REDDITI, Filippo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016)

REDDITI, Filippo

Luca Ruggio

REDDITI, Filippo. – Nacque a Firenze il 29 aprile 1454, secondogenito di Andrea di Antonio di Reddito e di Costanza di Piero di Tommaso Gucci.

Compiuti gli studi di giurisprudenza a Bologna dove, insieme con il fratello minore Bartolomeo, fu precettore presso la famiglia Bentivoglio, si dedicò alla professione notarile. L’assenza di notizie riguardanti la sua immatricolazione nell’Arte dei giudici e notai non permette di conoscere quando abbia cominciato a svolgere la professione, tuttavia il 14 maggio 1483 rogò un atto a Roma in qualità di segretario dell’arcivescovo di Firenze, Rinaldo Orsini (Viti, 1999, pp. 303 s.). Il primo atto registrato dal suo protocollo porta invece la data del 13 marzo 1484 e riguarda la risoluzione della lite per i confini tra Firenze e Siena. Nel documento Redditi compare come notaio e membro della Cancelleria dei Dieci di Balìa. Già nel 1483, infatti, egli entrò nella Cancelleria della Repubblica con l’incarico di coadiutore dei segretari Cristoforo Landino, Simone Grazzini, Antonio Muzzi, Francesco Nuti, Alessandro Braccesi, Francesco Baroni, Leonardo da Colle e Andrea Romoli, e con il compito di occuparsi degli atti relativi ai trattati di pace e alle alleanze della Repubblica (Exhortatio, a cura di P. Viti, 1989, p. X).

Fra l’agosto e il novembre del 1483 ebbe incarichi presso i comandanti della lega stretta tra Firenze, Venezia, Milano e Napoli, presso Iacopo Conti e presso il protonotario cardinale Giovanni Colonna (Del Piazzo, 1956, pp. 258, 263 s.). Incarichi simili gli furono assegnati anche l’anno successivo, quando fu inviato a Siena tra il marzo e il maggio e poi di nuovo a dicembre, e quindi a Bologna presso Giovanni Bentivoglio in agosto e di nuovo a dicembre. Il 7 agosto 1484, in località Bagnolo, presso Brescia, in qualità di cancelliere dei Dieci di Balìa, fu uno dei notai che rogarono la dichiarazione di pace che pose fine alla guerra di Ferrara (1482-84; Klein, 1987, pp. 121-126).

Nel 1486 sposò Maria Rondinelli, dalla quale ebbe in seguito due figli: Andrea, chierico nel 1499, e Giovanni, anche lui notaio.

Nell’aprile del 1487 fu inviato a Bologna per assoldare le milizie da impiegare nella riconquista della rocca di Sarzanello. Dal 1° settembre 1489 fu consigliere dell’Arte dei giudici e dei notai, all’interno della quale, nel gennaio 1496 e nel gennaio 1498, ricoprì la carica di console. All’inizio del 1490 fu coadiutore della cancelleria dei Signori, mentre nei primi mesi del 1491 prestò servizio presso la cancelleria degli Otto di pratica. Il 15 aprile dello stesso anno venne temporaneamente sollevato dall’incarico di coadiutore del cancelliere Bartolomeo Scala con l’accusa di aver trasgredito le leggi dello Stato e fu sostituito da Luca Fabiani, allievo di Marsilio Ficino (Gentile, 1987, p. 367; Brown, 1979, p. 189, ritiene che la sostituzione di Redditi sia avvenuta nel 1492). Già nel gennaio del 1492, però, fu richiamato nel suo ufficio.

La cacciata di Piero dei Medici e la conseguente fine del potere mediceo a Firenze, nel novembre del 1494, fecero sì che il suo operato fosse posto sotto indagine, ma nemmeno un mese dopo, il 4 dicembre, fu dichiarato esente da ammonizioni e da pene e poté riprendere la sua attività nella cancelleria (Marzi, 1910, p. 270).

A parte queste notizie, poco altro è noto circa la biografia e gli incarichi professionali di Redditi. Nell’ottobre del 1496 fu inviato come commissario a Rosignano, mentre nell’agosto del 1501 era ancora al servizio della Repubblica, poiché rogò alcuni atti nella cancelleria degli Otto di guardia e balìa (Exhortatio, a cura di P. Viti, cit., p. XIV). Nel suo protocollo notarile sono registrati atti fino al 9 novembre 1524: è certo, quindi, che fosse ancora vivo a quella data, ma è probabile che abbia proseguito la sua attività professionale lontano dagli uffici della Repubblica fiorentina.

Non si conoscono la data e il luogo di morte.

Accanto all’attività di notaio e agli impegni presso la cancelleria della Repubblica, Redditi ebbe pure interessi letterari. Tuttavia, a parte un gruppo di epistole in latino e in volgare indirizzate a Lorenzo de’ Medici, Angelo Poliziano, Iacopo Salviati, Braccio Martelli, Bernardo Rucellai, Roberto Pucci, Filippo Beroaldo il Vecchio, Rodolfo Ridolfi, Bartolomeo Dei e Neri Capponi (pp. 89-131), l’unica testimonianza della sua produzione letteraria giunta fino a noi è l’Exhortatio ad Petrum Medicem in magnanimi sui parentis imitationem, una retorica celebrazione di Lorenzo de’ Medici, scritta probabilmente tra la fine del 1487 e l’inizio del 1489 (p. LII).

