FRANCESCA SAVERIO Cabrini, santa

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 49 (1997)

FRANCESCA SAVERIO Cabrini, santa

Lorenza D'Andrea

Nacque a Sant'Angelo Lodigiano il 15 luglio 1850, tredicesima e ultima figlia di Agostino, ricco proprietario terriero originario di Cremona e cugino di A. Depretis, e di Stella Oldini. Cresciuta in una famiglia profondamente credente, F. frequentò la scuola privata delle canossiane, diretta dalla sorella Rosa, maggiore di 15 anni, e fu presto pervasa dal sentimento religioso.

Già durante l'infanzia era vivacissima d'ingegno e spiritualmente inquieta. Pregava molto, in chiesa, seguendo l'esempio della sorella, che si occupò di lei con dedizione, educandola con una certa severità. Era appassionata soprattutto alla lettura degli Annali della propaganda della fede, a cui la famiglia era abbonata. Già da bambina sognava di diventare suora missionaria; pensava soprattutto alla Cina come alla terra dove avrebbe potuto seguire l'esempio di M. Ricci e di Francesco Saverio.

Dal 1861 fece voto di verginità, rinnovato poi negli anni seguenti. Chiese di essere ammessa tra le canossiane, poi tra le Figlie di Maria, ma non fu accettata per la salute cagionevole. Ottenuto il diploma magistrale nel 1868, insegnò a Vidardo (nel comune di Castiraga Vidardo) per due anni. Lì conobbe il nuovo prevosto di Codogno, don A. Serrati, che la segnalò al vescovo di Lodi, mons. D. Gelmini. Questi la inserì come maestra nella Casa della provvidenza di Codogno, un istituto per bambine povere, in difficoltà finanziarie per una gestione poco oculata. Il 15 ott. 1874 vestì l'abito religioso con il nome di Francesca Saverio Angelica del Bambin Gesù e dopo tre anni di noviziato, il 14 sett. 1877, prese i voti. Presto sostituì la fondatrice dell'istituto, A. Tondini, nel ruolo di superiora.

Furono anni difficili per F., che si trovò a fronteggiare notevoli ostacoli per riuscire a risollevare la situazione della Casa della provvidenza. Furono però anche anni decisivi, durante i quali rafforzò la sua vocazione, affinando la sua meditazione con letture quali L'imitazione di Cristo di Tommaso da Kempis, Il trattato della perfezione di A. Rodriguez, La monaca santa di s. Alfonso Maria de Liguori, La religiosa in solitudine di P. Pinamonti.

Il vescovo di Lodi, che ne aveva intuito la vocazione missionaria, la spinse a fondare un nuovo istituto, che prese il nome di Istituto delle missionarie salesiane del Sacro Cuore di Gesù. La prima casa sorse a Codogno nel 1880, seguita da altre sempre in Lombardia. F. però non intendeva limitare l'attività missionaria a questa regione e, nel 1887, si recò a Roma, dove fondò una prima scuola in via Nomentana. Fu l'inizio del prodigioso sviluppo dell'istituto cabriniano: le fondazioni romane, grazie anche al Decreto di lode pontificio, ottenuto il 12 marzo 1888, rappresentarono il primo passo verso la realizzazione del sogno di evangelizzare popoli lontani. F. continuava a sentire il richiamo della Cina. Fu il vescovo di Piacenza, mons. G.B. Scalabrini, che si occupava da tempo di emigrazione, a proporle invece di dedicarsi agli Italiani emigrati in America, chiedendole di accettare la direzione di una scuola e di un asilo a New York.

