DELLA VALLE, Filippo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 37 (1989)

DELLA VALLE, Filippo

Vernon Hyde Minor

Figlio di Francesco, nacque a Firenze il 26 dic. 1698. Notizie sul suo apprendistato e sulla sua carriera di scultore sono contenute nelle biografie di Francesco Baldinucci (1725-30 c.) e Niccolò Gabburri (in Honour, 1959); il Gabburri ricorda che Giovan Battista Foggini fu lo zio e il primo maestro del Della Valle.

Il Foggini lo educò allo stile fiorentino dell'inizio del Settecento: sebbene derivante in ultima analisi dalla scultura di E. Ferrara (maestro del Foggini), questa accezione stilistica, come era praticata dal Foggini, era caratterizzata da unwinaniera ben più calma e da un baroccheito incipiente. La Serie degli uomini più illustri (1775) ricorda che il D., durante il suo apprendistato fiorentino, "modellò le statue più belle della real Galleria" e Gabburri aggiunge "e quelle eziandio più singolare sparse in gran numero per la città di Firenze" (in Honour, 1959, p. 173, n. 4).

Quando il D. arrivò a Roma nel 1725, dopo la morte dello zio avvenuta il 12 aprile dello stesso anno, possedeva già quello stile scultoreo che avrebbe costituito la principale corrente di opposizione all'ultimo barocco. Nella sua scultura più che la monumentalità romana fu sempre presente una composizione chiaramente articolata alla maniera fiorentina. A Roma il successo non tardò ad arrivare: divise con Pietro Bracci l'onore del primo premio nel concorso indetto dall'Accademia di S. Luca "Il Trionfo delle Tre Nobili e Belle Arti ... Mostrate nel Campidoglio l'Anno Giubileo MDCCXXV"; il rilievo in terracotta, conservato nell'Accademia, rappresenta Giosia, re dei Giudei, che dona denaro al Tempio (Moschini, 1925, p. 178).

Il D. entrò quindi nella bottega del maestro del Bracci, Camillo Rusconi, con il quale -rimase fino alla morte di quest'ultimo (1728), ricavandone, secondo quanto scrisse il Baldinucci (p. 98) "molta, reputazione e profitto"; più tardi ne scrisse la biografia per G. Bottari.

All'inizio del 1729 il D. doveva aver stabilito il suo studio vicino alla chiesa di S.Nicola da Tolentino (Diario ordinario [Chracas],n. 4374, 7 ag. 1745). La sua prima commissione romana indipendente, databile intorno al 1729, è il busto di Carlo Cerri (m. nel 1726) nella cappella Cerri al Gesù (Riccoboni, 1942; Honour, 1959). Nello stesso anno il D. espose un putto "che dorme, di marmo" (perduto; cfr. Borroni Salvadori, 1974, p. 80) alla mostra alla Ss.Annunziata a Firenze; poche sono, comunque, le probabilita che egli abbia trascorso l'anno in questa città: infatti stava per essere eletto accademico di S. Luca. La sua elezione risale al 4 giugno 1730 (cfr. Archivio dell'Accademia di S. Luca, Libro dei decreti, vol. 49, f. 75). Per qualche tempo egli lavorò anche al rilievo di S. Marco per la chiesa dei Ss. Luca e Martina (Noehles, 1969, p. 361).

Nel 1732 il D. firmò un'incisione con Amore e Psiche (attualmente nella biblioteca del British Museum), dedicata a Francesco Maria Niccolò Gabburri, il quale possedeva la scultura originale.

Il D. lasciò in testamento questo gruppo, o un altro simile, alla "Sig.ra Silvia mia amatissima consorte" (Minor, 1978, p.245).Il gruppo di Amore e Psiche nella collezione Wallace di Londra potrebbe essere identificato con il bassorilievo originale del D. perché uguale alla incisione: la firma di Claude Antoine Cayot e la data 1706 che vi si leggono potrebbero essere state aggiunte nel XIX secolo (Minor, 1986, pp. 418-21).

La costruzione della cappella Corsini in S. Giovanni in Laterano cominciò nello stesso anno: il D. eseguì la statua della Temperanza con due putti sorreggenti simboli funerari; ricevette i pagamenti tra la fine del 1733 ed il 1734 (Caraffa, 1974). La cappella fu inaugurata l'8 genn. 1735. Contemporaneamente scolpì la statua di S. Girolamo per la basilica di Mafra in Portogallo (firmata "Philipus d' Valle Florentino, 1733, Roma").

Gabburri assegna al D. due statue nella basilica di Mafra: Ayres de Carvalho (1956) ha tentato di attribuirgli una statua non firmata che rappresenta l'Angelo custode del Reame mentre Honour (1959, p. 179)ha suggerito in modo abbastanza convincente che la statua di S. Giovanni di Matha, generalmente attribuita a Pietro Bracci, sia del Della Valle.

