MARINETTI, Filippo Tommaso (all’anagrafe Emilio Angelo Carlo). - Nacque il 22 dic. 1876, ad Alessandria d’Egitto, da Enrico e da Amalia Grolli.
I primi anni di vita del M. non hanno una precisa documentazione in quanto le rievocazioni autobiografiche (Scatole d’amore in conserva, Roma 1927; La grande Milano tradizionale e futurista - Una sensibilità italiana nata in Egitto, a cura di G. Ferrata, Milano 1969 – da lui scritti negli ultimi anni) si presentano in un’aura di suggestiva mitizzazione.
Di certo il M., nel 1888, iniziò a frequentare, ad Alessandria, il collegio St. François-Xavier dei padri gesuiti francesi.
Nel 1893 il M. fu espulso dal collegio, fra l’altro per avervi introdotto alcune opere di É. Zola, autore all’Indice. Mentre il resto della famiglia rientrava a Milano, il M., per conseguire il baccalauréat – che ottenne col minimo dei voti il 13 luglio 1894 –, si stabilì a Parigi, approdando in una città che sarebbe rimasta suo costante punto di riferimento. Ottenuto il diploma, raggiunse la famiglia nell’appartamento di via Senato 2 e prese quindi a seguire, insieme con lo sfortunato fratello Leone (morto nel 1895 per le complicazioni cardiache di un’artrite trascurata), i corsi di giurisprudenza dapprima nell’Università di Pavia e poi in quella di Genova dove si laureò, il 17 luglio 1899, discutendo una tesi su «La Corona nel governo parlamentare» col prof. A. Ponsiglioni. Contemporaneamente il M. aveva dato inizio alla sua attività di poeta e scrittore: nella rivista italo-francese Anthologie-Revue, stampata a Milano e diretta da E. Sansot-Orland, uscirono, nel 1898, sul n. 6 (20 marzo) la poesia L’échanson e, sul n. 12 (20 settembre), il poemetto Les vieux marins, in «versi liberi», con il quale vinse il concorso bandito nell’ambito dei Samedis populaires (o Samedis de poésie ancienne et moderne), pubbliche letture organizzate a Parigi dai simbolisti C. Mendès e G. Kahn. Nella rivista fiorentina Il Marzocco apparve poi un altro poema, La tour d’amour (19 nov. 1899, n. 43).
Conclusi gli studi, il M. proseguì quindi, e intensificò tra Parigi e Milano, in veste di autore e promotore, l’attività culturale: il temperamento vulcanico e le notevoli disponibilità economiche, garantite dalla ricchezza paterna, gli consentirono di inserirsi con una certa facilità negli ambienti letterari e nella buona società della metropoli lombarda, dove venne a contatto con gli scrittori più noti (da M. Praga a E.A. Butti, da Guido da Verona a S. Benelli, da G. Botta a L. Capuana, da A. Colautti a U. Notari). Si dedicò anche a un’intensa collaborazione con importanti riviste francesi (La Plume, La Vogue, La Revue blanche, il Mercure de France) e cominciò a prodursi come conferenziere.
Nel 1902 il M. perse la madre, cui era molto legato e, nello stesso anno, apparve il suo primo volume, La conquête des étoiles (Paris; trad. it. di D. Cinti La conquista delle stelle, Milano 1920), cui seguirono, oltre a un volumetto su D’Annunzio intime (Milano 1903) – autore che per il M. fu oggetto sempre di un ambiguo sentimento di amore-odio –, La momie sanglante (ibid. 1904), Destruction (Paris 1904; trad. it. di D. Cinti Distruzione, Milano 1920) e la tragedia ilare Le roi Bombance (Paris 1905; trad. it. di D. Cinti Re Baldoria, Milano 1910; prima rappresentazione Parigi, théâtre de l’Oeuvre, 3 apr. 1909, direzione di A. Lugné-Poë; prima rappresentazione italiana, Roma, teatro del 2000, 4 apr. 1929).
