Paralinguistici, fenomeni

Enciclopedia dell'Italiano (2011)

paralinguistici, fenomeni

Federico Faloppa

Definizione

I fenomeni paralinguistici sono tratti concomitanti o simultanei (da qui il suffisso para- «accanto») alla comunicazione verbale, che veicolano informazioni aggiuntive sostenendo, rafforzando o anche contraddicendo le informazioni da essa trasmesse.

Si tratta di aspetti come il volume della voce, la velocità di elocuzione (➔ pronuncia), le esitazioni, le pause di silenzio, che, «pur strettamente inerenti alla comunicazione verbale, non si lasciano analizzare [come quella] in elementi discreti» (come fonemi e morfemi). Infatti appartengono «a una fenomenologia che di per sé non appare completamente integrata con l’organizzazione in senso lato grammaticale della lingua» (Vineis 1995), sfuggendo così all’analisi in segmenti fonici (foni e fonemi) (➔ fonetica; ➔ fonologia). In generale, i fenomeni paralinguistici sono elementi ‘non lessicali’ (per precisazioni terminologiche cfr. Siegman 1987: 351; Anderson 20062: 690), nei quali la componente verbale della comunicazione si intreccia con elementi non verbali: espressioni facciali, movimenti, postura del corpo, distanze fisiche rispetto all’ambiente, ecc.

L’importanza dei fenomeni paralinguistici, intesi in questa accezione più ampia, è testimoniata dal fatto che alcuni di essi sono universali nella comunicazione umana: in particolare nell’espressione di emozioni quali gioia, paura, collera, tristezza, disgusto, sorpresa, teorizzata già da Charles Darwin nel suo The Expression of the emotions in man and animals (1872). Tale importanza si evince anche dalla scoperta che elementi di comunicazione non verbale (e in particolare la gestualità) si sarebbero sviluppati «prima che, circa 100.000 anni fa, si completassero, nell’evoluzione della morfologia fisica e della struttura ossea (e cranica in particolare) degli ominidi, gli adattamenti necessari per poter articolare il linguaggio vocale» (Telmon 2009: 589; Corballis 2002, 2006).

Secondo indagini psicolinguistiche (Mehrabian 1971), in determinate situazioni comunicative le componenti paralinguistiche (o non verbali) sono perfino preponderanti rispetto a quelle verbali: solo il 7% delle informazioni, infatti, verrebbe veicolato a livello esclusivamente verbale, mentre il 38% verrebbe veicolato anche dalla voce (intonazione, tono, pause) e il 55% dal linguaggio del corpo (espressioni facciali, movimenti degli occhi, gestualità, ecc.). Sebbene siano da prendere con molta cautela, questi dati mostrano che i fenomeni paralinguistici hanno gran rilievo nella comunicazione umana: questa, quale che sia la reale distribuzione delle sue componenti, è un’operazione complessa o ‘multimodale’, che andrebbe letta e interpretata (secondo un’efficace metafora: Magno Caldognetto & Poggi 1997) come una sorta di ‘partitura’.

Principali tipi

A dare credito a questa impostazione, le modalità presenti su questa ‘partitura’ sono almeno cinque (tutte, tranne la prima, rientrano nei fenomeni paralinguistici).

(a) Modalità verbale: parole o frasi con cui il parlante formula i suoi atti linguistici; è la modalità ‘linguistica’ per definizione.

(b) Modalità prosodico-intonativa: un insieme di caratteristiche quali il ritmo, la velocità di elocuzione, il tono, l’intensità, le pause, ecc., con cui il parlante esprime il contenuto o la ➔ modalità dei suoi atti linguistici; questi tratti sono oggetto di studio della paralinguistica propriamente intesa (Vineis 1995).

(c) Modalità gestuale: movimenti comunicativi delle mani, cioè i ➔ gesti che il parlante, consapevolmente o no, produce per trasmettere significati, sia simultanei alla comunicazione verbale, sia autonomi.

(d) Modalità facciale: l’insieme di gesti, quali i movimenti del capo, la direzione dello sguardo e il movimento degli occhi, le espressioni del viso, intesi a comunicare significati, studiati dalla cinesica.

(e) Modalità corporea: movimenti del busto, come il protendersi verso l’interlocutore, l’inchinarsi o ritirarsi, l’assumere una postura impettita o rilassata, quando hanno lo scopo di comunicare significati; questa modalità è oggetto di studio della prossemica, che valuta, oltre all’aspetto esteriore (caratteristiche fisiche, abbigliamento, acconciatura, trucco), la posizione reciproca (di faccia, di fianco, di spalle, ecc.). Rientra in questa modalità la distanza tra gli interlocutori: secondo la celebre classificazione di Hall (1963), questa sarebbe: «intima», a 0-45 cm, «personale», a 45-120 cm, «sociale», a 120-350 cm, e «pubblica» oltre i 350 cm. Secondo le indagini di Hall (1963) gli europei del Sud hanno tendenza a gesticolare più di altri popoli, a disporsi a minor distanza dall’interlocutore e anche a toccarlo in misura maggiore di altri.

A queste modalità, si aggiungono, a seconda delle classificazioni, anche la percezione del tempo e della puntualità durante un’interazione comunicativa, il senso del contatto fisico, il contatto attraverso lo sguardo (o eye contact), il senso degli odori (rispondente a codici olfattivi determinati culturalmente; Hall 1968), nonché la percezione dei comportamenti nel loro insieme.

Studi

Anderson, Myrdene (20062), Nonverbal communication, in Encyclopedia of language and linguistics, editor-in-chief K. Brown, Boston - Oxford, Elsevier, 14 voll., vol. 8°, pp. 690-692.

Corballis, Michael C. (2002), From hand to mouth. The origins of language, Princeton (N.J.) - Oxford, Princeton University Press.

Corballis, Michael C. (2006), Evolution of language as a gestural sys-tem, «Marges linguistiques» 11 (http://www.marges-linguistiques.com).

Hall, Edward T. (1963), A system for the notation of proxemic behavior, «American anthropologist» 65, pp. 1003-1026.

Hall, Edward T. (1968), Proxemics, «Current anthropology» 9, 2/3, pp. 83-108.

Magno Caldognetto, Emanuela & Poggi, Isabella (1997), Mani che parlano. Gesti e psicologia della comunicazione, Padova, Unipress.

Mehrabian, Albert (1971), Silent messages, Belmont (Ca.), Wads-worth.

Siegman, Aron W. & Feldestein, Stanley (edited by) (19872), Nonverbal behaviour and communication, Hillsdale (N.J.) - London, Lawrence Erlbaum Associates (1a ed. 1978).

Telmon, Tullio (2009), La gestualità in Italia, in La cultura italiana, diretta da L.L. Cavalli Sforza, Torino, UTET, 12 voll., vol. 2º (Lingue e linguaggi, a cura di G.L. Beccaria), pp. 589-648.

Vineis, Edoardo (1995), Paralinguistica, in Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, diretto da G.L. Beccaria, Torino, Einaudi, p. 541.

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