Federico II di Svevia

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Federico II di Svevia

Antonio Menniti Ippolito

L' imperatore che favorì l'incontro delle civiltà greca, latina e araba

Nipote di Federico Barbarossa, Federico II fu considerato da alcuni una "meraviglia del mondo", per altri fu invece l'Anticristo e per altri ancora il Messia venuto a riportare l'ordine di Dio sulla Terra. Per tutta la prima metà del 13° secolo, l'imperatore svevo si mosse con spregiudicatezza e inventiva in un complesso scenario politico, che egli influenzò fortemente e di cui fu protagonista per un cinquantennio. Il centro della sua politica fu il Regno di Sicilia e la sua corte a Palermo fu il luogo d'incontro delle culture cristiana, araba, ebraica e greca

La nascita

Federico nacque il 26 dicembre 1194 a Jesi, nelle Marche, dall'imperatore Enrico VI di Svevia e da Costanza d'Altavilla. Attorno al giovane erede, rimasto orfano di padre a tre anni e di madre a soli quattro, si scatenarono da subito insidiose manovre: chi controllava Federico, infatti, governava sul Regno di Sicilia. In previsione di ciò, la madre Costanza, morendo, aveva affidato la reggenza del regno e la tutela del figlio a papa Innocenzo III. Malgrado questo, però, furono i cavalieri tedeschi incaricati dallo zio di Federico Filippo, che allora regnava in Germania, a prendere in mano la situazione nel regno meridionale e a occuparsi del bambino.

L'ascesa al trono

Il papa Innocenzo III tornò a influire direttamente sulla vita dello Svevo solo qualche anno più tardi: nel 1208 lo dichiarò maggiorenne e nel 1209 ne combinò il matrimonio con Costanza d'Aragona. Mentre Federico tentava di affermare la sua sovranità sul regno, osteggiato da rivolte in Sicilia e Calabria, improvvisi sviluppi nella politica imperiale gli presentarono ben più vaste prospettive.

L'imperatore Ottone IV, infatti, rivendicando diritti sul Regno di Sicilia, discese in Italia. Con ciò provocò la reazione di quanti ‒ il papa, il re di Francia e molti principi tedeschi ‒ osteggiavano un'unione tra l'Impero e il regno italiano. Federico fu il loro strumento e nel 1211, quando ormai Ottone sembrava avere il controllo dell'Italia meridionale, un'assemblea di principi tedeschi, deposto Ottone, decise di invitare in Germania Federico per incoronarlo re dei Romani e designarlo con ciò alla successione imperiale. Federico intraprese il viaggio verso nord e, in tal modo, obbligò Ottone a interrompere la sua campagna militare e a fare altrettanto. A quel punto la Germania si trovò di fatto divisa in due blocchi: la parte meridionale obbediva a Federico, quella settentrionale a Ottone. Questi nel 1214 veniva però rovinosamente sconfitto da truppe anglo-francesi nella battaglia di Bouvines. Ottone rimase sul trono fino alla morte, nel 1218, ma assai indebolito perché dopo Bouvines fu chiaro che Federico aveva vinto la sua partita.

La crociata

Il 25 luglio 1215 lo Svevo venne incoronato re dei Romani ad Aquisgrana. In quella stessa occasione egli s'impegnò a bandire una crociata. Nulla seguì per anni ‒ era stato intanto incoronato imperatore a Roma nel novembre 1220 ‒ e un nuovo papa, Gregorio IX, nel 1227 lo colpì per ciò con la scomunica.

Federico fu costretto a partire, ma la sua fu un'impresa particolare: invece di combattere intavolò un lungo negoziato con il nemico, il sultano d'Egitto, ottenendo la consegna di Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e garanzie di movimento per i pellegrini. Durante le trattative si intrattenne in discussioni filosofiche e scientifiche con dotti musulmani, il che gli procurò critiche e accuse di miscredenza.

Federico e il Regno di Sicilia

Lasciata la Germania, che abbandonò sostanzialmente al suo destino, Federico si stabilì nel Regno di Sicilia, che egli si impegnò fortemente a trasformare. Riformò i tribunali e l'amministrazione del regno, riorganizzandone le strutture e creando nuove figure di funzionari. Emanò un'importantissima serie di leggi tra cui le Costituzioni di Melfi (1231), con le quali si sforzò di realizzare uno Stato organizzato e coerente che non prevedeva soltanto obblighi dei sudditi nei confronti del governo, ma anche dello Stato nei confronti dei sudditi. Era una novità assoluta e in molti hanno visto in lui il primo sovrano di stampo moderno. Federico stimolò anche l'economia del regno, intervenendo sulla struttura produttiva e cercando di rivitalizzare le città, alcune delle quali (Augusta e Altamura) fondò egli stesso. Nel 1224 Federico istituì a Napoli la prima università statale.