Alle stesse leggi espressive delle opere di poesia rispondono i lavori teatrali di questo primo periodo: nel giovanile Dramma senza titolo (dramma storico di «amore e morte» ambientato a Venezia, scritto tra Otto e Novecento, ripudiato dal M. e pubblicato per la prima volta nel 1960 in Teatro, a cura di G. Calendoli, nella trad. it. di Benedetta Marinetti) si incontra la torrenziale carica retorica tipica del M. presente anche nella pantagruelica metafora gastronomica Le roi Bombance, in cui la fame inesauribile che muove tutta l’azione costituisce e rappresenta una sorta di violenta energia primordiale di stampo oramai futurista.
Nel 1905 il M. fondò la rivista internazionale Poesia, diretta per i primi sette numeri con Benelli e V. Ponti, quindi da solo fino al 1910.
Nel 1908 il M. pubblicò il libello Les dieux s’en vont, d’Annunzio reste (Paris) e la raccolta poetica La ville charnelle (ibid.; in parziale trad. it.: Lussuria-Velocità, Milano 1921).
L’evoluzione dell’estetica marinettiana – secondo una prospettiva che fu sempre globale, implicando sia l’attività letteraria o genericamente artistica sia quella politica – si alimentò, e giunse a maturazione, nel clima di intenso fervore produttivo e tecnologico, ma anche di presentimenti di guerra che si respirava in quegli anni in Italia. In quello stesso 1908, a Trieste, con un gesto rivelatore delle sue posizioni politiche, il M. partecipò ai funerali della madre di G. Oberdan e successivamente intervenne alla Società ginnastica triestina in merito ai gravi incidenti occorsi a Vienna agli studenti italiani, provocando tumulti che gli costarono l’arresto.
L’anno dopo, nel 1909, pubblicò l’azione teatrale Poupées électriques (Paris; rappresentata in italiano col titolo La donna è mobile: Torino, teatro Alfieri, 15 genn. 1909) e nel 1910 il romanzo Mafarka le futuriste (Paris; trad. it. di D. Cinti Mafarka il futurista, Milano 1910). Fu a causa di questo romanzo che il M. subì, in Italia, un processo per oltraggio al pudore per cui venne inizialmente assolto l’8 ott. 1910, quindi condannato in appello e in Cassazione.
Ma il 1909 riveste particolare significato nella biografia del M. soprattutto per la pubblicazione, il 20 febbraio, di Fondazione e Manifesto del futurismo – apparso in francese, in forma di articolo accompagnato da una breve presentazione, in Le Figaro e preceduto da almeno altre 11 versioni, a cominciare da quella originale sulla Gazzetta d’Emilia di Bologna del 5 febbraio –, comunemente considerato l’atto fondativo del movimento futurista: movimento concepito dal M., e dai suoi numerosi adepti, non solo come fenomeno artistico globale, concernente, quindi, tutti i linguaggi espressivi, ma anche come attivo fattore politico. In effetti Fondazione e Manifesto fu immediatamente accompagnato da un primo manifesto politico, di tono violentemente anticlericale, diffuso in volantini lanciati in occasione delle elezioni generali del marzo 1909 (vedi in M. e il futurismo, Roma-Milano 1929, pp. 39 s.); seguì, nello stesso 1909, Uccidiamo il Chiaro di Luna! (del successivo aprile, in Poesia, V, n. 7-8-9; poi in volume, Milano 1911).
Il M., con intuizione autenticamente precorritrice, aveva afferrato il nesso che collega i metodi pubblicitari dell’industria alla diffusione delle idee, sia nel campo dell’arte sia in quello della politica, e la fondamentale influenza delle «diverse forme di comunicazione, di trasporto, d’informazione, per cui arte e industria si scambiano di continuo le parti»; si lanciò, dunque, in una frenetica attività di propaganda del movimento, procurando nuove e numerose adesioni che trovavano ottimo terreno di coltura negli ambienti dell’avanguardia protonovecentesca italiana. Tra il 1909 e il 1911 entrarono a farne parte, tra gli altri, A. Palazzeschi, E. Cavacchioli, C. Govoni, L. Altomare, L. Folgore, il musicista F.B. Pratella, i pittori U. Boccioni, C. Carrà, L. Russolo, G. Balla e G. Severini.
