BAROZZI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BAROZZI, Francesco

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Nacque a Candia il 9 ag. 1537 da Iacopo, nobile veneziano, e da Fiordiligi di Nicolò Dorro, di Rettimo. Ebbe come maestro di latino e greco Andrea Doni; più tardi frequentò lo Studio di Padova dove seguì i corsi di filosofia e matematica. avendo tra i suoi maestri Marco Antonio de' Passeri detto da Genova. Nel 1559 lesse matematica nello stesso Studio di Padova, pronunciando un'orazione inaugurale data alle stampe l'anno successivo (Oratio F. B. patritii veneti habita in celeberrimo gymnasio Patavino cum Mathematicus publice profiteri inciperet ... ).

Nell'edizione del 1585 della sua Cosmographia egli dirà di avere esposto in Padova, 26 anni prima, cioè nel 1559, il celebre Tractatus de Sphaera di Giovanni Halifax o Holywood, conosciuto sotto il nome di "Ioannes de Sacrobosco" alla cui confutazione è appunto dedicata quella sua opera maggiore. Va rilevato a tale proposito che :il contributo del B. all'evoluzione del pensiero scientifico si inquadra nel movimento rinascimentale rivolto ad uno studio profondo e critico della scienza antica, compiuto attraverso la lettura di opere greche e latine nei testi originali. Il B. fu membro dell'Accademia padovana dei Potenti.

Da una lettera del B., indirizzata il 27 febbraio 1585 da Venezia al p. Cristoforo Clavio (Lettera di Francesco Barozzi al P. Cristoforo Clavio, in B. Boncompagni, Intorno alla vita ed ai lavori di Francesco Barozzi, in Bullettino di bibliografia e di storia delle scienze matematiche e fisiche, XVII (1884), pp. 831-837), in risposta ad una lettera che il Clavio aveva fatto pervenire al B. e nella quale esprimeva la sua opinione sulla Cosmographia (si trattava dell'edizione del 1585), dolendosi della attribuzione al Sacrobosco di tanti errori, apprendiamo quale fosse la "natura" di quegli ottantaquattro errorì "notati" dal B. al Sacrobosco, di cui il Clavio difendeva con tanto calore le tesi. Di "improprietà" o "traspositioni delle materie" sosteneva Cristoforo Clavio che si trattasse nel Sacrobosco piuttosto che di errori. Il B. sosteneva invece che dovevano ritenersi errori veri e propri quelli da lui segnalati nella Cosmographia. Dì "84 errori, ... tre soli sono de traspositioni, ... et sei di improprietà... *; così all'errore indicato con il numero 72 il B. riconosceva la "natura" di errore per "falsa dottrina" e all'errore indicato con il numero 44 quella di errore per "superfluità de parole, et repetitionì superflue". Circa l'errore 72 il B., polemizzando, affermava: "volendo egli in quel luogo dinotar l'Arco dell'eclittica, che, mai monta, dice chiaramente che è quello che si fa dell'intersettione dell'Horizonte col zodiaco in dui punti dal principio dì Cancro equidistanti. Il qual'Arco poi dicendo che è hora di uno, hora di dui, hora di più segni è tanto come dicesse che l'Eclittica vien secata dall'Horizonte mequalmente, il che è falso". Questa, dunque, la opinione, errata, del Sacrobosco, e non quella attribuitagli dal Clavio, secondo il quale il Sacrobosco avrebbe sostenuto non "che Morizonte seca l'Eclittica stando quella fissa in due parti ineguali, ma che al moto diurno si seca essa Eclittica dall'Horizonte in due punti equidistanti dal principio dì Cancro nella parte settentrionale, di modo che l'arco tra quelli dui punti compreso non possi più secare l'Horizonte; ma tutto stia sopra l'Horizonte". La confutazione, della proposizione del Sacrobosco, indicata come errore 44, verteva invece sulla "superfluità de parole" "apposte" dal Sacrobosco, che al Clavio apparivano invece usate "ad maiorem declarationem".