L’Exhortatio, indirizzata nella forma a Piero de’ Medici ma nella sostanza rivolta a Lorenzo, è un invito al giovane Piero affinché segua l’esempio del padre. L’opera è divisa in venticinque capitoli: dopo aver dichiarato la propria fedeltà e la propria riconoscenza verso la famiglia Medici, Redditi si concentra sulle qualità morali di Lorenzo, del quale vengono elogiate la giustizia e la aequitas animi, qualità chiaramente manifestatesi nell’ottenimento della pace in Italia. Successivamente la narrazione si sposta da un piano più genericamente celebrativo a uno più cronachistico e storico, dove viene tracciata una rapida biografia di Lorenzo, anche se le notizie riguardanti la sua azione politica mancano spesso di esatti riferimenti cronologici e di documentate testimonianze. Alcuni capitoli dell’opera sono riservati a decisive azioni della politica laurenziana, come le alleanze con Ercole d’Este (1482) e con Ferdinando d’Aragona (1480-84), la spedizione di Pietrasanta (1484-85) e l’assedio e la liberazione di Sarzanello (1487).

L’Exhortatio si presenta quindi come un breve trattato in cui le riflessioni etiche, che risentono in parte dell’influenza esercitata dalle dottrine neoplatoniche promosse da Ficino nella Firenze della seconda metà del XV secolo, si intrecciano a un’ampia narrazione di vicende storiche con un intento educativo orientato a tratteggiare la figura del principe ideale. Quest’ultimo deve dimostrare non solo di essere un cittadino retto e un politico capace, ma anche un uomo colto e giusto. Redditi vede incarnate in Lorenzo quella virtus e quella scientia rerum che risultano già attestate tra le qualità dell’uomo politico nella trattatistica antica e, in particolare, nel De officiis di Cicerone.

Oltre all’Exhortatio ad Petrum Medicem, Redditi si dedicò anche alla stesura di un breve commentario sui propri tempi a partire dalla guerra di Volterra del 1472. Lo si desume da un’epistola, priva di datazione, dello stesso Redditi indirizzata a Bernardo Rucellai (Exhortatio, a cura di P. Viti, cit., pp. 103 s.), nella quale egli elenca pure i titoli di altri lavori: il De genere priscarum vestium e il De priscis nummis, entrambi da ricondurre al filone storico-antiquario, e il De propriis nominum epithetis e il De litterarum usu earumque inventoribus, che invece dovevano riguardare questioni linguistiche. Allo stato attuale delle ricerche nessuna di queste opere sembra essersi salvata, ma è probabile che, a eccezione del commentario, gli altri scritti ricordati da Redditi fossero semplici propositi di scrittura da sviluppare o, al più, opere rimaste allo stato di abbozzo (p. XVI).

Gli interessi letterari di Redditi sono altresì testimoniati da un elenco di libri, manoscritti e a stampa, acquistati fra il 1483 e il 1490 per la sua biblioteca personale, inserito nel «Libro de’ debiti e crediti di ser Filippo d’Andrea d’Antonio Redditi» (Verde, 1985, pp. 856-858; Viti, 1999, pp. 308 s.). Oltre ai testi di autori classici e cristiani, risulta significativo il gruppo di opere umanistiche in possesso di Redditi, tra le quali bisogna ricordare le Elegantiae di Lorenzo Valla, il commento a Giovenale di Domizio Calderini, il De gestis Venetorum e il De Roma triumphanti di Flavio Biondo, i Rudimenta grammaticae di Niccolò Perotti, il De honesta voluptate di Bartolomeo Platina, il De architectura di Leon Battista Alberti, i Miscellanea di Angelo Poliziano, l’Exameron di Giovanni Pico della Mirandola, il De vita e la Theologia platonica di Marsilio Ficino, nonché la traduzione dell’Opera omnia di Platone curata dallo stesso Ficino.

Edizioni. Exhortatio ad Petrum Medicem, in Deliciae eruditorum, a cura di G. Lami, XIV, Florentiae 1742, pp. 189-212; Exhortatio ad Petrum Medicem in magnanimi sui parentis imitationem ex codice Laurentiano, a cura di D. Moreni, Florentiae 1822; Exhortatio ad Petrum Medicem, con appendice di lettere, a cura di P. Viti, Firenze 1989.

Fonti e Bibl.: G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, pp. 48, 176; A. Della Torre, Storia dell’Accademia Platonica di Firenze, Firenze 1902, pp. 730, 761, 791; D. Marzi, La Cancelleria della Repubblica fiorentina, Rocca San Casciano 1910, pp. 251, 257-270, 506-508, 604, 607, 611; Protocolli del carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli anni 1473-74, 1477-92, a cura di M. Del Piazzo, Firenze 1956 pp. 258, 263-364; A.F. Verde, Lo Studio fiorentino, 1473-1503. Ricerche e documenti, III, 2, Firenze 1977, IV, 1-3, Firenze 1985, ad indices; A. Brown, Bartolomeo Scala, 1430-1497, chancellor of Florence. The humanist as bureaucrat, Princeton 1979, pp. 124, 141, 184, 188 s., 205, 239 s., 298; P. Viti, I notai e la cultura fiorentina nei secoli XIII-XVI, in Il notaio nella civiltà fiorentina. Secoli XIII-XVI, Firenze 1984, pp. 139 s.; A. Brown, Platonism in Fifteenth Century. Florence and its contribution to early modern political thought, in The Journal of modern history, LVIII (1986), pp. 383-413; S. Gentile, Note sullo «scrittoio» di Marsilio Ficino, in Supplementum festivum. Studies in honor of Paul Oskar Kristeller, Binghamton 1987, p. 367; F. Klein, Carteggi delle magistrature dell’età repubblicana. Otto di pratica, I, Legazioni e commissarie, a cura di P. Viti, Firenze, 1987, ad ind.; P. Viti, Postilla su F. R. in Id., Forme letterarie umanistiche, Lecce 1999, pp. 303-309.

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