Il monumento a Girolamo Sanminiati in S. Giovanni dei Fiorentini a Roma, probabilmente eseguito nel 1733, anno della morte del Sariminiati, o subito dopo, è stato il primo rilievo funerario del D. e presenta uno stile particolarmente contenuto. Nel 1735 egli completò l'importante progetto relativo ai trofei militari da collocarsi sopra le porte laterali del palazzo della Consulta di F. Fuga. Gli anni successivi furono densi di commissioni: fra queste il rilievo con la Predica del Battista per la facciata di S. Giovanni dei Fiorentini; il monumento a Maria Clementina Sobieski (1737) nella chiesa dei Ss. Apostoli; un ritratto esposto alla mostra dell'Annunziata a Firenze del 1737 (Borroni Salvadori, 1974, p. 80); il rilievo con l'Estasi di s. Teresa, del 1738, per S. Maria della Scala a Roma; le figure della Giustizia e della Religione (1739) sopra il portale principale della Consulta (Minor, 1978, pp. 236 ss.); il monumento di Sir Thomas Deheran (1739-41) su disegno del Fuga nella chiesa di S. Tommaso di Canterbury in Roma.

Tra il 1730 ed il 1740 vennero commissionati al D. un certo numero di ritratti di Clemente XII; certamente alcuni sono però opera di bottega (Minor, 1978, pp. 239 s.).

L'unico busto documentato quale opera del D. è nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini a Roma (Archivio di S. Giovanni dei Fiorentini, vol. 361, n. 1021: ordine di pagamento del 6 apr. 1742). Una copia si trova nella sala di lettura della Biblioteca di palazzo Corsini. Per ragioni stilistiche, un analogo busto del Museo di Roma è stato attribuito al D. fin dalla mostra Il Settecento a Roma del 1959 (p. 95). L'attribuzione è confermata dalla replica della Biblioteca Ambrosiana di Milano che, essendo ben conservata, presenta con maggiore evidenza elementi stilistici per un giudizio.

Specialmente negli ultimi anni del quinto decennio del secolo, Benedetto XIV favorì l'attività di restauro e rinnovamento di Roma in vista dell'anno santo del 1750- Il contributo più significativo in questo ambito fu dato dal D. in S. Maria Maggiore tra il 1742 e il 1743, anni in cui ricevette pagamenti (Minor, 1978, pp. 240, 247 nn. 45-49) per le statue del Beato Nicola Albergati (sulla facciata), per il rilievo dello Spirito Santo sulla loggia della benedizione, e per una serie di Teste di putti in stucco (sulle chiavi di volta del portico del piano inferiore, sul piedistallo della Madonna, al di sopra delle porte laterali della navata, e sui capitelli che sorreggono la volta della loggia delle benedizioni).

In connessione con i restauri papali, vicino a S. Giovanni in Laterano, il D. fornì le ghirlande e le sculture decorative in travertino per il triclinio di Leone III recentemente restaurato. Intanto in questo periodo si succedevano per il D. altre commissioni pubbliche e private. Nel 1743 Horace Walpole ricevette il ritratto di sua madre Lady Catherine Walpole (Honour, 1959, pp. 173, 177 s.). Questo sembra essere il primo di una serie di copie di statue antiche inviate dal D. in Inghilterra per decorare residenze di campagna e per soddisfare l'amore per l'antico dei gentiluomini inglesi.

Nel ritratto, copia della statua di Livia, originariamente nella collezione Mattei, ora in Vaticano, l'uso delle proporzioni, la resa dell'espressione del volto e - in minor grado - alcuni tratti del panneggio rivelano la mano del Della Valle.

Nel periodo di tempo compreso fra la morte dei cardinal Pietro Corradini, nel 1743, e il 1750, anno di edizione della guida Roma antica e moderna che lo registra (I, p. 178), il D. realizzò in S. Maria in Trastevere la Tomba del cardinale con il suo ritratto a medaglione (Titi, 1763, p. 44; Honour, 1959, p. 176).

Al 1745 circa sono databili anche due dei più bei lavori monumentali del D., eseguiti per S. Pietro: la statua di S. Giovanni di Dio (disegnata da Pietro Branchi) fu inaugurata il 7 ag. 1745 (una copia si trova sul tetto dell'ospedale dei fatebenefratelli nell'isola Tiberina a Roma, il cui Ordine era il committente dell'opera); per la Tomba di papa Innocenzo XII Pignatelli (morto nel 1700) il Titi (1763, p. 11), contraddetto da Martinetti- Sidone (1750), attribuiva il disegno al Fuga.