In lotta contro il papa…

Federico aveva contravvenuto da subito agli impegni presi col papa. Non solo la sua crociata era finita con un negoziato, ma egli non aveva nemmeno rinunciato, una volta divenuto imperatore, al Regno di Sicilia, così come gli era stato richiesto già da Innocenzo III. La tensione col papato toccò il limite di guardia in più occasioni. Nel 1241 Federico catturò al largo dell'isola d'Elba i prelati che intendevano raggiungere Roma per partecipare al Concilio generale indetto dal papa. Nulla poté invece fare per impedire un nuovo Concilio, che il pontefice Innocenzo IV volle per sicurezza a Lione, in Francia, nel 1245. Qui Federico fu accusato di spergiuro, rottura della pace, bestemmia ed eresia e l'assemblea deliberò la sua deposizione dal trono. Ma la decisione non ebbe alcun effetto pratico.

… e contro i Comuni italiani

Tali avvenimenti si intrecciavano con ciò che avveniva in Italia settentrionale, dove l'imperatore si scontrò con i Comuni che volevano preservare la propria autonomia dalle sue pretese di sovranità. A tal fine essi risuscitarono la Lega lombarda che s'era già opposta per gli stessi motivi a suo nonno, Federico I Barbarossa. Nel 1237 a Cortenuova Federico piegò la Lega, ma invece di cercare un accordo favorevole per le parti, cercò di imporre una resa incondizionata. La lotta allora riprese e questa volta al fianco dei Comuni si schierò anche il papa, che scomunicò per la seconda volta lo Svevo (1239). Federico conobbe l'amarezza della sconfitta: nel 1248, presso Parma, subì una grave disfatta; l'anno dopo i Bolognesi catturarono a Fossalta Enzo, figlio prediletto dell'imperatore (morto prigioniero nel 1272).

La corte

La sete di sapere spinse Federico II a ospitare presso la sua corte importanti personalità della cultura. Alla sua iniziativa si devono le traduzioni di opere della tradizione filosofica greca e araba fino allora sconosciute, in particolare quelle di Aristotele. Federico ebbe poi rapporti col celebre matematico Leonardo Fibonacci, con dotti ebrei, arabi e greci. Personalità di rilievo attiva al suo fianco fu quella di Pier delle Vigne, che fu suo stretto collaboratore e portavoce. Nel suo trattato sulla caccia col falco, l'imperatore dimostrò uno spiccato interesse naturalistico. Favorì la scuola poetica siciliana ed egli stesso compose poesie amorose. Collezionò sculture e cimeli antichi e si fece riprodurre copie di opere del passato; inoltre seguì personalmente il progetto della Porta di Capua, un monumento ricco di riferimenti all'antichità romana, che, all'ingresso del Regno, doveva testimoniare i valori cui si ispirava la sua monarchia. Negli augustali, monete d'oro che egli mise in circolazione nel 1231, Federico era raffigurato coronato d'alloro come gli imperatori romani. Sviluppò nel regno una rete di castelli, per esigenze di controllo ma anche per favorire i suoi svaghi, come la caccia: il più celebre è Castel del Monte, presso Bari, dalla singolare pianta ottagonale.

Anticristo o Messia

Dagli inizi degli anni Quaranta attorno a Federico si era creata una leggenda negativa che lo aveva identificato quale nemico di Dio, l'Anticristo da combattere con ogni mezzo. Sul versante opposto vi era invece chi vedeva in lui il Messia, inviato sulla Terra da Dio a riformare la Chiesa corrotta così come, con altri mezzi, aveva tentato di fare Francesco d'Assisi. In realtà Federico coltivò forme di autentica devozione religiosa e in nessun momento mise in discussione l'istituzione papale. Ne contestò però con forza il primato rispetto all'impero.

L'imperatore morì mentre cercava di reagire alle disfatte subite in Italia settentrionale. La fine avvenne nel suo luogo di soggiorno preferito, Castel Fiorentino (presso Foggia), il 13 dicembre 1250. La salma fu portata a Palermo e collocata in un sarcofago nella cattedrale. Nel suo testamento designò il figlio Corrado come erede e, nell'attesa dell'arrivo di questi dalla Germania, il figlio naturale Manfredi come reggente.

Morto Federico, i suoi nemici ebbero il sopravvento e gli Svevi persero quel Regno di Sicilia che aveva conosciuto un periodo di così vivido splendore.

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