F. fu attratta dalla proposta, ma al tempo stesso non volle prendere una decisione affrettata. Non voleva sacrificare l'autonomia del proprio istituto, facendolo diventare una filiale degli scalabriniani, e inoltre temeva che le missioni in America avrebbero impedito la realizzazione di progetti in altre parti del mondo. I dubbi furono sciolti da papa Leone XIII, al quale F. confidò ogni titubanza e ogni aspirazione, durante un'udienza privata nel marzo 1889. Il papa fu perentorio: "Non a Oriente Cabrini, ma all'Occidente… La vostra Cina sono gli Stati Uniti, vi sono tanti italiani emigrati che hanno bisogno di assistenza". Dopo queste parole F. non ebbe dubbi; anzi decise che, finché lei fosse stata viva, non si sarebbero aperte missioni in Cina.

Il 21 marzo 1889 si imbarcò con altre sei suore a Le Havre per raggiungere New York, dove arrivò il 31 marzo. L'accoglienza dell'arcivescovo di New York, M.A. Corrigan, non fu delle più calorose. Per alcuni contrattempi, riguardanti l'organizzazione della scuola e dell'asilo, egli invitò le suore a ripartire per l'Italia. F. mostrò in quest'occasione la sua tempra, opponendosi fermamente e facendosi forte del preciso impegno che aveva assunto con il papa.

L'attività delle suore iniziò con la conoscenza della Little Italy, il misero quartiere degli Italiani: la mortalità infantile era altissima, famiglie numerose abitavano in una sola stanza, i bambini erano a mendicare o a fare i lustrascarpe per guadagnare pochi centesimi, mentre molte ragazze lavoravano per tutto il giorno nelle fabbriche. Le suore visitavano la gente più povera, scoprendo una realtà di sofferenza e di dolore.

F. sognava di fondare istituti dove ospitare le ragazze, dando loro la possibilità di ricevere un'istruzione adeguata e dove poter assistere i numerosi orfani che popolavano la Little Italy. La prima casa - inizio dell'immensa opera che F. sviluppò negli anni seguenti - venne aperta il 20 apr. 1889. Da questo momento F. fu costantemente in movimento fra le due Americhe e l'Europa per fondare o consolidare le numerose missioni concepite soprattutto per assistere gli emigrati italiani: scuole, asili, ospedali. I paesi che videro una rapida diffusione dell'Istituto furono gli Stati Uniti, l'Italia, la Francia, la Spagna, l'Inghilterra, il Nicaragua, Panama, il Brasile e l'Argentina.

Le vicende che contrassegnarono la storia delle molte fondazioni sono utili per comprendere la personalità di F. e la sua vocazione missionaria. Avvertiva profondamente la sua responsabilità di madre e di formatrice d'anime e per questo fu sempre presente all'apertura di ogni nuova fondazione. Passava da una missione a un'altra, per essere dappertutto, particolarmente dove gli ostacoli erano maggiori, per sostenere e animare con la sua presenza.

La fondazione in Nicaragua ebbe una storia particolarmente travagliata. Il collegio per ragazze abbienti, inaugurato nel 1891, doveva essere un primo passo per fondare altre case dove assistere i figli dei poveri. Il presidente della Repubblica, R. Sacasa, aveva sollecitato personalmente l'iniziativa, riservando alle suore un'accoglienza grandiosa. Quando il clima politico mutò e divenne presidente, nel 1893, il liberale anticlericale J.S. Zelaya, l'atteggiamento nei confronti della Chiesa divenne intollerante. Le suore cabriniane furono accusate di interferire nella vita politica, di fare pressioni sulle studentesse per strapparle alle famiglie, e furono espulse dal paese il 20 ag. 1894. Le richieste rivolte da F. al governo nicaraguense, tramite il ministero degli Esteri italiano, per ottenere il risarcimento dei danni subiti e la riammissione delle suore rimasero a lungo inascoltate. Solo nel 1921, alcuni anni dopo la morte di F., il Nicaragua riconobbe il proprio debito e le suore poterono tornarvi l'anno seguente.