Altra manifestazione originale e caratteristica della prima fase del movimento furono le serate futuriste che ebbero inizio il 12 genn. 1910, al politeama Rossetti di Trieste, e proseguirono poi in numerose altre città italiane.
Nel 1911 il M. – da poco trasferita la sua residenza milanese da via Senato alla «casa rossa» di corso Venezia 61 – accolse entusiasticamente lo scoppio della guerra italo-turca e si recò in Libia come osservatore, inviato del giornale francese L’Intransigeant (le sue corrispondenze, raccolte in volume, furono pubblicate come La battaglia di Tripoli, Padova 1912). Proprio la conquista di Tripoli gli dette occasione per scrivere il secondo manifesto politico, datato 11 ott. 1911, in cui compare la celebre definizione della guerra «sola igiene del mondo» (cfr. Archivi del futurismo, cit., p. 31). In sintonia con l’esaltazione bellica di questo periodo, uscì in Francia il «romanzo profetico» Le monoplan du pape (Paris 1912; trad. it. L’aeroplano del papa, Milano 1914), una dilungata fantasticheria grottesca, ferocemente antipacifista, dominata dalla figura dello scrittore-protagonista in veste di aviatore.
Nel biennio 1912-14, comunque, il M. si adoperò fondamentalmente sul versante delle enunciazioni teoriche di poetica e tecnica letteraria pubblicando – dal 1913 spesso anche nel periodico fiorentino Lacerba, allineatosi al futurismo, con i suoi più importanti collaboratori, G. Papini, G. Prezzolini, A. Soffici – Manifesto tecnico della letteratura futurista (11 maggio 1912) con le conseguenti, chiarificatrici, Risposte alle obiezioni (11 ag. 1912) e con, alla stessa data, il primo esempio di scrittura parolibera: Battaglia Peso+Odore (tutti inseriti nell’Antologia dei poeti futuristi, Milano 1912); Distruzione della sintassi - Immaginazione senza fili - Parole in libertà (Milano, 11 maggio 1913); e Lo splendore geometrico e meccanico e la sensibilità numerica (ibid., 18 marzo 1914). Questi fondamentali documenti, stilisticamente lineari, incisivi e, a differenza dei primi manifesti, raramente percorsi da accensioni liriche, inaugurano una nuova fase dell’attività del M. quella, appunto, delle parole in libertà e delle tavole parolibere, intesa a delineare il quadro delle modalità «tecniche» poste a fondamento della letteratura futurista, articolate principalmente intorno a tre poli.
Attraverso questa complessa teorizzazione il M., mosso da una sorta di ossessione lirica della materia, mirava a cancellare dall’ambito della letteratura l’Io come oggetto di analisi e come soggetto ordinatore e filtro del reale, nell’aspirazione di «penetrare l’essenza della materia e distruggere la sorda ostilità che la separa da noi».
Zang Tumb Tumb (Milano 1914; cui si può aggiungere Dune, in Lacerba, n. 4, 15 febbr. 1914) trasferisce sul piano della realizzazione artistica le teorie del Marinetti.
