URIO, Francesco Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 97 (2020)

URIO, Francesco Antonio.

Ivano Bettin

– Nacque a Milano intorno al 1650. Ignoto il nome con cui fu battezzato, essendo, Francesco Antonio, l’appellativo assunto in religione.

Nel maggio del 1666 fu ammesso all’anno di noviziato nel convento francescano di Assisi (l’età minima per accedervi era fissata ai quindici anni), dove professò il 27 maggio 1667 (Assisi, Centro di documentazione francescana, Libro de’ novizi 1645-1670, Registro 365, p. 35). Ebbe per maestro fra Franceschino d’Assisi. Fu ammesso all’Ordine minoritico conventuale il 23 maggio con cinquantaquattro voti favorevoli su cinquantacinque votanti.

L’8 ottobre 1667 scrisse da Assisi al conte Vitaliano VI Borromeo per impetrare una raccomandazione presso il cardinale Giberto Borromeo, intercessione che probabilmente non ottenne poiché tornò a invocarla nel gennaio del 1669, chiedendo stavolta di essere presentato a Giulio Cesare Beagna, segretario del porporato. Da una missiva che il conte inviò a Urio nel dicembre del 1670 si apprende che in quel periodo il frate era maestro di cappella nel duomo di Albano, presso Roma, e che in precedenza aveva potuto frequentare l’Isola Bella e conoscerne l’attività teatrale.

Rivelatrice è la lettera con cui Urio, il 25 novembre 1672, ringraziò Borromeo per la «diligenza fatta in pro di mia madre» e affermò che «nel sentire il nome di quel luogo ond’ella scrive exultaverunt omnia interiora mea poiché la volontà di venirvi è grande ma le forze sono deboli, però credo che a questa primavera sarò a rendere il tributo a chi devo per tante obbligationi» (Carpani, 1998, p. 142).

In Umbria il compositore milanese ebbe il suo primo incarico musicale a Spello, come maestro di cappella in S. Maria Maggiore (Spello, Archivio capitolare, Risoluzioni capitolari, 30 marzo 1676), succedendo a Marcantonio Muzzi (deceduto ante maggio 1696), che nel novembre precedente si era dimesso per passare a Todi dopo circa dieci anni di servizio continuativo (ibid., 10 novembre 1675; Pomponi, 1940, pp. 194 s.).

L’accordo tra il capitolo ispellese e il maestro di cappella prevedeva l’intervento di questi a tutte le feste di precetto e a tutte le solennità per «reggere» la musica, la presenza in coro una settimana al mese e l’insegnamento della musica a due fanciulli cantori. Il compenso consisteva in due some di grano e sei di mosto, un caldarello di olio, dodici piedi di legna grossa, cento fascine di legna fine e dodici scudi. Per l’attività in coro gli erano conferite ulteriori dieci coppe di grano e due some di mosto (Spello, Archivio capitolare, Risoluzioni capitolari, 30 marzo 1676). Durante la permanenza a Spello il frate dovette risiedere nel locale convento francescano di S. Andrea: le Costituzioni approvate da papa Urbano VIII nel 1628 prescrivevano infatti che i religiosi operanti fuori dal convento come organisti o maestri di cappella alloggiassero nel chiostro più vicino alla chiesa dove prestavano servizio (Costituzioni Urbane, cap. III, tit. XVII, n. 7).

Se si considera che solo pochi mesi dopo l’elezione di Urio l’officio di maestro di cappella risulta occupato dal canonico Vittorio Angelini (Pomponi, 1940, p. 195), si deve supporre che la presenza del frate a Spello sia durata davvero poco. Nelle cronache capitolari Angelini è spesso richiamato per frequenti e reiterate inadempienze e, nell’aprile del 1682, in ragione di una sua prolungata assenza, il capitolo di S. Maria «si propone se pare – stante il bisogno della chiesa – di eleggere un altro maestro di cappella, il padre maestro Francesco Antonio Urio al presente maestro di cappella d’Urbino con la solita provisione che aveva l’altra volta quando vi fu mo di cappella» (Spello, Archivio capitolare, Risoluzioni capitolari, 6 aprile 1682). Urio non accettò e, nella seduta capitolare del 19 maggio, l’incarico fu affidato a Giovanni Andrea Bontempi (ibid., sub data).

