Filippo IV il Bello re di Francia

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Figlio (Fontainebleau 1268 - ivi 1314) di Filippo III l'Ardito e di Isabella d'Aragona. A lui si deve la trasformazione dello stato in una monarchia nazionale accentrata. Fu in contrasto con il papa Bonifacio VIII, per la decisione di chiedere imposte anche al clero. Dal papa Clemente V ottenne il trasferimento della sede papale ad Avignone e la soppressione dell'ordine dei Templari.

Vita e attività

Nel 1284 sposò Giovanna regina di Navarra e contessa di Champagne. Salito al trono nel 1285, F. dovette subito affrontare difficili e gravi problemi politici ed economici: la guerra contro l'Aragona in appoggio agli Angioini dell'Italia meridionale, impegnati nella guerra del Vespro contro i Siciliani; i contrasti sempre aperti con il re d'Inghilterra Edoardo I, che accettò di rendergli omaggio (1286), ma senza riconoscere le confische compiute da Filippo II a danno dei suoi predecessori; infine le pesanti condizioni del bilancio stremato da anni di guerre. Mentre l'appoggio agli Angioini si realizzò essenzialmente sul piano diplomatico, giungendo a sottrarre ai Siciliani l'aiuto militare e politico dell'Aragona (pace di Tarascona, 1291, e trattato d'Anagni, 1291), gli attriti con l'Inghilterra culminarono ben presto in una guerra, in cui F. il Bello ebbe alleato Giovanni di Baliol, re di Scozia, ed Edoardo I si giovò dell'aiuto di numerosi feudatarî francesi tra cui, importante, Guido di Dampierre, conte di Fiandra. La lotta, scoppiata nel 1294, durò con alterne vicende fino a quando una decisione arbitrale del papa Bonifacio VIII fece sospendere le ostilità (1298) e stipulare una pace (trattato di Montreuil, 1299). Contro la Francia, ormai stanca e finanziariamente stremata dalla guerra, si ribellavano adesso le Fiandre (Mattine di Bruges, 1302). La lotta, che vide la grande vittoria fiamminga di Courtrai (1302), si protrasse fino al 1305, e si concluse (pace di Athis-sur-Orge) con il riconoscimento francese di varie autonomie alla feudalità del paese. Le difficoltà economiche della Francia furono inoltre motivo di altre anche più gravi decisioni politiche di F. il Bello e cioè la lotta con Bonifacio VIII e la soppressione dell'ordine dei Templari. Il contrasto col papa si originò con la decisione del re di percepire le imposte anche dal clero: a questa decisione Bonifacio VIII rispose con la bolla Clericis laicos (1296) con cui comminava la scomunica ai laici che avessero preteso dai chierici il pagamento di imposte e ai chierici che le avessero pagate. F. (appoggiato in ciò anche da Edoardo d'Inghilterra) rispose proibendo l'uscita d'oro e d'argento dal regno. Il papa allora con un'altra bolla, la Ineffabilis amoris dulcedine, fece qualche concessione, che attenuò momentaneamente i contrasti. Ma questi riesplosero più violenti che mai quando F. fece arrestare il legato pontificio, Bernardo Saisset, vescovo di Pamiers (Senlis, 1301); il papa rispose con la bolla Ausculta fili, convocando un concilio (1301); a sua volta il re radunò in assemblea intorno a sé, per la prima volta, i rappresentanti di tutte le classi politiche francesi (feudalità, clero e borghesia cittadina) e troncò ogni rapporto col papato. Alla più solenne affermazione pontificia della bolla Unam Sanctam (18 novembre 1302) F. rispose con la violenza, ordinando di tradurre Bonifacio al cospetto di un concilio che lo ponesse sotto accusa e lo destituisse. Di tale cattura fu incaricato un influente consigliere del re, Guglielmo di Nogaret, che scese allora in Italia e, con l'aiuto dei Colonna, detenne per qualche giorno il papa, preso prigioniero ad Anagni (lo schiaffo di Anagni, 1303). Morto Bonifacio VIII e dopo il breve pontificato di Benedetto XI, F. ottenne l'elezione d'un papa a lui favorevole, Clemente V, che, cedendo alle sue pressioni, si trasferì ad Avignone, creò numerosi cardinali francesi e consentì alla soppressione dei Templari voluta dal re per impadronirsi delle immense ricchezze dell'ordine e liberarsi di esso nel contempo, come del suo principale creditore; ma mentre la lotta contro i Templari era ancora nel suo pieno sviluppo F. il Bello moriva. Continuando le direttive politiche di espansione territoriale e di unificazione della Francia tramandategli da Filippo II, F. seppe valersi dell'opera di esperti consiglieri, per lo più valenti giuristi e banchieri borghesi e piccoli feudatari (come il mercante fiorentino Musciatto Franzesi e poi Enguerrando de Marigny, Pierre Flote, Guglielmo di Nogaret), avviandosi a trasformare il suo stato in una monarchia accentratrice e nazionale, grazie a una serie di riforme burocratiche e finanziarie (rafforzamento della cancelleria, ampliamento delle funzioni dei balivi e dei siniscalchi, riforma della tesoreria del 1314, riorganizzazione delle imposte).

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