La lettera proseguiva con la risposta del B. alla critica rivolta dal Clavio alla sua definizione della "pyramide" come "figura di tre lati" e del "cubo" come "figura di 4 lati": "... per la medesima ragione adunque, che Tolomeo e Theone hanno chiamato la figura Pyramidale, Triangolare; et la cubica quadrangolare, - affermava il B. -, ho chiamato anch'io quella trilatera, et questa quadrilatera: et non mi par improprietà alcuna perché l'istessa ragione è di lati, che è ancho de angoli". Il B. esponeva quindi il suo parere circa la maggior proprietà, nel linguaggio matematico, dei termini "ratio" e "proportio" rispetto a "proportione" e "proportionalità".

Infine il B., rispondendo alla obiezione del Clavio, che la sua Cosmographia "sarebbe in maggior riputatione senza queste bagatelle di Sacrobosco", scriveva: "avendo io di sopra dimostrato a V. S. che gli errori da me notati a Sacrobosco, non sono bagatelle, ma gravissimi, et importantissimi errori, se io veramente non li havessi notati, et con raggioni ripresi avanti la mia cosmographia, over sphera del mondo quella senza dubio haveria manco riputatione. Perché tutti crederiano, che la fosse simile a quella di Sacrobosco, o molto inferiore a quella, la quale è 300 anni, che vien letta nelli Studi, et è stata commentata da molti huomini dottissimi, e di molta autorità, per non esser stata fino a, nostri tempi composta la migliore, come nella prefattione della mia Cosmographia ho dichiarato, che se havesse voluto notar gli errori d'altri, che hanno scritto de Sphera mundi, sive cosmographia, non sariano 84 ma più di mille. Il che si potrà comprender da questo, che se l'Autor della Sphera ne ha comessi tanti, gli altri posteriori, che hanno composto Sphere, et imparato da lui, ne havevamo senza dubio com'essi molto maggior numero".

La lettera appare dunque interessante per la critica puntuale e decisa che il B. svolge in essa dell'opera De Sphaera mundi di Giovanni di Sacrobosco, tanto divulgata ancora nel corso del sec. XVII, quanto scientificamente insufficiente ed imprecisa.

Nel 1572 il B. sposò Florida Florido di Iacopo di Prato, morta nel 1574, da cui ebbe un figlio e una figlia e in seconde nozze, nel 1585, Elisabetta Barozzi di S. Francesco, gentildonna veneziana. Visse a lungo a Candia (dove lo incontrò il viaggiatore francese Pierre Belon), e vi ebbe estesi possedimenti nel paese di Rettimo: nel processo intentatogli dal S. Uffizio risultò godere di un'entrata annua di 4000 ducati. In data non precisata subì un primo processo probabilmente per motivi religiosi: condannato, ignoriamo m base a quali accuse, dovette rimanere per qualche tempo chiuso in un monastero.

Il 16 ottobre 1587 subì una condanna dal S. Uffizio come colpevole di apostasia e di "sospicioni di heresia".

A quanto risulta dalla sentenza, di cui esistono varie copie manoscritte (il processo non è stato conservato), il B. aveva commesso e insegnato ad altri - il figlio, la figlia e il genero Daniele Malipiero, processato e condannato con lui - varie superstizioni e sortilegi Così, aveva evocato nel territorio di Rettimo uno spirito in forma di fanciulla, e gli aveva chiesto "le cose future et secrete *; aveva fabbricato un'inunagine di stagno per filtri d'amore, "in giorno di Venere, hora di Venere ascendente, Fortuna nella casa di Tauro, Libra et nella sua costellatione s, secondo le istruzioni di Comelio Agrippa. Sempre a Candia, aveva cercato di far piovere con esorcismi, suffumigi e pentacoli "secondo l'arte insegnata da Comelio Agrippa et da Pietro d'Abbano *; aveva abusato dei sacramenti per fabbricare sortilegi amorosi, e così via. Si tratta di imputazioni quanto mai consuete in questo genere di processi: anche la presenza di Agrippa (e si tratterà evidentemente dell'Agrippa spurio del quarto libro del De occulta Philosophia) è frequente in questo periodo. Ciò che le rende interessanti è,naturabnente, la personalità del condannato, in cui vediamo coesistere scienza e superstizione, magia naturale e astrologia giudiziaria, interessi matematici e demoniaci. È una mescolanza, anche questa, non rara nella seconda metà del sec. XVI: ma andrà sottolineato come tale incontro tra elementi solo apparentemente irriducibili (oggi sappiamo bene fino a che punto la scienza dei secondo Cinquecento fosse permeata di motivi magici e occultistici) significasse anche, talvolta, circolazione di concezioni e credenze tra individui e gruppi appartenenti a strati sociali diversi. Così, la sentenza contro il B. afferma: "Hai ancho confessato che essendo in Candia hai avuto conversatione con due sorelle maghe et strighe e che una di esse portava il Santissimo Sacramento consecrato alla greca cucito in una scarpa per andar invisibile, alle quali più volte hai fatto quesiti, et havuto risposta di cose future et secrette". Sono testimonianze come queste quelle che permettono di parlare di carattere unitario, a un certo livello, delle concezioni magico-occultistiche in questo periodo.