Non è noto dove Urio si fosse spostato nel 1676, dopo aver lasciato Spello; il suo nome – accompagnato dal titolo di maestro di cappella – si ritrova, nel febbraio del 1679, nei libri contabili del Sacro Convento di Assisi, che registrano un’uscita di cassa di quattro scudi «in tanta tela per far camicie, un paio di scarpe, un paio di pianelle e calzetti per il p. maestro di cappella», e di nuovo il 5 marzo una spesa di tre scudi «in tanta tela per far camicie e sottocalzette per il pre. Fran.co Ant.o Urio, maestro di cappella». L’annotazione «dato al p. Urio maestro di cappella per compìto vestiario scudi tre per viatico» del successivo 28 settembre lascia supporre che in tale data il musicista stesse per lasciare Assisi o l’avesse lasciata da poco (Assisi, Centro di documentazione francescana, Giornale 1686 sino al 1694, sub data). L’ufficio di magister musicae di lì a poco fu affidato ad Antonio Campi da Saronno.

Di fatto, il 16 giugno 1679 Urio era stato eletto all’unanimità maestro di cappella nel duomo di Spoleto (Spoleto, Archivio capitolare, Libro capitolare quarto, sub data). Urio mantenne l’incarico per soli cinque mesi; infatti il 18 novembre il capitolo della cattedrale di Spoleto spendeva 82 baiocchi per un «regalo» da fare al nuovo maestro di cappella, Angelo Berardi (Spoleto, Archivio capitolare, Libro delle entrate, uscite e distribuzioni del Capitolo della Cattedrale [...] per l’anno MDCLXXIX, sub data).

Nei primi mesi del 1681 Urio assunse l’officio di maestro di cappella nel duomo di Urbino, succedendo a Massimiano Fattori, che il 27 dicembre precedente aveva fatto istanza «di non essere palottato per detta riferma» (era rimasto in servizio per vent’anni; Ligi, 1925, p. 121).

Nel 1688 fu di nuovo ad Assisi: in maggio e in settembre il Libro giornale del convento registrò due uscite di cassa per il vestiario di «fra Fran.co Ant.o da Milano» (Assisi, Centro di documentazione francescana, Giornale 1686 sino al 1694, sub data).

Nel 1690 vide la luce in Roma la sua prima opera a stampa, Motetti di concerto a due, tre e quattro voci con violini e senza (ed. moderna a cura di I. Bettin, Padova 2013): dal frontespizio risulta che il francescano era allora maestro di cappella nella basilica dei Ss. XII Apostoli di Roma, sede generalizia dell’Ordine (ignota la data del conferimento dell’incarico). La dedica al cardinale Pietro Ottoboni suggerisce che Urio fosse ben introdotto nella vita musicale romana e nell’entourage del porporato, ivi compreso Arcangelo Corelli.

Il 5 ottobre 1693, in seguito alla rinuncia di Francesco Passarini, si candidò alla direzione della cappella musicale nella cattedrale di Pistoia: ottenne il posto con diciotto voti a favore e tre contrari (Pistoia, Archivio capitolare, A-21, c. 24v). Ci stette per meno di due anni: il 25 settembre 1695, avendo egli addotto «urgenti affari», fu accettata la sua rinunzia (ibid., c. 41r; Baggiani, 1986, p. 61).

Nel 1697 Urio fece stampare da Marino Silvani in Bologna l’opera seconda, Salmi concertati a tre voci con violini a beneplacito, dedicata a Filippo Antonio Spinola Colonna, figlio di un ex governatore di Milano, duca del Sesto e futuro marchese de los Balbases. Dal frontespizio risulta ch’egli era allora maestro di cappella nella chiesa dei Frari a Venezia. Lì compose l’oratorio Sansone accecato da’ Filistei (testo di Bernardo Sandrinelli), eseguito in S. Maria della Fava, putativamente databile al 1701 (Arnold, 1986). Mantenne l’incarico fino al 1701, quando si spostò in S. Francesco a Torino nella medesima qualità (Archivio di Stato di Firenze, Archivio Medici, filza 5886, c. 617; cit. in Sartori, 1977, p. 53).

Dagli Indici dei libri di musica stampati dal bolognese Marino Silvani risulta che il frate pubblicò anche una raccolta di sonate da chiesa per due violini, violone e l’organo, con una pastorale natalizia in appendice. L’edizione, oggi perduta, compare per la prima volta nell’Indice del 1707 (Mischiati, 1984; e cfr. Barnett, 2008, p. 170).

Nel 1710 fu di nuovo ad Assisi, per un anno. Il 1° ottobre 1711 coadiuvò Francesco Maria Benedetti, suo successore, nel preparare e dirigere la musica per la festa di s. Francesco. Si presume che avesse rinunziato all’incarico per l’età e la salute malferma (Frasson, 1973, pp. 366 s.).

Trascorse l’ultima parte della vita nel convento francescano della città natale: il 17 gennaio 1712 intervenne a un capitolo conventuale in S. Francesco Grande a Milano (Archivio di Stato di Padova, Sant’Antonio confessore, b. 223, n. 17; cit. in Sartori, 1977, p. 53). I libretti degli oratori da lui musicati in quegli anni per la basilica milanese (Oratorio da cantarsi nell’insigne basilica [...] in onore di s. Antonio di Padova, 1715; L’innocenza difesa dal glorioso santo di Padoa, 20 giugno 1719) ne confermano l’attiva presenza.

