PALLAVICINO, Ferrante

Enciclopedia Italiana (1935)

PALLAVICINO, Ferrante

Luigi Fassò

Avventuriero, libellista e romanziere, nato a Piacenza nel 1616. Entrò molto giovane tra i canonici della Casa della Passione in Milano, ma il temperamento ribelle lo trasse presto a una vita di scostumatezze e dissipazioni, che si svolse soprattutto a Venezia, dove l'ingegno vivace e fecondo gli procurò numerose amicizie tra i letterati. Spirito mordace, irrequieto, desideroso di fama e d'agi, tentò più vie, componendo rapidamente opere sacre, che vennero proibite dalla Chiesa, "scene retoriche" e racconti, desunti dalla Bibbia con colori tutt'altro che casti, una Storia delle cose avvenute nel 1636, romanzi politici anti spagnoli, e libelli satirici. Uno di questi ultimi, Il corriere svaligiato (ch'ebbe l'onore di essere imitato dal Le Sage, ed è rivolto contro il papa, la Chiesa e i gesuiti) gli schiuse le carceri della Serenissima; ma di peggio gli accadde con La baccinata che scrisse per la guerra tra Urbano VIII e il ducato di Parma, attirandosi l'odio dei Barberini, i quali per vendicarsi, gli misero alle costole un falso amico, tale Carlo de Bresche detto de Morfi. Costui, dandogli a credere che il cardinale Richelieu lo avrebbe nominato suo storiografo, trasse il P. in Francia e lo fece arrestare al ponte di Sorgues dai gabellieri pontifici della vicina Avìgnone, dove, dopo quattordici mesi di prigione, il P. fu decapitato, come reo d'apostasia e di lesa maestà divina, il 5 marzo 1644.

La fine miseranda non può tuttavia dare all'opera letteraria del P. i pregi che non ha. Egli non fu che un epigono di Pietro Aretino. Se anche si voglia riconoscere come suo quel violento scritto, d'ispirazione calvinista, contro la Chiesa di Roma, che col titolo Il divorzio celeste (1643) ebbe non piccola fortuna in terra protestante, egli rimane, meglio che un ribelle o un novatore pronto a dar la vita per i suoi ideali, un acre libellista privo di vero valore morale. Né per il rispetto artistico la sua opera si può paragonare a quella dell'Aretino, neppure in quel turpe libretto, Alcibiade fanciullo a scuola, che gli è da alcuni attribuito.

Bibl.: G. Brusoni, biografia premessa alle Opere scelte del P., Venezia 1655; Poggiali, Memorie per la storia letteraria di Piacenza, Piacenza 1789, II, p. 170 seg.; P. Marchand, Mémoires critiques et littéraires, L'Aia 1758; G. Faelli, Un libellista decapitato, in La Domenica del Fracassa, 1886, n. 1; A. Albertazzi, Romanzieri e romanzi del Cinquecento e del Seicento, Bologna 1891, pp. 315-319; J. Lucas-Dubreton, Un libertin italien du XVIIe siècle, Parigi 1923; A. Belloni, in Giorn. stor. d. lett. ital., LXXXIII (1924), pp. 180-183.

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