La sentenza dell'Inquisizione condannò il B. a pagare 50 ducati all'arcivescovo di Candia o al suo vicario e 50 ducati al vescovo di Rettimo, a compiere una serie di penitenze e a restare incarcerato ad arbitrio del S. Uffizio. Ignoriamo quando il B. riottenesse la libertà: dell'ultirno periodo della sua vita mancano notizie. Morì di apoplessia a Venezia il 23 nov. 1604.

Il B. lasciò in eredità al nipote Iacopo una raccolta di manoscritti, successivamente arricchita da Iacopo stesso, che ne compilò un catalogo, conservato presso la Biblioteca Marciana (ms. 1258) e riprodotto nel 1560 da I. F. Tomasini (Bibliothecae Venetae manuscriptae publicae et privatae..., Utini 1650, pp. 64, 66-91, 92). Nel 1629 William Herbert conte di Pembroke e cancelliere dell'università di Oxford acquistò la raccolta per 700. sterline e la donò alla Biblioteca Bodlei (Annals of the Bodieian Library, con un'avvertenza dei rev. W. Dunn Macray..., London-Oxford-Cambridge 1868, pp. 53 s.). Altri cataloghi dei 246 mss. del B. che costituiscono la prima classe della Bodleiana furono pubblicati nel 1697 e nel 1853 (H. O. Coxe, Catalogi codicum manuscriptorum bibliothecae BodIeianae pars prima, Oxomi 1853, coll. 9-416).

Dei B. abbiamo a stampa i seguenti scritti (ivi comprese le traduzioni):