Nel vasto ambito della teorizzazione futurista anche il teatro, luogo deputato di molte serate futuriste, medium e genere letterario di vasta diffusione, fu oggetto dell’azione rivoluzionaria e contestatrice animata dal M. e concretata, al solito, nei manifesti accompagnati dalla relativa sperimentazione. Già nel gennaio 1911 era comparso (Milano) un primo Manifesto dei drammaturghi futuristi firmato dal M., ma più significativo fu Il teatro di varietà (in Lacerba, n. 19, 1° ott. 1913) dove un articolato e argomentato attacco era portato al teatro tradizionale «che ondeggia stupidamente tra la ricostruzione storica […] e la riproduzione fotografica della […] vita quotidiana» (Paglia, p. 95), seguito da Il teatro futurista sintetico in due volumetti, curati con B. Corra (B. Corradini) ed E. Settimelli (I, Milano s.d. [ma 1915] e II, Suppl. teatrale alla rivista Avvenimenti, 2-9 apr. 1916, pp. 3-30), i quali raccolgono, nel primo, la parte propriamente critica e programmatica del Manifesto (datato 11 genn. 1915) più 36 esemplificazioni (sintesi); nel secondo 43 sintesi del M. e di altri scrittori futuristi.
La prospettiva della confluenza o interazione delle arti, che il M. aveva mutuato dal decadentismo (Gesamtkunstwerk), e la visione globalizzante imposta al movimento fin dagli inizi comportarono che, nel corso degli anni, altre espressioni artistiche fossero prese in esame e reinterpretate in chiave futurista (La danza futurista, 1917; Il grande manifesto della fotografia futurista, 1931); né il M. si peritò successivamente di occuparsi di sport e di cucina (Mie proposte di nuovi sports, 1928; Il manifesto della cucina futurista, in collab. con Fillia [L.E. Colombo], 1930; Verso una imperiale arte cucinaria, 1938), antropologicamente parificati alle altre manifestazioni della vita e dell’arte. Meno estrinseco e casuale il rapporto con le nuove forme espressive, significativamente a cavaliere fra arte e tecnologia, nate e velocemente sviluppatesi in quegli anni: la radio (Perché mi piace la radio, 1932; Manifesto futurista della radio, in Futurismo, n. 55, 1° ott. 1933) e, soprattutto, il cinema.
Nella prima fase del movimento si registrarono importanti, anche se temporanee, adesioni al gruppo futurista e il suo influsso, rivoluzionario e stimolante, si fece sentire anche fuori dalla Francia, seconda patria culturale del M., e dall’Italia: in Russia, in Catalogna, in Inghilterra, fino al Brasile e al Giappone.
Con l’approssimarsi della guerra il M. – la cui accesa ideologia nazionalista, antiparlamentare e antidemocratica, era mutuata dai teorici dell’Action française, quali L. Daudet e Ch. Maurras – si diede a un’intensa campagna interventista organizzando, con i compagni futuristi, una serie di dimostrazioni: dalla manifestazione milanese del settembre 1914 a quelle romane del febbraio e dell’aprile 1915, cui fu presente, tra gli altri, B. Mussolini; tutte corredate, per il M., da fermo e arresto. Arruolatosi, fin dall’agosto 1914, nel battaglione lombardo volontari ciclisti, all’ingresso dell’Italia nel conflitto vi prese parte come alpino.
L’esperienza bellica del M., in base alla conclamata identificazione tra speculazione teorica, arte e vita vissuta, ebbe un immediato riflesso sul piano dell’attività culturale: a fini propagandistici furono pubblicati, cofirmati da altri esponenti futuristi, documenti e manifesti.
Nel contempo, non si interrompeva la sua produzione letteraria. Furono pubblicati la traduzione dei Versi e prose di S. Mallarmé (Milano 1916); una Scelta di poesie e Parole in libertà (ibid. 1918); e, in collaborazione con Corra, L’isola dei baci. Romanzo erotico-sociale (ibid. 1918), un divertissement scritto a due mani durante un periodo di riposo trascorso nell’isola di Capri. Il tema del sesso e, in generale, del rapporto con la donna è ripreso in Come si seducono le donne (Firenze 1917; poi, rivista e ampliata, Milano 1920).
