FIORAVANTI

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FIORAVANTI

Raoul Meloncelli

Famiglia di cantanti napoletani il cui capostipite fu Giuseppe, figlio del compositore Valentino e di Angiola Aromatari. Si ignora l'anno della sua nascita da collocare presumibilmente nell'ultimo decennio del sec. XVIII, dato che già nel 1818 partecipò alla prima rappresentazione dell'opera Enrico di Borgogna di G. Donizetti al teatro S. Luca di Venezia e nel 1819 alla prima rappresentazione, al teatro alla Scala di Milano, dell'opera di G. Rossini, Bianca e Faliero, in cui interpretò il ruolo di Capellio accanto a Violante Camporese. Nel 1820, sempre alla Scala, fu Berengario nell'Adelaide di Borgogna di P. Generali, ancora con la Camporese. Da questo momento ebbe inizio la sua carriera di basso: nel 1820 sempre alla Scala fu chiamato ad interpretare Vallace o L'eroe scozzese di G. Pacini, La principessa in campagna di V. Pucitta e I due Figaro di E. Carafa. Nel 1821 cantò al teatro Apollo di Roma, con grande successo, nel Pellegrino bianco di F. Grazioli e nella Matilde di Shabran di Rossini (prima rappresentazione).

L'ampiezza dei mezzi vocali, unita ad una recitazione incisiva e vibrante e ad una attenta e accurata emissione, gli fece raggiungere in breve tempo una grande notorietà. Nel 1824 fu al teatro Valle di Roma, ove partecipò alla prima rappresentazione dell'Ajo nell'imbarazzo di Donizetti. Svolse la sua attività soprattutto a Napoli e in particolare al teatro Nuovo, ove dal 1822 al 1857 fu interprete acclamato di numerosi ruoli spesso creati per lui dai maggiori compositori dell'epoca.

Dopo l'esordio in questo teatro, avvenuto nel 1822 nel ruolo di Sebastiano nella prima rappresentazione de La zingara di Donizetti, che, apprezzando la sua interpretazione, gli affidò altri ruoli in prima esecuzione (Il fortunato inganno, 1823; Emilia di Liverpool, 1824; Otto mesi in due ore, 1827; Betly o La capanna svizzera, 1836). Fu interprete di opere di C. Conti (Il trionfo della giustizia, 1823; Misantropia e pentimento, 1824; Gli Aragonesi in Napoli, 1827); D. Pagliani Gagliardi (La casa da vendere, 1823; Fatima e Selim, 1824; La strage di Dernecleugh, 1830; La serata di benefizio d'un poeta drammatico, 1834; Pulcinella condannato alle ferriere di Maremma, 1835); G.A. Baggioli (Il figlio bandito, 1824); Valentino Fioravanti (Ogni eccesso è vizioso, 1824); G. Cordella (Lo sposo di provincia, 1825); C. Asenzio (L'ombra notturna, 1825); M. Costa (Edegonda, 1827); G. Festa (Dev'esser uno e sono quattro, 1827); L. Ricci (La lucerna d'Epitteto, 1827; Un'avventura di Scaramuccia, 1834); M. Aspa (Il carcere d'Edegonda, 1829; I litiganti senza lite, 1831; Federico II re di Prussia, 1833; Il quadro parlante e la muta orfanella, 1834; I due forzati, 1836; Bartolomeo del Piombo, 1836; Il marinaio, 1839; Il proscritto, 1841); G. Moretti (La gioia dei sudditi, 1830; Ugo d'Erinduro. 1833; L'una per l'altra, 1844; Policarpio, 1849); Vincenzo Fioravanti (La portentosa scimia del Brasile, 1830; Il cieco del Dolo, 1834; I due caporali, 1835; La larva ovvero Gli spaventi di Pulcinella, 1839; Il notaro d'Ubeda, 1843; La lettera di Vienna, 1843; Gli zingari, 1844; Il parrucchiere e la crestaia, 1846; La pirata, 1849); P. Raimondi (Peggio il rimedio del male, 1833; Il feudatario di Margate, 1839); P. Mandanici (La moglie di mio marito, 1833); P. Fabrizi (La festa del Carditiello, 1833); E. Petrella (Lo scroccone, 1834; I pirati spagnoli, 1838; Le miniere di Freimburg, 1843; Le precauzioni, 1851); L. Orsini (L'eremo di Senlogh, 1834); N. Gabrielli (I dotti per fanatismo, 1835; Il padre della debuttante, 1839; Fiorina, 1851); P. Gravigliè (Il cambio della sposa con Pulcinella, 1836); F. Zelada (Il duello al buio, 1836); S. Agnello (La locandiera di spirito, 1839); A Traversari (La lettera di raccomandazione, 1840); A. De Simone (Matilde d'Inghilterra, 1841); G. Pacini (L'uomo del mistero, 1841; Lisetta o la cantatrice del molo, 1843); G.M. Poniatowski (Don Desiderio, 1844); P. Pagliuolo (Un altro debitore, 1845); M. De Filippis (Il carceriere del 1793, 1845); L. Rossi (Il borgomastro di Schiedam, 1845); G. Valente (Il sarto da donna, 1846); L. Cammarano (I bravi, 1849); A. Cagnoni (Don Bucefalo, 1852); N. De Giosa (Don Checco, 1852); F. e G. Ricci (Critino e la comare, 1853); S. Pappalardo (L'atrabilare, 1856; L'archetello, 1857).

