RICCI, Federico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016)

RICCI, Federico

Ruben Vernazza

RICCI, Federico. – Nacque a Napoli il 22 ottobre 1809, da Pietro e da Rachele Ciocchi.

Il padre, sarto di origini fiorentine, nel primo quindicennio dell’Ottocento fu probabilmente costumista nei teatri lirici della città.

Nel 1818 fu ammesso al Real collegio di S. Sebastiano, dove da quattro anni studiava il fratello maggiore Luigi. Ebbe per insegnanti Giovanni Furno, Niccolò Zingarelli e Pietro Raimondi. Durante la formazione si cimentò nella composizione di brani di musica teatrale, strumentale e sacra, e ottenne la carica di maestrino, che prevedeva l’esercizio di attività didattiche complementari. Nel 1828 ambiva già a esordire in campo operistico: Francesco Florimo, bibliotecario del Conservatorio di S. Pietro a Majella, tentò invano di procacciargli un ingaggio con la mediazione di Bellini. L’anno seguente interruppe anzitempo gli studi e raggiunse a Roma il fratello, che aveva intrapreso la carriera di compositore d’opera.

Per circa un quinquennio fece da assistente a Luigi e lo seguì negli spostamenti lungo la penisola, il che gli consentì di perfezionare la propria formazione e impratichirsi dell’ambiente teatrale. La collaborazione fruttò inoltre la composizione a quattro mani di due opere per il teatro del Fondo di Napoli: il melodramma giocoso Il colonnello e il melodramma Il disertore per amore (libretti di Jacopo Ferretti), dati rispettivamente il 24 marzo 1835 e l’11 febbraio 1836. Fra tali allestimenti esordì in proprio con il melodramma comico Monsieur de Chalumeaux (Ferretti), allestito il 14 giugno 1835 al teatro di S. Benedetto a Venezia.

Dal 1837 si stabilì a Trieste, dove il fratello aveva trovato impiego. Il 13 marzo 1838 diede con ampio successo al teatro Grande di quella città il melodramma semiserio La prigione di Edimburgo (Gaetano Rossi), che si mantenne in repertorio per circa un ventennio. Tale affermazione gli dischiuse il circuito dei maggiori palcoscenici della penisola. Dopo l’esito mediocre colto alla Scala di Milano il 17 agosto 1839 con il melodramma in due atti Un duello sotto Richelieu (libretto adespoto, ma di Francesco Dall’Ongaro e Antonio Somma), il 30 marzo 1841 presentò alla Pergola di Firenze l’acclamato melodramma tragico in tre atti Luigi Rolla (Salvadore Cammarano).

Il ruolo eponimo dello scultore di genio che a causa di un amore contrastato impazzisce e muore fu scritto per il tenore Napoleone Moriani, che dell’opera fece un suo cavallo di battaglia e per circa un decennio la portò in giro nei teatri italiani e stranieri. Dopo il ritiro del cantante il titolo uscì dal repertorio, e non valsero a rivitalizzarlo le tardive revisioni approntate dall’autore per riprese a Pietroburgo (1865) e a Firenze (1876).

Consolidata nella penisola, la fama di Ricci si estese oltralpe grazie al dramma lirico Corrado di Altamura (Giacomo Sacchéro), che esordì alla Scala il 16 novembre 1841. Il titolo godette di una circolazione capillare e venne montato sui maggiori palcoscenici europei; in particolare, nel 1844 apparve al Théâtre Italien di Parigi in una versione ampiamente rimaneggiata dall’autore. Fu per Ricci l’ultimo successo nel genere serio: il dramma lirico Vallombra (Sacchéro; Scala, 26 dicembre 1843), l’opera seria Isabella de’ Medici (libretto adespoto, ma di Gazzoletti; Grande di Trieste, 9 marzo 1845), il melodramma serio Estella (Francesco Maria Piave; Scala, 21 febbraio 1846) e Griselda (Piave, dalla Griseldis di Friedrich Halm; Fenice di Venezia, 13 marzo 1847) ebbero esito modesto.

L’attività compositiva di Federico Ricci si sviluppò quindi soprattutto nel genere dell’opera buffa. In collaborazione con il fratello musicò il melodramma giocoso in tre atti L’amante di richiamo (Dall’Ongaro), dato il 13 giugno 1846 al teatro d’Angennes di Torino, e il libretto «fantastico giocoso» Crispino e la comare (Piave). Quest’ultimo titolo, che esordì al S. Benedetto di Venezia il 28 febbraio 1850, valse ai due Ricci una posizione di rilievo nella storia dell’opera italiana dell’Ottocento, in quanto contribuì al rinnovamento tematico e linguistico del genere buffo e fu una delle rare partiture comiche dell’età postrossiniana a godere di circolazione internazionale e lunga permanenza in repertorio. Crispino e la comare fu eseguita assiduamente fino a fine Ottocento e vanta varie riprese anche più recenti.

