Camòn, Ferdinando

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Critico e scrittore italiano (n. San Salvaro d'Urbana, Padova, 1935). Dopo due notevoli raccolte di interviste a scrittori italiani (Il mestiere di poeta, 1965, 2a ed. ampliata 1982; La moglie del tiranno, 1969, nuova ed. col tit. Il mestiere di scrittore, 1973), precisò gli oggetti privilegiati della sua ricerca in Letteratura e classi subalterne (1974). A un populismo viscerale, complicato da una raffinata mitologia contadina non troppo lontana da quella di Pasolini, può essere ricondotta la sua prima narrativa: Il quinto stato (1970), La vita eterna (1972) e Un altare per la madre (1978, premio Strega); mentre una maggiore attenzione alla cronaca e alle ragioni di un disagio che non è solo personale, già presente in Occidente (1975), caratterizza i successivi romanzi: La malattia chiamata uomo (1981); Storia di Sirio (1984); La donna dei fili (1986); Il canto delle balene (1989). C. ha pubblicato anche raccolte di liriche (Fuori storia, 1967; Liberare l'animale, 1973) e una raccolta di "dichiarazioni apocrife" attribuite a personaggi contemporanei (Il santo assassino, 1991). Del 1991 ancora il romanzo Il super-baby, che racconta un parto dall'insolito punto di vista del nascituro. Nel 1996 viene invece pubblicato Mai visti sole e luna, parabola feroce su una civiltà contadina che muore. La Terra è di tutti (1996) racconta dello scontro di civiltà che si svolge nelle città occidentali a causa delle ondate migratorie provenienti dall'Asia e dall'Africa. Il ritorno alla poesia si materializza nel 1999 con la raccolta Dal silenzio delle campagne. Del 2004 è invece il breve romanzo La cavallina, la ragazza e il diavolo, in cui è ancora il mondo della campagna ad essere protagonista. Del 2022 è il suo ultimo libro di poesie Son tornate le volpi.

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