Fu attivo anche al teatro S. Carlo, ove si distinse soprattutto nell'interpretazione di ruoli donizettiani, di opere di S. Mercadante, tra cui Il signore del villaggio (1828) e Zaira (1831). Fu poi al teatro del Fondo, sempre di Napoli, ove si esibì, tra l'altro, in opere di G. Mosca (L'abate dell'Epée, 1826); G. Benedict (Giacinta d'Ernesto, 1827); Mercadante (Donna Caritea, 1828); Pagliani Gagliardi (Ernesto e Zelinda, 1832); G. Cordella (Il marito disperato, 1833; Matilde di Lanchefort, 1838); Donizetti (Torquato Tasso, 1835); N. Gabrielli (L'americano in fiera, 1837); M. Aspa (I due savojardì, 1838).

Ancora nel 1857 tornò al teatro Nuovo, ove fu interprete acclamato di Cicco e Cola di Alfonso Buonomo, l'ultimo autentico successo di opera di genere buffo. Fu inoltre ottimo interprete di ruoli rossiniani, apprezzato soprattutto nell'Inganno felice (teatro S. Carlo, 1825) e nel Barbiere di Siviglia (ibid., 1828); sostenne poi il ruolo di Dickson nella Dama bianca di F.A. Boieldieu (ibid., 1828).

Per la innata versatilità e il forte temperamento drammatico fu chiamato più volte a creare i ruoli in opere di P. Generali (Nozze tra nemici, 1823); Valentino Fioravanti (Il ciabattino, 1823); G. Pacini (La sposa fedele, 1824; L'uomo del mistero, 1841; Luisella, 1843); P. Raimondi (Il ventaglio, 1831; Il biglietto del lotto, 1833; Il tramonto, 1837); Vincenzo Fioravanti (Robinson Crusoè, 1828; La larva, 1839; Il notaro d'Ubeda, 1843; La lotteria di Vienna, 1843; Il parrucchiere e la crestaia, 1846; Il Pulcinella, 1847; Un imbarazzo per la padrona e la cameriera, 1848), tutte rappresentate al teatro Nuovo di Napoli.

Giuseppe è considerato insieme con Raffaello Casaccia e Gennarino Luzio (Pappone) il maggior cantante comico napoletano del suo tempo: mentre, infatti, i suoi colleghi affidavano le loro interpretazioni ad una recitazione grottesca e caricata, spesso parodistica, più che ad una cantabilità scorrevole e comicamente naturale, egli era dotato di mezzi vocali robusti e gradevoli che gli consentivano di abbandonarsi talora a sfoggi di carattere virtuosistico, peraltro sempre misurati e in carattere con il personaggio interpretato.

Si ignorano il luogo e la data di morte di Giuseppe, avvenuta probabilmente a Napoli non prima del 1857.

Apprezzato buffo fu anche il figlio Valentino, nato a Napoli nel 1827. Probabilmente allievo del padre, nel 1849 fu scritturato dal teatro Nuovo, ove esordì con l'opera Il pirata dello zio Vincenzo, facendosi apprezzare per le ottime qualità vocali e l'innato temperamento drammatico. In questo teatro si esibì ininterrottamente sino al 1860, partecipando a numerose prime rappresentazioni e riscuotendo grandi successi.

Interpretò opere di G. Moretti (Policarpo, 1849, prima rappr.); L. Cammarano (I tre bari, 1851, prima rappr.); E. Petrella (Le precauzioni, 1851, prima rappr.); L. Ricci (Piedigrotta, 1852, prima rappr.); G. Miceli (Zoè ossia l'amante in prestito, 1851); A. Cagnoni (Don Bucefalo, 1852); N. De Giosa (Don Checco, 1852); M. De Filippis (Il consiglio di reclutazione, 1852; Gli amanti sessagenari, 1853); G. Valente (L'archetello, 1857); A. Valenza (La marchesa e il tamburino, 1857; Il mondo, 1858); F. Roeyntrop (Castellammare, 1857); A. Buonomo (L'ultima domenica di carnevale, 1860; La malora di Chiata, 1862).