Il 21 settembre 1850 Ricci presentò al S. Benedetto la sua ultima creazione per le scene italiane, l’opera comica su libretto proprio I due ritratti; da allora in poi lavorò in prevalenza all’estero. Dopo aver diretto la stagione d’opera italiana del 1851 al teatro Grande di Varsavia, compose due melodrammi comici per il teatro di Porta Carinzia a Vienna: Il marito e l’amante (Rossi), dato il 9 giugno 1852, ebbe ottima accoglienza, mentre fu un fiasco Il paniere d’amore (Rossi), il 25 maggio 1853. Si trasferì quindi a Pietroburgo, dove condusse la stagione d’opera italiana 1853-54 e dal 1855 al 1869 fu stabilmente insegnante di canto nella scuola dei teatri Imperiali. Durante il soggiorno russo non presentò opere nuove, ma scrisse soprattutto brani vocali da camera.

Alla scadenza dell’incarico presso la corte zarista si stabilì a Parigi e tornò a dedicarsi alla musica teatrale con quattro opéras bouffes francesi. Raccolse un grande successo Une folie à Rome (Victor Wilder; revisione di un’opera italiana, inedita, composta da Ricci sul libretto di Giuseppe Palomba Le astuzie femminili, già musicato da Domenico Cimarosa): allestita il 30 gennaio 1869 al Théâtre des Fantaisies-Parisiennes, accostata dalla critica ai grandi capolavori buffi italiani, in pochi mesi l’opera collezionò oltre settanta repliche (lettera a Léon Escudier, 28 aprile 1870, Paris, Bibliothèque nationale de France). Fra i suoi estimatori vi fu Giuseppe Verdi, che in quel periodo coinvolse Ricci in due suoi progetti: l’Album Piave e la Messa per Rossini. Il 18 settembre seguente, al Théâtre de l’Athénée, fu accolto con entusiasmo Le docteur Crispin, revisione d’autore di una traduzione di Crispino e la comare data a Liegi nel 1865 e poi nella provincia belga e francese. Seguirono nel 1872 due titoli meno fortunati: Le docteur Rose (Émile de Najac) al Théâtre des Bouffes-Parisiens il 10 febbraio, e Une fête à Venise (rifacimento del Marito e l’amante) al Théâtre-Lyrique il 15 febbraio.

Attorno al 1876 Ricci (rimasto scapolo a onta delle molte avventure galanti) si ritirò a Conegliano, dove morì il 10 dicembre 1877.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Registro degli atti delle nascite, ed adozioni, quartiere Avvocata, 1809; Paris, Bibliothèque nationale, Département de la musique, L.A.S. Federico Ricci; F. De Villars, Notices sur Luigi et Federico Ricci, Paris 1866, pp. 45-117; A. Heulhard, Étude sur Une folie à Rome, Paris 1870, passim; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi Conservatorii, III, Napoli 1882, pp. 344-356; A. Cametti, Un poeta melodrammatico romano: appunti e notizie in gran parte inedite sopra Jacopo Ferretti e i musicisti del suo tempo, Milano 1897, pp. 214-225; L. Neretti, Dalle carte di un celebre tenore, in Musica d’oggi, XVII (1935), pp. 8 s.; Vincenzo Bellini. Epistolario, a cura di L. Cambi, Verona 1943, ad ind.; F. Abbiati, Giuseppe Verdi, III, Milano 1959, ad ind.; Messa per Rossini. La storia, il testo, la musica, a cura di M. Girardi - P. Petrobelli, Parma 1988, ad ind.; T.G. Kaufman, Verdi and his major contemporaries, New York-London 1990, pp. 247-262; S. Bianchi - S. Cimarosti, Mestiere e fantasia: fortune operistiche a Trieste di Luigi, Federico e Luigino Ricci, Trieste 1994, pp. 21-36; C.A. Traupman, I dimenticati: Italian comic opera in the mid-nineteenth century, diss., Cornell University, Ann Arbor (Mich.) 1995, pp. 232-302; The new Grove dictionary of music and musicians, XXI, London-New York 2001, pp. 318 s.; A. Sessa, Il melodramma italiano 1861-1900, Firenze 2003, pp. 401 s.; A. Ziino, F. R., Bellini ed un presunto plagio di Verdi, in Musica se extendit ad omnia. Studi in onore di Alberto Basso, a cura di R. Moffa - S. Saccomani, II, Lucca 2007, pp. 563-581; F. Izzo, Laughter between two revolutions, Rochester 2013, pp. 231-240.

TAG

Isabella de’ medici

Niccolò zingarelli

Cornell university

Francesco florimo

Napoleone moriani