MUTTONI, Francesco Antonio

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

MUTTONI, Francesco Antonio

Fausto Franco

Architetto, nato nel 1668 a Lacima, odierna Cima, presso Porlezza, sulla sponda italiana del Lago di Lugano, morto il 22 febbraio 1747. Recatosi a Vicenza in giovane età, fu iscritto nella fraglia dei tagliapietre e dei muratori, raggiungendo poi una larga fama, così da ottenere il titolo di "architetto eletto della città di Vicenza". In questo centro d'arte e nel circostante territorio egli svolse nella prima metà del secolo XVIII, la sua opera di architetto, considerevole per l'originalità con cui seppe rielaborare, quasi in edizione barocca, l'architettura del Palladio, improntando briosamente una vasta produzione di palazzi e di ville, tipico sfondo fiabesco al garbato Settecento veneto.

Come il M. stesso ci narra nell'introduzione autobiografica alla ristampa dei Quattro libri dell'architettura del Palladio, egli si recò nel 1708 a Roma, con l'intento di controllare i rilievi di antichi monumenti di mano del maestro o di altri autori, venuti in suo possesso. In seguito, avendo osservato numerosi errori di misura e arbitrarie aggiunte nelle edizioni dell'opera palladiana di Londra (1715) e dell'Aia (1726), egli intraprese la propria ristampa col titolo: L'architettura di A. Palladio Vicentino... (1740-47), progettata in 12 volumi, dei quali solo l'ottavo era pubblicato quando il M. morì. L'opera, continuata in un IX volume da Giorgio Fossati, è soprattutto interessante per l'esatta delineazione della parte originale nelle opere palladiane, e per le superbe incisioni.

La prima opera del M. a Vicenza, il palazzo Repeta (1701-11), ora Banca d'Italia, presenta qualche reminiscenza del sanmicheliano palazzo Canossa a Verona. Ma ben presto le preferenze artistiche dell'architetto si orientano verso i modi e le forme palladiane, inquadrando tra i classici ordini preziosi accenti barocchi, come nel palazzo della Biblioteca Bertoliana (1704), ora Monte di pegni, e nel successivo palazzo Velo (1707), ove i timpani curvi accentuano, nell'intelaiatura palladiana, la tonalità settecentesca della decorazione. Nel palazzo Trento (1718), ora Valmarana, a S. Faustino, il M. realizzò il proprio capolavoro, ideando, in una visione integrale, la scenografica facciata e gli interni, tra cui è celebre il salone del primo piano, con il soffitto affrescato dal Tiepolo.

Nella provincia di Vicenza ricordiamo, tra le sue opere, la Villa Porto, (la Favorita) a Meledo (1714-15), la villa ora Camerini a Montruglio (1714), e la grandiosa villa Valmarana, poi Morosini, ad Altavilla (1724). Al M. si attribuiscono ancora la villa Zileri a Biròn; la villa Monza a Dueville (1715); la villa Trissino, poi Porto, a Trissino; gli annessi della villa Valmarana a S. Bastiano e della villa Barbaran-Capra a S. Maria di Camisano; e infine la chiesetta presso la villa Lampertico a Montegaldella (1741). Ideò e iniziò la costruzione dei Portici di Monte Berico, presso Vicenza (1746), ispirati a forme più classicheggianti, come il palazzetto ora Franco, a S. Lucia, che gli è attribuito.

Bibl.: S. Rumor, Bibliografia storica della città e provincia di Vicenza, Vicenza 1916; id., Gli scrittori vicentini del sec. XVIII e XIX, Venezia 1905; Thieme-Becker, Künstler-Lexicon, XXV, Lipsia 1931 (con bibl.); Architetto N. N. (F. Muttoni), L'architettura di A. Palladio Vicentino di nuovo ristampata, Venezia 1740-48; id., Osservazioni intorno alle fabbriche... di Monte Berico, Vicenza 1741; F. Franco, La scuola architettonica di Vicenza..., in I monumenti italiani, Roma 1934; A.E. Brinckmann, Baukunst des XVII. und XVIII. Jahrhunderts (coll. Handbuch der Kunstwissenschaft), Berlino 1915, p. 341; A. Magrini, Dell'architettura in Vicenza, Padova 1845; D. Bortolan e S. Rumor, Guida di Vicenza, Vicenza 1919; G. Pettinà, Vicenza, Bergamo 1930; G. Fasolo, Le ville del Vicentino, Vicenza 1929.

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