Morì in data imprecisata, successiva al giugno del 1719.

La maggioranza della produzione musicale di Urio è giunta manoscritta, sparsa in varie biblioteche europee. A Praga, l’archivio musicale dell’Ordine dei crocigeri della stella rossa, conserva una copia manoscritta dei salmi vespertini pubblicati nel 1697 (XXXV E 52) e la partitura della Missa Florentina per doppio coro, archi, tiorba e organo (XXXV E 51). La Biblioteca di Stato di Berlino possiede il mottetto a voce sola con violini Quam grato murmure pervolent (Mus. ms. 22190). La British Library di Londra detiene un Tantum ergo in sol minore (MS Add. 31504; una copia anche nel Royal College of Music, MSS 1077; ed. moderna in appendice a Bettin, 2014, pp. 485-495) e due copie del Te Deum (R.M.22.c.29; MS Add. 31478) dal quale Georg Friedrich Händel ricavò alcuni temi per introdurli, elaborati, nel Saul (1739), in Israel in Egypt (1739) e nel proprio Te Deum per la battaglia di Dettingen (1743); è edito in appendice a Georg Friedrich Händel’s Werke, a cura di F. Chrysander, Supplemente, II, Leipzig 1902. Il fondo Caetani della biblioteca dell’Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana di Roma possiede i manoscritti di quattro cantate per soprano e basso continuo (Carboni - Gialdroni - Ziino, 1989; ed. moderna a cura di I. Bettin, Padova 2014). L’archivio musicale Borromeo all’Isola Bella possiede le partiture di uno Scherzo fra due amanti (Ms.Au.355) e della cantata Dormi, Cesare, dormi (Ms.Au.356). Infine, la Biblioteca Estense di Modena conserva l’oratorio Gilard ed Eliarda (Mus.F.1200). Nell’Archivio del Sacro Convento di Assisi, sotto le segnature Mss. N.465/1-5, figurano: Diffusa est gratia per canto e alto; il mottetto natalizio per soprano solo Silete, volo plangere; il mottetto per canto e basso e due violini Ad caelestes dapes; Ecce nunc per due soprani e due violini; un Salve Regina per basso solo con archi.

Della raccolta di offertori per l’Avvento e la Quaresima e di quella di responsori per il Natale con un Te Deum, che Urio nelle pagine introduttive della sua stampa del 1690 prometteva di far «stridere ben presto sotto le battiture del torchio», non rimane traccia.

Fonti e Bibl.: La bibliografia pregressa è compendiata in I. Bettin, F.A.U. Catalogo tematico delle opere, in Barocco padano e musici francescani. L’apporto dei maestri conventuali. Atti del XVI Convegno internazionale sul barocco padano..., ...2013, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Padova 2014, pp. 465-497, al quale si rimanda anche per il catalogo dettagliato delle opere. Qui, di seguito, si registrano i contributi essenziali e i più aggiornati. L. Fausti, La cappella musicale del duomo di Spoleto, Perugia 1916, p. 44; B. Ligi, La cappella musicale del duomo d’Urbino, Roma 1925, pp. 121-123, 339; L. Pomponi, Memorie musicali della collegiata di S. Maria Maggiore di Spello, in Note d’archivio per la storia musicale, XVII (1940), p. 195; L. Frasson, Il p. mo Bohuslav Czernohorsky primo maestro di Giuseppe Tartini per la composizione musicale, in Il Santo, XIII (1973), pp. 366 s.; A. Sartori, Documenti per la storia della musica al Santo e nel Veneto, a cura di E. Grossato, Vicenza 1977, ad ind.; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, ad ind.; D. Arnold - E. Arnold, The oratorio in Venice, London 1986, p. 79; F. Baggiani, I maestri di cappella nella cattedrale di Pistoia, in Bullettino storico pistoiese, LXXXVIII (1986), pp. 61 s.; F. Carboni - T.M. Gialdroni - A. Ziino, Cantate ed arie romane del tardo Seicento nel Fondo Caetani della Biblioteca Corsiniana: repertorio, forme e strutture, in Studi musicali, XVIII (1989), pp. 98 s., 130, 132; R. Carpani, Drammaturgia del comico. I libretti per musica di Carlo Maria Maggi nei «theatri di Lombardia», Milano 1998, p. 142; A. Innocenzi, Il fondo musicale del duomo di Spoleto, Spoleto 2007, p. 78; G. Barnett, Bolognese instrumental music, 1660-1710, Aldershot 2008, p. 170.

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