La fama di Valentino fu legata soprattutto alla felice interpretazione del Don Bucefalo di Cagnoni, ove, grazie alla innata vis comica e alla immediatezza interpretativa, si fece apprezzare dal pubblico per la singolare attitudine all'improvvisazione che gli consentiva di intercalare alle parti cantate battute di esilarante effetto comico che destavano l'ilarità e si rinnovavano ad ogni recita con immutata felicità d'invenzione. Attivo anche fuori di Napoli, tra il 1861 e il 1862 fu al teatro Alibert o delle Dame di Roma, ancora al teatro Nuovo nel 1861 e nel 1869 e a Milano, ove, tra il 1862 e il 1879, si esibì nei teatri della Canobbiana, Dal Verme e S. Radegonda.

Valentino morì a Milano nel febbraio 1879.

Ottimo buffo fu anche il secondo figlio di Giuseppe, Luigi, nato a Napoli il 20 dic. 1829, il quale dopo l'esordio avvenuto a Taranto nel 1847 nella Linda di Chamounix di Donizetti fu scritturato dal teatro Nuovo di Napoli, ove, seguendo le orme del padre e del fratello, dal 1847 al 1855 fu interprete acclamato di ruoli comici in opere di Vincenzo Fioravanti (Pulcinella e la fortuna, 1847; Un imbarazzo per la padrona e la cameriera, 1848; Annella, 1854); M. Aspa (Carlotta e Werther, 1849); G. Lillo (Deffina, 1850; Ser Babbeo, 1853); Le nozze di Pulcinella di vari autori (accanto a Giuseppe e Valentino); S. Lavigna (Matilde, 1851); L. Ricci (Medigrotta, 1852); R. Giannetti (La figlia del pilota, 1852); M. De Filippis (Il consiglio di reclutazione, 1853); G. Miceli (Gli amanti sessagenati, 1853); V. Battista (Il corsaro della Guadalupa, 1853); G. Moretti (Rjestino, 1854); F. Campajola (Papà Mulinello, 1855). Fu poi interprete del Don Checco di De Giosa al teatro S. Carlo (19 maggio 1850). In questo teatro interpretò il personaggio di Giacomo, scritto apposta per lui, nell'opera Violetta di S. Mercadante (17 giugno 1856). Richiesto dai maggiori teatri italiani, a partire dal 1855 si esibì a Torino, Novara, Alessandria, Milano, Varese, Trieste; nel 1857 fu al teatro Capranica di Roma, quindi alla Canobbiana di Milano (1858-60), al teatro Comunale di Bologna ne Il carnevale di Venezia di E. Petrella (1859) e in Tutti in maschera di C. Pedrotti (1860), a Vienna (1860), al teatro Apollo di Roma (1861), al Carlo Felice di Genova (1857, 1862, 1867) e al teatro La Fenice di Venezia (1866-67) in opere di Rossini (L'assedio di Corinto), Donizetti (Lucia di Lammermoor) e Ch. Gounod (Faust). Fu inoltre al teatro alla Scala di Milano in Claudia di Cagnoni nel ruolo di Tommaso (29 maggio 1866).

Luigi morì a Viterbo il 30 dic. 1887.

Fonti e Bibl.: Notizie in Allgemeine musikalische Zeitung, XXXII (1830), p. 521; XXXIII (1830), p. 591; XXXIV (1832), p. 556; XXXVI (1834), p. 795; XXXIX (1837), p. 14; XI (1838), pp. 114, 557; XLI (1839), pp. 114, 368, 853; XLII (1840), pp. 232, 638, 913; XLIV (1842), p. 1052; XI-V (1843), pp. 393, 636, 912; XLVI (1844), pp. 205, 341; XI-VII (1845), pp. 398, 855 (per Giuseppe); F. Florimo, La scuola di Napoli e i suoi conservatori, (1881-1883), Reprint Forni, Bologna 1969, III, ad Indicem (per la famiglia); IV, pp. 324 (per Luigi), 432 (per Giuseppe); A. Brocca, Il teatro Carlo Felice di Genova. Cronistoria dal 7 apr. 1828 al 27 febbr. 1898, Genova 1898, pp. 71, 78 s., 86 (per Luigi), 79 ss. (per Valentino); C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, II, Cronologia (1778-1963), Milano 1964, p. 55 (per Luigi); Due secoli di vita musicale: storia del teatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, II, Bologna 1966, pp. 84 s. (per Luigi); V. Viviani, Storia del teatro napoletano, Napoli 1969, pp. 572 (per Giuseppe), 570 (per Luigi); W. Ashbrook, Donizetti, I, La vita, Torino 1986, pp. 28, 99 (per Giuseppe); II, Le opere, ibid. 1987, pp. 285, 288, 290 s., 294, 317 (per Giuseppe); Il teatro di S. Carlo, a cura di C. Marinelli Roscioni, II, La cronologia (1737-1987), pp. 194, 200, 210, 223, 227, 242 (per Giuseppe), 310, 331 (per Luigi); F. Regli, Diz. biogn dei più celebri artisti melodrammatici..., Torino 1860, p. 202 (per Luigi); C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 545; Enciclopedia dello spett., IV, coll. 359 s. Diz. encicl., universale della musica e dei musicisti, Le biografie, II, p. 767.

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