Oratio ad philosophiam virtutemque ípsam adhortatoria habita Patavii in Academia Potentium die 25 novembris 15571 Patavii 1558; OPUSCUIUM, in quo una oratio, et duae questiones: altera de certitudine, et altera de medietate mathematicarum continentur, Patavii 1560; Procli Diadochi Lycii in primum Euclidis elementorum librum commentariorum ad universam mathematicam disciplinam Principiurn eruditionis tradentium libri IIII a F. B.... cunctis mendis expurgati: schoffis et figuris. que in greco codice omnes desiderabantur (sic) aucti: primum iam Romane lingue venustate donati..., Patavii 1560. Di quest'opera fa menzione Gotofredo Friedlein, nell'edizione dei Commentarii di Proclo Diadoco al primo libro degli Elementi di Euclide (Lipsia 1873): "Egregia quidem his subvenit Barocius enucleans difficiliora, emendans mendosa, explens lacunosa, addens desiderata, interpretans latine cuncta *; Commentarius in locum Platonis obscurissimum... ad illustrissimum et revendissimum Gabrielem Paleoturn cardinalem..., Bononiae 1566; Heronis mechanici liber de machinis bellicis, nec non liber de geodaesia..., Venetiis 1572, che ebbe notevole risonanza; Il nobilissimo et antiquissimo giuoco pythagoreo nominato rythmomachia cioè battaglia de consonantie de numeri, Venetia 1572 (il Boncompagni avverte che il "gioco" esposto nello scritto, dedicato al card. Paleotti, era stato formulato in forma molto concisa da J. Lefèvre d'Etaples, Arithmetica decem libris demonstrata..., Parisii 1496, cc. 71-72 r-v, e in modo più diffuso da C. de Boissière, Le tres excellent et ancien ieu pythagorique, dict rytmomachie..., Paris 1556; lo scritto dei B. fu tradotto dal duca Augusto di Brunswick e inserito nel suo Konigspiel pubblicato a Lipsia nel 1616 col nome di Gustavus Salenus, e il titolo Rytmomachia, ein vortreffliche und cahraltes Spiel, des Pythagorae, welches Gustavus Selenus ausz des Franc. Barocci, eines Venedischen: Edelmans, welschem Tractálein ins Deutsche ubergesetzt ... ; Cosmographia in quatuor libros distributa, summo ordine, miraque facílitate, ac brevitate ad magnam Ptolomaei mathematicam constructionem, ad universamque astrologiam instituens..., cum praefatione eiusdeni autoris, in qua perfecta quidem astrologiae divisio, et enarratio illustrium, et voluminum ab eis conscriptorum in singulis astrologiae partibus habetur: Ioannis de Sacrobosco vero 84 errores, et alii Permulti suorum expositorum, et sectatorum ostenduntur, rationibusque redarguuntur...,V enetiis 1585 (varie edizioni; la traduzione italiana è datata Venetia 1607); Admirandum illud geometricum problema tredecim modis dernonstratum, quod docet duas lineas in eodem plano designare, quae nunquam invicem concidant, etiam si in infinitum protrahantur: et quanto longius producuntur, tanto sibi invicem propiores evadant...., Venetiis 1586: quest'opera ha per soggetto il modo di tracciare gli asintoti; vi si descrive uno strumento per disegnare le sezioni coniche, somigliante al "compasso perfetto" degli Arabi; vi si costruiscono, in svariati modi, gli asintoti dell'iperbole, una coppia d'iperboli aventi gli stessi asintoti, ed anche qualche curva di grado superiore, dotata di asintoto. L'opera ci rivela una fase dello sviluppo delle idee relative ai problemi di carattere infinitesimale nel Rinascimento: del sistema si può ricordare il giudizio del Montucla: "C'était de son temps une espèce de paradoxe, dont tout le merveilleux est évanoui" (Histoire des Mathéinatiques..., p. 564); Descrittione dell'Isola di Creta composta da Francesco Barozzi..., Nozze E. Barozzi-C. Foscari, Venezia 1898 (di quest'operetta del B., per cui si confronti il ms. Doná Dalle Rose, n. 136 presso il Museo Civico Correr, è pubblicata qui solo la parte relativa alla descrizione dell'isola, non quera, più interessante, di carattere archeologico-epigrafico; per quest'ultinia, cfr. Comparetti, Epigrafi arcaiche ... ).

Inediti: Orazione recitata nell'Accad. dei Vivi il 4 gennaio 1561, Bibl. Univ. Padova, ms. n. 64, cc. 68-79; Pappi Alexandrini, Collectionum mathematicarum libri octo cum commentariis et correctionibus, Bibl. Univ. Paris, Fonds Latin, 7222, 72222 (già 35143); Leonis VI Imperatoris Vaticinia latino sermone donata, Bodl. Oxford, Barocci, ms. 170, CC. 2r-3V; Declaratio omnium stellarum in octava Sphaera, Trinity College, Dublin, ms. D. 2. 1 (già H. 358), cc. 85r- 249V); 30 lettere (una delle quali è stata pubbl. dal Boncompagni) in Bibl. Nat. Paris, Fonds Latin, ms. 7218 (tra i corrispondenti, che sono elencati dal Boncompagni, mons. Iacopo Foscarini procuratore di San Marco, Iacopo Contarini, Paolo Sarpi, il card. Paleotti, Ulisse Aldrovandi); Savasordae Iudaei, liber de areis, infinitis erroribus expurgatus, atque scholiis et annotationibus illustratus, Trinity College, Dublin, ms. D. 2. 9 (già S. 557), cc. 4r-53v; Ersemidis [Archúnedis], liber de dimensionibus a Francisco Barociò restauratus, Trinity College, Dublin, ms. D. 2. 9, cc. 58r-74r; di un'altra opera del B., rimasta inedita e perduta, Theoricae planetarum vel quintus liber, sive complementum Cosmographiae, dava notizia Giovanni degli Agostini scrivendo: "come opera già composta e finita, promette il B. di pubblicarla successivamente alla sua Cosmographia di già impressa, ma siccome non è avvenuto a me di vederla giammai, così non so risolvermi a dire se abbia per anche (sic) veduta la luce" (Notizie istorico critiche intorno la vita e le opere degli scrittori veneziani, tomo III, cap. num. X, recto, lin. 46-48, verso, lin. 1-3).