L’Italia del dopoguerra – un paese scosso da una profonda inquietudine sociale e morale, in cui covava un diffuso risentimento per la «vittoria mutilata» – offrì al M. e al suo movimento ampie prospettive di intervento nella vita pubblica e, di fatto, l’azione politica dei futuristi si espresse in molteplici iniziative. Sul piano teorico il Manifesto del Partito politico futurista (11 febbr. 1918) anticipò, a guerra non ancora conclusa, l’itinerario futurista. Il futurismo, più come movimento culturale che politico, durante il conflitto si era appoggiato al fiorentino L’Italia futurista (1916-18), ma nel settembre 1919, a Roma – fondato e diretto dal M., Settimelli e M. Carli – nacque Roma futurista, prima decadario poi settimanale, come giornale di un partito al momento ancora in fieri. Inoltre i futuristi furono i primi che, insieme con gli arditi, riuscirono a costituire formazioni da combattimento, fondando, dal dicembre 1918, i fasci politici futuristi (un anno dopo, erano già una ventina diffusi in parecchie città italiane); alla stessa data, aderirono al progetto mussoliniano della Costituzione dell’interventismo.
Gli anni 1919-20 sul piano della teoria e dell’azione segnarono comunque il periodo di maggiore vicinanza tra futurismo e movimento fascista e l’adesione del M. si realizzò anche come partecipazione alle «azioni» del fascismo e piena collaborazione alla formazione delle sue strutture.
A conclusione del periodo eroico del suo impegno politico il M. pubblicò Al di là del comunismo (Milano 1920), insieme con Democrazia futurista (ibid. 1919), la sua elaborazione più importante dal punto di vista della visione ideologica e politica.
Questa sostanziale resa teorica del M. si concretò in un iniziale e momentaneo distacco dal modus operandi del fascismo, quello sì assolutamente politico, emerso con chiarezza nel comportamento di Mussolini in rapporto all’avventura fiumana, e trovandosi di fronte all’impossibilità di imporre alla maggioranza fascista la discriminante antimonarchica e anticlericale. Dopo il II congresso dei Fasci di combattimento (Milano, 24-25 maggio 1920) il M., con altri futuristi, uscì dal movimento; vi sarebbe rientrato tra il 1923 e il 1924 (il volume di scritti politici Futurismo e fascismo, Foligno 1924, ne dà testimonianza), accettando il sostanziale mutamento di rotta e il nuovo corso del fascismo considerato, in ogni caso, come «la realizzazione del programma minimo futurista».
Tra il 1919 e il 1920, a intervalli ravvicinati, uscirono anche i tre romanzi che si è soliti designare come la «trilogia della guerra» e che, sul piano narrativo, ugualmente segnarono la conclusione del periodo più innovativo, preludendo, anche nello stile, a una fase di riflusso e recupero, almeno parziale, di modalità stilistiche più fluenti e discorsive.
Nel corso dei primi anni Venti l’attività letteraria postbellica del M. proseguì lungo la linea di un recupero, almeno parziale, delle strutture espressive tradizionali, secondo un processo che, nonostante il diverso parere del M., rappresentò di fatto una sorta di riconversione del paroliberismo del periodo eroico.
In campo teatrale si avverte, altresì, un riflusso verso forme drammatiche più distese. Anche se, come indicato nel manifesto Teatro antipsicologico astratto di puri elementi e il teatro tattile (in Noi, s. 2, II [1924]), i personaggi, privi di una definizione psicologica, acquistano un rilievo esclusivamente metaforico e simbolico, e si caratterizzano come proiezioni mitiche o ideologiche, il più ampio contesto di scrittura fa sì che la forma teatrale, liberata dalle rigide strettoie delle «sintesi», riacquisti una definizione narrativa più tradizionale.
A questo gruppo di testi teatrali del M. seguirono quelli dell’ultima fase in cui la concatenazione degli eventi è affidata esclusivamente al libero svolgersi della fantasia, senza preoccuparsi di stabilire alcun legame logico o realistico, precorrendo le sperimentazioni del teatro contemporaneo e, in particolare, del teatro dell’assurdo.
Dal luglio 1924 il M. si era trasferito a Roma, con la moglie Benedetta Cappa, pittrice e scrittrice che aveva conosciuto nel 1918 nello studio di Balla e sposato nel 1923, con rito civile, dopo quattro anni di convivenza.
