Fondare

Enciclopedia Dantesca (1970)

fondare

Vincenzo Valente

Verbo proprio del linguaggio filosofico, ricorrente più volte nel Paradiso sempre in forma pronominale e con senso figurato; unito alle preposizioni ‛ sopra ' e ‛ in ', reggenti i termini su cui ‛ si fonda ' ciò che s'intende dimostrare. Il concetto di " avere, trovare fondamento ", insito nel verbo, postula in ogni caso da un lato un fatto da dimostrare, dall'altro un argomento, una prova di ordine razionale, come elemento primario ed essenziale di ogni dimostrazione.

Pertanto in Pd XXIV 74 credenza, / sopra la qual si fonda l'alta spene, la credenza, cioè la fede, è posta come verità su cui ha fondamento la speranza della beatitudine sillogisticamente dedotta dalla fede: E da questa credenza ci convene / silogizzar (vv. 76 ss.). Esatto a questo proposito il commento del Buti: " imperò che, posto lo fondamento de la fede, possiamo argomentare e provare ogni conclusione teologica ". Sopra la fede, questa cara gioia / sopra la quale ogne virtù si fonda (Pd XXIV 90), trovano fondamento la speranza e la carità. A sua volta la' carità è dimostrata dall'essenza di Dio, sommo bene, il cui essere è il vero in che si fonda questa prova (XXVI 36). Anche la beatitudine delle gerarchie angeliche e delle anime del Paradiso ha fondamento nella visione intellettiva di Dio, prima che in un atto di amore: Quinci si può veder come si fonda / l'esser beato ne l'atto che vede, / non in quel ch'ama, che poscia seconda (XXVIII 109), onde i beati " tanto sono eccellenti in beatitudine, quanto sono intellettuali in visione di Dio, per la quale il conoscono " (Ottimo).

Una seconda serie di occorrenze di f. in passi del Convivio presenta significati non dissimili da quelli già esaminati: III II 12 quella [potenza dell'anima] che è fondamento puote per sé essere partita, ma l'altra, che si fonda sopra essa, non può da quella essere partita; IV II 7 e così la nostra mente in quanto ella è fondata sopra la complessione del corpo (dove il verbo è senza pronome).

Negli esempi che seguono f. ripete le forme e i concetti già riscontrati nel Paradiso: è riprovata non solamente l'oppinione de lo Imperadore in quella parte che le divizie tocca, ma eziandio quella del vulgo interamente che solo ne le divizie si fondava (Cv IV X 3); E fondasi [la dimostrazione] sopra una proposizione filosofica (XVIII 2).

Una sola volta f. è usato all'attivo: volendo... la malizia d'alquanti de la mente levare, per fondarvi poi suso la luce de la veritade (Cv IV VIII 4). Il senso è " stabilire fermamente ".

Il verbo s'incontra più volte anche nel Fiore, sempre col senso concreto di " edificare ", " costruire " (senz'altra idea figurata fuori di quella contenuta nell'allegoria di tutto il poemetto), in un gruppo di esempi che si riferiscono al castello-prigione nel quale Gelosia rinchiude Bellaccoglienza: ch'ella volea fondar una pregione / dove Bellaccoglienza fia murata (XXVII 5); Gelosia fece fondar un castello (XXVIII 1); tanto che quel castel si' abbattuto, / che Gelosia di nuovo ha già fondato (LXXXII 4). In un altro punto si parla di un cammino che conduce al castello: L'uom l'appella il cammin Troppo-Donare, / e fu fondato per Folle-Larghezza (LXXI 2). Questo passaggio, detto anche quell'entrata / la qual Folle-Larghezza avea fondata (LXXIV 3), non è ancora la porta (o una delle porte) del castello, che ha gran fossi d'intorno e barbacani (XXVIII 2), ma una via esterna d'accesso al castello, vigilata da Ricchezza. V. ancora CCXII 14 senza fondar castella né magioni.