande potenza europea.

Bibl.: I. G. Droysen, Geschichte d. preussischen Politik, Lipsia 1868 seguenti; v. specialmente G. Küntzel, Die drei grossen Hohenzollern, Stoccarda 1922; G. Schmoller, Die Verwaltung des preussischen Staates unter Fr. W. I., in Preuss. Jahrbücher, Berlino 1870.

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