Gli anni Trenta segnarono per il M. e per il movimento un ripiegamento su se stesso, una parabola discendente durante la quale egli fondamentalmente si limitò a mettere in atto una sorta di retorica rappresentazione del futurismo, cui pochi credevano ancora, continuando a curarne l’attività di diffusione e di pubblicizzazione con conferenze e dibattiti condotti in giro per il mondo. Non mancarono, comunque, interessanti intuizioni e realizzazioni quali il poema in prosa Spagna veloce e toro futurista (Milano 1931).
Risale ai primi anni Trenta la formulazione della poetica dell’aeropoesia, teorizzata nel Manifesto dell’aeropoesia del 1931 (preceduto dal Primo dizionario aereo, in collaborazione con F. Azari, Milano 1929: raccolta sistematica della terminologia aviatoria e testimonianza dell’interesse del M. per lo sfruttamento estensivo del settore aeronautico), cui seguì, quale testo creativo e dimostrativo, L’aeropoema del golfo della Spezia (ibid. 1935).
Negli anni 1933-37 il polo di attrazione per il M. si spostò sull’Africa, sia sul piano letterario in una sorta di ritorno alle origini, nell’avvincente e sottovalutato Il fascino dell’Egitto (ibid. 1933) – doppia proiezione nell’infanzia e nella terra nativa – sia, concretamente, con la partecipazione alla guerra di Etiopia, nel novembre 1935, come volontario e col grado di seniore nella divisione «28 Ottobre», con la quale partecipò alla battaglia del passo Uarieu (20-24 genn. 1936), guadagnandosi una medaglia di bronzo al valor militare (si veda il resoconto, gridato e violento, delle operazioni in Il poema africano della divisione «28 Ottobre», ibid. 1937).
Gli ultimi anni, coincidenti con la seconda guerra mondiale, videro il M. ancora impegnato in opere di propaganda e di appoggio allo sforzo bellico (si veda la raccolta Il poema non umano dei tecnicismi, ibid. 1940; Canto eroi e macchine della guerra mussoliniana, ibid. 1942; Quarto d’ora di poesia della X Mas, ibid. 1945, postumo), e nella stesura dell’ennesimo Manifesto del romanzo sintetico (25 dic. 1939) che seguiva il romanzo «legislativo» Patriottismo insetticida (ibid. 1939).
Colpito da una grave forma di ulcera duodenale, tra il 1939 e il 1940 il M. fu costretto a subire un difficile intervento chirurgico; durante la prolungata convalescenza si accostò alla religione cattolica e ai sacramenti. Nonostante la cattiva salute si arruolò volontario e raggiunse in Russia, come primo seniore del gruppo «23 Marzo», le truppe italiane combattenti, ottenendo la croce di guerra al valor militare. Rientrato a Roma alla fine di novembre del 1942, sofferente di miocardite scrisse i già ricordati «poemi in prosa» autobiografici (La grande Milano tradizionale e futurista e Una sensibilità italiana nata in Egitto).
Nell’ottobre 1943 si trasferì, insieme con la moglie e le figlie, a Venezia, poi a Cadenabbia infine a Bellagio, sul lago di Como, dove morì il 2 dic. 1944.
