FERRERO DELLA MARMORA, Alessandro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)

FERRERO DELLA MARMORA, Alessandro

Paola Casana Testore

Nacque a Torino il 27 marzo 1799 ottavo dei numerosi figli del marchese Celestino e di Raffaella Argentero di Bersezio. Anch'egli, seguendo la tradizione di famiglia, fu avviato alla carriera militare e nel 1809, poiché era ancora troppo giovane per entrare nell'esercito francese come i fratelli Alberto e Carlo, fu nominato paggio presso il principe Camillo Borghese, governatore del Piemonte.

Con la caduta di Napoleone egli entrò a far parte del ricostituito esercito piemontese come sottotenente soprannumerario (gennaio 1815), divenendo effettivo l'8 maggio 1815. Prese parte alla campagna di Grenoble di quell'anno; poiché tuttavia il suo reggimento non era stato destinato a quella spedizione, il F., impaziente di cimentarsi sul campo di battaglia, prese il posto di un portabandiera di nome Pagliano per poter così partire. In quella campagna riportò una grave ferita a causa dell'esplosione di una fiaschetta per la polvere da sparo che teneva in mano.

Nel 1821, in seguito allo scoppio dei moti insurrezionali, il F. combattè a Novara agli ordini del generale V. Sallier de la Tour contro le truppe costituzionali; a riconoscimento del suo valore, il 28 nov. 1821 venne decorato con la croce di cavaliere dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Nel febbraio 1823 fu promosso capitano nella brigata granatieri guardie. Iniziò anche a dedicarsi a studi di tattica militare, rivolgendo in particolare la propria attenzione alla fanteria, poiché, dal 1815 in poi, era stato questo il settore che aveva mostrato maggiori carenze. Egli incominciò, così, a vagheggiare l'idea della creazione di un corpo di fanteria scelta e armata alla leggera, in modo che fosse in grado di avventurarsi nei luoghi più impervi e potesse essere utilizzata nelle imprese più rischiose e difficili. Pensava di sostituire con questo corpo il reggimento cacciatori guardie che, sebbene destinato già a questo scopo, in realtà non differiva dagli altri reparti di fanteria né nell'addestramento, né nell'armamento. Egli compì numerosi viaggi di studio in Francia, Austria, Prussia prima di formulare un concreto progetto per la creazione di un simile corpo scelto che all'abilità del tiro aggiungesse anche la massima mobilità.

Nel 1828 il F. aveva già pronto un chiaro progetto per l'istituzione del nuovo corpo di fanteria, ma incontrò non poche difficoltà per farlo giungere nelle mani delle persone competenti, affinché lo prendessero in considerazione. Nel gennaio 1831, in un fascicolo di 28 pagine esponeva la sua proposta per l'istituzione di un corpo dei bersaglieri e all'inizio di quello stesso anno inviava al primo segretario di Stato per gli affari di Guerra e Marina, Matteo Agnès des Geneys, la proposta "per la formazione di una Compagnia di bersaglieri ed il modello di un Arma, che a questi riuscirebbe di maggior vantaggio", persuaso che le varie compagnie di quel corpo avrebbero potuto "rendere dei servizi importanti, principalmente nelle montagne", (M. Cassetti-G. Bolengo, p. 25).

Il F., nonostante numerose difficoltà, riuscì alla fine a far approvare il proprio progetto; infatti con regio brevetto del 18 giugno 1836 Carlo Alberto istituiva il corpo dei bersaglieri ed il 21 dello stesso mese il F. veniva promosso maggiore comandante del suddetto corpo. La ferma complessiva per i nuovi soldati era di quattordici anni - mentre era di sedici per la fanteria ordinaria -, di cui due da passare sotto le armi, sei nella riserva e sei in congedo illimitato. Il F. in persona iniziò ad occuparsi dell'addestramento dei nuovi soldati per renderli agili e veloci, capaci di rapidi movimenti. Nel giugno del 1839 il corpo dei bersaglieri venne ingrandito con l'aggiunta di una terza compagnia e nel febbraio del '43 con una quarta. Nel frattempo il F. era stato promosso luogotenente colonnello (20 genn. 1840); il 9 apr. 1844 divenne colonnello comandante i bersaglieri e con questo grado egli partecipò nel 1848 alla prima guerra d'indipendenza.