Dopo i lavori in S. Pietro, il D. firmò e datò 1747 un Ritratto di sconosciuto (Mentana, coll. Zeri). Nel 1748 mandò un piccolo rilievo con la Visitazione a Siena da collocare nella cappella Chigi in duomo (bozzetto già nella collezione Chigi a Roma; Honour, 1959, p. 177; H. Waga, Vita nota e ignota dei Virtuosi al Pantheon, in L'Urbe, XXX[1967], 6, p. 4).

I suoi ultimi lavori prima del 1750 furono le statue della Carità e della Fortezza sopra il timpano del portale maggiore di Giovanni dei Fiorentini (1749-1750).

Il numero delle commissioni affidate al D. cominciò a declinare negli ultimi venti anni della sua vita, e tuttavia proprio in questo periodo egli produsse le sue opere più importanti e monumentali. Poiché a Roma le richieste scarseggiavano, il D. trovò una più vasta committenza fuori della città. Il rilievo in marmo con Il lamento degli angeli sul Cristo morto (Marsiglia, Museo Borély; cfr. Honour, 1959, p. 178), firmato "Filippo Valle faciebat Roma", databile probabilmente al sesto decennio, è possibile che sia stato mandato direttamente in Francia dal D. (nell'Ottocento fu utilizzato nella decorazione della cappella del castello di Borély). Il 1° nov. 1763 fu pagato per il rilievo con l'Ultima cena che decora il fronte dell'altare maggiore della cattedrale di Siracusa (ibid., p. 177). Sulla base di elementi stilistici si possono attribuire al D. le figure di una Musa e di Flora, facenti parte della decorazione della sala da pranzo di Syon House (cfr. ibid., p. 178).

Nel 1750 il D. spedì altre due statue in Inghilterra, questa volta a lord Malton a Weritworth Woodhouse, dove tuttora si trovano. Le due opere firmate dallo scultore sono copie della Flora Capitolina e del Germanico del Louvre (ibid., 1959, p. 178).

A Roma il D. ricevette le più importanti commissioni negli ultimi anni della sua vita: la monumentale Annunciazione per S. Ignazio nel 1750 (e più tardi, nella stessa chiesa, due angeli in stucco nella cappella di S. Cristoforo, 1763), la statua di S. Teresa nella navata di S. Pietro (1754), il Monumento Sampaio in S. Antonio dei Portoghesi (1756), le figure della Salute e dell'Abbondanza dellafontana di Trevi (1759-62) e la Decollazione del Battista (1760 c.) per il portico di S. Giovanni in Laterano.

Il D. all'inizio della sua carriera aveva appreso l'arte della lavorazione dei metalli sia dallo zio, il Foggini, sia da Massimiliano Soldani Benzi, direttore della Zecca di Firenze. Prima di lasciare Firenze nel 1725, aveva scolpito due ritratti, uno di Cosimo III, granduca di Toscana, e l'altro di Giovanni Gastone de' Medici;portò quindi con sé a Roma un bagaglio di esperienza nella lavorazione dei metalli che egli non sembra però aver utilizzato prima del quinto decennio. In questa decade egli disegnò e fuse i festoni e le grottesche.per il caffeaus di Benedetto XIV al Quirinale, un tabernacolo e la croce per l'altare della cappella dei penitenzieri in S. Giovanni in Laterano (distrutta) e numerose suppellettili ed ornamenti per le carrozze papali, tutte distrutte o disperse. Ci sono pervenuti suoi lavori in metallo per l'altare maggiore di S. Apollinare (1746-48:due teste di putti, zampe di leone, un tabernacolo per altare, cornici e grottesche) e per l'area che circonda la confessione di S. Maria Maggiore (1751: due angeli sorreggenti fiaccole, fusi da Filippo Tofani; i modelli furono poi usati da Ginori per figurine di Doccia; copie in bronzo a Vaduz nella coll. Liechtenstein).

Morì a Roma il 29 apr. 1768.

In larga misura la famiglia del D. condivise i suoi interessi artistici. Nel novembre 1733 sposò Elisa (Silvia) Paziani, dalla quale ebbe undici figli. La figlia Camilla, come si deduce dalla iscrizione della tomba di padre e figlia sulla parete destra della chiesa di S. Susanna a Roma, fu pittrice e morì nel 1777 a ventinove anni; al figlio Pietro lasciò gli attrezzi del suo mestiere (cfi. testamento in Minor, 1978, p. 245).Uno dei testimoni al matrimonio del D. fu l'architetto francese Antoine Deriset. Quattro figlie del D. sposarono artisti.

Fu principe dell'Accademia di S. Luca per quattro anni (1752, 1753, 1760, 1761)e reggente della Congregazione dei Virtuosi al Paritheon nel 1747, 1757, 1762 (vi era entrato nel 1744). Inoltre, prima del 1753, fece parte del tribunale dell'Acqua Vergine di Trevi, ma non si conosce quali incombenze o quali remunerazioni fossero connesse a questa carica.

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