La nascita del primo dei grandi ospedali aperti da F., il Columbus Hospital di New York, evidenzia la sua caratteristica forse più apprezzata in America: lo spirito imprenditoriale. Non fu un caso se fu definita da un quotidiano statunitense "una grande donna di affari". Fu ancora una volta lo Scalabrini a spingerla a intraprendere quest'opera. Gli immigrati erano costretti a ricorrere all'ospedale dei poveri, dove nessuno conosceva l'italiano, le cure erano effettuate in modo molto superficiale e i ricoverati non potevano rimanere fino a guarigione completa. Fallito un primo tentativo di aprire un ospedale per italiani, intrapreso per iniziativa del vescovo di Piacenza, F., che in parte aveva collaborato a questa iniziativa, decise di fondare un nuovo ospedale. Il Columbus esordì il 17 sett. 1892 in un modesto stabile, nel centro del quartiere italiano, con dieci suore e dieci malati. Inizialmente le risorse economiche erano talmente scarse che le suore erano costrette a dormire sui materassi. Nel giro di pochi anni però, con l'aiuto di numerosi contributi, l'ospedale poté ingrandirsi, acquistando nuovi locali e raggiungendo, nel 1905, una capienza di 160 posti letto.

La vastità della sua opera è emblematica della spiritualità di F.: non bisogna considerare solo alcuni aspetti dell'esistenza umana, ma è bene occuparsi di tutto, arrivare a tutto. Aveva compreso i bisogni e le miserie spirituali e materiali dei connazionali emigrati e tentò di rispondere, unendo ai conforti spirituali l'opera di una carità attiva. Di qui la fondazione delle scuole, degli orfanotrofi, degli ospedali.

Alla sua morte, avvenuta a Chicago il 22 dic. 1917, esistevano ben 67 case e circa 1.300 suore.

La vocazione di F. non si esaurì però nel moltiplicare le opere. Queste, dove nascevano, rispondevano a un disegno sulla vita e sul mondo, che voleva rispondere ai bisogni degli uomini da lei incontrati. È significativa a tale proposito l'attività intrapresa nel penitenziario di Sing Sing, dove le suore visitavano gli italiani reclusi, confortandoli, ascoltando le loro storie, raccontate nella lingua d'origine, e tentavano di ricucire i rapporti fra i detenuti e le loro famiglie. Senza dubbio la loro azione contribuì ad attenuare le tensioni all'interno del carcere, favorendo in una certa misura la riforma del sistema carcerario del 1914, tendente a intensificare i rapporti con i familiari, a tener conto dell'identità etnica, culturale e religiosa dei detenuti, ad ampliare le possibilità di ricevere un'istruzione e a reinserirsi nel mondo del lavoro.

F. fu beatificata il 13 nov. 1938 da Pio XI e canonizzata il 7 luglio 1946 da Pio XII. Fu questo pontefice a dichiararla l'8 sett. 1952 patrona di tutti gli emigranti.

Scritti: Parole sparse, a cura di G. De Luca, Roma 1938; Lettere di s. F.S. C., Milano 1968; Pensieri, presentazione di S. De Flores, Roma 1977; Tra un'onda e l'altra. Viaggi di F.S. C., a cura di I. Cipolla, ibid. 1980.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio della Curia generalizia delle missionarie del Sacro Cuore (conserva l'epistolario completo, in gran parte inedito, le Memorie, dattiloscritto ined. di Francesca De Maria [1850-1908], opuscoli, memoriali, pubblicazioni rare e altri documenti). Gli atti completi dei processi, lettere e testimonianze sono conservati in Beatificationis et canonizationis Franciscae Xaveriae C., Sacra Rituum Congregatio, VII, Roma [1929-1938]; G. De Luca, F.S. C., La madre degli emigranti, in Nuova Antologia, 16 dic. 1937, pp. 456-461; C. Caminada, Un'italiana per le vie del mondo, La beata F.S. C., Torino 1941; M.D. Roberto, F.S. C., la santa degli emigranti, Firenze 1949; F. De Maria, S.F.S. C., Torino 1962; S. Lorit, La C., Roma 1973; G. Dall'Ongaro, F. C. La suora che conquistò l'America, Milano 1982 (con ricche indicazioni di fonti e bibliografia).

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