In vista dell'imminente guerra contro l'Austria il corpo dei bersaglieri venne ampliato e da quattro compagnie venne portato a dodici, divise in tre battaglioni. Il provvedimento, tuttavia, fu piuttosto tardivo, per cui il corpo venne completato non con soldati scelti, bensì con volontari, e di ciò il F. si lamentò durante la campagna militare, poiché in questo modo fu completamente alterata la natura del corpo che avrebbe dovuto essere composto soltanto da soldati scelti e particolarmente addestrati.

L'8 apr. 1848, durante la campagna contro l'Austria, egli venne gravemente ferito alla mascella e dovette così ritirarsi per un certo tempo dal campo di battaglia.

Sebbene fosse costretto all'inattività, continuò a seguire attentamente lo svolgimento della guerra lamentandosi per l'utilizzazione irrazionale del corpo dei barsaglieri, per l'assegnazione che era stata fatta di uomini incapaci e per lo scarso armamento.

In luglio il F. tornò sul campo di battaglia e combatté a Governolo al comando di un corpo formato da varie compagnie di volontari e di regolari. Terminata la prima fase della guerra egli riprese l'addestramento dei bersaglieri, che alla fine del '48 vennero portati a cinque battaglioni; si dedicò allo studio di una nuova carabina e continuò a lamentarsi per il modo con cui erano reclutati i nuovi soldati. Il 27 luglio 1848 ottenne la promozione a maggiore generale ed il 15 febbr. 1849 fu nominato capo dello stato maggiore dell'armata, ma continuò anche a sovrintendere ai bersaglieri in qualità di ispettore. Con la ripresa della guerra contro l'Austria ritornò sul campo di battaglia; partecipò agli scontri di Mortara e di Novara del 21 e del 23 marzo e nel novembre 1849 gli fu conferita la medaglia d'argento al valor militare. Il 17 apr. 1849 ottenne l'incarico del comando della divisione di Genova a disposizione del regio commissario, che era il fratello Alfonso, inviato colà per sedare la rivolta fomentata dai circoli mazziniani in seguito alla sconfitta di Novara. Il 7 nov. 1849 ottenne il comando provvisorio della divisione di Genova ed il 25 luglio 1852, promosso luogotenente generale, divenne comandante effettivo della suddetta divisione, continuando però a mantenere anche la carica di ispettore dei bersaglieri.

Il 1º luglio 1854 si sposò con Rosa Roccatagliata, vedova Rati Opizzoni, da cui non ebbe figli.

Il 22 marzo 1855 fu nominato comandante della 2ª divisione del corpo di spedizione in Oriente ed il 19 maggio s'imbarcò per la Crimea.

Pochi giorni dopo essere giunto a destinazione si ammalò di colera ed il 7 giugno 1855 morì a Kadikóy (Turchia).

Fonti e Bibl.: L'archivio familiare è conservato presso la Sezione di Archivio di Stato di Biella. Riguardo ai documenti relativi al F. presenti nel suddetto archivio cfr. A. F. d. M. fondatore dei bersaglieri (1799-1855). Mostra documentaria, a cura di M. Cassetti-G. Bolengo, Vercelli 1986. Notizie sulla sua carriera in Archivio di Stato di Torino, Sezioni riunite, Indice Patenti controllo Finanze 1831-42; 1843-50, ad nomen; Ibid., Ministero di Guerra e Marina, Ruolo matricolare, ufficiali, p. 1 di "Ruolo matricola degli uffiziali del corpo dei bersaglieri".

Notizie biografiche in P. Fea, Storia dei bersaglieri, con alcune idee sul loro impiego in guerra del generale A. Lamarmora, Firenze 1879; M. Degli Alberti, Alcuni episodi del Risorgimento italiano illustrati con lettere e memorie inedite del generale marchese Carlo Emanuele Ferrero della Marmora, Torino 1906, ad Indicem; Enc. Italiana, XX, p. 402; Diz. del Risorg. nazionale, III, pp. 76 s.; Enc. militare, III, p. 705.

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