Fonti e Bibl.: Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms. R 109; P. Belon, Les observations de Plusieurs singularitez et choses memorables, trouvées en Gr.-ce, Asie, Iudée, Egypte, Arabie, et autres pays estranges..., Paris 1553, CC. 7 v, 8 r, A r; [F. Albizzil, Risposta all'historia della Sacra Inquisitione, composta già dal R. P. Paolo Servita, s.I.n.d., pp. 129 ss.; G. Galilei, Opere, ediz. naz., XIII, Carteggio 1620-1628, Firenze 1903, p. 238; J. F. Tomasini, Gynmasiuni Patavinum, Utini 1654, p. 339; B. Baldi, Cronica de matematici, Urbino 1707, p. 142; B. Baldi, Vita di Federico Commandino, in Giornale de' letterati d'Italia, XIX (1714), p. 179; N. Cornneno Paipadopoli, Historia Gymnasii Patavini, I, Venetiis 1726, p. 322; S. Maffei, Verona illustrata, parte terza, Verona 1732, CoI. 243; M. Foscarini, Della letteratura veneziana libri otto, I, Padova 1752, passim; J.Facciolati, Fasti Qynmasii Patavini, Patavii 1757, P321; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, VI). 411-414; J. F. Montucla, Histoire des mathématiques, I, Paris a. VII, p. 564; G. Libri, Histoire des sciences mathématiques en Italie..., IV, Paris 1841, VI). 85-87; J. C. Poggendorff, Biografisch-Literarisches Handwarterbuch zur Geschichte der exacten Wissenschaften..., I, Leipzig 1863, col. 104; A. Favaro, Intorno alla vita ed alle opere di Prosdocimo de' Beldomandi matematico Padovano..., in Bullettino di bibliografia e di storia delle scienze matematiche e fisiche, XII (1879), pp. 13 s., 36, 181-185; A. Favaro, Le matematiche nello studio di Padova dal Principio del sec. XIV alla fine del XVI, Padova 1880, pp. 61 ss.; J. D'Estraignes, F. B., in Rivista europea, XXIV (1881). pp. 91-98; B. Boncompagni, Intorno alla vita ed ai lavori di Francesco Barozzi, in Bullettino di bibliografia e di storia delle scienze matematiche e fisiche, XVII (1884), pp. 795-848; G. Soranzo, Bibliografia veneziana in aggiunta e continuazione del "Saggio" di E. A. Cicogna, Venezia 1858, p. 320; G. Mazzatinti, Inventario dei manoscritti italiani delle biblioteche di Francia, I, Roma 1886, p: 80; D. Comparetti, Epigrafi arcaiche di vart e città cretesi, in Museo italiano di antichità classica, 11 (1888), coll. 153 ss.; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, Modena 1893, Coll. 82-86; Nozze E. Barozzi-C. Foscari, Descrittione dell'Isola di Creta composta da Francesco Barozzi fu figliuolo di messer Yacomo Nobile l'anno 1777 (sic) ritrovandosi nella detta Isola, a cura di G(iuseppe?) N(icoletti?), s.I.n.d. (ma Venezia 1898); G. Zaccagnini, B. Baldi nella vita e nelle opere, Pistoia 1908, p. 344; L. Thomdike, A Ristory of magic and experimental Science, VI, New York 1941, pp. 25, 47, 154 ss., 199; Biographie Universelle, nouv. ed., III, p. 131 (P.-L. Ginguené); Enciclopedia Italiana, VI, pp. 231 ss.

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