ZANDOMENEGHI, Federico

Enciclopedia Italiana (1937)

ZANDOMENEGHI, Federico

Enrico Piceni

Pittore, nato a Venezia nel giugno 1841, morto a Parigi il 31 dicembre 1917; figlio dello scultore Pietro (morto nel 1866) e nipote dello scultore Luigi (1778-1850), buoni artisti entrambi, d'ispirazione accademica, canoviana, rinomati soprattutto per la loro perizia tecnica, tanto che a titolo d'onore venne loro commesso dallo stato il monumento a Tiziano nella chiesa dei Frari a Venezia. (Di Luigi è anche il monumento a Goldoni nel teatro La Fenice). Apprese giovanissimo dai suoi i rudimenti dell'arte, ma la scultura non parlava al suo spirito ansioso e curioso di movimento e di colore. Già nel 1862, di ritorno da una "scappata" garibaldina, lo troviamo a Firenze con il gruppo dei macchiaioli. A Firenze rimane quasi cinque anni, poi vicende familiari lo costringono a ritornare a Venezia. Nel 1874 parte per Parigi: vuol veder davvicino la giovane pittura degl'impressionisti. Doveva fermarvisi poche settimane: vi rimase 43 anni, fino alla morte. Giunto a Parigi trentatreenne, in pieno sviluppo artistico e già padrone di una propria personalità, Z. era in grado di assimilare quanto delle nuove tendenze meglio si confacesse al suo spirito e ai suoi mezzi. E così fu. Passato alle dipendenze del famoso mercante parigino Durant-Ruel, che si assicurò l'esclusività della sua produzione egli fu tenuto un po' in ombra rispetto a Degas e a Renoir, i due pittori a cui la sua arte maggiormente si richiama; ma oggi, a distanza di tempo, ben si vede come Z. svolgesse la propria opera in modo originale. Colorista di prim'ordine, sebbene decomponga il tessuto cromatico in trame di luce sottili e vibranti, e dessinateur formidable come i suoi stessi colleghi francesi lo definivano, Z., dopo gli anni di silenzio e quasi di oblio che seguirono la sua morte, avvenuta in piena conflagrazione mondiale, va riprendendo un posto eminente nella storia della pittura italo-francese, e i suoi quadri - in special modo i pastelli - reggono il confronto con quelli dei più celebrati maestri dell'impressionismo. Z. amò soprattutto ritrarre fiori e figure femminili (Nudino in poltrona; Violetta invernale; Capelli d'oro; Risveglio) ma ha lasciato anche paesaggi, e ritratti esemplari, come quello di Diego Martelli e l'argutissimo Dottore.

Bibl.: D. Martelli, Gli impressionisti, Pisa 1880; J.-K. Huysmans, L'exposition des Indépendentas en 1880, Parigi 1923; V. Pica, F. Z. Catalogo dell'XI Biennale veneziana, 1914; E. Somaré, Storia dei pittori dell'800, Milano 1928; U. Ojetti, La pittura italiana dell'800, Milano 1929; H.-G. Degas, Lettres, Parigi 1932; E. Piceni, F. Z., Milano 1932; E. Somaré, F. Z., Roma 1935.