Fonti e Bibl.: I più consistenti archivi del M. sono conservati negli Stati Uniti presso la Yale University Library, Beinecke Rare Book and Manuscript Library, di New Haven (CT), e presso il The Getty Research Institute, Special Collections and Visual Resources di Los Angeles (CA); sue carte sono presenti in Italia in una decina di archivi privati minori, approssimativamente catalogati e difficilmente consultabili. Si veda, inoltre: Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati - Uffici dipendenti dalla sezione prima, Casellario politico centrale, 97613: f. personale (nel quale il M. è schedato come «antifascista»). Utili riferimenti biobibliografici e critici in: F.T. Marinetti, Teatro, a cura e con introd. di G. Calendoli, Roma 1960; Id., Teoria ed invenzione futurista, a cura e con introd. di L. De Maria, Milano 1968 (contiene un vastissimo corpus di opere e di manifesti del M., con ampia cronologia e bibliografia); S. Briosi, F.T. M., Firenze 1969 (con bibl.); M. Verdone, Teatro del tempo futurista, Roma 1969, passim; L. Paglia, Invito alla lettura di M. (con cronologia e bibl.), Milano 1977; C. Salaris, Storia del futurismo, Roma 1985 e Id., Bibl. del futurismo 1909-1944, Roma 1988, ad indices. Prezioso il volume di D. Cammarota, F.T. M.: bibliografia, Milano 2002 (Documenti del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto [MART]. Centro Intern. studi futurismo) che contiene, insieme con un’accurata Cronologia marinettiana (1876-1945), la completa Bibl. delle opere di F.T. M. (1899-2002), in 367 schede; Epistolari; Manifesti (1909-1944), in 97 schede; Volantini (1904-1942); Prefazioni (1906-1945); Bibliogr. critica. Monografie (1906-2002), in 227 schede; Bibliogr. critica. Interventi (1968-2002), in 277 schede; molto utile è anche, dello stesso autore, Futurismo. Bibliogr. di 500 scrittori italiani, Milano 2006, sub voce. A integrazione e aggiornamento delle predette bibliografie, si registrano, dal 2002 al 2006 (e si intende la consultazione ad ind.): S. Cigliata, Futurismo esoterico: contributi per una storia dell’irrazionalismo italiano tra Otto e Novecento, Napoli 2002; G. Lista, Futurismo: velocità e dinamismo espressivo, Santarcangelo di Romagna 2002; S. Micali, Miti e riti del moderno. M., Bontempelli, Pirandello, Firenze 2002; S. Carollo, Futurismo, Firenze 2003; A. Socrati, Il manifesto sul tattilismo di F.T. M., Ancona 2004; G.E. Viola, F.T. M.: lo spettacolo dell’arte, Palermo 2004; A. Viviani, F.T. M. sveglia d’Italia, Milano 2004; Futurismo. Dall’avanguardia alla memoria. Atti del Convegno…, Rovereto… 2003, Milano 2004; S. Martin, Futurismo, a cura di U. Grosenick, Köln 2005; Il futurismo sulla rampa di lancio. «Poesia», 1905-2005, in Riv. di lett. italiana, XXIV (2006), 2; L. Miretti, Mafarka il futurista…, Bologna 2005; L. Altomare [R. Mannoni], Incontri con M. e il futurismo, Roma 2006; G. Proietti Pannunzi, M., Palazzeschi, Campana, Milano 2006; F. Ragazzi, M.: futurismo in Liguria, Genova 2006 (con testi del M., Vittoria Marinetti et al.); A. Reitano, L’onore, la patria e la fede nell’ultimo M., Carlentini 2006; R. Salsano, Trittico futurista. Buzzi, M., Settimelli, Roma 2006; W. Strauven, M. e il cinema: tra attrazione e sperimentazione, Pasian di Prato 2006; M. Verdone, Il mio futurismo. Panorama di protagonisti e temi futuristi…, Milano 2006. Per quanto concerne i cataloghi delle più recenti mostre: Dal futurismo ai luoghi del futurismo, a cura di M. Duranti, Bologna 2002; Futurismus: radikale Avantgarde, a cura di E. Benesch - I. Brugger, Milano-Wien 2003; Mito contemporaneo: futurismo e oltre, Vicenza 2003; Futurismo 1909-1926: la bellezza della velocità, a cura di A. Masoero - R. Miracco, Milano 2003; Futurismo, avanguardia politica, a cura di L. Tallarico, Crotone 2004; L’estetica della macchina: da Balla al futurismo torinese, a cura di A. Masoero - R. Miracco - F. Poli, Milano 2004.